10 cose che ricorderemo delle sfilate SS 2021 di New York
La settimana della moda di New York ha ridisegnato la nostra idea di Fashion Week, raccontando le novità per la Primavera-Estate 2021 in un modo che non poteva che essere diverso dal solito.
Poche passerelle, che abbiamo contato sulle dita di una mano, tanti lookbook e video di mood. Una 4 giorni di mail e comunicati stampa che hanno provato a riempire il vuoto lasciato dalla giustificata e corretta impossibilità di organizzare delle classiche giornate di show ed eventi.
Come quelli che eravamo abituati a vivere e a raccontare fino a qualche mese fa, prima che arrivasse il Covid ha rompere i rodatissimi schemi della moda.
Sebbene New York fosse già cambiata da un pezzo, con ritmi, nomi e un'attenzione mediatica dal peso completamente diverso rispetto a Milano o Parigi, questa prima prova in epoca di pandemia è stata ovviamente sottotono. Con i tanti i nomi "di prestigio" che hanno abbandonato la piazza nelle scorse stagioni, sono tanti quelli che hanno deciso di non prendervi parte questa volta, anche se in modo virtuale, ma di giocare da indipendenti.
Nessun Marc Jacobs, che ha dichiarato di avere bisogno di tempo per capire come vanno le cose, nessun Michael Kors o Proenza Schouler, Brandon Maxwell, Tory Burch o Prabal Gurung. Tutti propensi a lanciare le proprie collezione in separata sede, in un altro momento.
Spiazzante da un lato, e forse anche un po' triste, ma al contempo un bell'esercizio che mette in risalto nuovi talenti (sui quali immaginiamo New York si concentrerà sempre più negli anni a venire) e nuove modalità di fare moda. Se sulla passerella si gioca a suon di atmosfera, di set up e musiche suggestive per raccontare una collezione, farlo a livello fotografico può diventare una vera e propria sfida. Pertanto noi, che premiamo il nuovo e la capacità di fare qualcosa fuori dal coro, abbiamo vissuto da vicino questo evento insolito per scovare quali sono le 10 cose, non solo trend, da ricordare di questa fashion week.
Fermo restando che, tra mascherine e front row vuoti, sicuramente non la dimenticheremo.
Il sitting con distanziamento
Volendola prendere con un pizzico di ironia, chi ha avuto esperienza di posti scomodi e location troppo affollate (talvolta anche in front row) avrà gioito nel vedere questo nuovo approccio al sitting da sfilata. Per noi, vedere il bordo passerella della SS 21 di Jason Wu, è stato un po' da magone in gola, ma comunque indice che le cose, fatte bene, si possono fare.
Perfetta anche la scelta dei rooftop, uno degli elementi distintivi di New York che non viene però sfruttato appieno durante le sfilate. La necessità di utilizzare spazi all'aperto per motivi di sicurezza, ha premiato molti designer.
Il tributo di Tom Ford a Pat Cleveland e Donna Jordan
Uno sguardo alla moda anni '70 e a due icone di quel periodo. Agli eccessi degli anni d'oro della moda, pieni di ottimismo e spinta creativa, Tom Ford ha voluto rendere attraverso colori, stampe e make up chiassosi e pieni.
Il ritorno del quadretto vichy
Vezzoso ma non troppo, il quadretto Vichy torna prepotente. In azzurro, rosa, sul completo stile fourties di Rodarte o sulle scarpine spaiate di Batsheva.
Il trend che vedremo ovunque
Un ritorno più che una novità: sovvertire, invertire, indossare un top o un bra sopra a un abito. Una cosa già vista, come tante tendenze, e che siamo certi vedremo molto durante la prossima primavera.
La moda del completo
Trend che vince non si cambia: il completo, distante dal cliché del tailleur tutto d'un punto, è ancora un must. E lo sarà in check, gessato, rilassato o con maxi cintura in vita.
Il focus su sostenibilità e diversity
Dall'attenzione per il climate change e il conseguente sforzo di avvicinarsi sempre più a realtà produttive di tipo sostenibile, alla promozione della diversità, con casting variegati per età, gender o colore della pelle. New York, con designer come Eckhaus Latta, l'ha sempre fatto, ben prima del Balenciaga di Demna Gvaslia o del Gucci di Alessandro Michele.
La positività psichedelica di Collina Strada
Si riallaccia al discorso della sostenbilità la collezione SS21 di Collina Strada, brand dal particolare nome italiano che altro non è che una traduzion, farcita di fantasia, del nome della sua creatrice, Hillary Taymour. Brand che crede nell'upcycling, Collina Strada ha voluto interpretare l'approccio conscious con un video e un look book che sprizzano gioia, colore e irriverenza.
I lookbook: dal minimal al fantasy
Ne abbiamo parlato all'inizio: con l'impossibilità di sfilare, trasmettendo attraverso location, musica e atmosfera il mood delle proprie collezioni, la maggior parte dei designer si è dovuta concentrare su foto e video. Molti hanno scelto di ricorrere ad ambientazioni fisiche reali, altri di giocare di grafica.
Lo streetstyle che non è morto
Chi pensava che la pandemia avrebbe messo in lockdown lo streetstyle e certi bizzarri travestimenti da "fuori sfilata", si sbagliava. Di flash se ne sono visti, di look ad hoc anche. E, neanche a dirlo, uno degli oggetti cult da scattare è stata ovviamente la mascherina.
La mascherina secondo i designer
Last but not least, perché è la prima cosa da ricordarsi. La mascherina entra prepotente nei look della prossima primavera. E se è perchè avanzava qualche scampolo, e tornava comodo per rendere ogni outfit più identificativo in linea con l'attualità, o perché la indosseremo ancora... lo scopriremo tra qualche mese.
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