Fotogallery Moschino: Jeremy Scott è il nuovo direttore creativo
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Lo stilista newyorkese nuovo direttore creativo del brand
Non dà tregua la serie eccellente di cambi al vertice. Tocca a Moschino , che dopo il regno quasi ventennale di Rossella Jardini sceglie di inaugurare un nuovo corso con Jeremy Scott. Un presentimento che aveva accompagnato le celebrazioni per il trentesimo del marchio, con la sfilata all'amarcord dello scorso 22 settembre. Uno struggente carosello dei tempi andati con i volti che ne hanno definito per sempre l'immaginario: Pat Cleveland, Amalia, Giselle Zelany, animali da palcoscenico più che modelle, un concentrato di energia strabiliante e corrosiva in rima perfetta con la visione di Franco Moschino.
Dopo la sua prematura scomparsa nel 1994, è Rossella Jardini ad assumersene l'eredità creativa. Questa volitiva “Capricorno ascendente Hermès”, così ribatezzata dallo scalmanato studente d'arte venuto da Abbiate Grasso, è il braccio destro dello stilista fino dalle prime battute. Nel 1983, anno di fondazione della linea, inizia a condividere con Franco una riflessione lucida e lungimirante sulla moda. Fatta di trovate ironiche e divertenti, pur di lanciare messaggi serissimi, e di assoluta libertà d'espressione secondo la massima “I am what I am”. Gli slogan e i calembour alla maniera dada, le burle degli abiti sacchetto da shopping e bandiera tricolore, le uova occhio di bue sulla patta della giacca, un abito talare in jeans sono provocazioni che non rinnegano il sistema dei consumi, ma piuttosto ce ne offrono consapevoli istruzioni per l'uso. Guai ad essere conformisti e senza domande, paiono dirci, guai a non abbandonarsi a quel “kaos” in perenne movimento che disinnesca ogni schiavitù- nel guardaroba come nella vita.
Franco Moschino era piuttosto sospettoso verso la cultura statunitense, colpevole a suo dire di promuovere valori di facciata e piratesche celebrità senza arte né parte. Eppure dall'America arriva Jeremy Scott, il ragazzaccio del Missouri che si laurea a New York e studia di notte il francese pur di assicurarsi un futuro a Parigi. Lì debutta nel 1997 in un bar nei paraggi di Bastille, con una collezione-divertissement ispirata agli scontri automobilistici. Del resto, come una volta ha affermato la beniamina Katy Perry, Scott non è tipo da blandire il suo pubblico. Lui disegna per piacere a sé stesso. Un attitudine all'anticonformismo che era certo nelle corde di Franco e che Rossella ha saputo declinare con eleganza mai scontata. E poi, non scordiamo la sua veste di «comunicatore eclettico ed estremamente contemporaneo», come recita l'annuncio stampa ufficiale, e soprattutto il dissacrante sense of humour. Gli orsetti sul robe manteau di Violeta Sanchez sono gli stessi che ammiccano dalle famose Adidas rivisitate, feticcio per le star della musica pop.
La speranza, in questo passaggio di consegne, è che l'espediente non superi l'ispirazione, che l'apparenza non renda ragione di uno studio stilistico e di un dialogo con i saperi artigianali, trasformandosi in una mera operazione da botteghino. Dalla superficialità sono rimasti indenni Franco Moschino e Rossella Jardini, facendo valere le radici della loro essere italiani. È la lezione che Jeremy Scott dovrà mostrare di apprendere in fretta, per una prima sfilata già in programma per il prossimo febbraio.
Non ci resta che augurargli buon lavoro.
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