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Moda

Lo stilista senza volto: il docu-film su Martin Margiela by YOOX

Lo stilista senza volto: il docu-film su Martin Margiela by YOOX

foto di Silvia Schirinzi Silvia Schirinzi — 21 Aprile 2015

Durante il Tribeca Film Festival di New York - in corso fino al 26 aprile - è stato presentato da YOOX The Artist Is Absent, documentario diretto da Alison Chernick che racconta il designer più sfuggente che il mondo della moda abbia mai conosciuto: Martin Margiela. Ecco il trailer:


Se questi pochi minuti vi hanno incuriosito, scoprite le nostre cinque ragioni per cui non dovreste perderlo!

Martin Margiela 1

  • The Artist Is Absent The Artist Is Absent Oltre a splendidi firmati d'archivio, The Artist Is Absent si avvale dei contributi di Raf Simons, Geert Bruloot (che l'ha lanciato), Jean Paul Gaultier (per il quale Margiela ha lavorato tra il 1985 e il 1987) e della giornalista di moda Suzy Menkes. Il documentario è stato voluto dal Gruppo YOOX, che ha deciso di affidarlo ad Alison Chernick, la quale aveva già diretto docu-film su Jeff Koons, Matthew Barney e Roy Lichtenstein.
  • Teatralità e mistero Teatralità e mistero Sin dal lancio del marchio che porta(va) il suo nome, nel 1988, Martin Margiela si è distinto per il suo approccio ragionato alla moda. Maestro della decostruzione e del riutilizzo, ha saputo inventarsi un nuovo concetto di lusso, non legato ai preziosismi di troppo e all'ostentazione, ma piuttosto al capovolgimento intellettuale del guardaroba quotidiano. In un'epoca del fashion system in cui i coup de théâtre erano ancora legate agli abiti e non agli ospiti, le sue sfilate erano un mix perfetto di teatralità e mistero e hanno contribuito ad accrescerne il mito tra gli addetti ai lavori.[in foto, un'uscita della Primavera-Estate 2009]
  • Una sartorialità differente Una sartorialità differente Per Martin Margiela la pratica dell'invisibilità non era dunque solo una questione di non concedere interviste o di non farsi mai riprendere in volto (googlando il suo nome, infatti, si verrà rimandati ad un unico primo piano), quanto piuttosto una vera e propria filosofia dell'abito. Le maschere, le spalle esagerate, il taglia e cuci delle maniche, l'etichetta senza logo ma solo numeri: lo "stile Margiela" è ben lontano dall'essenzialità vuota ed è sinonimo di significato: quello che rimane dopo l'opera del sarto misterioso ha infatti sempre un suo senso, seppur nascosto.[da sinistra: Primavera-Estate 2009, Autunno-Inverno 1996, Primavera Estate 2009]
  • L’illusione del corpo L’illusione del corpo Nel suo essere "di nicchia", Martin Margiela non ha mai perso di vista il suo obiettivo principale: vestire le persone. Di abiti veri, di una sensualità ironica e mai volgare, di una riconoscibilità che non necessita di etichette. Ha giocato con l'effetto trompe l'oeil e le illusioni ottiche, ridisegnando il corpo e le silhouette senza mai dimenticarsi che, in fondo, è di vestiti che stiamo parlando.[in foto, Primavera-Estate 2007]
  • L’addio al mondo della moda L’addio al mondo della moda Nel 2002 Maison Martin Margiela passa sotto il controllo della Only The Brave di Renzo Rosso e nel 2009 Martin Margiela abbandona il marchio da lui fondato e, con esso, il mondo della moda. Dopo un periodo in cui le collezioni vengono affidate ad un ufficio stile interno guidato da Matthieu Blazy, nel settembre del 2015 viene nominato direttore creativo niente meno che John Galliano. Contemporaneamente, il nome del marchio cambia in Maison Margiela, mentre non è dato sapere di cosa si occupi Martin oggi. Un'ulteriore prova di assenza che il documentario di Alison Checkery, The Artist Is Absent, prova a raccontarvi: motivo in più per non farselo scappare.
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