Copenhagen Fashion Week: inzio tribal
Fotogallery Copenhagen Fashion Week: inzio tribal
...
Richiami african style e suggestioni rock per il primo giorno della settimana della moda danese
Un inizio tribale: il rendez-vous danese della moda di stagione è cominciato con una dichiarazione di stampo africano. Più che un semplice riferimento, Anne Sofie Madsen ha scelto di celebrare delle amazzoni moderne, con anelli di cuoio per il collo e applique in pelle dai motivi che ricordano le decorazioni sul viso dei popoli subsahariani.
Il corno d’Africa deve essere entrato nei sogni della designer danese in modo così profondo che anche i suoi sandali sono adornati con cavigliere in cuoio. Total look in pelle anche per Anne Vest, che ha preso in prestito qualche parola dal vocabolario casual-grunge di Rick Owens e ha sottratto appunti dal guardaroba di pezzi base stratificati di Alexander Wang. Bisogna però riconoscere ad Anne l’idea di aggiungere un po’ di folklore sulla passerella, facendo sfilare le sue modelle con i volti dipinti di bianco e i piedi, nudi, di nero: silhouette, ulteriormente allungate da leggings neri e giacche corte nude-coloured, esili come le note di una partitura jazz.
“Back to black” (ma senza bisogno di rehab), il risultato è stato un mix ben eseguito che ha rivelato un vero talento nell’abbinamento dei pezzi base. Una collezione versatile e adatta a qualsiasi guardaroba primavera/estate, sempre che si preveda di non passare l’intera stagione distese su una spiaggia.
Per una versione autenticamente danese della primavera, basterà rivolgersi a Gaia Brandt e alla sua collezione direttamente ispirata ai dipinti ambientati in interni di Vilhelm Hammershoi. Elementi grafici seguiti da pattern d’ispirazione Dada. Tra mix di stampe, collage e polsini scampanati, Gaia conferma la sua preferenza per i look androgini che non hanno bisogno di prendere in prestito idee e capi dall’armadio della porta accanto.
Dire che le textures sono predominanti nella storia raccontata da Stine Ladefoged è un understatement. Come ci aspettavamo, ha dimostrato un grande talento nei capi knitwear e in jersey. Il particolare-firma della sua collezione P/E 12 è una treccia lavorata a maglia e applicata intorno al collo o lungo il bordo di un décolletage ben delineato.
I due press shows che hanno concluso la giornata hanno reso l’idea di che cosa ci sia dietro al fashion design danese di oggi. Da ricordare: una festa di benvenuto ai marinai che attraccano al porto e una scena tratta da un musical, tipo Grease, dove i bad boys incontrano ragazze con pettinature cotonate e un look stile “Like a virgin” versione 2011. La rassegna delle fonti d’ispirazione è ampia: riferimenti alle pettinature cinesi, un punto di vista “porno chic” virato sul fetish che concia alcune modelle con cappucci a rete e con le braccia legate dietro la schiena con una corda nera. Senza parlare del fatto che una ragazza ha sfilato con una pallina da ping-pong nera in bocca. I danesi rendono quasi impossibile l’impresa di disegnare un mood board uniforme per la P/E 12: oggi confermano la loro propensione all’apertura mentale, al mix e remix.
© Riproduzione riservata