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Moda

ITS CONTEST: i designer del futuro in mostra a Trieste

ITS CONTEST: i designer del futuro in mostra a Trieste

foto di Sara Moschini Sara Moschini — 26 Marzo 2024
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Da 20 anni uno dei concorsi più interessanti e importanti nel panorama della moda, scopriamo i vincitori dell’ITS CONTEST 2023 e il nuovo museo ITS ARCADEMY

Quanto è importante la creatività per diventare stilista? Quanto le conoscenze tecniche e le innovazioni che si possono apportare al sistema? E ancora quanto lo storytelling e la capacità di comunicare un messaggio?

Durante questi tre giorni passati a scoprire gli studenti selezionati come finalisti di ITS CONTEST ci siamo posti spesso queste domande e lo stesso ha fatto la giuria che si è trovata davanti 16 talenti da tutto il mondo con i loro lavori, portfolio e collezioni. Un compito mai facile ma che in questo periodo in cui è chiaro come la figura del designer sia sempre più centrale nel successo di un brand, assume un significato più ampio e profondo.

Ma cominciamo da ITS CONTEST. L’acronimo International Talent Support spiega proprio l’obiettivo del concorso ideato nel 2002 da Barbara Franchin, Presidente della Fondazione ITS, quello di selezionare, scoprire e supportare i giovani talenti della moda attraverso un concorso che vuole farsi anche connettore tra gli artisti, la stampa e le personalità chiave del fashion system creando in questo modo un circolo virtuoso di conoscenza e scambio di contatti e idee. Questo obiettivo viene decisamente ampliato da questa edizione 23/24 che ha visto gli studenti selezionati impegnati con l’ITS Residency Award, una settimana prima di arrivare alla premiazione. Un tempo preziosissimo passato a confrontarsi tra loro e con talenti affermati ed esperti del settore, da Demna, Direttore Creativo di Balenciaga (ex vincitore del concorso) a Sergio Zambon, designer di Moncler fino al celebrity stylist Tom Eerebout e ancora Matteo Ward e Orsola de Castro che hanno affrontato assieme il tema della sostenibilità, e Sara Sozzani Maino, Creative Director di Fondazione Sozzani che ha lavorato scoprendo e sostenendo giovani creativi durante tutta la sua carriera.

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Una delle creazioni di IVAN DELOGU

«La residency è stata importantissima per noi per conoscere meglio i ragazzi e farli anche conoscere tra loro», ci dice proprio Sara Sozzani Maino. «Li abbiamo divisi per coppie spingendoli a criticare e promuovere l’uno i progetti dell’altro, in questo modo portandoli a fare un lavoro su se stessi. Parte tutto dal concetto di educazione, e per questi studenti parlare con persone apparentemente irraggiungibili che sono già inserite nell’industria è fondamentale perché possono assorbire meglio le informazioni e imparare. ITS è un luogo di scambio a pari livello e qui gli studenti si sentono liberi di poter parlare con tutti».

Sozzani Maino ha fatto anche parte della giuria internazionale che ha avuto l’arduo compito di scegliere i vincitori dei diversi premi e ci spiega come nella presentazione dei progetti i ragazzi siano completamente liberi di mostrare la loro creatività.

«Gli studenti arrivano qui proprio all’inizio del loro percorso e si sentono liberi di sperimentare al massimo, non ci sono regole o paletti. Secondo me è lo specchio di quello che dovrebbe succedere nelle scuole, dove i ragazzi e le ragazze sono in un momento in cui possono esprimersi liberamente. Invece spesso si sentono sotto pressione, giudicati e attanagliati dal mondo fuori, dalla peer pressure data anche dai social e questo spesso li blocca».

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Una delle creazioni di RICHARD FARBEY

«La cosa che mi ha colpito di più dei partecipanti di quest’anno», continua Sozzani Maino, «è come il discorso di radici e di famiglia non si vada mai a perdere, è sempre presente. In più ho trovato una certa positività nei loro lavori, dopo periodi con progetti anche molto bui, quest’anno pur partendo da situazioni di dolore o dalla critica sociale si arriva sempre ad un risultato di speranza».

È il caso di Momoka Sato, vincitrice del progetto più creativo, innovativo e socialmente responsabile, l’ITS Arcademy Award, che dopo aver perso la nonna durante il Covid, ha creato una storia per poter dialogare con lei tramite gli abiti incorporando la tradizione giapponese e materiali di recupero, ma anche di Ivan Delogu, vincitore di diversi premi tra i quali l’ITS Responsible Creativity Award powered by CNMI, che utilizza il patrimonio culturale sardo del passato e tramite l’artigianalità riesce a creare qualcosa di estremamente creativo e dal forte valore sociale, e ancora di Richard Farbey, giovane londinese che ha creato dei gioielli andando a cercare un punto di incontro tra il futuro della tecnologia AI e il passato degli artigiani e che ha vinto l’ITS Jury Special Award.

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Le creazioni di MOMOKA SATO, vincitrice dell’ITS CONTEST Creativity Award

Le opere dei finalisti e dei vincitori saranno esposte nella mostra “Born To Create” a ITS ARCADEMY, il primo museo della moda contemporanea in Italia dove è possibile scoprire la storia di ITS Contest attraverso i progetti degli ex-partecipanti in una “library” di forte impatto. 

Fino al 6 gennaio 2025 i visitatori potranno votare il loro designer preferito contribuendo a scegliere il vincitore dell’ITS Public’s Choice Award del valore di 5.000€.

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La “Library” di ITS ARCADEMY dove sono custoditi tutti i progetti degli studenti internazionali

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Un’immagine dalla mostra “Le molte vite di un abito”

Assieme a questa mostra sarà possibile visitare anche “Le molte vite di un abito”, un dialogo tra il celebre curatore Olivier Saillard e il filosofo e scrittore Emanuele Coccia, che esplora il nostro rapporto con gli abiti, partendo dall’armadio, passando per le vetrine di un negozio e i camerini nei quali ci cambiamo fino ad arrivare alla perdita e “fine vita” del capo.

Un’esperienza che rende Trieste una tappa obbligatoria per chi ama e studia la moda e che rappresenta solo l’inizio di un percorso dedicato totalmente al supporto della creatività dei giovani.

© Riproduzione riservata

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