ITS CONTEST: i designer del futuro in mostra a Trieste
Da 20 anni uno dei concorsi più interessanti e importanti nel panorama della moda, scopriamo i vincitori dell’ITS CONTEST 2023 e il nuovo museo ITS ARCADEMY
Quanto è importante la creatività per diventare stilista? Quanto le conoscenze tecniche e le innovazioni che si possono apportare al sistema? E ancora quanto lo storytelling e la capacità di comunicare un messaggio?
Durante questi tre giorni passati a scoprire gli studenti selezionati come finalisti di ITS CONTEST ci siamo posti spesso queste domande e lo stesso ha fatto la giuria che si è trovata davanti 16 talenti da tutto il mondo con i loro lavori, portfolio e collezioni. Un compito mai facile ma che in questo periodo in cui è chiaro come la figura del designer sia sempre più centrale nel successo di un brand, assume un significato più ampio e profondo.
Ma cominciamo da ITS CONTEST. L’acronimo International Talent Support spiega proprio l’obiettivo del concorso ideato nel 2002 da Barbara Franchin, Presidente della Fondazione ITS, quello di selezionare, scoprire e supportare i giovani talenti della moda attraverso un concorso che vuole farsi anche connettore tra gli artisti, la stampa e le personalità chiave del fashion system creando in questo modo un circolo virtuoso di conoscenza e scambio di contatti e idee. Questo obiettivo viene decisamente ampliato da questa edizione 23/24 che ha visto gli studenti selezionati impegnati con l’ITS Residency Award, una settimana prima di arrivare alla premiazione. Un tempo preziosissimo passato a confrontarsi tra loro e con talenti affermati ed esperti del settore, da Demna, Direttore Creativo di Balenciaga (ex vincitore del concorso) a Sergio Zambon, designer di Moncler fino al celebrity stylist Tom Eerebout e ancora Matteo Ward e Orsola de Castro che hanno affrontato assieme il tema della sostenibilità, e Sara Sozzani Maino, Creative Director di Fondazione Sozzani che ha lavorato scoprendo e sostenendo giovani creativi durante tutta la sua carriera.
Una delle creazioni di IVAN DELOGU
«La residency è stata importantissima per noi per conoscere meglio i ragazzi e farli anche conoscere tra loro», ci dice proprio Sara Sozzani Maino. «Li abbiamo divisi per coppie spingendoli a criticare e promuovere l’uno i progetti dell’altro, in questo modo portandoli a fare un lavoro su se stessi. Parte tutto dal concetto di educazione, e per questi studenti parlare con persone apparentemente irraggiungibili che sono già inserite nell’industria è fondamentale perché possono assorbire meglio le informazioni e imparare. ITS è un luogo di scambio a pari livello e qui gli studenti si sentono liberi di poter parlare con tutti».
Sozzani Maino ha fatto anche parte della giuria internazionale che ha avuto l’arduo compito di scegliere i vincitori dei diversi premi e ci spiega come nella presentazione dei progetti i ragazzi siano completamente liberi di mostrare la loro creatività.
«Gli studenti arrivano qui proprio all’inizio del loro percorso e si sentono liberi di sperimentare al massimo, non ci sono regole o paletti. Secondo me è lo specchio di quello che dovrebbe succedere nelle scuole, dove i ragazzi e le ragazze sono in un momento in cui possono esprimersi liberamente. Invece spesso si sentono sotto pressione, giudicati e attanagliati dal mondo fuori, dalla peer pressure data anche dai social e questo spesso li blocca».
Una delle creazioni di RICHARD FARBEY
«La cosa che mi ha colpito di più dei partecipanti di quest’anno», continua Sozzani Maino, «è come il discorso di radici e di famiglia non si vada mai a perdere, è sempre presente. In più ho trovato una certa positività nei loro lavori, dopo periodi con progetti anche molto bui, quest’anno pur partendo da situazioni di dolore o dalla critica sociale si arriva sempre ad un risultato di speranza».
È il caso di Momoka Sato, vincitrice del progetto più creativo, innovativo e socialmente responsabile, l’ITS Arcademy Award, che dopo aver perso la nonna durante il Covid, ha creato una storia per poter dialogare con lei tramite gli abiti incorporando la tradizione giapponese e materiali di recupero, ma anche di Ivan Delogu, vincitore di diversi premi tra i quali l’ITS Responsible Creativity Award powered by CNMI, che utilizza il patrimonio culturale sardo del passato e tramite l’artigianalità riesce a creare qualcosa di estremamente creativo e dal forte valore sociale, e ancora di Richard Farbey, giovane londinese che ha creato dei gioielli andando a cercare un punto di incontro tra il futuro della tecnologia AI e il passato degli artigiani e che ha vinto l’ITS Jury Special Award.
Le creazioni di MOMOKA SATO, vincitrice dell’ITS CONTEST Creativity Award
Le opere dei finalisti e dei vincitori saranno esposte nella mostra “Born To Create” a ITS ARCADEMY, il primo museo della moda contemporanea in Italia dove è possibile scoprire la storia di ITS Contest attraverso i progetti degli ex-partecipanti in una “library” di forte impatto.
Fino al 6 gennaio 2025 i visitatori potranno votare il loro designer preferito contribuendo a scegliere il vincitore dell’ITS Public’s Choice Award del valore di 5.000€.
La “Library” di ITS ARCADEMY dove sono custoditi tutti i progetti degli studenti internazionali
Un’immagine dalla mostra “Le molte vite di un abito”
Assieme a questa mostra sarà possibile visitare anche “Le molte vite di un abito”, un dialogo tra il celebre curatore Olivier Saillard e il filosofo e scrittore Emanuele Coccia, che esplora il nostro rapporto con gli abiti, partendo dall’armadio, passando per le vetrine di un negozio e i camerini nei quali ci cambiamo fino ad arrivare alla perdita e “fine vita” del capo.
Un’esperienza che rende Trieste una tappa obbligatoria per chi ama e studia la moda e che rappresenta solo l’inizio di un percorso dedicato totalmente al supporto della creatività dei giovani.
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