Lucia Del Pasqua: creativa multi potenziale
Lucia Del Pasqua la conosciamo da parecchio tempo. D’altronde, come lei stessa si definisce, è sul web “da tempi remoti”. Creativa a tutto tondo, performer all’occorrenza e appassionata da sempre di accessori e capi vintage, Lucia vive e lavora a Milano. Ecco cosa ci ha raccontato nell’intervista.
Ci racconti chi sei e cosa fai nella vita?
Nella vita creo, forse è il modo più facile di descrivere quello che faccio. Nasco come giornalista, divento poi autrice, copywriter, scrittrice, ma rimango “flessibile”: ho fatto televendite in diretta in TV - mi sono divertita tantissimo -, la performer - chi l’avrebbe mai detto mi riuscisse? -, aiuto le persone a vestirsi, a stare bene nei propri panni, sono un direttore creativo, quindi sforno idee soprattutto per la produzione di progetti digitali – figata, no?). Imbastisco 1 milione di progetti personali al secondo, alcuni dei quali diventano realtà (come i quadri fotografici che realizzo con Mauro Serra), altri lo diventeranno – i miei corsi, e una capsule di “pigiamini” con Morgatta Collection, mentre altri ancora rimarranno solo progetti. Diciamo che ho passato anni a incolparmi per saper fare troppe cose, e credere di farle male, dannata poca autostima, a credere che la gente non capisse cosa facessi e quindi ad autofustigarmi per la mia non chiarezza, chiamiamola così; da poco mi sono accettata per così come sono, multi potenziale, e non me ne vergogno più. Amen.
Lucia Del Pasqua
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Dopo i social di parole (Facebook), foto (Instagram), video (TikTok) e ora anche voce (Clubhouse), quale sarà il prossimo social secondo te?
Non credo sarà un social basato sui “sensi mancanti”, d’altronde se lo sapessi veramente sarei milionaria. Quello che spero vivamente è che il prossimo social sia “sociale”, ovvero una socializzazione più “dal vivo”, che da telefono. Ho tanta voglia di tornare anche alla realtà non fatta di pixel.
Abbiamo visto negli ultimi anni proteste prendere voce e potere grazie ai social: sarà sempre di più così? I social possono avere davvero un ruolo nel definire la storia?
Mi pare ovvio, i social sono ormai un media da affiancare a quelli definiti tradizionali, come i giornali. Rimane però sempre, nemmeno più tanto latente, la piaga del “politically correct” che sovente non fa distinguere se queste proteste siano reali o strumenti per arrivare a un riconoscimento sociale, alla cui base manca autenticità.
I social hanno, in molti casi, contribuito a modificare la percezione della nostra immagine, a volte in positivo (la body positivity e la sua diffusione), altre in negativo (l'ambire a stereotipi finti o comunque "filtrati"). Tu che ne pensi?
Anche in questo caso ribadisco che essendo ormai molto difficile riconoscere chi fa battaglie social per qualcosa di buono veramente o per una manciata di like, il mio sentimento a proposito è quello di stanchezza. Sono stanca di fare da spettatrice a battaglie e anche di parteciparvi. Prendiamo ad esempio l’utilizzo dei filtri: nella “vita vera” esistono filtri da anni, donne “fatte di plastica”, nella vita social ci sono filtri di pixel. Arrivati a questo punto di discussione del tema, che credo sia stato abbastanza approfondito, direi che sta all’individuo riconoscere ciò che è filtrato o meno, e come vuole essere. Non esiste e non esisterà mai un mondo privo di filtri “brutti e cattivi”, reali o virtuali, perché l’universo è abitato da umani assai differenti. Il troppo influenzare è propaganda. In questo momento credo che sia bene sensibilizzare, far ragionare, spronare le persone a utilizzare un pensiero critico piuttosto che dire loro di fare o non fare categoricamente quella cosa. Anche per la body positivity bisogna stare attenti: è un messaggio bellissimo di per sé, ma come riconoscere se sia diventato totalmente marketing o pura ideologia? Anche perché moltissime aziende hanno preso questo fenomeno come spunto per le proprie campagne, per la propria comunicazione generale. Lo hanno fatto perché è un trend, perché funziona, o perché trasportati da un sentimento reale? Per questo è sempre più fondamentale che i social debbano avere il ruolo di far muovere i neuroni, non di trasportarli da A a B.
Quali step dovrebbe fare il sistema moda italiano per essere davvero inclusivo oggi?
Se ne parla da anni. credo che il sistema moda stia già facendo dei passi da gigante, e li stia facendo bene, proprio perché in maniera graduale. E questo anche grazie a una parte di social che comunica sempre più la normalità, qualsiasi cosa essa voglia dire.
La moda negli ultimi anni è stata letteralmente travolta e pervasa dai social: l'hanno resa di sicuro più aperta e democratica. Come te la immagini nel futuro?
Il futuro adesso è presente, quindi me lo immagino esattamente così com’è.
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