Lucia Del Pasqua: «Non esco senza rossetto, come mi ha insegnato mia nonna»
Con Lucia Del Pasqua per la serie #onmyvanitytable parlando di disciplina, rossetti e onde
Se c’è una parola che addosso a Lucia Del Pasqua si cuce come un abito su misura, è creatività. Spesso si usano queste definizioni appiccicandole a caso - che poi è uno degli hashtag preferiti di Lucia #acaso - ma non in questo. Lucy è una persona appassionata, passionale, sanguigna, razionale, determinata e che sa cogliere ogni stimolo trasformandolo in qualcosa di personale, sfaccettato e unico.
Perché Instagram nel nostro mondo crea ansia da prestazione secondo te?
Perché adesso tutti fanno tutto e tutti hanno una vetrina. Pensa alle sfilate: invitano chiunque questo vuol dire che chiunque produrrà lo stesso contenuto, magari sfocato, magari inutile. Poi tu da casa lo vedi e ti dici: perché loro sì e io no? Smettiamo di raccontarci che non ce ne importa niente di essere esclusi. Non è vero. Inevitabilmente ti scatta il paragone; ma io che lavoro nel settore da 10 anni cosa ho sbagliato? Quali sono i parametri di scelta? Da una parte forse è colpa nostra che mostriamo solo il lato positivo del nostro lavoro semplificando tutta la parte faticosa. Dall’altra, non esprimiamo lo scontento come dovremmo. Ultimamente sto tornando a postare foto normali che raccontano di me. Se ci pensi quasi nessuno più racconta storie: se hai una storia da raccontare davvero non serve che la foto sia perfetta.
Cosa significa per te avere un’identità digitale oggi e come percepisci la tua immagine?
Sto cercando di tornare alle origini senza troppi sfronzoli. Certo non mi scatto delle foto in cui non mi piaccio, non avrebbe senso, però nemmeno mi rendo irriconoscibile. Sulle Stories me ne frego, a volte sono impresentabile ma è quello il divertimento! Ci ho pensato un sacco su come gestire la mia immagine digitale negli ultimi tre mesi. Ci lavoro, è importante per me. Le ho pensate tutte: mi sono chiesta se è davvero quello che voglio fare nella vita. Ho fatto persino realizzare un business plan per aprire un chiosco di panini al salame giuro, perché volevo cambiare vita. Chi lavora nella moda secondo me o ha davvero dei punti saldi oppure finisce in un loop che produce solo superficialità all’infinito. Se poi sei una che ha valori forti come fai a non scontrarti con alcune storture? Ti fai delle domande. Una cosa devo dirla: è ora di farla finita di fare le fighe a tutti i costi. Ci sono delle cose che ci creano frustrazione e negatività, smettiamo di farle o di farci coinvolgere. Facciamo altro. Non facciamo finta che nulla ci tocchi o non ci dia noia.
Questo è un momento importante secondo me per le donne, anche per la percezione di se stesse e del proprio valore che non deve essere subordinato all’approvazione di nessuno.
Sai quante volte mi dicono vai a fare televisione e poi nello stesso momento che sono troppo vecchia o fanno altri commenti simili come se non fossi presente nella stanza? Ma che vuol dire? Se ho delle cose interessanti da esprimere non posso farlo lo stesso? Per questo motivo sto puntando su collaborazioni con progetti che hanno qualcosa da comunicare davvero oltre la frase “amazing” e con persone che vogliono me perché hanno capito cosa posso dare. Sto lavorando su un format che prevede di raccontare storie di persone legate al caffè. Mi ci sono talmente appassionata che quando torno da queste interviste sono così arricchita dentro che dimentico tutta la fatica che si fa per realizzare qualcosa che sento vero. Non voglio accontentarmi delle cose facili. Anche su altri progetti food o beauty, cosa mi costa fare una foto bellina bellina e precisa, presentata con tutti i crismi? Nulla ma io preferisco costruirci qualcosa sopra. La mia serie Foodpolitan Stories con la Barbie assassinata è un esempio. L’ho fatta morire sotto un uovo gigante oppure dentro al barattolo delle olive in salamoia.
E Photoshop?
Non puoi photoshopparti in maniera indiscriminata. Oggi non ha molto senso farlo. Se anche noi proponiamo le stesse cose delle riviste patinate all’eccesso non diamo una vera alternativa. Una volta ho ricevuto una foto per lavoro nella quale ero irriconoscibile: ma perché? Ma che senso ha? Nessuno vuole uscire male in foto ma cambiarsi i connotati completamente? Poi si creano anche problematiche più serie perché penso al tipo di messaggio che passa. Come quelli che parlano di diete e non sono medici, quelli che li vedi di persona e non li riconosci. Non fa per me.
Tu hai un immaginario vintage molto forte e anche una forma di nostalgia che traspare da quello che racconti, cosa ti attira in particolare del passato?
Torniamo sempre al discorso delle storie: per me la bellezza sta proprio nei racconti. Le persone anziane mi affascinano parecchio per quello che possono tramandare. Poi ad Arezzo, la mia città, un evento importante è sempre stata la Fiera dell’Antiquariato. Lì ho cominciato ad appassionarmi agli oggetti e agli abiti del passato. E poi, mia nonna che è sempre stata una donna di gran gusto e amava circondarsi di cose belle. Lei è stata importantissima per la formazione del mio stile estetico. Nel vintage ci sono storie e io vivo per questo. Quando me le faccio raccontare mi sembra di sentirle sulla mia pelle, visualizzo tutto e sogno a occhi aperti.
Se ti dico make up?
Vivo il trucco come una cosa che deve essere veloce ma necessaria, mi fa sentire a mio agio. Non posso uscire senza rossetto! Posso essere anche in pigiama, andare a fare la spesa come una scappata di casa ma devo mettermi il rossetto. Sempre colpa di mia nonna che qualsiasi cosa ha fatto nella sua vita, l’ha fatta col rossetto. La mattina si svegliava e si metteva il rossetto, metà ovviamente sui denti, ma era sempre ligia e solenne nell’applicarselo. Amo anche il mascara. Mi piacerebbe invece imparare a farmi una base trucco come si deve, questo sì. Tra l’altro fatemelo dire: le evangelizzatrici acqua e sapone a tutti i costi anche no! Ma perché? Trucchiamoci un po’ e divertiamoci, dai.
Come è il tuo rapporto con lo sport?
Ho un’educazione sportiva e per me lo sport è disciplina: e la disciplina mi serve per gestire il mio lavoro da freelance. Ho iniziato con nuoto e ginnastica ritmica adesso faccio sport tutti i giorni un po’, senza darmi degli obiettivi agonistici. Se nuoto non conto le vasche, se corro non tengo i tempi. In acqua faccio brainstorming, mi concentro sulle idee. Quando corro invece è perché ho bisogno di espellere tossine e di eliminare le scorie negative, Yoga mi procura energia e mi fa sentire elettrizzata. Se capitano due giorni di fila in cui non riesco a fare sport, divento matta.
Come è nato il tuo amore per il surf e cosa significa per te?
Tre o quattro anni fa ero in Grecia e il mio ex fidanzato aveva un piccola scuola di surf. Ho cominciato così, per scherzo. Mi vergognavo tantissimo perché mi sembrava tutto molto complicato e insormontabile. Poi in un viaggio in Spagna, da sola, mi sono lanciata. La cosa buffa è che sono terrorizzata dalle onde alte. Ci vado sotto anziché cavalcarle perché se ne vengo travolta non sono in grado di fare le apnee. Ci ho provato e c’è mancato poco che ci lasciassi le penne e mi son detta ok, prendiamo le onde medie e quelle basse. Questo so fare e va bene così. Il surf mi piace anche per le regole intrinseche. Sono una che sta molto bene da sola ma è anche vero che mi piace sfidare i miei limiti e il surf ti costringe a farlo perché è matematica, tecnica e molta emozione. Studi le onde come studi le persone e cerchi di capire come si muoveranno. Poi ci sono i locals nei luoghi di surf che ti trattano malissimo e anche lì è un lavoro riuscire a farsi rispettare. C’è sempre, sempre da imparare qualcosa da sè e dagli altri. Il surf è una passione pazzesca non ricambiata perché è davvero tosto ma non smetterei per nessun motivo.
I social network inevitabilmente ti espongono: tu come reagisci ai feedback delle persone?
Nel mio caso sono abbastanza fortunata, forse per il fatto che sanno già che non taccio. A parte un episodio a un evento: mi presentano una persona che si comporta in modo strano. Mi dice guarda che ci siamo già conosciuti e io penso ma dove. Mi ricorda che è successo a un evento di MTV cinque anni fa. E io vabbeh dai succede non ci si può ricordare di tutti. Ma non è finita: anni fa tenevo una rubrica sullo stile e lo avevo messo tra i malvestiti. L’aveva talmente presa bene che ha covato rancore per anni e non vedeva l’ora di rinfacciarmelo. Detto questo siccome non ho peli sulla lingua ne pago le conseguenze ma a me va bene così, come il tema dei follower comprati. Ho chiesto se qualcuno voleva farsi intervistare ma nessuno si è fatto avanti. La mia era davvero curiosità di capire, al di là del mio criticare il fenomeno. Niente, spariti tutti. Solo una ragazza mi ha scritto dicendo di esserseli comprati ma si era talmente sentita in colpa per averlo fatto che non mi andava di esporla. Tra l’altro se li comprassi anche io sono sicura che lavorerei il doppio. Dal punto di vista economico sarebbe una pacchia e tornando a quello che ti dicevo prima, visto che il mio lavoro è anche legato alla mia immagine, ci ho riflettuto parecchio. Ci ho pure sofferto ma per il momento la mia conclusione rimane quella di essere fedele a me stessa.
Lucia + Lina Frida + Lipstick = LOVE
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Hair + make up: Melly Sorace
Thanks to Sara Moschini
#onmyvanitytable series created by Daniela Losini
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