Abbiamo incontrato Irene Graziosi, autrice, e abbiamo parlato di rapporto con la propria immagine, Instagram e followers
C’è una luce particolare che esce dallo sguardo di Irene che ti avvolge abbracciandoti in modo delicato e fortissimo. Abbiamo parlato di nuovi femminismi, di percezione della propria immagine e di scoperta della cura del sé.

Raccontaci del tuo rapporto con il trucco e la femminilità.
Mia mamma è una tipa no trucchi no fronzoli per cui ancora adesso quando mi metto i tacchi ho sempre la sensazione che “Oddio mi noteranno tutti!” Lo stesso per il trucco. Ho un rapporto molto pratico con queste cose, ma ci sto lavorando. Ho da poco iniziato un lavoro che adoro (Irene è autrice e content strategist per Sofia Viscardi in Show Reel ndr) e chissà perché ho sentito l’esigenza di possedere una serie di blazer, di vestiti da donna e quei tronchetti di suede che vedi lì. Anche se la prima cosa che mi sono portata dietro quando mi avete detto scegli degli abiti sono stati i miei anfibi.

Cosa ti incuriosisce della moda e del beauty? Cosa ti potrebbe arricchire di questi mondi?
Ti racconto questa cosa: dovevo comprarmi un piumino e stavo per comprarlo nero, quando mi accorgo che c’è lo stesso modello in oro. Ho fatto un sondaggio per ridere su Instagram e tutti quanti hanno iniziato a votare nero, nero! Quindi ho deciso impulsivamente di prenderlo d’oro. Se non fai parte del mondo della moda essere eccentriche fa ancora un po’ strano. Sto imparando a fregarmene di quello che si pensa in generale, e in questo senso vestirmi così, con ironia, mi fa sentire che non me ne importa e mi piace. Sul fronte beauty mi piace molto andare a fare la manicure. Mi sono sempre mangiata le unghie e ce le ho sempre avute brutte. Poi ultimamente, un giorno che ero demoralizzata, la mia amica mi ha detto “ti porto a fare la manicure!”. Per 40 minuti non ho pensato a niente e c’è stato qualcuno che si è occupato di me. Mi è stato stranamente d’aiuto. Come routine la mattina scrub, gel detergente, crema idratante. È giusto accudirsi da sole, e questo passa attraverso atti fisici e gesti concreti.

Come gestisci le attenzioni degli altri?
Ah se non sono preparata mi imbarazzo, anche quando mi faccio una foto su Instagram c’è sempre un micro parte di me che pensa “Perché lo stai facendo?” Ma poi mi ricordo che è un gioco divertente. Il punto è che l’estetica viene ancora vista come un qualcosa di frivolo e scemo, una roba piuttosto ingiusta. Quanto spesso si liquidano gli argomenti moda e bellezza come superficiali? Mi ricordo quando studiavo neuroscienze: io e le mie compagne di studi ci ponevamo il problema di andare in laboratorio truccate o vestite in un certo modo perché temevano di essere considerate frivole.

L’idea che il trucco sia frivolo non è però relegarlo a un’unica funzione?
In realtà il trucco ha un sacco di funzioni, alcune più interessanti di quanto non si pensi. Ti aiuta a sentirti una persona diversa la volta in cui non ti piaci, e ti aiuta a essere ancora più te stessa quando invece ti senti bene. Quando sono giù e mi trucco mi sento un po’ meglio, mi sento che – come dicevo prima – a prescindere da tutto sto facendo una cosa per me. Anzi penso, mi spiace per i maschi che non ce l’hanno questa abitudine. Ma poi l’idea che essere frivoli sia qualcosa di sbagliato non è sciocca? E se mi svegliassi una mattina e dicessi ok oggi mi trucco così perché voglio fare sesso o perché voglio avere un certo tipo di attenzioni? Andrebbe bene così!

A proposito noi donne ci stiamo riprendendo un sacco di spazi che per pigrizia nostra magari o prepotenza maschile sono sempre stati un po’ loro, che ne pensi?
Ultimamente mi sono spostata molto dal pensiero femminista classico (se ne esiste uno) per ampliarlo e abbracciare alcuni concetti a cui non avevo mai concesso molto spazio. Sono egualitarista, nel senso che a livello sociale desidero che tutti abbiano le stesse possibilità e gli stessi diritti. Di recente poi ho letto alcune considerazioni di Jessa Crispin (autrice di Perché non sono femminista) secondo cui lasciare da parte del tutto quello che ci caratterizza in quanto femmine non sia propriamente così giusto. Perché noi andiamo dai maschi a dire vogliamo essere come voi invece di aprire un dialogo raccontando che - ad esempio - essere madri e padri insieme è una figata? Perché cerchiamo di assomigliare a loro? Ci siamo mascolinizzate noi per ottenere la parità e non viceversa. Da poco con Sofia (Viscardi) abbiamo intervistato Chadia Rodriguez (trapper e rapper) che è una persona vulcanica. Durante l’intervista si è molto commossa, è stata molto intensa. Mi ha fatto riflettere il modo in cui Chadia è così orgogliosa di essere donna, nel senso più femminile e coraggioso del termine. Come se fosse già nata in qualche modo fiera di ciò che è, mentre io l’ho dovuto imparare. Le abbiamo chiesto quando è stata la prima volta che l’avevano hanno insultata pesantemente dandole della poco di buono. E lei ci ha detto che succede costantemente e che ha anche deciso di scriverci il pezzo Bitch 2.0. Si è ripresa in mano il controllo della situazione.

Come gestisci la parte di critiche che ricevi?
Sotto ai video La prima volta (la serie di interviste sul sesso per Vice) ci sono commenti di tutti i tipi ma non li leggo. Cosa cambia?

Che rapporto hai con la tua immagine?
Amo moltissimo Instagram, adoro interagire con le persone. Facebook crea polarizzazioni di opinioni come se si stesse su un palcoscenico, Instagram invece secondo me crea legami one to one. Uso tantissimo le Stories perché mi piace raccontarmi e raccontare anche se a volte mi rivedo e le cancello perché riguardandomi dico: ma per quale motivo mi sono messa così attaccata alla telecamera?! Cerco di alternare foto di me e foto di altro e poi cerco di variare perché mi fanno un po’ specie i feed dove la stessa posa è replicata centinaia di volte.

Come percepisci i tuoi followers?
Devo dire che sono molto rispettosi anche quando posto foto di me e del mio corpo – che cerco di esporre nel modo più naturale possibile – non ho mai ricevuto volgarità non richieste. Se mi scrivono cose fuori posto cancello il commento, ma è successo molto molto raramente. Questo vuol dire che abbiamo creato un rapporto di rispetto reciproco e mi piace. Ho fatto amicizia con alcune persone molto piacevoli. Ho aperto l’account quando studiavo in Trentino ed ero piuttosto isolata, ed è una cosa che mi ha aiutata a sentirmi meno sola. Se non hai paura quando fai le cose le persone non ti rompono le scatole perché non c’è niente per cui romperle. La privacy è un problema solo se ci tieni. Ma puoi anche essere tu a decidere come e a chi raccontare la tua vita. Io credo di aver condiviso momenti tristi e momenti felici, e dei primi ho deciso di parlarne io perché tanto vale che sia io a raccontarli ai miei termini e alle mie condizioni. Hai tu il controllo della narrazione della tua vita. Mi colpisce molto anche nella terapia psicologica il riappropriarsi della narrazione come tema, ok lo fai perché devi capire alcune cose di te ma soprattutto perché ti serve dare una coerenza narrativa alla tua vita. Questo vale anche per la propria immagine: bisogna averne il controllo e quando sfugge riprenderselo. Mi ricordo di questa ragazza canadese che aveva subito del revenge porn (pubblicazione di immagini erotiche senza il consenso della persona) aveva chiamato un fotografo e si era fatta fotografare nuda. Mi volete vedere senza vestiti? Eccoci, siamo tutti uguali.

Quale è il confine da non superare?
Non credo ne esista uno assoluto. Credo lo si gestisca volta per volta.

In quale direzione si sta andando secondo te?
Più ci allontaniamo dalla cultura tradizione stile maschi che lavorano e donne che che stanno a casa, più diventiamo fluidi e meno problemi avremo. Diventeremo sempre più capaci di essere accoglienti. Il mondo sta andando in quella direzione. Anche se ci saranno sempre persone che faranno di tutto per rallentare il processo, il cambiamento è inevitabile.

Special thanks to: Sara Moschini / FUJIFILM
Hair & make up: Melly Sorace
#onmyvanitytable series created by Daniela Losini
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