Arya: il potere di cambiare nella musica e con la moda
Incontriamo la cantante Arya Delgado a Milano in uno dei posti più colorati e segreti della città, l'esclusiva terrazza Vertigo by Puro Beach che si trova all'ultimo piano del Nhow hotel. Il vento forte le scompiglia i capelli e dà un tono ancora più cinematografico al nostro servizio moda, con l'acqua della piscina a sfioro che si increspa e il sole del tramonto che infuoca le mattonelle arancioni.
Arya si muove disinvolta tra un look e l'altro, le piace tutto quello che abbiamo scelto per lei e a tutto riesce a dare vita con il suo fascino e rilassatezza. Mentre Sara Reverberi scatta, chiacchieriamo del suo passato e presente, della musica che l'accompagna da sempre e delle sfide mentali che i social network mettono davanti al percorso di giovani artiste e artisti come lei.


Camicia e denim TOMMY HILFIGER, scarpe JIMMY CHOO, basco LA STRAMBERIA, orecchini ARGENTOBLU
Ciao Arya! Presentati a chi ancora non ha avuto la fortuna di ascoltare la tua splendida voce. Chi sei? Cosa fai? Da dove vieni? Quale è stato il tuo percorso?
Mi chiamo Arya, sono una cantante e cantautrice, ho 29 anni e sono italo venezuelana. Faccio musica praticamente da quando ho iniziato a camminare e da lì ho intrapreso il percorso per farlo in maniera più professionale.
Il progetto Arya nasce ufficialmente nel 2018, poi c’è stato di mezzo il Covid, quindi diciamo che lo porto avanti da circa cinque, sei anni.
Anche mio padre è un cantante, ma di un altro genere, completamente salsa. Possiamo però dire che la musica ha sempre fatto parte della mia vita, delle mie giornate. Ho iniziato a pensare di poter avere un progetto mio personale dopo aver fatto gavetta cantando ad eventi locali. Questi sono stati un po' l'apripista per poi farmi prendere consapevolezza del fatto che volessi fare qualcosa di davvero mio.
La tua musica è stata definita in molti modi: soul, jazz, elettronica, latina. Come la descriveresti tu?
Non sono grande fan delle definizioni, il fatto di dover per forza dare un'etichetta a qualcosa non mi è mai piaciuto. Se all'inizio il mondo a cui facevo più riferimento, da cui prendevo più ispirazione, era quello del New Soul, sicuramente poi negli anni i miei ascolti, il mio modo di esprimermi, sono evoluti.
Ad oggi in realtà non saprei come rispondere, nel senso che ‘soul’ richiama certe sonorità che nei pezzi - che tra l'altro sto scrivendo ultimamente - esce fuori un po' meno.
Ma le melodie, e probabilmente anche i temi, rimangono comunque legati a quel mondo. Il contesto sonoro però è cambiato molto negli anni, quindi no, in realtà non saprei dare una risposta e forse questa cosa mi piace.


Abito in maglia TOMMY HILFIGER scarpe JIMMY CHOO, orecchini ARGENTOBLU
Raccontaci cosa succede nel tuo processo di creazione e scrittura.
Anche questo è cambiato. Quando ero più piccola temevo molto il giudizio degli altri, è una cosa su cui continuo a lavorare molto con la mia psicologa. Anche in ambito musicale ero molto schiacciata, non tanto dal giudizio effettivo, ma dall'idea che io potevo farmi del giudizio degli altri.
Per esempio, facevo molta fatica a lavorare in gruppo. Quindi se mi trovavo in studio con dei producer e veniva fuori un'idea di beat, io me la portavo a casa, nella mia cameretta e provavo a scriverci qualcosa sopra, così che nessuno mi sentisse prima di avere la versione definitiva. Crescendo e lavorando su questa cosa anche grazie ad aiuti esterni - non lo ripeterò mai abbastanza è importante chiedere aiuto quando è necessario anche quando non ci sembra importante - ho iniziato ad aprirmi un po' di più alla possibilità di far vedere agli altri anche l'errore. Ho iniziato a temere meno l'improvvisazione, il lavorare con altre persone, sia alla melodia che al testo. Infatti alcuni dei brani che sono nati negli ultimi tempi sono proprio in collaborazione con altri artisti sia a livello di beat di canzone, a livello armonico, ma anche a livello testuale, cosa che per me era una sorta di taboo fino ad adesso.



Felpa e pantaloni adidas ORIGINALS, top a collo alto WOLFORD, orecchini ARGENTOBLU
Qual é il tuo rapporto con i live? Sei emozionata prima di salire sul palco? Come ti prepari?
Avendo fatto tanti lavori da corista, riesco a riconoscere una netta differenza tra i miei live e i live in cui lavoro. In quest'ultimo caso sono non tranquilla, di più!
Perché non sono in prima linea. È come se facessi parte di uno sfondo, se vogliamo metterla così. E questo fa scomparire l’ansia da prestazione. La cosa cambia quando invece i live sono i miei. E lì l'ansia si fa sentire. È una sensazione che fino al momento prima di salire sul palco mi mangia lo stomaco, è un'ansia importante. Nel momento in cui metto piede sul palco non voglio dire che si scioglie perché rimane comunque sempre, ma è un'ansia ‘carburante’. Mi preparo, mi tengo sempre dei momenti per stare da sola prima di salire. C'è stato un periodo in cui ascoltavo sempre un pezzo prima di salire sul palco, Female Energy, di Willow Smith. Guardavo proprio il video su YouTube. Avevo questo rituale.
Ora non ce l'ho più, continuo a mantenere un momento per me stessa in cui chiudo gli occhi, respiro, cerco di di calmarmi, ripenso a quello che farò sul palco poco dopo.


Top e gonna WOLFORD, giacca GIUGLIA, stivali JIMMY CHOO, anelli ARGENTOBLU, borsa VALEXTRA
E il tuo rapporto con la moda? C’è qualcuno che ti aiuta nello scegliere i vestiti? Cosa preferisci indossare, con cosa ti senti a tuo agio?
Anche quello è variato nel tempo. C’è una stylist che mi aiuta a scegliere i look per concerti, eventi così via. Si chiama Greta Fumagalli ed è anche un'amica e questo aggiunge sicuramente un plus. Ho sempre visto la moda, la scelta di come vestirsi nella vita di tutti i giorni, come un modo per far venire fuori ogni volta un aspetto diverso. Mi piace legare il modo in cui mi vesto a come mi sono svegliata e anche a che musica ascolto in quel momento. Per esempio posso decidere di avere un'attitudine più street, un po' più baggy oppure invece qualcosa di più classy.
Crescendo mi sono resa conto che è una cosa con cui mi piace giocare e cerco di essere più estrosa. Mi sento a mio agio praticamente con tutto e infatti mi è capitato per concerti di indossare cose abbastanza provocanti oppure molto più classiche. Nel tempo ho capito che sono composta da tantissime parti diverse e ognuna di queste ha una caratteristica propria che va accettata.


Abito DHRUV KAPOOR, stivali JIMMY CHOO, occhiali da sole MCM
Un’artista che riesce a unire musica e stile per te?
Beh, direi Rosalìa.
E un’artista con cui ti piacerebbe collaborare e perché?
D’istinto direi sempre Rosalìa, perché l'amo e perché è un’artista a 360 gradi, ma in realtà ascolterò la mia parte più intima e dirò Solange perché a livello estetico, a livello artistico, a livello sonoro è ciò a cui in qualche modo aspiro e mi sento connessa.
Come ti sei sentita durante il nostro servizio fotografico, c’è un look che hai apprezzato particolarmente?
Mi sono sentita benissimo!
Il fatto di avere un team tutto al femminile è sempre fonte di ispirazione, di comfort e di confidence. Quindi intanto c'era questo step iniziale. Lato look ho apprezzato il vestito a righe dorato di Tommy Hilfiger è proprio un capo che sento mio, semplice, però al tempo stesso super attillato, poi con la scarpa di Jimmy Choo, bellissima. L'altra cosa che mi è piaciuta tantissimo è vedere come come avete lavorato. Per esempio vedere come un accessorio ha completamente cambiato un outfit che altrimenti sarebbe andato in un’altra direzione. Questa cosa sicuramente mi sta aiutando anche nel mio styling personale di tutti i giorni.


Top FLORANIA, collana con charm e orecchini ARGENTOBLU
Durante lo shooting chiacchierando abbiamo parlato della difficoltà per un artista ora con i social di dimostrare sempre una presenza, di far vedere che in qualche modo “si sta lavorando”. Come vivi questa pressione?
Non vivo benissimo, infatti questa estate mi sono un po’ eclissata sia per questioni personali, sia perché volevo sentire al massimo quello che stavo vivendo nel negativo e nel positivo senza per forza coinvolgere altre persone o senza per forza far vedere cosa stavo facendo.
Purtroppo un artista al giorno d'oggi non può prescindere dai social, o almeno un artista emergente che cerca di imporsi (‘imporre’ è una parola bruttissima!), di far emergere il suo progetto.
I social sono un ambiente estremamente tossico dal mio punto di vista, perché se non sei una persona molto centrata - e comunque anche in questo caso il rischio c'è - si cominciano a fare paragoni con quello che stanno facendo le altre persone o quello che ‘ti sembra’ stiano facendo. E ti chiedi perché lui è qui e invece io sono qua, che cosa sto sbagliando? È passato più di un mese da quando ho pubblicato, devo pubblicare. Si crea una peer pressure veramente importante che purtroppo non fa bene alla creatività e alla possibilità di fare passi falsi e sbagliare che è parte del gioco dell'arte. Quindi secondo me è deleteria.
Si parla anche sempre della difficoltà delle artiste italiane a entrare in certi circuiti e “uscire” allo scoperto per avere una fanbase più ampia rispetto alla facilità che ha la controparte maschile. Anche per te è così?
Sinceramente ci sono stati tanti episodi in cui ho percepito l'essere donna non come uno svantaggio, ma come la prima cosa che veniva notata quando ero su un palco, al di là delle mie capacità canore, al di là della mia espressività. La prima cosa che veniva sottolineata, anche dal pubblico stesso, era il fatto che fossi una ragazza che si muoveva in un certo modo. Questo rende tutto più bidimensionale e quindi anche più piatto e più difficile.
Dal mio punto di vista per le artiste donne è come se ci fossero due sole possibilità: o la cantautrice impegnata che fa un certo tipo di musica, oppure la pop star che fa musica frivola, a tempo, con poca sostanza sotto. Ed è come se non si considerasse una terza, una quarta, una quinta, una sesta, cioè infinite altre possibilità. È come se tutto dovesse rientrare per forza in una di queste due categorie. Io non mi sento in nessuna delle due, o meglio, mi sento in entrambe ma mi sento tante altre cose e quindi vorrei non dover per forza omologarmi al ‘devi essere la prossima X o devi essere la prossima Y’ per riuscire a emergere.
Io vivo la mia esperienza e sono donna e quindi la vivo da questo punto di vista. Non penso che per gli uomini sia la stessa cosa, quindi non penso che per loro ci sia questo dover per forza cadere in una certa categoria, come se non ci fossero altre possibilità.
In più in Italia è come se si pensasse che per fare musica sia necessario fare solamente quello che va al momento. Quindi c'è stata l'ondata dell'indie, poi c'è stata l'ondata della trap e se non facevi questi generi non venivi minimamente considerato dai canali di diffusione più ufficiali, più importanti.


Felpa con zip e shorts adidas ORIGINALS, camicia TOMMY HILFIGER, sneakers adidas GAZELLE
Come si potrebbe ovviare a questa situazione secondo te?
Penso che in un primo momento ci debba essere una sorta di push che possono essere le - passatemi il termine - quote rosa, come avere line-up ai festival che siano più eque dal punto di vista del genere. Se c'è una situazione di partenza sbilanciata, il primo passo deve essere quello.
Una volta che il tutto viene interiorizzato dalla società, da chi fa comunicazione, da chi fa informazione musicale, allora il passaggio successivo è lasciare che il cambiamento si stabilizzi.
Hai dei progetti futuri di cui ti va di parlarci?
Sì, sto scrivendo l'album e siamo in realtà in fase abbastanza... No, non voglio dire avanzata, però abbiamo fatto tanti passi avanti in questo mese in cui ho avuto più tempo per concentrarmi sulle mie cose e quindi al momento le mie giornate sono principalmente impegnate così.
Finire le produzioni, finire di scrivere, capire a chi far registrare cosa, in che modo, quando, ecc. L'essere indipendente ti rende molto più responsabile e molto più consapevole del tempo che impieghi in qualcosa e questo per il momento mi piace perché mi fa sentire grande in qualche modo, responsabile delle mie cose. Sicuramente poi ad un certo punto sarà necessario fare un passo avanti, però per ora sto bene qui.
Credits:
Foto: Sara Reverberi
Mua/Hair: Silvia Sidoli
Styling: Sara Moschini
Art Direction: Sara Moschini, Sara Reverberi, Daniela Losini
Creative Direction: Sara Moschini, Daniela Losini
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