10 sport (super) originali da provare almeno una volta nella vita

Per chi ama essere anticonvenzionale anche quando suda, ecco gli sport più strani da sperimentare sulla propria pelle
Allenamenti strambi, sport stravaganti, discipline bizzarre: la palestra oggi può diventare teatro dell’assurdo, basta scegliere una delle tante novità ginniche che affiancano i corsi tradizionali.
E così il tempo libero può finalmente diventare libero davvero da una cosa: le convenzioni.
Non è necessario iscriversi a competizioni strampalate come le Olimpiadi Hipster (dove al posto del giavellotto si lanciano i bicchieri di Starbucks) o i Summer Redneck Games (in cui ci si sfida a colpi di pernacchia ascellare) per sperimentare le proposte sportive più originali del momento.
Esistono infatti discipline assolutamente serie ma altamente alternative, sport originalissimi ma comunque dignitosi, perfetti da inserire in agenda per differenziarsi da coloro che si accontentano di fare jogging.
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Chess Boxing: scacchi e pugilato
Chi pensava che gli scacchi e la boxe facessero a pugni tra loro, si prepari a incassare il colpo.
Si tratta infatti di una combo in rapida ascesa che sta conquistando moltissimi appassionati, soprattutto tra chi crede che cervello e muscoli vadano a braccetto.
Lo stereotipo del forzuto scemo e, viceversa, dell’intellettualoide rachitico è ormai andato al tappeto: questa è l’era di chi coltiva sia la mente sia il corpo, armonizzando i neuroni e gli ormoni (cosa che le donne fanno fin dalla notte dei tempi).
Lo scacchi-pugilato prevede undici riprese in cui si alternano round di quattro minuti di scacchi e di tre minuti di boxe. Un incontro può terminare prima in caso di k.o. o di scacco matto e l’adrenalina arriva ai massimi livelli sia per uno sia per l’altro.
È come vedere Mike Tyson che stacca un orecchio a morsi a Kasparov.
Per Kasparov sarebbe come giocare una proverbiale partita a scacchi con la morte.
Quidditch: lo sport di Harry Potter
Di solito quando si fa sport ci si toglie gli occhiali, per non rischiare di romperli, tuttavia esiste una disciplina che fa delle lenti le vere protagoniste.
Stiamo parlando di quelle tonde che hanno reso celeberrimo colui che le indossa: non John Lennon ma un altro inglese tra i più famosi di tutti i tempi, ossia Harry Potter.
Al quattrocchi più conosciuto al mondo si deve una disciplina che sta riscuotendo un successo planetario: il quidditch babbano.
Si tratta dello sport nato dalla penna della bestsellerista J. K. Rowling e giocato dai personaggi della saga di romanzi di Harry Potter.
I fanatici dell’epopea del maghetto hanno incominciato a cimentarsi in questo mix di rugby, dodgeball, calcio e “ce l'hai”, trasformando il quidditch in uno sport a tutto tondo.
Si gioca in un campo a forma di capsula in cui sono posizionati tre anelli alle estremità. I giocatori sono sette per squadra più un elemento imparziale che svolge il ruolo del cosiddetto “Boccino d’Oro potteriano”.
I tre cacciatori e il portiere giocano con la Pluffa, tentando di segnare in uno dei tre anelli avversari; i due battitori, invece, usano i bolidi per colpire gli avversari ed eliminarli temporaneamente dal gioco.
Il cercatore, infine, insegue il Boccinatore tentando di prendere il Boccino (che altro non è se non una palla da tennis infilata dentro a un calzino) e ogni giocatore, udite udite, deve correre per il campo… con una scopa tra le gambe!
Sembra una supercazzola ma è tutto vero. Come se fosse antani.
Pound: dimagrire suonando la batteria
È sbarcato anche in Italia il Pound, un allenamento a stelle e strisce in cui si simula l’azione di suonare la batteria.
L’Air Guitar (in questo caso Air Drum) non c’entra perché nel Pound le bacchette ci sono davvero; si chiamano Ripstix™ e consentono di tenere in esercizio le braccia e tutta la parte superiore del corpo per i quarantacinque minuti previsti dalle lezioni standard.
Una miscela esplosiva di movimenti iso e pliometrici uniti a esercizi di cardio e pilates che promettono di fare bruciare da 400 a 900 calorie all’ora, esattamente come se si stesse suonando a un concerto di hard rock.
Insomma: Tullio De Piscopo approved.
Trovate un allenatore tosto che vi sproni in stile sergente Hartman di Full Metal Jacket e il gioco è fatto. Anzi: la tartaruga addominale è fatta!
Kung-fu Football: il soccer marziale made in China
Il calcio volante tipico del Kung-fu è diventato sport, dando il via a una disciplina che unisce le arti marziali e il football.
Padre di questo ibrido che mescola mosse à la Bruce Lee a dribbling “maradoniani” è Kong Debao, un imprenditore cinese che ha varato questo felice connubio sportivo dopo la delusione per la figuraccia fatta dalla sua nazionale ai mondiali in Sudafrica.
Sperando che l’aggiunta di Kung-fu al calcio avvantaggiasse le squadre cinesi, a Debao si deve il fischio d’inizio di questo sport entusiasmante.
Una disciplina simile (che va sotto l’impronunciabile nome di sepak takraw) è assai popolare in Malesia e in Thailandia ma viene giocata da squadre di soli tre giocatori che si sfidano a colpi di rovesciate e di acrobazie ai limiti dell’illusionismo.
Harrijasotzailea: sollevamento massi
Fare pesi in palestra è assolutamente out, per lo meno per il popolo basco.
Il suo sport tradizionale è infatti il sollevamento massi, da fare rigorosamente all’aperto.
Questo divertissement en plein air consiste nell’alzare da terra enormi macigni, facendo a gara a chi ottiene l’ernia inguinale peggiore.
Chi pratica abitualmente l’harrijasotzailea ha buone possibilità di diventare un energumeno dalla stazza mastodontica con bicipiti istoriati di muscoli. Ma se non ce la fa si rassegna e ci mette una pietra sopra.
Elephant Polo: il polo su elefanti
Il tradizionale polo inglese che si gioca a cavallo ha una variante meno agile e un filino più ingombrante.
Protagonisti di questa disciplina sono gli elefanti, in groppa ai quali i giocatori si sfidano a colpi di stecca (e di proboscide).
Sudafricani, indiani, nepalesi e thailandesi vanno pazzi per l’Elephant Polo.
Diciamo che sono riusciti a trasformare lo sport snob per eccellenza dell'Inghilterra bene in una divertentissima pacchianata in stile Bollywood che farebbe venire un attacco di ridarola alla Regina Elisabetta in persona.
Chapeau!
Cheeserolling: formaggio rotolante
Uno sport non adatto a chi ha intolleranze al lattosio è il Cheeserolling.
Consiste nel lanciare una forma di formaggio da una collina per rincorrerla e tentare di afferrarla prima degli altri.
No, non fa parte delle Olimpiadi Hipster. Anzi: è un gioco le cui origini sono antichissime, praticato com’era nell’Antica Roma e ancor prima in alcuni riti pagani.
Negli ultimi anni ha preso piede anche da noi, diventando un must del Trentino.
Se sciando a Madonna di Campiglio doveste vedere una forma di Asiago che vi sorpassa, non temete: è qualcuno che sta facendo Cheeserolling.
Rugby subacqueo: giocare a rugby sott’acqua
Si tratta della variante subacquea del celebre gioco del rugby, da praticare in piscina a una profondità che va dai tre ai cinque metri.
Le squadre sono composte da dodici giocatori, sei dei quali stanno in panchina, pronti a dare il cambio ai colleghi che boccheggiano. Infatti la “divisa” consiste in pinne, maschera e boccaglio. Scordatevi le bombole di ossigeno!
Il pallone viene riempito con una particolare soluzione che lo appesantisce per non farlo galleggiare altrimenti più che Rugby subacqueo si dovrebbe giocare a Jesus Rugby.
Swamp Soccer: calcio nel fango
È la variante calcistica per temerari che non disdegnano la candeggina e si gioca in terreni molto fangosi in cui ci si impantana perfino l'anima.
Nato come allenamento militare utilizzato dai corpi speciali inglesi, lo Swamp Soccer è stato ufficialmente riconosciuto come sport nel 1998.
Quindi Fantozzi è stato un pioniere, dato che la tragica partita aziendale Scapoli-Ammogliati è datata 1975 (anno di uscita del primo film della saga del Ragioniere più celebre della storia).
Streetluge: andare in skate coricati
Fino agli anni Ottanta era considerata una bravata da teppistelli mentre oggi è un rispettabilissimo sport estremo.
Stendersi su una tavola e lanciarsi a velocità impressionante da un pendio non è più solo uno dei numeri di quel circo umano che è Jackass.
Lo dimostra il fatto che esiste perfino un’associazione con sede negli States, la Road Racers Association for International Luge, il cui compito è quello di regolamentare questa disciplina tanto pericolosa quanto spettacolare.
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Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la scelta

C’è una scelta che, durante le feste, ritorna con puntualità quasi rituale sulle nostre tavole: pandoro o panettone?
Apparentemente banale, questa preferenza divide gusti e abitudini familiari da generazioni, ma può essere letta anche come un piccolo segnale del nostro modo di vivere il Natale.
Al di là delle mode e delle infinite varianti artigianali, il dolce delle feste resta un simbolo potente; legato all’idea di comfort, tradizione e piacere condiviso.
Senza voler trasformare una scelta gastronomica in un test di personalità, è interessante osservare come la psicologia attribuisca al cibo un valore emotivo e identitario.
Preferire il pandoro o il panettone non svela i nostri segreti più nascosti, ma può raccontare qualcosa del nostro rapporto con la semplicità, la complessità e il bisogno di rassicurazione o di varietà, proprio nel periodo dell’anno in cui queste dinamiche emergono con più forza.
**Le 5 personalità che si trovano durante le vacanze di Natale: quale siete?**
Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la vostra scelta
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Se siete team pandoro
Chi è team pandoro spesso cerca nel Natale (e nel cibo) una forma di rassicurazione.
Il pandoro è lineare e senza sorprese: stesso sapore, stessa consistenza, stesso rituale ogni anno. Psicologicamente, questa scelta può riflettere una personalità che ama le cose chiare, riconoscibili, che funzionano senza troppe complicazioni.
Il pandoro piace a chi tende a preferire il comfort emotivo alla sperimentazione, a chi trova benessere nella ripetizione e nelle tradizioni così come sono. Non è una chiusura al nuovo, ma un bisogno di stabilità: in un periodo già carico di stimoli, impegni e aspettative, scegliere qualcosa di semplice diventa un modo per alleggerire.
È la scelta di chi nel Natale cerca una pausa dal rumore, più che un’esperienza da esplorare. Un dolce che non chiede di essere interpretato, ma solo gustato.
Se siete team panettone
Chi invece è team panettone tende ad avere un rapporto più fluido con la varietà e l’imprevisto.
Il panettone è stratificato, imperfetto, pieno di elementi diversi che convivono insieme: dolcezza, acidità, consistenze differenti. Non è mai identico a sé stesso, e forse è proprio questo il suo fascino.
Dal punto di vista psicologico, chi lo preferisce è spesso più aperto al cambiamento, meno infastidito dalle sfumature della vita e più attratto dalle esperienze complesse. Scegliere il panettone significa anche accettare ciò che non piace a tutti (uvetta e canditi) ma che fa parte del “pacchetto”. Un atteggiamento che racconta tolleranza, adattabilità e curiosità.
Il panettone è il dolce di chi vive le feste come un momento di convivialità vera, fatta di differenze che si incontrano. Di chi ama mescolare, provare, cambiare versione ogni anno. È la scelta di chi non cerca solo conforto, ma anche stimoli, storie, contaminazioni.
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Questi comportamenti quotidiani (apparentemente normali) peggiorano l'ansia senza che ce ne accorgiamo

Ci sono giornate in cui non sappiamo spiegare bene perché ci sentiamo irritabili, sotto pressione, come se il corpo corresse più veloce della testa. Spesso diamo la colpa al lavoro, ai ritmi frenetici della vita, ai colleghi anticipatici, al meteo o semplicemente al periodo dell’anno.
Può essere però che a contribuire a questa sensazione ci siano abitudini minuscole, talmente automatiche da non farci più caso.
Secondo diversi terapeuti, molte delle nostre routine quotidiane (dal modo in cui iniziamo la nostra gioranta al modo in cui usiamo lo smartphone) attivano il sistema nervoso senza che ce ne rendiamo conto. E così un po’ alla volta, giorno dopo giorno, contribuiscono a rafforzare quell'ansia, quella tensione di fondo costante che sembra arrivare “dal nulla” ma che in realtà ha radici molto concrete.
Niente allarmismi: la buona notizia è che, una volta identificate, queste micro-abitudini si possono correggere con piccoli cambiamenti sostenibili. E gli effetti sul benessere mentale possono essere sorprendenti.
**5 frasi da non dire mai a una persona ansiosa (e cosa dire invece)**
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Il telefono al risveglio, il multitasking continuo e quelle “micro-scosse” che attivano il sistema nervoso
Molti comportamenti che ci sembrano innocui sono, in realtà, tra i principali responsabili dell’ansia quotidiana.
Il primo della lista? Guardare il telefono appena svegli. Quello che sembra un gesto normale, controllare notifiche, messaggi, social, non dà al cervello il tempo di passare gradualmente dal sonno alla veglia. Al contrario, lo espone immediatamente a un flusso di informazioni, stimoli e richieste che attivano la risposta allo stress già dal primo minuto della giornata.
A questo si aggiunge il nostro stile di vita iper-veloce: multitasking costante, pause saltate, pasti mangiati in fretta o direttamente rimandati, riunioni che si accavallano, email che arrivano a raffica. Corpo e mente non hanno mai un vero momento per rallentare e ricalibrarsi. È la condizione perfetta per alimentare ansia, stress e irritabilità.
Anche i micro-stress ripetuti, come le notifiche del telefono o l’email che lampeggia sullo schermo del pc, hanno un impatto maggiore di quanto pensiamo. Funzionano come piccole scosse al cervello; brevi, ma continue. Il risultato? Il sistema nervoso resta in iper-attivazione, come se fosse sempre pronto a reagire a una minaccia, anche quando in realtà non c’è.
Non è un caso che molte persone raccontino di “non riuscire più a rilassarsi davvero”: il corpo rimane in modalità fight or flight anche mentre siamo seduti sul divano. Una condizione sottile, invisibile, ma che alimenta anisao a lungo termine.
Poco sonno, troppi schermi e una routine che non rispetta i ritmi naturali
Un altro fattore chiave è il sonno. Quando dormiamo troppo poco (o male) le aree del cervello che regolano le emozioni diventano più reattive. E così, ciò che in un giorno normale sarebbe un piccolo fastidio (una mail urgente, un imprevisto, una discussione) diventa un detonatore emotivo. Siamo più suscettibili, più stanchi, più vulnerabili allo stress.
Il problema è amplificato dal tempo passato davanti agli schermi, soprattutto nelle ore serali. La luce intensa del computer o della televisione comunica al cervello che “non è ancora ora di dormire”, interferendo con la produzione di melatonina e con la capacità di disattivare gradualmente il sistema nervoso. E quando andiamo a letto con lo smartphone in mano, portiamo con noi anche tutte le sue notifiche, informazioni e stimoli non elaborati. Il risultato? Un sonno meno profondo, più risvegli notturni e maggiore anisao al mattino.
Infine, c’è un elemento spesso sottovalutato: il sovraccarico decisionale. Tra lavoro, messaggi, social, email, appuntamenti, scadenze e notifiche, ogni giorno prendiamo centinaia di micro-decisioni. Questo crea un affaticamento mentale che il nostro sistema non è progettato per sostenere a lungo senza pause. E quando il cervello si sente “sovraccarico”, l'ansia trova terreno fertile.
Cosa possiamo fare per controllare e ridurre l'ansia
La buona notizia è che per ridurre l'ansia non servono cambiamenti drastici: spesso bastano piccoli aggiustamenti inseriti nella routine quotidiana.
Gli psicologi suggeriscono, ad esempio, di evitare di iniziare la giornata con il telefono in mano. Concedersi anche solo dieci o quindici minuti di “risveglio lento”, senza notifiche né stimoli digitali, aiuta il sistema nervoso a non attivarsi subito in modalità allerta.
Allo stesso modo, introdurre brevi pause durante la giornata (anche solo una manciata di secondi per fare stretching, chiudere gli occhi e fare un paio di respiri profondi) permette al corpo di ritrovare un ritmo più regolare e meno reattivo.
Un altro accorgimento utile riguarda le notifiche: limitarle significa ridurre quel flusso costante di micro-sollecitazioni che mantiene la mente in tensione.
Anche la gestione degli schermi serali può fare una grande differenza: tenere il telefono lontano dal viso o ridurre il tempo trascorso online prima di dormire aiuta il cervello a produrre melatonina e a prepararsi al riposo.
Infine, muoversi un po’ ogni giorno, anche per pochi minuti, contribuisce a sciogliere la tensione accumulata e a rimettere in circolo energie più equilibrate. È un modo semplice per ricordare al corpo che non deve restare sempre in modalità emergenza: può rallentare, respirare, ritrovare il proprio centro.
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Ecco il segreto per impacchettare i regali di Natale in 4 mosse

Impacchettare i regali di Natale per molti è un task più difficile e impegnativo che scegliere e comprare un pensiero per tutti.
Nonostante la sua apparente semplicità, l’idea di carta stropicciata, scotch visibile e fiocchi sbilenchi può mettere in crisi tutti, ma soprattutto gli amanti della precisione con poca dimestichezza coi lavoretti manuali.
La buona notizia però è impacchettare i regali di Natale in modo ordinato ed elegante non richiede talento artistico né materiali costosi, ma solo un po’ di metodo e qualche accorgimento pratico.
Con pochi passaggi mirati e un approccio più attento ai dettagli, anche il pacchetto più semplice può trasformarsi in una confezione curata e armoniosa, capace di valorizzare il regalo e di fare la una bellissima figura sotto l’albero, senza l’effetto improvvisato dell’ultimo minuto.
**5 trucchi per scrivere bigliettini di auguri di Natale originali (senza chiedere a ChatGPT)**
Come impacchettare i regali di Natale: i consigli da seguire passo dopo passo
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1. Scegliere carta e materiali (pochi, ma giusti)
Il primo errore quando si cerca di capire come impacchettare i regali è pensare che servano mille decorazioni. In realtà, meno materiali si usano, più il pacchetto risulta elegante.
La scelta della carta è fondamentale: meglio una carta leggermente più spessa, facile da piegare e meno soggetta a strapparsi. Le carte troppo sottili o lucide, invece, tendono a segnarsi subito e a rendere le pieghe imprecise.
Per andare sul sicuro, puntate su colori neutri o naturali (come carta kraft, bianco, verde bosco, rosso scuro) e abbinate un solo elemento decorativo: uno spago, un nastro in tessuto, un filo dorato. Anche materiali semplici come carta da pacchi e spago da cucina possono diventare molto chic se usati con coerenza.
2. Tagliare e piegare con precisione (il passaggio che fa la differenza)
Uno dei segreti di come impacchettare i regali bene è la precisione. Prima di tutto, misurate la carta appoggiando il regalo al centro e assicurandovi che i lati coprano completamente l’oggetto senza eccessi. Troppa carta rende difficile gestire le pieghe, mentre troppo poca vi costringerà a rattoppare all’ultimo minuto.
Quando piegate, fatelo con calma: passate il dito lungo i bordi per segnare le pieghe e ottenere linee nette. Anche i lati corti vanno chiusi con ordine, piegando prima verso l’interno e poi verso il centro.
Questo passaggio, spesso sottovalutato, è quello che trasforma un pacchetto “fatto in fretta” in uno visivamente pulito.
3. Chiudere bene (e nascondere lo scotch)
Un altro punto chiave di per impacchettare i regali di Natale alla perfezione è la chiusura. Lo scotch serve, ma non deve mai essere protagonista. Usatelo solo dove serve davvero e cercate di nasconderlo all’interno del pacchetto o sotto le pieghe. Se la carta è stata tagliata correttamente, basteranno pochissimi pezzetti.
Il resto del lavoro può farlo il nastro o lo spago: un giro semplice, un nodo ben stretto e magari un doppio passaggio intorno al pacchetto sono più che sufficienti.
Evitate fiocchi troppo grandi o complessi se non siete pratiche: un nodo pulito risulta sempre più elegante di un fiocco sproporzionato.
4. Il dettaglio finale che personalizza davvero il regalo
L’ultimo passaggio è quello che rende il pacchetto unico. Non serve esagerare: un solo dettaglio basta. Un bigliettino scritto a mano, un rametto di pino, una fettina d’arancia essiccata, un’etichetta in carta riciclata.
Il consiglio è di scegliere un dettaglio coerente con il resto del pacchetto e ripeterlo su tutti i regali: questo crea un effetto armonioso sotto l’albero e dà subito l’idea di cura e attenzione.
Alla fine, imparare come impacchettare i regali di Natale non significa puntare alla perfezione, ma dedicare qualche minuto in più a un gesto che parla di tempo e presenza. Ed è proprio questo, spesso, il regalo più bello da ricevere.
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Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, più comfort, più tecnologia

Chi è al volante, guida rilassato. I passeggeri a bordo, intanto, si godono il viaggio in classe extra-comfort. Un’alchimia perfetta, frutto delle qualità distintive del Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, comfort, tecnologia, sostenibilità e accessibilità, il tutto made in Europe, a Rennes, in Francia, nello storico stabilimento del marchio.
Se nel sovraffollato mercato dei SUV farsi notare non è facile, la nuova ammiraglia Citroën non passa di certo inosservata. Non è solo per il restyling estetico, è anche per quell’evoluzione di sostanza che ha portato la vettura verso un’idea di funzionalità e di utilizzo superiore. In un mercato dove spesso ci si concentra solo sulle prestazioni o sul design delle linee, infatti, Citroën punta sull'ergonomia.
Il risultato? Un SUV diverso da tutti gli altri, progettato per chi vive l’auto come un’estensione della propria casa, per chi affronta il traffico quotidiano o lunghi trasferimenti stradali e cerca un ambiente che "ammortizzi" non solo le buche, ma anche lo stress della giornata. Il modello è ideale per le famiglie, ma anche per il mercato B2B/fleet.
Design più maturo e scolpito
Rispetto alle linee arrotondate del passato, il Nuovo SUV Citroën C5 Aircross adotta un volto più deciso e aerodinamico. Il frontale è stato completamente ridisegnato, sono nuovi i fari a LED e altri dettagli eleganti che ne esaltano il carattere e fanno la differenza.
Un "tappeto volante"
Uno dei punti di forza della vettura è il sistema di sospensioni con smorzatori idraulici progressivi (Progressive Hydraulic Cushions®). In parole semplici? Significa che l’auto assorbe le buche e le irregolarità del terreno in modo fluido, regalando quella sensazione di "tappeto volante" tipica della tradizione Citroën.
Come nel salotto di casa
Se il design esterno cattura l’occhio, è l’abitacolo del Nuovo SUV C5 Aircross a convincere definitivamente chi cerca un’esperienza di guida decompressiva.
Citroën ha lavorato per trasformare l’interno in un vero e proprio "salotto". Il concetto di Sofa Design si traduce in sedute ampie e accoglienti, un’illuminazione ambientale estesa, la presenza di elementi d'arredo e l’uso di tessuti che riprendono i codici dell'interior design.
A seconda degli allestimenti, l’uso dell’Alcantara o della pelle con impunture a contrasto non serve solo all'estetica, ma trasmette una sensazione tattile di calore.
Sotto il rivestimento superficiale, i sedili nascondono uno strato di 15 mm di schiuma strutturata che evita l'effetto di "affossamento" tipico delle sedute troppo morbide, garantendo sostegno posturale anche dopo ore di viaggio.
Accanto alla comodità, il sistema di Ambient Lighting - illuminazione d’ambiente - definisce l’atmosfera desiderata a bordo: i punti luce discreti posizionati nei vani portaoggetti, nel tunnel centrale e lungo la plancia creano una luce soffusa che riduce l’affaticamento visivo durante la guida notturna.
Questa "bolla luminosa" esalta i volumi dell'abitacolo e aumenta la percezione di spazio e protezione, rendendo l'ambiente accogliente come una stanza ben illuminata.
Tutto a portata di mano
L’ottimizzazione dell’ergonomia sul Nuovo SUV C5 Aircross passa per una riprogettazione della console centrale, ora più pulita e razionale.
La seduta è alta per dominare la strada, ma qui è stata affinata per garantire che ogni comando sia dove il conducente si aspetta di trovarlo. Il nuovo posizionamento dello schermo da 10" è studiato per essere perfettamente in linea con lo sguardo, riducendo i movimenti della testa e permettendo di mantenere la massima concentrazione sulla guida. L'obiettivo è semplice: fare in modo che il conducente abbia tutte le informazioni davanti a sé e a portata di mano, in modo da poter guidare in tranquillità e ridurre lo stress, con l'ausilio di schermi digitali che offrono chiarezza e grafica accattivante.
Gamma completamente elettrificata
Per la prima volta anche 100% elettrico, Nuovo SUV C5 Aircross è disponibile in due versioni, la più equilibrata e accessibile Comfort Range, dotata di un motore da 210 CV / 157 kW abbinato a una batteria da 73 kWh, per un'autonomia di 520 km, e la Long Range, con motore da 230 CV/170 kW e una batteria da 97 kWh, presto ordinabile, che offrirà un’eccezionale autonomia di 680 km.
Non mancano Nuovo SUV C5 Aircross Hybrid 145 Automatic, la porta d'ingresso all'elettrificazione offerta a 28.900 euro, e Nuovo SUV C5 Aircross Plug-In Hybrid 195 Automat
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