Fuorisalone 2023: cosa vedere quartiere per quartiere

Dal 17 al 23 aprile il Fuorisalone 2023 animerà molti quartieri di Milano con gli eventi, le mostre e le installazioni imperdibili della Design Week.
Il Fuorisalone è un evento diffuso, democratico perché aperto a tutti, oltre che attesissimo per la carica di energia e di fermento che porta in città.
** Le più belle feste del Fuorisalone 2023 (distretto per distretto) **
Vedere tutto, però, è impossibile a meno che non si abbia il dono dell’ubiquità. Sono oltre 650 gli appuntamenti sparsi nei distretti del design, tra le vie, nei palazzi storici e nelle architetture ex-industriali di Milano.
Ecco perché è fondamentale farsi una lista di cose da vedere. Ed ecco perché tra i tanti appuntamenti ne abbiamo selezionati un tot tra quelli da non perdere assolutamente.
(E se doveste lavorare tra un evento e l'altro sappiate che IWG - leader mondiale nelle soluzioni di lavoro ibrido e negli spazi di lavoro flessibile - mette a disposizione gratuitamente postazioni di lavoro flessibile in una selezione di centri strategici per tutta la durata del Salone: ci si prenota qui).
Le parole d’ordine per tutti sono creatività e accesso gratuito (solo per alcuni eventi è richiesta la prenotazione). E che la design week abbia inizio!
Cosa vedere al Fuorisalone 2023
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Tra classici e nuovi, quali sono i principali distretti del design
Prima di partire con la carrellata di eventi imperdibili del Fuorisalone 2023 è d’obbligo un ripassino sui cosiddetti Distretti del Design.
Cosa sono? Sono le zone e le location che delineano la mappa del Fuorisalone, che ogni anno amplia i suoi confini.
Agli ormai classici Brera Design District, zona Tortona, via Durini, Isola, Porta Venezia e il distretto 5Vie (tra Sant’Ambrogio e Cordusio), nel 2023 si aggiungono nuove mete, come la Stazione Centrale (con Dropcity), Calvairate con la collettiva Alcova e il quartiere a sud della Fondazione Prada.
Ecco allora per ciascun distretto che cosa vedere.
Fuorisalone 2023: cosa vedere nel distretto 5Vie
È uno dei quartieri più eleganti e antichi di Milano. Il distretto 5Vie si sviluppa tra Sant’Ambrogio e Cordusio e per il Fuorisalone 2023 propone il tema Design for Good.
** Feste, eventi e installazioni: cosa vedere nel distretto delle 5Vie durante il Fuorisalone 2023 **
Cosa vedere: a Palazzo delle Stelline c’è l’installazione Surprise Party! di Constance Guisset; non lontano, raggiungibile a piedi, Palazzo Litta ospita (in Corso Magenta 24) ospita la mostra Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato, che per la settima edizione porterà una ventata di ironia nelle stanze barocche del palazzo. Poltrone antropomorfe, specchi coi baffi e coffee table “balneari”, insieme a tante altre creazioni (alcune inedite) di ventiquattro designer e artisti ideate e realizzate insieme con altrettante manifatture d’eccellenza.
L’headquarter del distretto è in via Cesare Correnti 14, dove prendono vita diverse mostre: da L’Appartamento di Artemest a quella curata da Maria Cristina Didero sul lavoro dello studio greco on∙entropy ispirato all’isola di Tinos.
Nel cortile della Siam, la designer Sara Ricciardi propone la performance Human Mandala, una serie di corpi danzanti a formare un fiore gigante.
L’appuntamento: nella serata di mercoledì 19 aprile, torna l’appuntamento con il party del Design Pride di Seletti attorno al dito medio di Maurizio Cattelan in piazza Affari.
Fuorisalone 2023: cosa vedere intorno a San Babila
Centralissimo e ad alto tasso di showroom, il circuito Milano Design District allarga quest’anno le sue maglie da San Babila a Foro Buonaparte, passando naturalmente per via Durini, che del distretto è il centro nevralgico, e poi oltre fino a Corso Monforte.
Il nuovo progetto raccoglie 41 brand di design made in Italy e per questa Design Week ha scelto il tema della metamorfosi urbana, a sottolineare l’impegno a intraprendere azioni di riqualificazione e di miglioramento del tessuto cittadino. La prima azione è la pedonalizzazione di via Durini.
L’appuntamento: visita agli showroom aperti al pubblico per tutta la design week ed eccezionalmente fino alle ore 21.00 di giovedì 20 aprile, giorno in cui va in scena la notte bianca del distretto.
Sempre in zona, basta farsi trasportare da un fiume di persone e si arriva in via Moroni, 1 dove Casa Manzoni ospita La Manufacture, mentre a Palazzo Borromeo d’Adda, in via Manzoni 41, è accessibile a tutti gratuitamente la mostra di Alessi.
In Piazza Scala, invece, imperdibile è il simposio multidisciplinare Prada Frames curato da Formafantasma, che indaga la complessa relazione tra design e ambiente in sei sessioni al Teatro Filodrammatici.
Fuorisalone 2023: cosa vedere nel Brera Design District
The future is now è il tema che collega tutti gli eventi, le installazioni e le mostre che animeranno lo storico Brera Design District.
** Eventi e installazioni da vedere nel Brera Design District **
Da via Pontaccio fino all’Aquario Civico, tante le classiche e le nuove location dove andare a respirare una ventata di design.
Tra le nuove, la torre di Largo Treves, ex sede della Direzione Politiche Sociali del Comune di prossima riqualificazione, dove Glo for Art presenterà l’installazione Dry Days, Tropical Nights dell’artista Agostino Iacurci. Sarà questa l’occasione per visitare il palazzo per l’ultima volta prima che venga demolito.
Da vedere, poi, Ingo Maurer ai Bastioni di Porta Nuova; SolidNature con il progetto a firma OMA (azienda olandese specializzata nella lavorazione di pietre naturali) nel garage e nel giardino di una casa privata di via Cernaia. E ancora, l’artigianato coreano Shift Kraft alla Fondazione Feltrinelli, l’installazione interattiva con l’azienda Stark, intitolata Trame, all’Acquario Civico e Grohe con l’installazione ispirata all’acqua alla Pinacoteca di Brera.
Al Circolo Filologico Milanese di via Clerici, e poi in altre due sedi (a Palazzo Visconti, in San Babila e all’Istituto Marchiondi Spagliardi, a Baggio) c’è la collettiva Design Variations, a cura di Mosca Partners, che sulla facciata del Filologico presenterà una nuova opera grafica realizzata dallo studio Zaven.
STIGA, uno dei principali produttori e distributori a livello mondiale di macchinari e attrezzature per il garden care offrirà invece ai visitatori la possibilità di scoprire dal vivo i valori, il design, la tecnologia innovativa dell'azienda nella cura del verde.
Dal 17 al 23 aprile con #MyPatchOfGreen, presso “Denis Pizzeria di Montagna” in Via Statuto 16. Ogni giorno, dalle 10:00 alle 19:00, si potrà assistere al primo concerto di piante del Fuorisalone e, attraverso alcune innovative installazioni realizzate in collaborazione con il famoso designer internazionale Matteo Cibic , STIGA mostrerà il legame esistente tra uomo e natura:
• Largo La Foppa
• C.so Garibaldi 127 ang Piazza XXV Aprile 1
• In Via Statuto 16 nei pressi di Denis Pizzeria di Montagna
L’appuntamento: in via Solferino 28 apre al pubblico la sede storica del Corriere della Sera che ospita Elevators, un’installazione multimediale firmata Migliore+Servetto.
Fuorisalone 2023: cosa vedere in Porta Venezia
Spartiacque tra le eleganti Viale Maino e Viale Regina Giovanna, il più variopinto e multietnico quartiere tra le vie Panfilo Castaldi e Via Lecco e compreso tra i Giardini di via Palestro il tour di Porta Venezia è un caleidoscopio di spunti e suggestioni creative.
Dalla Casa del Pane (Bastioni ovest) con la mostra Future Impact - a cura di Maria Cristina Didero e del direttore creativo Tony Chambers, che hanno riunito sotto un unico tetto i creativi più promettenti di Singapore a riflettere sul progetto come chiave per un futuro migliore - , all’intelligenza artificiale messa in campo dal marchio Moooi, nel Salone dei Tessuti in via San Gregorio, 29, che presenta A Life Extraordinary, una mostra multisensoriale fruibile sia online sia dal vivo nella sede milanese e che combina il meglio del design, del lifestyle e della tecnologia. Coinvolge collaborazioni con aziende quali IDEO, artisti come Ada Sokól, e talenti creativi come Cristina Celestino, il duo di design svedese Front, oltre all'artista digitale del Metaverso Andrés Reisinger.
Di casa all’Istituto dei Ciechi (via Vivaio 7) è Wonderglass, che quest’anno presenta la collettiva Abrakadabra. Parla invece la lingua del recupero (di scarti della produzione di alluminio e delle componenti elettroniche in disuso) l’installazione Estetiche sommerse – Unveiling hidden beauty, allestita dal duo Cara/Davide negli spazi di Park Associati (via Garofalo 31).
Non lontana è anche quella immersiva di Google, in via Archimede, e il tris di garage di Spazio Maiocchi, con un progetto di Formafantasma per Tacchini.
Fuorisalone 2023: cosa vedere in zona Isola
Ruota intorno al tema del design circolare, del riciclo e dei biomateriali la giostra di eventi che prendono vitaall’Isola Design District.
Tra collettive internazionali di design sperimentale, il centro nevralgico è la piazza Coperta di Regione Lombardia, ma in tutta la zona ci sono cose da vedere.
Merita una tappa il Rising Talents, a cura di Wisse Trooster che ha selezionato cinque ex allievi della Design Academy di Eindhoven (1-6m2, Brogen Berwick, Jiin Yoon in foto, Pepe Valenti, and Studio Kloumi).
Novità nei pressi del distretto è Convey, un progetto del duo Simple Flair a metà tra design e lifestyle, con brand come Sunnei, Very Simple Kitchen e Vero.
Si svolge all’interno di un ex complesso industriale dei primi del Novecento non lontano dallo scalo ferroviario Farini.
“Design After Generation”, il ruolo dell’AI in mostra affronta invece l'attualissima realtà dell'intelligenza artificiale e il suo ruolo nel mondo della creatività.
La mostra, organizzata da D.O.S. Design Open Spaces in collaborazione con Simplex e con il coinvolgimento della Amsterdam University of Applied Sciences, propone uno sguardo acritico su quale possa essere il ruolo di questo nuovo attore all’interno del dialogo tra natura, essere umano e oggetti ed è articolata in tre sezioni: "AI e Uomo", che analizza il differente modo di comunicare tra uomo e AI, in cui il linguaggio è sostituito dal prompt, stimolando la riflessione sulle implicazioni della comunicazione con la tecnologia e sull'importanza di mantenere sempre una visione umana nel rapporto tra uomo e macchina; "AI e Natura", che presenta immagini di paesaggi naturali generate a partire da testi poetici, con la sfida di creare immagini che rappresentino la bellezza e la complessità della natura stessa; "AI e Oggetto", incentrata sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale per ripensare celebri icone del design in base a nuovi parametri quali la sostenibilità, l'evoluzione tecnologica e l'ergonomia.
Le opere che sono state rielaborate dall’AI e le cui immagini, includendo tutti i passaggi progettuali, vengono proposte in mostra, sono: le lampade Arco e Taccia di Pier Giacomo Castiglioni, le sedute Up di Gaetano Pesce, i portaoggetti componibili di Anna Castelli Ferrieri e la poltrona LC2 di Le Corbusier.
Fuorisalone 2023: cosa vedere in zona Tortona
Da sempre la zona Tortona è il cuore pulsante del Fuorisalone.
Al Superstudio Più con il Superdesign Show (a cura di Gisella Borioli e Giulio Cappellini) spazio ai creativi asiatici e alle installazioni hi-tech adatte a grandi e piccoli. Tra gli highlight, la sezione Asian R-evolution mostra allestimenti avveniristici e spettacolari, e design di rara fattura; dedicata alla nuova generazione del design è la mostra Stars of Today (Leonardo Talarico, Elena Salmistraro, Francesca Lanzavecchia, Ilaria Marelli, Matteo Agati, Sergio Prieto, Daniel Nikolovski, Francesco Forcellini, Antonio Facco, Keiji Takeuchi); mentre il brand Lexus torna con i progetti vincitori all’award e l’installazione di Suchi Reddy. Ci sono, poi, la casa smart di Samsung e i progetti legati alla sostenibilità (il progetto sulla tutela delle risorse idriche con FoodDesignStories, il progetto sugli ambienti di lavoro di Mandarini).
Al BASE, laboratorio sperimentale in via Bergognone 34, in scena progetti di designer da tutto il mondo, scuole, università, istituzioni internazionali e giovani studenti, sviluppati attorno all’acronimo I.D.E.A. – Inclusione, Diversità, Equità e Accessibilità e al tema We will design. Con un’installazione speciale dell’artista Claire Fontaine, ispiratrice del Pensati Libera sfoggiato da Chiara Ferragni a Sanremo.
Al Padiglione Visconti in via Tortona 58, Ikea festeggia i suoi primi 80 anni con il palinsesto Assembling the future: un'esperienza sensoriale, realizzata in collab Telekom Electronic Beats per raccontare la storia del marchio e celebrare il cambiamento che Ikea ha portato - e continua a portare - nella vita e nelle case delle persone. Di giorno, tanti eventi e talk con i designer IKEA, i creativi del progetto Atelier100 e i partner di IKEA Foundation, per esplorare i diversi volti del design. La sera, tanta musica e dancefloor. In programma anche una mostra della fotografa Annie Leibovitz e dj set serali con le star internazionali della console.
Fuorisalone 2023: cosa vedere nelle nuove location della città
Fuori dal circuito degli storici e classici distretti, la mappa del Fuorisalone si amplia e arriva quest’anno a colonizzare nuove location tra cui ex fabbriche riconvertite e altri spazi dismessi.
In zona Garegnano, in quella che un tempo era la sede di una manifattura di tessuti in cotone per calzature, Morel presenta le sue architetture industriali originali del 1930 insieme alle luci ipnotiche del collettivo Mandalaki e al programma culinario di Tipografia Alimentare.
Nei pressi della Fondazione Prada, sei studi italiani di interior design presentano il progetto Campo Base, con un bar speciale curato da Studiopepe.
Con protagonisti 40 designer che espongono le loro opere alla Fondazione Rodolfo Ferrari, nel quartiere Barona,debutta Labò, il nuovo polo del design dedicato alla ricerca e all’arte; mentre nella chiesa di San Vittore e Quaranta Martiri va in scena la collettiva Desacralized (con, tra gli altri, Rick Owens).
Dropcity Convention 2023
Tante mostre, installazioni, conferenze e talk nel cartellone di Dropcity Convention 2023, il nuovo Centro per l’Architettura e il Design. L’appuntamento aperto a tutti è nei Magazzini Raccordati della Stazione Centrale, in via Sammartini.
Ad animare i tunnel dal 38 al 60, tra le altre, sono da vedere l’installazione Aspen, Italian Manifesto, a cura dello studio Ossidiana, ispirata al congresso organizzato dall’International Design Conference in Aspen (IDCA) nel 1989 a cui presero parte Achille Castiglioni, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, Mario Bellini, Gae Aulenti, Italo Lupi, Michele De Lucchi e una giovane Paola Antonelli.
E ancora, l’installazione Always Beta. Never Waste by FREITAG (nel Tunnel 58), che oltre al racconto della storia del brand zurighese di borse (ottenute dal recupero e riutilizzo di teloni di camion), insieme con gli artisti concettuali (nonché gemelli) Patrik e Frank Riklin, racconta il suo approccio verso un futuro circolare e la prospettiva che guarda alla creazione di borse che non finiscano mai come rifiuti, ma continuano a tornare in circolo. Tra le novità, sarà presentato uno zaino realizzato interamente con un unico materiale riciclabile, dalle cinghie alle cerniere fino al tessuto.
Alcova Project Space
Quest’anno Alcova, la collettiva curata da Joseph Grima e Valentina Ciuffi, ha scelto di installarsi nell’Ex-Macello di Porta Vittoria, in viale Molise 62 (zona di Calvairate).
Costruito tra il 1912 e il 1915 e dismesso dal 1995, lo spazio di circa 20 mila metri quadrati (con tanti esterni) è prossimo a una riconversione che lo trasformerà in un quartiere a destinazione mista.
Una vera e propria mostra nella mostra e un’occasione per scoprire e rivitalizzare un luogo dimenticato della città, ospiterà oltre 70 espositori tra designer, aziende, gallerie, istituzioni.
Da non perdere assolutamente è, poi, Alcova Project Space, uno spazio in cui i curatori hanno inserito la loro personale selezione di progetti tra quelli che meglio rappresentano i linguaggi contemporanei più interessanti.
Mentre This is Denmark è un’installazione costruita sui temi di paesaggio e suono, che esplora il rapporto tra chi fa design in Danimarca oggi e la sua eredità.
Tema comune indagato da molti espositori è la ricerca sui materiali: da Atelier Luma - Luma, Arles ai finlandesi di Habitarematerials, che presenteranno una maxi installazione curata da NemoArchitects, una grande enciclopedia di materiali innovativi e sostenibili con cui il pubblico potrà interagire. E poi, la start-up Chair 1:1; il duo californiano Prowl (che porta in mostra una sedia interamente compostabile); e Stacklab chairs specializzata in tessuti riciclati.
Un altro filone sarà il contemporary craft con, ad esempio, i progetti di Cengiz Hartmann e Yuma Kano x Sho Ota, e delle nuove tecnologie esemplificate dalla ricerca di Kate Greenberg.
Altri progetti inediti, dedicati al design sensoriale, sono quello di Dwa per Les Eaux Primordiales, che indaga la dimensione olfattiva, o l’installazione liquida di Mamo, focalizzata sul gusto.
Non mancheranno poi i designer emergenti, come N/A (Natalia Triantafylli - Andrew Scott), Kiki Goti, Monstrum Studio, Sangmin Oh e WangyichuWangyichu, i cui progetti affiancheranno quelli di brand e studi noti tra cui Lindsey Adelman Studio o Atelier Areti.
E ancora, ad Alcova Budapest Select, progetto voluto da HFDA - Hungarian Fashion & Design Agency che raccoglie il meglio del design ungherese, 37 designer per 121 oggetti, molti pezzi unici, edizioni limitate, connotazione sperimentale. Si tratta di un progetto di design contemporaneo che dialoga con l’artigianato e la tradizione ungherese.
Le mostre collettive
Da vedere assolutamente le mostre collettive di Nina Yashar con il suo Nilufar Depot, in zona Lancetti, e quella di Rossana Orlandi che nella storica galleria di via Matteo Bandello (in zona Sant’Ambrogio) riunisce diversi talenti emergenti.
Se è sempre il momento giusto per fare un salto a La Triennale, imperdibile una visita in occasione della Design Week: il 15 aprile, infatti, inaugura il nuovo allestimento permanente del Museo del Design Italiano, diretto da Marco Sammicheli. Il percorso espositivo ripercorre i cento anni della storia dell’istituzione con una selezione di oggetti di design a partire dal 1923 fino ai giorni nostri.
E per chiudere in nome del design che verrà, da vedere all’ADI Design Museum, in Piazza Compasso d’Oro 1, Italy: A New Collective Landscape, a cura di Angela Rui, una mostra interamente dedicata ai designer under35.
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Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la scelta

C’è una scelta che, durante le feste, ritorna con puntualità quasi rituale sulle nostre tavole: pandoro o panettone?
Apparentemente banale, questa preferenza divide gusti e abitudini familiari da generazioni, ma può essere letta anche come un piccolo segnale del nostro modo di vivere il Natale.
Al di là delle mode e delle infinite varianti artigianali, il dolce delle feste resta un simbolo potente; legato all’idea di comfort, tradizione e piacere condiviso.
Senza voler trasformare una scelta gastronomica in un test di personalità, è interessante osservare come la psicologia attribuisca al cibo un valore emotivo e identitario.
Preferire il pandoro o il panettone non svela i nostri segreti più nascosti, ma può raccontare qualcosa del nostro rapporto con la semplicità, la complessità e il bisogno di rassicurazione o di varietà, proprio nel periodo dell’anno in cui queste dinamiche emergono con più forza.
**Le 5 personalità che si trovano durante le vacanze di Natale: quale siete?**
Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la vostra scelta
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Se siete team pandoro
Chi è team pandoro spesso cerca nel Natale (e nel cibo) una forma di rassicurazione.
Il pandoro è lineare e senza sorprese: stesso sapore, stessa consistenza, stesso rituale ogni anno. Psicologicamente, questa scelta può riflettere una personalità che ama le cose chiare, riconoscibili, che funzionano senza troppe complicazioni.
Il pandoro piace a chi tende a preferire il comfort emotivo alla sperimentazione, a chi trova benessere nella ripetizione e nelle tradizioni così come sono. Non è una chiusura al nuovo, ma un bisogno di stabilità: in un periodo già carico di stimoli, impegni e aspettative, scegliere qualcosa di semplice diventa un modo per alleggerire.
È la scelta di chi nel Natale cerca una pausa dal rumore, più che un’esperienza da esplorare. Un dolce che non chiede di essere interpretato, ma solo gustato.
Se siete team panettone
Chi invece è team panettone tende ad avere un rapporto più fluido con la varietà e l’imprevisto.
Il panettone è stratificato, imperfetto, pieno di elementi diversi che convivono insieme: dolcezza, acidità, consistenze differenti. Non è mai identico a sé stesso, e forse è proprio questo il suo fascino.
Dal punto di vista psicologico, chi lo preferisce è spesso più aperto al cambiamento, meno infastidito dalle sfumature della vita e più attratto dalle esperienze complesse. Scegliere il panettone significa anche accettare ciò che non piace a tutti (uvetta e canditi) ma che fa parte del “pacchetto”. Un atteggiamento che racconta tolleranza, adattabilità e curiosità.
Il panettone è il dolce di chi vive le feste come un momento di convivialità vera, fatta di differenze che si incontrano. Di chi ama mescolare, provare, cambiare versione ogni anno. È la scelta di chi non cerca solo conforto, ma anche stimoli, storie, contaminazioni.
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Questi comportamenti quotidiani (apparentemente normali) peggiorano l'ansia senza che ce ne accorgiamo

Ci sono giornate in cui non sappiamo spiegare bene perché ci sentiamo irritabili, sotto pressione, come se il corpo corresse più veloce della testa. Spesso diamo la colpa al lavoro, ai ritmi frenetici della vita, ai colleghi anticipatici, al meteo o semplicemente al periodo dell’anno.
Può essere però che a contribuire a questa sensazione ci siano abitudini minuscole, talmente automatiche da non farci più caso.
Secondo diversi terapeuti, molte delle nostre routine quotidiane (dal modo in cui iniziamo la nostra gioranta al modo in cui usiamo lo smartphone) attivano il sistema nervoso senza che ce ne rendiamo conto. E così un po’ alla volta, giorno dopo giorno, contribuiscono a rafforzare quell'ansia, quella tensione di fondo costante che sembra arrivare “dal nulla” ma che in realtà ha radici molto concrete.
Niente allarmismi: la buona notizia è che, una volta identificate, queste micro-abitudini si possono correggere con piccoli cambiamenti sostenibili. E gli effetti sul benessere mentale possono essere sorprendenti.
**5 frasi da non dire mai a una persona ansiosa (e cosa dire invece)**
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Il telefono al risveglio, il multitasking continuo e quelle “micro-scosse” che attivano il sistema nervoso
Molti comportamenti che ci sembrano innocui sono, in realtà, tra i principali responsabili dell’ansia quotidiana.
Il primo della lista? Guardare il telefono appena svegli. Quello che sembra un gesto normale, controllare notifiche, messaggi, social, non dà al cervello il tempo di passare gradualmente dal sonno alla veglia. Al contrario, lo espone immediatamente a un flusso di informazioni, stimoli e richieste che attivano la risposta allo stress già dal primo minuto della giornata.
A questo si aggiunge il nostro stile di vita iper-veloce: multitasking costante, pause saltate, pasti mangiati in fretta o direttamente rimandati, riunioni che si accavallano, email che arrivano a raffica. Corpo e mente non hanno mai un vero momento per rallentare e ricalibrarsi. È la condizione perfetta per alimentare ansia, stress e irritabilità.
Anche i micro-stress ripetuti, come le notifiche del telefono o l’email che lampeggia sullo schermo del pc, hanno un impatto maggiore di quanto pensiamo. Funzionano come piccole scosse al cervello; brevi, ma continue. Il risultato? Il sistema nervoso resta in iper-attivazione, come se fosse sempre pronto a reagire a una minaccia, anche quando in realtà non c’è.
Non è un caso che molte persone raccontino di “non riuscire più a rilassarsi davvero”: il corpo rimane in modalità fight or flight anche mentre siamo seduti sul divano. Una condizione sottile, invisibile, ma che alimenta anisao a lungo termine.
Poco sonno, troppi schermi e una routine che non rispetta i ritmi naturali
Un altro fattore chiave è il sonno. Quando dormiamo troppo poco (o male) le aree del cervello che regolano le emozioni diventano più reattive. E così, ciò che in un giorno normale sarebbe un piccolo fastidio (una mail urgente, un imprevisto, una discussione) diventa un detonatore emotivo. Siamo più suscettibili, più stanchi, più vulnerabili allo stress.
Il problema è amplificato dal tempo passato davanti agli schermi, soprattutto nelle ore serali. La luce intensa del computer o della televisione comunica al cervello che “non è ancora ora di dormire”, interferendo con la produzione di melatonina e con la capacità di disattivare gradualmente il sistema nervoso. E quando andiamo a letto con lo smartphone in mano, portiamo con noi anche tutte le sue notifiche, informazioni e stimoli non elaborati. Il risultato? Un sonno meno profondo, più risvegli notturni e maggiore anisao al mattino.
Infine, c’è un elemento spesso sottovalutato: il sovraccarico decisionale. Tra lavoro, messaggi, social, email, appuntamenti, scadenze e notifiche, ogni giorno prendiamo centinaia di micro-decisioni. Questo crea un affaticamento mentale che il nostro sistema non è progettato per sostenere a lungo senza pause. E quando il cervello si sente “sovraccarico”, l'ansia trova terreno fertile.
Cosa possiamo fare per controllare e ridurre l'ansia
La buona notizia è che per ridurre l'ansia non servono cambiamenti drastici: spesso bastano piccoli aggiustamenti inseriti nella routine quotidiana.
Gli psicologi suggeriscono, ad esempio, di evitare di iniziare la giornata con il telefono in mano. Concedersi anche solo dieci o quindici minuti di “risveglio lento”, senza notifiche né stimoli digitali, aiuta il sistema nervoso a non attivarsi subito in modalità allerta.
Allo stesso modo, introdurre brevi pause durante la giornata (anche solo una manciata di secondi per fare stretching, chiudere gli occhi e fare un paio di respiri profondi) permette al corpo di ritrovare un ritmo più regolare e meno reattivo.
Un altro accorgimento utile riguarda le notifiche: limitarle significa ridurre quel flusso costante di micro-sollecitazioni che mantiene la mente in tensione.
Anche la gestione degli schermi serali può fare una grande differenza: tenere il telefono lontano dal viso o ridurre il tempo trascorso online prima di dormire aiuta il cervello a produrre melatonina e a prepararsi al riposo.
Infine, muoversi un po’ ogni giorno, anche per pochi minuti, contribuisce a sciogliere la tensione accumulata e a rimettere in circolo energie più equilibrate. È un modo semplice per ricordare al corpo che non deve restare sempre in modalità emergenza: può rallentare, respirare, ritrovare il proprio centro.
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Ecco il segreto per impacchettare i regali di Natale in 4 mosse

Impacchettare i regali di Natale per molti è un task più difficile e impegnativo che scegliere e comprare un pensiero per tutti.
Nonostante la sua apparente semplicità, l’idea di carta stropicciata, scotch visibile e fiocchi sbilenchi può mettere in crisi tutti, ma soprattutto gli amanti della precisione con poca dimestichezza coi lavoretti manuali.
La buona notizia però è impacchettare i regali di Natale in modo ordinato ed elegante non richiede talento artistico né materiali costosi, ma solo un po’ di metodo e qualche accorgimento pratico.
Con pochi passaggi mirati e un approccio più attento ai dettagli, anche il pacchetto più semplice può trasformarsi in una confezione curata e armoniosa, capace di valorizzare il regalo e di fare la una bellissima figura sotto l’albero, senza l’effetto improvvisato dell’ultimo minuto.
**5 trucchi per scrivere bigliettini di auguri di Natale originali (senza chiedere a ChatGPT)**
Come impacchettare i regali di Natale: i consigli da seguire passo dopo passo
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1. Scegliere carta e materiali (pochi, ma giusti)
Il primo errore quando si cerca di capire come impacchettare i regali è pensare che servano mille decorazioni. In realtà, meno materiali si usano, più il pacchetto risulta elegante.
La scelta della carta è fondamentale: meglio una carta leggermente più spessa, facile da piegare e meno soggetta a strapparsi. Le carte troppo sottili o lucide, invece, tendono a segnarsi subito e a rendere le pieghe imprecise.
Per andare sul sicuro, puntate su colori neutri o naturali (come carta kraft, bianco, verde bosco, rosso scuro) e abbinate un solo elemento decorativo: uno spago, un nastro in tessuto, un filo dorato. Anche materiali semplici come carta da pacchi e spago da cucina possono diventare molto chic se usati con coerenza.
2. Tagliare e piegare con precisione (il passaggio che fa la differenza)
Uno dei segreti di come impacchettare i regali bene è la precisione. Prima di tutto, misurate la carta appoggiando il regalo al centro e assicurandovi che i lati coprano completamente l’oggetto senza eccessi. Troppa carta rende difficile gestire le pieghe, mentre troppo poca vi costringerà a rattoppare all’ultimo minuto.
Quando piegate, fatelo con calma: passate il dito lungo i bordi per segnare le pieghe e ottenere linee nette. Anche i lati corti vanno chiusi con ordine, piegando prima verso l’interno e poi verso il centro.
Questo passaggio, spesso sottovalutato, è quello che trasforma un pacchetto “fatto in fretta” in uno visivamente pulito.
3. Chiudere bene (e nascondere lo scotch)
Un altro punto chiave di per impacchettare i regali di Natale alla perfezione è la chiusura. Lo scotch serve, ma non deve mai essere protagonista. Usatelo solo dove serve davvero e cercate di nasconderlo all’interno del pacchetto o sotto le pieghe. Se la carta è stata tagliata correttamente, basteranno pochissimi pezzetti.
Il resto del lavoro può farlo il nastro o lo spago: un giro semplice, un nodo ben stretto e magari un doppio passaggio intorno al pacchetto sono più che sufficienti.
Evitate fiocchi troppo grandi o complessi se non siete pratiche: un nodo pulito risulta sempre più elegante di un fiocco sproporzionato.
4. Il dettaglio finale che personalizza davvero il regalo
L’ultimo passaggio è quello che rende il pacchetto unico. Non serve esagerare: un solo dettaglio basta. Un bigliettino scritto a mano, un rametto di pino, una fettina d’arancia essiccata, un’etichetta in carta riciclata.
Il consiglio è di scegliere un dettaglio coerente con il resto del pacchetto e ripeterlo su tutti i regali: questo crea un effetto armonioso sotto l’albero e dà subito l’idea di cura e attenzione.
Alla fine, imparare come impacchettare i regali di Natale non significa puntare alla perfezione, ma dedicare qualche minuto in più a un gesto che parla di tempo e presenza. Ed è proprio questo, spesso, il regalo più bello da ricevere.
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Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, più comfort, più tecnologia

Chi è al volante, guida rilassato. I passeggeri a bordo, intanto, si godono il viaggio in classe extra-comfort. Un’alchimia perfetta, frutto delle qualità distintive del Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, comfort, tecnologia, sostenibilità e accessibilità, il tutto made in Europe, a Rennes, in Francia, nello storico stabilimento del marchio.
Se nel sovraffollato mercato dei SUV farsi notare non è facile, la nuova ammiraglia Citroën non passa di certo inosservata. Non è solo per il restyling estetico, è anche per quell’evoluzione di sostanza che ha portato la vettura verso un’idea di funzionalità e di utilizzo superiore. In un mercato dove spesso ci si concentra solo sulle prestazioni o sul design delle linee, infatti, Citroën punta sull'ergonomia.
Il risultato? Un SUV diverso da tutti gli altri, progettato per chi vive l’auto come un’estensione della propria casa, per chi affronta il traffico quotidiano o lunghi trasferimenti stradali e cerca un ambiente che "ammortizzi" non solo le buche, ma anche lo stress della giornata. Il modello è ideale per le famiglie, ma anche per il mercato B2B/fleet.
Design più maturo e scolpito
Rispetto alle linee arrotondate del passato, il Nuovo SUV Citroën C5 Aircross adotta un volto più deciso e aerodinamico. Il frontale è stato completamente ridisegnato, sono nuovi i fari a LED e altri dettagli eleganti che ne esaltano il carattere e fanno la differenza.
Un "tappeto volante"
Uno dei punti di forza della vettura è il sistema di sospensioni con smorzatori idraulici progressivi (Progressive Hydraulic Cushions®). In parole semplici? Significa che l’auto assorbe le buche e le irregolarità del terreno in modo fluido, regalando quella sensazione di "tappeto volante" tipica della tradizione Citroën.
Come nel salotto di casa
Se il design esterno cattura l’occhio, è l’abitacolo del Nuovo SUV C5 Aircross a convincere definitivamente chi cerca un’esperienza di guida decompressiva.
Citroën ha lavorato per trasformare l’interno in un vero e proprio "salotto". Il concetto di Sofa Design si traduce in sedute ampie e accoglienti, un’illuminazione ambientale estesa, la presenza di elementi d'arredo e l’uso di tessuti che riprendono i codici dell'interior design.
A seconda degli allestimenti, l’uso dell’Alcantara o della pelle con impunture a contrasto non serve solo all'estetica, ma trasmette una sensazione tattile di calore.
Sotto il rivestimento superficiale, i sedili nascondono uno strato di 15 mm di schiuma strutturata che evita l'effetto di "affossamento" tipico delle sedute troppo morbide, garantendo sostegno posturale anche dopo ore di viaggio.
Accanto alla comodità, il sistema di Ambient Lighting - illuminazione d’ambiente - definisce l’atmosfera desiderata a bordo: i punti luce discreti posizionati nei vani portaoggetti, nel tunnel centrale e lungo la plancia creano una luce soffusa che riduce l’affaticamento visivo durante la guida notturna.
Questa "bolla luminosa" esalta i volumi dell'abitacolo e aumenta la percezione di spazio e protezione, rendendo l'ambiente accogliente come una stanza ben illuminata.
Tutto a portata di mano
L’ottimizzazione dell’ergonomia sul Nuovo SUV C5 Aircross passa per una riprogettazione della console centrale, ora più pulita e razionale.
La seduta è alta per dominare la strada, ma qui è stata affinata per garantire che ogni comando sia dove il conducente si aspetta di trovarlo. Il nuovo posizionamento dello schermo da 10" è studiato per essere perfettamente in linea con lo sguardo, riducendo i movimenti della testa e permettendo di mantenere la massima concentrazione sulla guida. L'obiettivo è semplice: fare in modo che il conducente abbia tutte le informazioni davanti a sé e a portata di mano, in modo da poter guidare in tranquillità e ridurre lo stress, con l'ausilio di schermi digitali che offrono chiarezza e grafica accattivante.
Gamma completamente elettrificata
Per la prima volta anche 100% elettrico, Nuovo SUV C5 Aircross è disponibile in due versioni, la più equilibrata e accessibile Comfort Range, dotata di un motore da 210 CV / 157 kW abbinato a una batteria da 73 kWh, per un'autonomia di 520 km, e la Long Range, con motore da 230 CV/170 kW e una batteria da 97 kWh, presto ordinabile, che offrirà un’eccezionale autonomia di 680 km.
Non mancano Nuovo SUV C5 Aircross Hybrid 145 Automatic, la porta d'ingresso all'elettrificazione offerta a 28.900 euro, e Nuovo SUV C5 Aircross Plug-In Hybrid 195 Automat
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