Cosa fare a Roma nel weekend del 26 e 27 marzo

Ecco cosa fare nel weekend a Roma: cultura, cibo, shopping e arte.
Il Mercato Centrale Roma ospita una rassegna dedicata alla cultura giapponese tra cibo, laboratori artistici e talk: Konnichiwa, Mercato.
Qualche nuovo ristorante da provare? Quartino, enoteca con cucina a piazza Vittorio. Proprio di fronte ai rinnovati giardini Nicola Calipari.
Se avete voglia di fare shopping non perdete sabato e domenica il Green Market Festival alla Città dell’Altra Economia.
E poi non perdetevi Le Giornate Fai di Primavera con tanti tesori di Roma accessibili al pubblico in via eccezionale.
Questo e tanto altro. Per i più sportivi domenica si terrà la Maratona di Roma; per gli amanti dell’arte ha aperto in Prati Noema Gallery con una mostra dedicata alla fotografia contemporanea d’autore.
Vi raccontiamo tutti gli appuntamenti in programma per decidere come passare questo fine settimana. Di seguito i dettagli.
Cosa fare a Roma nel weekend del 26 e 27 marzo
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Ristoranti da provare
L’aria è quella di un bistrot francese, e in effetti dalla proposta dei vini si nota una certa predilezione per etichette provenienti dalla Borgogna e da Bordeaux. Et oui, per lo Champagne.
Ma siamo a piazza Vittorio Emanuele II – i cui giardini all’italiana sono stati di recente riqualificati dopo anni di abbandono e degrado – sotto i portici in stile umbertino del quartiere Esquilino, oggi scelto da registi come Paolo Sorrentino e Matteo Garrone per viverci e sempre più ambito per l’apertura di nuovi ristoranti.
Il nome non mente, Quartino: l’enoteca esiste già da una decina di anni ma è solo da qualche mese che Marco Wu (nato a Livorno da genitori cinesi e cresciuto a Roma) e il fratello Giacomo, già proprietari di Astemio a via Cavour 93, hanno deciso di aggiungere anche un’offerta gastronomica.
Dopo un intervento di restyling, curato da uno studio romano di interior design, la sala interna in stile Liberty accoglie quasi una trentina di coperti.
Si mangia tra gli scaffali in legno e acciaio dove trova spazio parte della cantina (il resto è al piano inferiore) composta da duemila etichette, selezionate dalla sommelier Jacqueline Margaret Capuzzi.
E con la primavera in arrivo sarà un piacere sedersi nello spazio esterno, proprio sotto i portici.
Il locale è aperto dalla colazione al dopocena (dietro al bancone cocktail bar è ricchissima selezione di Whiskey e Gin) ma sarebbe un peccato perdersi le proposte della cucina.
Premessa: si può scegliere di bere alla mescita, solo per citarne alcuni, Barolo di Conterno, Brunello di Montalcino Poggio di Sotto e Sassicaia di Tenuta San Guido oppure scegliere i vini in carta o direttamente dai ripiani tutt’attorno.
Tra gli antipasti ottimi il Tagliere di salumi e formaggi con selezione di Patanegra, Chorizo, Salame di Bradi Toscani, Prosciutto di Parma Sant’Ilario e il premiato Blu River dell’Oregon, e la Mozzarella di bufala con alici del Cantabrico.
Due i primi che meritano una particolare menzione, i Tonnarelli con guanciale e cipolla caramellata e i Tagliolini con ragù bianco e carciofi fritti. Ottima la Costata di manzo polacca, dall’intensa marezzatura che la rende molto saporita e morbida.
Per chiudere in dolcezza da non perdere il Tiramisù servito nella moka.
L’attenzione alle materie prime è primaria e il menu viene adattato in base alla stagionalità dei prodotti.
Indirizzo: piazza Vittorio Emanuele II 103. Orari: dal lunedì al sabato dalle 10.00 all’01.00.
Mostra fotografica
Si intitola “Roma” la mostra fotografica di Noema Gallery che ha scelto proprio la Capitale per aprire la sua prima sede permanente dopo un’esperienza temporary a Milano.
Fondata una decina di anni fa da Maria Cristina de Zuccato e Aldo Sardoni la galleria d’arte ha oggi trovato in Prati il suo spazio espositivo dove promuoverela fotografia contemporanea d’autore.
E per l’occasione sono 30 le opere selezionate, frutto del lavoro di diciotto fotografi – tra cui Roberto Polillo (foto in alto) - riunite sotto uno stesso leitmotiv: la riscoperta del valore del tempo.
Tra gli altri autori Alessandro Rizzi, Frédéric Fontenoy, Gianni Pezzani, Marco Girolami, Massimo Siragusa, Roberto Cotroneo, Marco Lanza, Sanda Vitorovic, Vladimir Seleznev, Andrea Jako Giacomini, Andrea Morucchio, Francesco Cubeddu, Matteo Guariso, Mikail Porollo, Edouard de Francisci e Aldo Sardoni.
Indirizzo: via Bu Meliana 4. Maggiori dettagli sul sito web.
Il festival
Da oggi fino a domenica, il Mercato Centrale Roma a Stazione Termini ospita il festival Konnichiwa, Mercato!, fortemente voluto dall’artigiano Akira Yoshida presente con la sua bottega Il ramen e i gyōza.
Una tre giorni alla scoperta della cultura nipponica attraverso produzioni artigianali, talk (tra cui quello intitolato “Voglio lavorare in Giappone”), esibizioni di arti marziali e workshop dedicati ai Dorayaki, al Ramen, agli Onigiri, all’Ikebana e alla Cerimonia del tè.
Tra gli espositori non mancheranno illustrazioni, manga, lampade, oggetti di ceramica giapponese, kimono e degustazioni.
Su tutte quelle incentrate sul Sakè - protagonista Shibata-ya Italy, costola italiana dell’azienda di Tokyo fondata oltre 80 anni fa con l’obiettivo di promuovere i migliori Sake giapponesi – e alla pregiata carne Wagyū a cui è stato creato un menu ad hoc.
Quella disponibile al Mercato sarà la Ozaki Beef, carne di manzo Kuroge allevati da Muhenaru Ozaki san che ha ottenuto un riconoscimento dalla Japanese Wagyū Association per i suoi metodi di produzione innovativi e la qualità dei suoi allevamenti.
Ozaki san attualmente è l’unico allevatore in Giappone che ha avuto l’autorizzazione a dare il proprio nome alla carne che produce, che in Italia viene distribuita esclusivamente da Wagyū Company.
Il programma e gli orari della rassegna sono disponibili alla pagina dedicata sul sito del Mercato Centrale.
Indirizzo: Via Giolitti 36.
Giornate Fai di Primavera
Sabato e domenica tornano le Giornate Fai di Primavera, organizzate in tutta la Penisola dal Fondo Ambientale Italiano in luoghi unici d'arte e natura solitamente chiusi al pubblico come chiese, giardini, palazzi storici e aree archeologiche.
Nella Capitale si sveleranno a turisti e romani l’Accademia dei Lincei a Trastevere, la Fondazione Marco Besso a Torre Argentina, il Mic – Ministero della Cultura in via del Collegio Romano, il Casino dell’Aurora Ludovisi tra il Pincio e il Quirinale, la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Monti e il Complesso ospedaliero San Giovanni Addolorata al Laterano.
Alcuni di questi sono aperti solo agli iscritti Fai ma la tessera di adesione può essere effettuata anche in loco.
Sul sito della manifestazione si possono consultare tutti gli altri siti nella provincia di Roma che aderiscono.
Il mercatino
Sabato e domenica torna l’appuntamento con l'artigianato sostenibile – oltre a yoga, trattamenti olistici, workshop, spettacoli presentazioni di libri, conferenze, laboratori per bambini, flower design, editoria indipendente, prodotti biologici a km0 e area food – del Green Market Festival alla Città dell’Altra Economia(ex mattatoio Testaccio).
Tutte le attività in programma sono disponibili online sulla pagina Facebook dedicata.
Orari dalle 10.00 alle 20.00; ingresso libero e pet friendly. Indirizzo: largo Dino Frisullo.
Maratona di Roma
Domenica torna la Maratona di Roma, la Acea Run Rome The Marathon con partenza e arrivo ai Fori Imperiali.
Il percorso di 42,195 chilometri toccherà alcuni degli angoli più significativi della città come piazza Venezia, il Circo Massimo, Castel Sant’Angelo, via della Conciliazione, il Foro Italico, piazza del Popolo, piazza di Spagna, piazza Navona e via del Corso.
Per i meno allenati è prevista anche una stracittadina più breve (5 chilometri) non competitiva e la possibilità di effettuare la staffetta correndo in quattro persone ciascuno 10 chilometri.
L’esperienza
All’Hotel Eden – 5 stelle lusso di Dorchester Collection in via Ludovisi 49 – questo sarà l’ultimo fine settimana per partecipare a un’esperienza da veri gourmet.
Sulla terrazza de Il Giardino Ristorante fino a giovedì 31 marzo, dalle 12.00 alle 22.00, nell’esclusivo pop up di Veuve Clicquot si può rivivere la prima spedizione della maison de Champagne da Reim a Roma del 1772.
Ecco allora che nelle due cabine firmate Veuve Clicquot, ispirate alle carrozze vintage di un treno che attraversa le montagne, gli ospiti si sentiranno come trasportati sulle Alpi.
Il tutto reso ancora più speciale dalla vista che si può godere dal rooftop dell’albergo.
Il menu, accompagnato da una selezione di Cuvée Veuve Clicquot, è firmato dall’Executive Chef di Hotel Eden Fabio Ciervo e propone piatti di ispirazione alpina come Fonduta Valdostana con patate; Canederli con consommé aromatizzato con abete; Stracotto di maiale, polenta taragna, funghi misti e tartufo nero e per concludere Strudel con mela annurca e rum invecchiato.
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Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la scelta

C’è una scelta che, durante le feste, ritorna con puntualità quasi rituale sulle nostre tavole: pandoro o panettone?
Apparentemente banale, questa preferenza divide gusti e abitudini familiari da generazioni, ma può essere letta anche come un piccolo segnale del nostro modo di vivere il Natale.
Al di là delle mode e delle infinite varianti artigianali, il dolce delle feste resta un simbolo potente; legato all’idea di comfort, tradizione e piacere condiviso.
Senza voler trasformare una scelta gastronomica in un test di personalità, è interessante osservare come la psicologia attribuisca al cibo un valore emotivo e identitario.
Preferire il pandoro o il panettone non svela i nostri segreti più nascosti, ma può raccontare qualcosa del nostro rapporto con la semplicità, la complessità e il bisogno di rassicurazione o di varietà, proprio nel periodo dell’anno in cui queste dinamiche emergono con più forza.
**Le 5 personalità che si trovano durante le vacanze di Natale: quale siete?**
Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la vostra scelta
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Se siete team pandoro
Chi è team pandoro spesso cerca nel Natale (e nel cibo) una forma di rassicurazione.
Il pandoro è lineare e senza sorprese: stesso sapore, stessa consistenza, stesso rituale ogni anno. Psicologicamente, questa scelta può riflettere una personalità che ama le cose chiare, riconoscibili, che funzionano senza troppe complicazioni.
Il pandoro piace a chi tende a preferire il comfort emotivo alla sperimentazione, a chi trova benessere nella ripetizione e nelle tradizioni così come sono. Non è una chiusura al nuovo, ma un bisogno di stabilità: in un periodo già carico di stimoli, impegni e aspettative, scegliere qualcosa di semplice diventa un modo per alleggerire.
È la scelta di chi nel Natale cerca una pausa dal rumore, più che un’esperienza da esplorare. Un dolce che non chiede di essere interpretato, ma solo gustato.
Se siete team panettone
Chi invece è team panettone tende ad avere un rapporto più fluido con la varietà e l’imprevisto.
Il panettone è stratificato, imperfetto, pieno di elementi diversi che convivono insieme: dolcezza, acidità, consistenze differenti. Non è mai identico a sé stesso, e forse è proprio questo il suo fascino.
Dal punto di vista psicologico, chi lo preferisce è spesso più aperto al cambiamento, meno infastidito dalle sfumature della vita e più attratto dalle esperienze complesse. Scegliere il panettone significa anche accettare ciò che non piace a tutti (uvetta e canditi) ma che fa parte del “pacchetto”. Un atteggiamento che racconta tolleranza, adattabilità e curiosità.
Il panettone è il dolce di chi vive le feste come un momento di convivialità vera, fatta di differenze che si incontrano. Di chi ama mescolare, provare, cambiare versione ogni anno. È la scelta di chi non cerca solo conforto, ma anche stimoli, storie, contaminazioni.
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Questi comportamenti quotidiani (apparentemente normali) peggiorano l'ansia senza che ce ne accorgiamo

Ci sono giornate in cui non sappiamo spiegare bene perché ci sentiamo irritabili, sotto pressione, come se il corpo corresse più veloce della testa. Spesso diamo la colpa al lavoro, ai ritmi frenetici della vita, ai colleghi anticipatici, al meteo o semplicemente al periodo dell’anno.
Può essere però che a contribuire a questa sensazione ci siano abitudini minuscole, talmente automatiche da non farci più caso.
Secondo diversi terapeuti, molte delle nostre routine quotidiane (dal modo in cui iniziamo la nostra gioranta al modo in cui usiamo lo smartphone) attivano il sistema nervoso senza che ce ne rendiamo conto. E così un po’ alla volta, giorno dopo giorno, contribuiscono a rafforzare quell'ansia, quella tensione di fondo costante che sembra arrivare “dal nulla” ma che in realtà ha radici molto concrete.
Niente allarmismi: la buona notizia è che, una volta identificate, queste micro-abitudini si possono correggere con piccoli cambiamenti sostenibili. E gli effetti sul benessere mentale possono essere sorprendenti.
**5 frasi da non dire mai a una persona ansiosa (e cosa dire invece)**
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Il telefono al risveglio, il multitasking continuo e quelle “micro-scosse” che attivano il sistema nervoso
Molti comportamenti che ci sembrano innocui sono, in realtà, tra i principali responsabili dell’ansia quotidiana.
Il primo della lista? Guardare il telefono appena svegli. Quello che sembra un gesto normale, controllare notifiche, messaggi, social, non dà al cervello il tempo di passare gradualmente dal sonno alla veglia. Al contrario, lo espone immediatamente a un flusso di informazioni, stimoli e richieste che attivano la risposta allo stress già dal primo minuto della giornata.
A questo si aggiunge il nostro stile di vita iper-veloce: multitasking costante, pause saltate, pasti mangiati in fretta o direttamente rimandati, riunioni che si accavallano, email che arrivano a raffica. Corpo e mente non hanno mai un vero momento per rallentare e ricalibrarsi. È la condizione perfetta per alimentare ansia, stress e irritabilità.
Anche i micro-stress ripetuti, come le notifiche del telefono o l’email che lampeggia sullo schermo del pc, hanno un impatto maggiore di quanto pensiamo. Funzionano come piccole scosse al cervello; brevi, ma continue. Il risultato? Il sistema nervoso resta in iper-attivazione, come se fosse sempre pronto a reagire a una minaccia, anche quando in realtà non c’è.
Non è un caso che molte persone raccontino di “non riuscire più a rilassarsi davvero”: il corpo rimane in modalità fight or flight anche mentre siamo seduti sul divano. Una condizione sottile, invisibile, ma che alimenta anisao a lungo termine.
Poco sonno, troppi schermi e una routine che non rispetta i ritmi naturali
Un altro fattore chiave è il sonno. Quando dormiamo troppo poco (o male) le aree del cervello che regolano le emozioni diventano più reattive. E così, ciò che in un giorno normale sarebbe un piccolo fastidio (una mail urgente, un imprevisto, una discussione) diventa un detonatore emotivo. Siamo più suscettibili, più stanchi, più vulnerabili allo stress.
Il problema è amplificato dal tempo passato davanti agli schermi, soprattutto nelle ore serali. La luce intensa del computer o della televisione comunica al cervello che “non è ancora ora di dormire”, interferendo con la produzione di melatonina e con la capacità di disattivare gradualmente il sistema nervoso. E quando andiamo a letto con lo smartphone in mano, portiamo con noi anche tutte le sue notifiche, informazioni e stimoli non elaborati. Il risultato? Un sonno meno profondo, più risvegli notturni e maggiore anisao al mattino.
Infine, c’è un elemento spesso sottovalutato: il sovraccarico decisionale. Tra lavoro, messaggi, social, email, appuntamenti, scadenze e notifiche, ogni giorno prendiamo centinaia di micro-decisioni. Questo crea un affaticamento mentale che il nostro sistema non è progettato per sostenere a lungo senza pause. E quando il cervello si sente “sovraccarico”, l'ansia trova terreno fertile.
Cosa possiamo fare per controllare e ridurre l'ansia
La buona notizia è che per ridurre l'ansia non servono cambiamenti drastici: spesso bastano piccoli aggiustamenti inseriti nella routine quotidiana.
Gli psicologi suggeriscono, ad esempio, di evitare di iniziare la giornata con il telefono in mano. Concedersi anche solo dieci o quindici minuti di “risveglio lento”, senza notifiche né stimoli digitali, aiuta il sistema nervoso a non attivarsi subito in modalità allerta.
Allo stesso modo, introdurre brevi pause durante la giornata (anche solo una manciata di secondi per fare stretching, chiudere gli occhi e fare un paio di respiri profondi) permette al corpo di ritrovare un ritmo più regolare e meno reattivo.
Un altro accorgimento utile riguarda le notifiche: limitarle significa ridurre quel flusso costante di micro-sollecitazioni che mantiene la mente in tensione.
Anche la gestione degli schermi serali può fare una grande differenza: tenere il telefono lontano dal viso o ridurre il tempo trascorso online prima di dormire aiuta il cervello a produrre melatonina e a prepararsi al riposo.
Infine, muoversi un po’ ogni giorno, anche per pochi minuti, contribuisce a sciogliere la tensione accumulata e a rimettere in circolo energie più equilibrate. È un modo semplice per ricordare al corpo che non deve restare sempre in modalità emergenza: può rallentare, respirare, ritrovare il proprio centro.
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Ecco il segreto per impacchettare i regali di Natale in 4 mosse

Impacchettare i regali di Natale per molti è un task più difficile e impegnativo che scegliere e comprare un pensiero per tutti.
Nonostante la sua apparente semplicità, l’idea di carta stropicciata, scotch visibile e fiocchi sbilenchi può mettere in crisi tutti, ma soprattutto gli amanti della precisione con poca dimestichezza coi lavoretti manuali.
La buona notizia però è impacchettare i regali di Natale in modo ordinato ed elegante non richiede talento artistico né materiali costosi, ma solo un po’ di metodo e qualche accorgimento pratico.
Con pochi passaggi mirati e un approccio più attento ai dettagli, anche il pacchetto più semplice può trasformarsi in una confezione curata e armoniosa, capace di valorizzare il regalo e di fare la una bellissima figura sotto l’albero, senza l’effetto improvvisato dell’ultimo minuto.
**5 trucchi per scrivere bigliettini di auguri di Natale originali (senza chiedere a ChatGPT)**
Come impacchettare i regali di Natale: i consigli da seguire passo dopo passo
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1. Scegliere carta e materiali (pochi, ma giusti)
Il primo errore quando si cerca di capire come impacchettare i regali è pensare che servano mille decorazioni. In realtà, meno materiali si usano, più il pacchetto risulta elegante.
La scelta della carta è fondamentale: meglio una carta leggermente più spessa, facile da piegare e meno soggetta a strapparsi. Le carte troppo sottili o lucide, invece, tendono a segnarsi subito e a rendere le pieghe imprecise.
Per andare sul sicuro, puntate su colori neutri o naturali (come carta kraft, bianco, verde bosco, rosso scuro) e abbinate un solo elemento decorativo: uno spago, un nastro in tessuto, un filo dorato. Anche materiali semplici come carta da pacchi e spago da cucina possono diventare molto chic se usati con coerenza.
2. Tagliare e piegare con precisione (il passaggio che fa la differenza)
Uno dei segreti di come impacchettare i regali bene è la precisione. Prima di tutto, misurate la carta appoggiando il regalo al centro e assicurandovi che i lati coprano completamente l’oggetto senza eccessi. Troppa carta rende difficile gestire le pieghe, mentre troppo poca vi costringerà a rattoppare all’ultimo minuto.
Quando piegate, fatelo con calma: passate il dito lungo i bordi per segnare le pieghe e ottenere linee nette. Anche i lati corti vanno chiusi con ordine, piegando prima verso l’interno e poi verso il centro.
Questo passaggio, spesso sottovalutato, è quello che trasforma un pacchetto “fatto in fretta” in uno visivamente pulito.
3. Chiudere bene (e nascondere lo scotch)
Un altro punto chiave di per impacchettare i regali di Natale alla perfezione è la chiusura. Lo scotch serve, ma non deve mai essere protagonista. Usatelo solo dove serve davvero e cercate di nasconderlo all’interno del pacchetto o sotto le pieghe. Se la carta è stata tagliata correttamente, basteranno pochissimi pezzetti.
Il resto del lavoro può farlo il nastro o lo spago: un giro semplice, un nodo ben stretto e magari un doppio passaggio intorno al pacchetto sono più che sufficienti.
Evitate fiocchi troppo grandi o complessi se non siete pratiche: un nodo pulito risulta sempre più elegante di un fiocco sproporzionato.
4. Il dettaglio finale che personalizza davvero il regalo
L’ultimo passaggio è quello che rende il pacchetto unico. Non serve esagerare: un solo dettaglio basta. Un bigliettino scritto a mano, un rametto di pino, una fettina d’arancia essiccata, un’etichetta in carta riciclata.
Il consiglio è di scegliere un dettaglio coerente con il resto del pacchetto e ripeterlo su tutti i regali: questo crea un effetto armonioso sotto l’albero e dà subito l’idea di cura e attenzione.
Alla fine, imparare come impacchettare i regali di Natale non significa puntare alla perfezione, ma dedicare qualche minuto in più a un gesto che parla di tempo e presenza. Ed è proprio questo, spesso, il regalo più bello da ricevere.
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Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, più comfort, più tecnologia

Chi è al volante, guida rilassato. I passeggeri a bordo, intanto, si godono il viaggio in classe extra-comfort. Un’alchimia perfetta, frutto delle qualità distintive del Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, comfort, tecnologia, sostenibilità e accessibilità, il tutto made in Europe, a Rennes, in Francia, nello storico stabilimento del marchio.
Se nel sovraffollato mercato dei SUV farsi notare non è facile, la nuova ammiraglia Citroën non passa di certo inosservata. Non è solo per il restyling estetico, è anche per quell’evoluzione di sostanza che ha portato la vettura verso un’idea di funzionalità e di utilizzo superiore. In un mercato dove spesso ci si concentra solo sulle prestazioni o sul design delle linee, infatti, Citroën punta sull'ergonomia.
Il risultato? Un SUV diverso da tutti gli altri, progettato per chi vive l’auto come un’estensione della propria casa, per chi affronta il traffico quotidiano o lunghi trasferimenti stradali e cerca un ambiente che "ammortizzi" non solo le buche, ma anche lo stress della giornata. Il modello è ideale per le famiglie, ma anche per il mercato B2B/fleet.
Design più maturo e scolpito
Rispetto alle linee arrotondate del passato, il Nuovo SUV Citroën C5 Aircross adotta un volto più deciso e aerodinamico. Il frontale è stato completamente ridisegnato, sono nuovi i fari a LED e altri dettagli eleganti che ne esaltano il carattere e fanno la differenza.
Un "tappeto volante"
Uno dei punti di forza della vettura è il sistema di sospensioni con smorzatori idraulici progressivi (Progressive Hydraulic Cushions®). In parole semplici? Significa che l’auto assorbe le buche e le irregolarità del terreno in modo fluido, regalando quella sensazione di "tappeto volante" tipica della tradizione Citroën.
Come nel salotto di casa
Se il design esterno cattura l’occhio, è l’abitacolo del Nuovo SUV C5 Aircross a convincere definitivamente chi cerca un’esperienza di guida decompressiva.
Citroën ha lavorato per trasformare l’interno in un vero e proprio "salotto". Il concetto di Sofa Design si traduce in sedute ampie e accoglienti, un’illuminazione ambientale estesa, la presenza di elementi d'arredo e l’uso di tessuti che riprendono i codici dell'interior design.
A seconda degli allestimenti, l’uso dell’Alcantara o della pelle con impunture a contrasto non serve solo all'estetica, ma trasmette una sensazione tattile di calore.
Sotto il rivestimento superficiale, i sedili nascondono uno strato di 15 mm di schiuma strutturata che evita l'effetto di "affossamento" tipico delle sedute troppo morbide, garantendo sostegno posturale anche dopo ore di viaggio.
Accanto alla comodità, il sistema di Ambient Lighting - illuminazione d’ambiente - definisce l’atmosfera desiderata a bordo: i punti luce discreti posizionati nei vani portaoggetti, nel tunnel centrale e lungo la plancia creano una luce soffusa che riduce l’affaticamento visivo durante la guida notturna.
Questa "bolla luminosa" esalta i volumi dell'abitacolo e aumenta la percezione di spazio e protezione, rendendo l'ambiente accogliente come una stanza ben illuminata.
Tutto a portata di mano
L’ottimizzazione dell’ergonomia sul Nuovo SUV C5 Aircross passa per una riprogettazione della console centrale, ora più pulita e razionale.
La seduta è alta per dominare la strada, ma qui è stata affinata per garantire che ogni comando sia dove il conducente si aspetta di trovarlo. Il nuovo posizionamento dello schermo da 10" è studiato per essere perfettamente in linea con lo sguardo, riducendo i movimenti della testa e permettendo di mantenere la massima concentrazione sulla guida. L'obiettivo è semplice: fare in modo che il conducente abbia tutte le informazioni davanti a sé e a portata di mano, in modo da poter guidare in tranquillità e ridurre lo stress, con l'ausilio di schermi digitali che offrono chiarezza e grafica accattivante.
Gamma completamente elettrificata
Per la prima volta anche 100% elettrico, Nuovo SUV C5 Aircross è disponibile in due versioni, la più equilibrata e accessibile Comfort Range, dotata di un motore da 210 CV / 157 kW abbinato a una batteria da 73 kWh, per un'autonomia di 520 km, e la Long Range, con motore da 230 CV/170 kW e una batteria da 97 kWh, presto ordinabile, che offrirà un’eccezionale autonomia di 680 km.
Non mancano Nuovo SUV C5 Aircross Hybrid 145 Automatic, la porta d'ingresso all'elettrificazione offerta a 28.900 euro, e Nuovo SUV C5 Aircross Plug-In Hybrid 195 Automat
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