10 impagabili vantaggi dell'essere single (che sia per scelta o per caso)

Essere single felici e soprattutto felici di esserlo è possibile: ecco le cose da tenere bene a mente per godersi lo stato sentimentale più free, leggero e comodo che esista
Passiamo gran parte della vita a cercare una dolce metà con cui condividerla, senza capire che quella più gustosa è la metà che abbiamo dentro: il nostro torsolo, insomma.
Solo chi è single convinto considera la massima “nessun uomo è un’isola” esattamente come il Ragionier Fantozzi considerava La corazzata Potëmkin.
Forse il poeta John Donne, a cui si deve la Cit. di cui sopra, non ha mai provato ad andare a Ibiza da solo perché, se l’avesse fatto, si sarebbe rimangiato quelle parole.
Benché la natura umana sia fatta strana e ci porti spesso a cercare ciò di cui abbiamo bisogno al di fuori di noi stessi, tutto quello che ci serve è nella nostra isoletta felice, quella in cui ogni tanto abbiamo bisogno di rifugiarci almeno per un po’ quando non siamo ad Ibiza a spassarcela.
Ecco 10 vantaggi da tenere presenti per essere single consapevolmente felici di esserlo.
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I single di solito sono più magri rispetto agli accoppiati
Un po’ perché devono mantenersi in forma poiché potenzialmente sempre a caccia, un po’ perché manca quella solidarietà dello sgarro tipica delle coppie che si mangiano la qualunque anche guardando il Meteo, fatto sta che chi non ha una dolce metà non ha nemmeno la ben più amara metà della ciccia di chi è accoppiato.
Chi è single viene solitamente salutato per nome all’ingresso della palestra, habitué com’è, mentre i fidanzati/sposati vedono raramente un posto adibito al fitness, preferendogli il ristorante All You Can Eat in cui passare quella che secondo loro è una serata romantica (a lume di candela ma non con il lume della ragione, se l’obiettivo è mangiare a più non posso).
Ascoltare se stessi, conoscersi meglio
Senza un partner che continua a parlarvi sotto, sopra, a destra e pure a sinistra, riuscirete finalmente ad ascoltare quella voce che sembrava assopita negli ultimi anni di frequentazioni amorose: il vostro io interiore.
Chiacchierate amabilmente con lui senza preoccuparvi di usare le parole giuste, senza temere che vi sfugga un “ti vedo ingrassato” e senza dovervi giustificare in loop.
Vedrete che sarà la migliore compagnia mai sperimentata fino a quel momento.
Avere più tempo per gli amici
Oltre all’ego, anche gli amici sono più considerati.
Finalmente liberi dalle briglie del “Mi trascuri per stare con i tuoi amici!” così come dai cortissimi guinzagli del “Non ho voglia di uscire se ci sono anche le tue amiche”, respirate a pieni polmoni quel senso di infinito che riesce a dare uno spiraglio di libertà.
Altro che Leopardi: se hai una siepe davanti che ti ostacola e non ti permette di uscire con gli amici, potala o addirittura sradicala e vai! In fondo lo sappiamo tutti che la siepe di Leopardi si chiamava in realtà Silvia.
Maggiore serenità mentale
Sembrerebbe scientificamente provato (come lo è ogni frase che incomincia con un tempo condizionale) che la mens sana abiti più nel corpo di chi è single.
Chi non è celibe/nubile ma ha una fede al dito e, cosa ancora più martellante per la mente, figli al seguito, non può quasi mai dirsi rilassato appieno.
La mente non sarà mai sgombra di pensieri perché le responsabilità sono maggiori, sia quelle nei confronti del coniuge sia soprattutto quelle verso la prole.
Chi non ha dolci metà che gli rubano le coperte di notte né dolci pargoli che gli rubano il sonno, può godersi di certo uno spirito ben più leggero. E un sonno nettamente più profondo.
Coltivare le proprie passioni
Se al vostro partner non va a genio la vostra passione o se, peggio ancora, al vostro partner va stretta l’idea che voi possiate avere passioni, sarà difficile che riusciate a continuare a giocare a calcetto il giovedì sera o ad andare per mercatini d’antiquariato nel week-end.
Tutto questo, invece, non vale nel regolamento della singletudine. Anzi: l’essere single non prevede nessunissimo regolamento.
Si può fare tutto quello che passa per la testa, in qualsiasi momento.
Dal prendere un aereo al volo per andare a vedere una mostra fuoriporta al saltare un pasto o farne due di seguito, non dovrete giustificare a nessuno le vostre scelte né tantomeno i vostri spostamenti.
Coltivate le vostre passioni con il miglior pollice che esista in natura: non quello verde ma quello libero!
Viaggiare da soli
Oltre a non dover rendere conto a nessuno circa gli spostamenti e i trasbordi aeroportuali, anche il viaggio in sé sarà un fantastico viaggio solo con sé!
Una delle cose più belle che un essere umano possa sperimentare è proprio il viaggiare leggeri, così leggeri da avere poco bagaglio ma soprattutto poche palle al piede.
Senza compagni di ventura, l’avventura sarà molto più eccitante inoltre l’esperienza sarà assaporabile appieno, scevra com'è di sostrati snaturanti di condivisione: quante volte avreste voluto godervi un tramonto senza che qualcuno al vostro fianco dicesse “Toh, che bel tramonto!”.
Godetevi i bei momenti senza che nessuno sottolinei lapalissianamente “Toh, che bel momento!”.
Andare al cinema da soli
Dopo il viaggiare in solitaria, una delle altre esperienze altamente benefiche è quella di andare al cinema o, in generale, guardare un film da soli.
Anche in questo caso, potrete assaporare l’intera avventura sullo schermo senza che qualcuno di fianco continui a sottolinearne pregi e difetti.
E soprattutto senza che vi si ponga la tipica domanda del partner poco attento, quello che - dopo 72 minuti di film - vede sullo schermo il protagonista in primo piano e vi chiede “E quello chi è?”.
Godersi una cena a lume di candela con se stessi
Sempre per il filone “Godersi le cose belle della vita da soli”, dopo l’arte dell’arrangiarsi in viaggio e la settima arte tocca alla tela più gustosa che ci sia: quella culinaria.
Gustarsi un manicaretto senza che il vostro tavolo sia occupato da un’altra persona sarà totalmente diverso che farlo in compagnia di commensali.
Le vostre papille gustative riusciranno ad anatomizzare ogni nota olfattiva, la sapidità o la dolcezza di qualsiasi ingrediente segreto con cui lo chef ha amalgamato il piatto.
Ma anche il kebab sarà molto ma molto ma molto più buono, soprattutto senza qualcuno che vi dice “Posso mangiare anche le tue patatine?”.
Non dovere sempre giustificarsi
Una delle pratiche più snervanti dei fidanzati/sposati è quella del continuo doversi giustificare.
Un vero triathlon di multigiustificazioni che a volte si tramuta addirittura nelle Olimpiadi del “Ti spiego”.
I single, invece, possono godersi a bordocampo questo spettacolo per loro spassosissimo.
È ogni giorno in cartellone, basta recarsi in qualsiasi ristorante, vagone della metro, bar, Spa o negozio: troverete di certo una coppia di mattatori che faranno i matti per un messaggio trovato nel cellulare di lui o lei.
Tenere l’ordine o il disordine che si vuole
All’ordine del giorno, nel menù delle prelibatezze monoporzione, c’è anche il piatto forte del vivere la casa (così come l’abitacolo dell’auto, per dire) come meglio si crede e si vuole.
Ordine maniacale o disordine pazzesco, interior design minimal o stile da bazar di quelli strabordanti: chi vive da solo può scegliere come meglio crede farlo e farlo. Punto.
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Ecco il vero motivo del perché gli ex tornano a Natale

Ogni anno, puntualmente, succede la stessa cosa: nel periodo delle feste gli ex tornano a farsi sentire.
Un messaggio inatteso, un nome che non vedevate comparire da mesi, o addirittura anni, riappare sullo schermo. Un messaggio breve, apparentemente innocuo. Eppure basta quello per scombussolare tutto.
Se vi è successo almeno una volta, sappiate che non siete sole. Il periodo delle feste è da sempre il momento preferito dagli ex per tornare a farsi vivi. Non è una coincidenza, né un segnale misterioso del destino: è una dinamica emotiva molto più comune (e spiegabile) di quanto sembri.
**Cosa fare (e non fare) quando un ex torna a farsi sentire**
Il Natale come detonatore emotivo
Il Natale è un acceleratore di emozioni. È il periodo dell’anno in cui rallentiamo, stacchiamo dalla routine e ci ritroviamo (volenti o nolenti) a fare dei bilanci. Le luci, le tradizioni, i rientri a casa, le domande scomode dei parenti e il confronto continuo con le vite altrui creano un mix emotivo potente.
In questo contesto, anche chi durante l’anno appare risolto e distaccato può sentirsi improvvisamente più vulnerabile. La solitudine pesa di più, i silenzi si fanno più rumorosi e il passato torna a bussare con insistenza.
** A Natale sono tutti più tristi? La psicologa spiega perché **
Scrivere a un’ex diventa allora un gesto impulsivo, quasi automatico: una scorciatoia emotiva verso qualcosa di conosciuto.
Perché gli ex tornano a Natale?
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Opzione 1: il fattore nostalgia
Uno dei motori principali dei messaggi natalizi degli ex è la nostalgia. Ma non una nostalgia neutra: una nostalgia selettiva. La mente tende a conservare i ricordi positivi e a sfumare quelli dolorosi, soprattutto quando è immersa in un clima emotivo come quello delle feste.
Così, relazioni che erano faticose o sbilanciate vengono rilette con un filtro più morbido. Si ricordano le risate, i momenti di complicità, i gesti gentili. Molto meno le incomprensioni, le mancanze, le ragioni per cui quella storia è finita. Il Natale, con il suo carico simbolico, amplifica questa distorsione: tutto sembra più dolce, più significativo, più “riparabile”.
Opzione 2: la solitudine
C’è poi un altro fattore, meno romantico ma altrettanto determinante: il bisogno di sentirsi desiderati. Durante le feste, quando intorno a noi sembra che tutti abbiano qualcuno con cui brindare, il confronto può diventare pesante. Anche chi è stato l’artefice della rottura può sentire il bisogno di una conferma.
Scrivere a un’ex è facile. È una persona che ci conosce già, che sa come eravamo, che rappresenta un’intimità pronta all’uso. Spesso dietro quel messaggio non c’è un progetto, né una reale volontà di tornare insieme, ma il desiderio di non sentirsi soli in un momento carico di aspettative emotive.
Quando arriva il messaggio: come leggerlo (e come rispondere)
Il punto cruciale non è tanto perché gli ex tornano a farsi sentire a Natale, ma cosa succede a noi quando quel messaggio arriva. Prima di rispondere, vale la pena fermarsi e chiedersi: che effetto mi fa davvero? Mi dà serenità o riapre ferite che pensavo chiuse?
Non ogni messaggio natalizio è una dichiarazione d'amore, e non ogni messaggio merita una risposta immediata. Ricevere un messaggio non significa dover rimettere una vecchia relazione in discussione.
A volte, il gesto più sano è prendersi tempo. Non per punire, ma per capire se quelle parole aggiungono veramente qualcosa al vostro presente o se invece lo complicano e basta.
E poi reagire di conseguenza.
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Se l’amore diventa routine cambiate questo (e non partner)
Succede anche nelle relazioni più forti e stabili: le giornate scorrono tutte uguali, i messaggi diventano automatici, le cene si assomigliano una all'altra. Non siete infelici, ma nemmeno davvero entusiaste.
Non è che l’amore sia finito: è che è diventato routine.
Questo però non significa necessariamente che ci sia una crisi di coppia. A volte è solo un segnale: non di rottura, ma di immobilità. È il segnale che forse è arrivato il momento di cambiare qualcosa.
Non la persona accanto a voi, ma il modo in cui state insieme.
La routine in amore non è la fine (finché non diventa automatismo)
La routine, di per sé, non è un problema. Anzi. È ciò che rende una relazione sicura, affidabile, abitabile nel tempo. Sapere cosa aspettarsi dall’altro, condividere abitudini, sentirsi “a casa” è una base sana.
Il punto critico arriva quando tutto diventa automatico. Quando i gesti non sono più scelti ma ripetuti, quando le attenzioni esistono ma senza intenzione, quando le domande (anche le più banali tipo “com’è andata la giornata?”) vengono fatte senza ascoltare davvero la risposta.
È lì che la routine smette di essere contenitore e diventa inerzia. Non fa rumore, non crea scosse, ma spegne lentamente la curiosità. E senza curiosità, anche l’amore più solido rischia di appiattirsi.
Se vi sembra di essere in una situazione di stallo nella vostra relazione, allora i seguenti consigli vi aiuteranno a porre rimedio.
**4 trucchi per ravvivare la vita di coppia e scongiurare la noia**
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Come riconoscere la routine in amore
Uno degli errori più comuni è confondere lo stallo emotivo con una crisi di coppia. In realtà, i segnali sono molto più sottili e quotidiani. Vi sentite più coinquiline che partner, parlate soprattutto di organizzazione e impegni, fate progetti perché “si è sempre fatto così”.
Magari non litigate quasi più. Ma non perché tutto vada bene: semplicemente perché non avete più voglia di affrontare certi discorsi. Le piccole cose iniziano a infastidirvi più del dovuto, mentre quelle belle non sorprendono più.
Non sono campanelli d’allarme da ignorare né red flag da drammatizzare. Sono segnali di immobilità emotiva, che indicano che la relazione ha bisogno di movimento, non di una fine.
Perché pensiamo che, senza passione, l’amore sia finito
Siamo cresciute con l’idea che l’amore debba essere sempre intenso e travolgente. Film, serie tv e social ci raccontano una versione dell’amore fatta di picchi continui, di scintille costanti, di storie che non conoscono pause.
La realtà è diversa. La passione non scompare, ma cambia forma. Non è più adrenalina pura, ma presenza, scelta e attenzione. Il problema nasce quando continuiamo a confrontare il presente con l’inizio della relazione, come se fosse l’unico parametro valido.
Così, invece di chiederci cosa possiamo nutrire oggi, restiamo bloccate a rimpiangere quello che eravamo. E perdiamo di vista quello che potremmo diventare.
**Come mantenere viva la passione nella coppia? 4 consigli salva-relazione**
La domanda giusta da farsi (insieme)
Quando l’amore sembra diventato routine, la domanda da farsi non è “lo amo ancora?”. Spesso, infatti, la risposta è sì. La domanda più utile allora è un’altra: stiamo crescendo insieme o stiamo solo andando avanti?
Cambiare qualcosa dentro una relazione non è un fallimento, bens' un atto di cura. Significa riconoscere che anche l’amore, come le persone, ha bisogno di essere aggiornato e ripensato.
Perché una relazione non si salva, ma si coltiva giorno dopo giorno.
**Come capire se una relazione non è più giusta per voi**
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Ecco il motivo psicologico per cui restiamo in relazioni che non funzionano più

Ci sono relazioni che non funzionano da tempo, eppure restiamo.
Restiamo anche quando non siamo più felici, quando i silenzi fanno più rumore delle parole, quando ci sentiamo più soli dentro un abbraccio che fuori. Restiamo e intanto ci raccontiamo che è per amore, per i figli, per paura di ricominciare.
Ma spesso non è per nessuna di queste ragioni. Restiamo perché speriamo, inconsapevolmente, di aggiustare qualcosa che si è rotto molto tempo fa.
**Come capire se una relazione non vi rende felici (anche quando sembra funzionare)**
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Le dinamiche del passato condizionano le dinamiche del presente
Ognuno di noi porta nelle relazioni adulte le dinamiche che ha vissuto da bambino in famiglia; come è stato amato e come ha visto amarsi i propri genitori.
Si porta con sé le mancanze, gli sguardi che non ha ricevuto, l’amore condizionato — quello che dovevi meritarti con il comportamento giusto, la versione “buona” di te.
Così da adulti, senza rendercene conto, cerchiamo di riscrivere quella storia.Scegliamo persone che ci ricordano proprio chi non ci ha saputo amare, e proviamo, con loro, a ottenere finalmente ciò che non abbiamo avuto allora.
È come se l’inconscio dicesse: “Se questa volta ce la faccio, se riesco a farmi scegliere da qualcuno come lui o come lei, allora guarirò”.
E così restiamo.
Restiamo anche quando ci sentiamo invisibili, anche quando ogni discussione diventa una guerra fredda, anche quando il rispetto si è perso per strada. Restiamo perché se andassimo via, dovremmo guardare in faccia il fallimento del nostro tentativo di guarigione.
E allora preferiamo restare in un dolore conosciuto, piuttosto che affrontare un vuoto nuovo.
Ma non si guarisce dove ci si è feriti. Restare nelle relazioni che non funzionano più sperando che diventino la cura è come cercare di medicare una ferita con ciò che l’ha provocata.
Il presente non aggiusta il passato: lo ripete.
E mentre cerchiamo di sistemare l’altro, finiamo per trascurare ancora noi stessi - come abbiamo imparato a fare da bambini, quando per sopravvivere bisognava essere “bravi”, adattarsi, capire tutto prima, anche il non detto.
La verità è che certe relazioni non si aggiustano perché non nascono per funzionare: nascono per insegnarci dove fa male. E quel dolore, una volta riconosciuto, non va negato o ignorato, ma attraversato.
Capire perché restiamo è il primo passo per smettere di restare. Non per diventare più forti o più cinici, ma per diventare più liberi.
Guarire, in fondo, non è riuscire a farsi amare da chi non può o non sa farlo. È smettere di cercare in un altro la prova del proprio valore. È restare dove l’amore non chiede di essere dimostrato, ma semplicemente vissuto.
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Come capire se una relazione non vi rende felici (anche quando sembra funzionare)

Può capitare che in una relazione non ci siano particolari problemi: non ci sono litigi, crisi evidenti o grandi drammi. Eppure, qualcosa non va.
È come se la vostra energia fosse spenta, come se la spontaneità avesse perso intensità e alcune parti di voi fossero rimaste indietro senza un motivo preciso. Succede più spesso di quanto si pensi: tutto sembra “a posto”, ma dentro si percepisce una sottile sensazione di blackout emotivo.
È una sensazione che molte persone vivono senza riuscire a darle un nome, perché “sulla carta” è tutto a posto: la relazione funziona, c’è affetto, c’è routine, c’è stabilità. Ma non sempre questo basta a far sentire vivi.
Qui proviamo a raccontare proprio quella zona intermedia e difficile da definire, dove i segnali non sono immediatamente riconoscibili, ma parlano comunque di qualcosa che merita attenzione.
**“Se mi amassi davvero…”: 6 frasi per capire se lui vi sta manipolando**
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Quando non succede nulla… ma non vi sentite più voi stesse
Le relazioni non diventano difficili solo quando scoppiano i conflitti. A volte la fatica arriva quando tutto procede in modo apparentemente tranquillo, ma voi avete la sensazione di non riconoscervi più.
È una forma di cambiamento lento, che si manifesta quando iniziate a fare meno cose che vi fanno brillare gli occhi, a parlare meno di ciò che amate, a chiudere un occhio un po’ più spesso per evitare discussioni inutili. Magari vi scoprite meno spontanee, più controllate, più attente a non disturbare che a condividere.
E mentre all’esterno tutto sembra “normale”, dentro qualcosa vi dice che la vostra energia emotiva non scorre più come prima. È quel tipo di stanchezza che non viene dalla giornata pesante o dalla mancanza di sonno, ma dal sentirvi un po’ più piccoli di come eravate. Una forma di adattamento che vi costa più di quanto vi restituisca.
I piccoli segnali che non sembrano segnali
Quando una relazione inizia a togliere più di quanto dà, di rado lo fa in modo evidente. Spesso tutto avviene in una serie di dettagli: piccole rinunce quotidiane che sembrano irrilevanti, ma che nel tempo costruiscono una distanza tra chi eravate e chi siete diventati.
Capita, ad esempio, di trovarsi a parlare meno dei propri sogni perché non si percepisce entusiasmo dall’altra parte. Oppure di sentire che ogni discussione potenziale va evitata, così da non introdurre tensioni che sembrano sempre troppo grandi per essere affrontate.
Con il passare dei mesi questa dinamica diventa quasi automatica. La voce si abbassa, i desideri si riducono, la spontaneità lascia spazio alla prudenza. Persino il corpo manda segnali: meno energia, meno iniziativa, meno voglia di condividere momenti che un tempo sarebbero stati fonte di piacere. E non perché la relazione sia “sbagliata”, ma perché la somma delle piccole cose può finire per erodere la vitalità emotiva più di quanto ci si accorga.
Quando ci si accorge che stanno cambiando i propri desideri
Il desiderio è uno dei primi elementi a risentire di una relazione che non nutre. E qui non si parla soltanto di desiderio sessuale, ma di quella forza interna che dà direzione alla vita: i piccoli progetti personali, le idee nuove, le scelte che fanno brillare gli occhi.
Se tutto questo sembra spento, se non si prova più entusiasmo per ciò che prima vi faceva saltare di gioia, forse è il momento di cercare di capire cosa sta succedendo.
A volte si tratta di un semplice periodo di stanchezza, ma altre volte ciò che si riduce non è la voglia di fare, ma la percezione di potersi permettere di esistere pienamente dentro la relazione. Quando i desideri si appiattiscono, quando i momenti di gioia diventano più rari, quando ci si sorprende a mettere in pausa parti importanti di sé “per il bene della coppia”, il punto non è trovare un colpevole, ma capire come recuperare spazio per la propria autenticità.
È davvero la relazione… o è un momento della vita?
La domanda più difficile, e spesso anche la più importante. Non sempre una sensazione di “spegnimento” è legata al partner: lo stress del lavoro, la famiglia, la salute mentale, la fatica accumulata possono trasformare anche la relazione più sana in un luogo di minor energia. Vale la pena chiedersi se, al di fuori della vita di coppia, si prova la stessa sensazione.
Ciò che può aiutare a fare chiarezza è una domanda semplice ma rivelatrice: con questa persona ci sentiamo più noi stessi o meno noi stessi?
Perché le relazioni sane non cancellano i momenti difficili, ma li attraversano creando spazi di sostegno e non di ulteriore fatica. A volte parlarne con sincerità permette di aprire una porta nuova dentro la coppia; altre volte rivela che il malessere non ha a che fare con la storia ma con il periodo della vita.
Cosa fare se non vi riconoscete più
Accorgersi di essersi un po’ spenti non significa dover chiudere una relazione. Significa, piuttosto, prendersi cura di ciò che si prova, senza minimizzarlo.
Recuperare spazi solo per sé può essere un primo passo: un corso, un'amica da rivedere, un hobby messo in pausa, un po' di tempo di qualità con la propria interiorità. Condivisione e autonomia, nelle relazioni, crescono insieme.
Parlarne con il partner – con calma, senza accuse – può essere un momento prezioso: l’altro non può intuire ciò che non viene espresso. E se serve un confronto esterno, amici di fiducia o un percorso psicologico possono dare strumenti utili.
Qualunque sia il percorso successivo, una cosa resta vera: l’amore che fa bene è quello che permette di espandersi, non di rimpicciolirsi. È quello che accende, non quello che spegne. E nessuna relazione dovrebbe mai privare della possibilità di sentirsi pienamente vivi.
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