«Ci siamo lasciati ma lo penso sempre»: 9 trucchi per togliersi un pensiero fisso

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Ci siamo lasciati ma lo penso sempre: che si tratti di amore o di un altro pensiero assillante, per farlo smettere ci sono 9 trucchi psicologici infallibili

Continuate a pensare troppo, vi arrovellate tra ricordi belli quanto indelebili e torti subiti a cui avreste vovuto dare seguito due anni fa?

Quando ci si lascia, ma non solo, i pensieri non ci lasciano vivere e continuano a tenerci ancorati a quello che vorremmo invece lasciare andare.

Non temete: i pensieri si possono pilotare e fare scemare.

Non dobbiamo esserne soggiogati a vita, anzi. Basta attuare qualche trucchetto psicologico.

Ecco alcuni consigli pratici per smettere di arrovellarsi sempre sullo stesso pensiero.

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Date un "appuntamento orario" ai pensieri

La prima cosa che verrebbe in mente per risolvere il problema del troppo pensare è non pensarci.

Ma creare un diversivo, una distrazione per liberarsi dalla stretta e da quel circolo vizioso che possono diventare i pensieri ripetitivi è una buona cosa solo in un secondo momento.

Prima dobbiamo ritrovarci faccia a faccia con le nostre ossessioni mentali. Come? Esattamente come quando vogliamo chiarirci con una persona che ci sta assillando. Le diamo appuntamento.

Fate lo stesso con i vostri pensieri.

Dedicategli una fascia oraria, tipo dalle 18 alle 19 (dopo il lavoro) oppure la mattina presto, dalle 7 alle 8 mentre vi preparate per uscire.

In quei 60 minuti pensate intensamente a ciò che vi preoccupa e vi attanaglia.

L’idea di avere una parentesi temporale giornaliera (o settimanale) è una soluzione che vi salverà dall'overthinking.

Ogni volta che vi verrà in mente quel pensiero, infatti, dovrete solo rimandare l’appuntamento all’ora prestabilita.

E vedrete che dopo un po’ annullerete gli appuntamenti perché in quel momento avrete di meglio da fare.

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Scrivere i pensieri

Pensare nella mente silente può avere un un’eco rintronante che a lungo andare sfinisce.

Provate a mettere nero su bianco i pensieri che vi ronzano in testa. Vedrete che il problema acquisterà contorni diversi, molto più semplici, lineari e meno spaventosi di come apparivano nella mente.

In testa infatti tutto viene amplificato mentre se scriverete il pensiero, traducendolo in inchiostro su carta, molto probabilmente risulterà meno arzigogolato, importante e minaccioso di quello che credevate.

Potete fare anche una lista dei pensieri ricorrenti, in stile lista della spesa, attaccarla al frigorifero e ogni tanto controllarla. Vedrete che di settimana in settimana ne depennerete qualcuno.

Anche il diario dei pensieri è un buon modo per archiviare tutto su carta e fare finalmente spazio in testa. Una specie di back-up per cui sarete tranquilli e vi verrà spontaneo liberare la mente.

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Ripetere i pensieri ad alta voce

Se non volete scrivere, basterà ripetere i pensieri ad alta voce.

Se siete soli, diteli allo specchio oppure a voi stessi senza bisogno del riflesso: esprimere i pensieri e le idee ad alta voce aiuterà a districare i pensieri troppo aggrovigliati e dopo un po' vi stuferete di sentirvi parlare sempre dello stesso argomento.

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Cantate nella mente

Volete un modo efficacissimo per impedire ai pensieri di affiorare? Cantate nella mente!

Un testo divertente, la vostra canzone preferita che sapete a memoria, una canzoncina che amavate particolarmente da bambini: ogni parola in musica andrà bene.

In realtà qualsiasi cosa di mnemonico, dalle poesie alle preghiere fino ai mantra, aiuta a tenere la mente occupata e a non fare emergere nessun pensiero.

Tuttavia un testo che ripeterete nella mente con l’ausilio della melodia è più probabile che funzioni immediatamente, con l’effetto di pulizia profonda mentale da qualsiasi preoccupazione.

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Immergetevi nella natura

La natura, il verde, gli alberi e l’erba sono un antidoto perfetto per chi pensa troppo.

Fare un’escursione in un bosco o anche una semplice passeggiata nel parco cittadino vi aiuterà a lavare la mente.

I pensieri assillanti spariscono grazie all’ossigenazione mentale che il verde produce in noi.

Il cinguettio degli uccelli, le nuvole che si muovono spostate dal vento e il fruscio delle foglie ci ancora al presente, facendoci vivere l’attimo e spazzando via i pensieri.

Inoltre osservare le nuvole che si dissolvono in cielo aiuta a capire che lo stesso vale anche per i pensieri: si formano, rimangono lì per un po' e poi se ne vanno da soli. Basta un soffio, sia per una nuvola sia per un pensiero.

Il massimo per la riduzione al minimo del pensare assillante sarebbe passeggiare in un prato a piedi nudi: la sensazione dell’erba umida e il contatto con la terra permette di ancorarsi ancora di più alla realtà.
A tornare letteralmente con i piedi per terra!

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Meditate

Qualunque tipologia andrà bene ma le più efficaci si dimostrano quelle mirano a fare risvegliare i sensi e ad “accorgersi” del momento presente.

Dal training autogeno alla mindfulness, ogni tipo di meditazione basato su respiro, tatto e sensazioni corporee è auspicabile.

Basterà anche solo guardarsi le mani, soffermarsi sui polpastrelli, notarne la forma, i dettagli, le peculiarità.

Ogni azione legata al risveglio di un senso aiuta a fare sparire i pensieri.

Osservare, toccare, annusare, ascoltare, degustare… Sperimentate qualcosa come se fosse la prima volta.

Tornando al respiro, proprio l’inspirazione e l’espirazione sono una potente ancora con l’hic et nunc, il qui e ora. Anche ascoltare il proprio battito cardiaco aiuta a “risvegliarsi” nella realtà e a non lasciarsi vorticare nel circolo vizioso dei pensieri assillanti.

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Fate esercizio fisico

Se la meditazione tende a pulire la mente, l’esercizio fisico ha una duplice azione: pulisce il corpo e deterge pure la mente.

Ormai è assodato che lo sport in qualsiasi sua forma e declinazione sia benefico. Ma molti sottovalutano i benefici mentali, soffermandosi solamente su quelli fisici.

Eppure fare jogging, andare in bicicletta, fare pilates o anche ballare non solo tonificano cosce e side B: rassodano anche la testa!

Le endorfine che il movimento fisico fa produrre all’organismo sono attivatori di un benessere profondo.

Inoltre la fatica, il battito cardiaco aumentato e il respiro potenziato faranno dissolvere i pensieri.

La concentrazione andrà tutta sulle sensazioni fisiche, impedendo a congetture, idee e ruminazioni assillanti di affiorare.

Tra gli sport migliori in questo senso, spiccano il nuoto e la corsa. Una bella nuotata allontana qualsiasi volo pindarico della testa. Sarà anche per via dell’effetto cullante dell’acqua che ha qualcosa di ancestrale: ci riporta forse a una dimensione e a un tempo in cui i pensieri non esistevano, ossia nel ventre materno.

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Incominciate un nuovo hobby

Dal ricamo alla ceramica fino all’origami, qualsiasi passatempo che implichi una buona dose di manualità sarà l’ideale.

Se siete alle prime armi, meglio ancora: i principianti avranno un livello di concentrazione più elevato che terrà a bada i pensieri.

Perché quando ci approcciamo ad attività per noi sconosciute, non possiamo attivare il cosiddetto “pilota automatico”, quello che spesso agisce al posto nostro mentre noi ci scervelliamo tra pensieri sciocchi e inutili. Perdendoci tantissime occasioni di goderci il presente. Perché i pensieri sono legati sempre al passato (quando rimuginiamo) o al futuro (quando siamo in preda all’ansia).

Un nuovo hobby terrà concentrati sul processo e sui risultati. E a vivere il momento.

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Leggete

Leggere non solo aiuta a diventare più intelligenti. Aiuta anche a pensare meno.

Sembra un controsenso ma invece non lo è: focalizzandosi sui pensieri di altre persone, sia dei personaggi sia dell’autore che ha scritto quelle pagine, tratterrà il lettore dal pensare troppo a sé e ai propri problemi.

Una buona lettura è un momento di evasione con cui potrete sperimentare esperienze inedite, vivere nuove vite. E provare nuovi pensieri, diversi da quelli che vi ronzano continuamente in testa.

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Ecco il vero motivo del perché gli ex tornano a Natale

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Gli ex tornano a Natale per motivi emotivi ben precisi, che raramente hanno a che fare con l’amore o con veri sentimenti: ecco come reagire

Ogni anno, puntualmente, succede la stessa cosa: nel periodo delle feste gli ex tornano a farsi sentire.

Un messaggio inatteso, un nome che non vedevate comparire da mesi, o addirittura anni, riappare sullo schermo. Un messaggio breve, apparentemente innocuo. Eppure basta quello per scombussolare tutto.

Se vi è successo almeno una volta, sappiate che non siete sole. Il periodo delle feste è da sempre il momento preferito dagli ex per tornare a farsi vivi. Non è una coincidenza, né un segnale misterioso del destino: è una dinamica emotiva molto più comune (e spiegabile) di quanto sembri.

**Cosa fare (e non fare) quando un ex torna a farsi sentire**

Il Natale come detonatore emotivo

Il Natale è un acceleratore di emozioni. È il periodo dell’anno in cui rallentiamo, stacchiamo dalla routine e ci ritroviamo (volenti o nolenti) a fare dei bilanci. Le luci, le tradizioni, i rientri a casa, le domande scomode dei parenti e il confronto continuo con le vite altrui creano un mix emotivo potente.

In questo contesto, anche chi durante l’anno appare risolto e distaccato può sentirsi improvvisamente più vulnerabile. La solitudine pesa di più, i silenzi si fanno più rumorosi e il passato torna a bussare con insistenza.

** A Natale sono tutti più tristi? La psicologa spiega perché **

Scrivere a un’ex diventa allora un gesto impulsivo, quasi automatico: una scorciatoia emotiva verso qualcosa di conosciuto.

Perché gli ex tornano a Natale? 

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Opzione 1: il fattore nostalgia

Uno dei motori principali dei messaggi natalizi degli ex è la nostalgia. Ma non una nostalgia neutra: una nostalgia selettiva. La mente tende a conservare i ricordi positivi e a sfumare quelli dolorosi, soprattutto quando è immersa in un clima emotivo come quello delle feste.

Così, relazioni che erano faticose o sbilanciate vengono rilette con un filtro più morbido. Si ricordano le risate, i momenti di complicità, i gesti gentili. Molto meno le incomprensioni, le mancanze, le ragioni per cui quella storia è finita. Il Natale, con il suo carico simbolico, amplifica questa distorsione: tutto sembra più dolce, più significativo, più “riparabile”.

Opzione 2: la solitudine

C’è poi un altro fattore, meno romantico ma altrettanto determinante: il bisogno di sentirsi desiderati. Durante le feste, quando intorno a noi sembra che tutti abbiano qualcuno con cui brindare, il confronto può diventare pesante. Anche chi è stato l’artefice della rottura può sentire il bisogno di una conferma.

Scrivere a un’ex è facile. È una persona che ci conosce già, che sa come eravamo, che rappresenta un’intimità pronta all’uso. Spesso dietro quel messaggio non c’è un progetto, né una reale volontà di tornare insieme, ma il desiderio di non sentirsi soli in un momento carico di aspettative emotive.

Quando arriva il messaggio: come leggerlo (e come rispondere)

Il punto cruciale non è tanto perché gli ex tornano a farsi sentire a Natale, ma cosa succede a noi quando quel messaggio arriva. Prima di rispondere, vale la pena fermarsi e chiedersi: che effetto mi fa davvero? Mi dà serenità o riapre ferite che pensavo chiuse?

Non ogni messaggio natalizio è una dichiarazione d'amore, e non ogni messaggio merita una risposta immediata. Ricevere un messaggio non significa dover rimettere una vecchia relazione in discussione.

A volte, il gesto più sano è prendersi tempo. Non per punire, ma per capire se quelle parole aggiungono veramente qualcosa al vostro presente o se invece lo complicano e basta.

E poi reagire di conseguenza.

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Se l’amore diventa routine cambiate questo (e non partner)

Quando l’amore entra nella routine quotidiana può sembrare spento, ma spesso è solo una fase: ecco come riconoscerla e affrontarla

Succede anche nelle relazioni più forti e stabili: le giornate scorrono tutte uguali, i messaggi diventano automatici, le cene si assomigliano una all'altra. Non siete infelici, ma nemmeno davvero entusiaste.
Non è che l’amore sia finito: è che è diventato routine.

Questo però non significa necessariamente che ci sia una crisi di coppia. A volte è solo un segnale: non di rottura, ma di immobilità. È il segnale che forse è arrivato il momento di cambiare qualcosa.

Non la persona accanto a voi, ma il modo in cui state insieme.

La routine in amore non è la fine (finché non diventa automatismo)

La routine, di per sé, non è un problema. Anzi. È ciò che rende una relazione sicura, affidabile, abitabile nel tempo. Sapere cosa aspettarsi dall’altro, condividere abitudini, sentirsi “a casa” è una base sana.

Il punto critico arriva quando tutto diventa automatico. Quando i gesti non sono più scelti ma ripetuti, quando le attenzioni esistono ma senza intenzione, quando le domande (anche le più banali tipo “com’è andata la giornata?”) vengono fatte senza ascoltare davvero la risposta.

È lì che la routine smette di essere contenitore e diventa inerzia. Non fa rumore, non crea scosse, ma spegne lentamente la curiosità. E senza curiosità, anche l’amore più solido rischia di appiattirsi.

Se vi sembra di essere in una situazione di stallo nella vostra relazione, allora i seguenti consigli vi aiuteranno a porre rimedio. 

**4 trucchi per ravvivare la vita di coppia e scongiurare la noia**

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Come riconoscere la routine in amore

Uno degli errori più comuni è confondere lo stallo emotivo con una crisi di coppia. In realtà, i segnali sono molto più sottili e quotidiani. Vi sentite più coinquiline che partner, parlate soprattutto di organizzazione e impegni, fate progetti perché “si è sempre fatto così”.

Magari non litigate quasi più. Ma non perché tutto vada bene: semplicemente perché non avete più voglia di affrontare certi discorsi. Le piccole cose iniziano a infastidirvi più del dovuto, mentre quelle belle non sorprendono più.

Non sono campanelli d’allarme da ignorare né red flag da drammatizzare. Sono segnali di immobilità emotiva, che indicano che la relazione ha bisogno di movimento, non di una fine.

Perché pensiamo che, senza passione, l’amore sia finito

Siamo cresciute con l’idea che l’amore debba essere sempre intenso e travolgente. Film, serie tv e social ci raccontano una versione dell’amore fatta di picchi continui, di scintille costanti, di storie che non conoscono pause.

La realtà è diversa. La passione non scompare, ma cambia forma. Non è più adrenalina pura, ma presenza, scelta e attenzione. Il problema nasce quando continuiamo a confrontare il presente con l’inizio della relazione, come se fosse l’unico parametro valido.

Così, invece di chiederci cosa possiamo nutrire oggi, restiamo bloccate a rimpiangere quello che eravamo. E perdiamo di vista quello che potremmo diventare.

**Come mantenere viva la passione nella coppia? 4 consigli salva-relazione**

La domanda giusta da farsi (insieme)

Quando l’amore sembra diventato routine, la domanda da farsi non è “lo amo ancora?”. Spesso, infatti, la risposta è sì. La domanda più utile allora è un’altra: stiamo crescendo insieme o stiamo solo andando avanti?

Cambiare qualcosa dentro una relazione non è un fallimento, bens' un atto di cura. Significa riconoscere che anche l’amore, come le persone, ha bisogno di essere aggiornato e ripensato.

Perché una relazione non si salva, ma si coltiva giorno dopo giorno. 

**Come capire se una relazione non è più giusta per voi**

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Cosa cambiare davvero (senza cambiare partner)

In queste situazioni, molto spesso, il modo in cui ci muoviamo dentro la relazione può aver bisogno di una revisione. Superare la routine non significa stravolgere tutto, ma rimettere intenzione dove si è inserito l’automatismo.

Il primo passo allora è smettere di dare per scontata la connessione. Parlare non solo di cosa va fatto, ma di come ci si sente davvero. Anche quando sembra scomodo, anche quando non c’è un problema evidente. Riportare conversazioni emotive nella quotidianità aiuta a uscire dalla modalità “gestione” e a tornare a quella di relazione.

Un altro punto chiave è interrompere, anche solo a tratti, i ruoli fissi che con il tempo si cristallizzano: chi organizza tutto, chi si adatta, chi tiene insieme, chi si defila. Rimettere in discussione queste dinamiche permette di vedersi di nuovo come individui, non solo come funzione all’interno della coppia.

Serve poi creare spazio per esperienze che non abbiano uno scopo pratico. Non per forza viaggi o grandi gesti, ma momenti non programmati, tempo di qualità passato insieme, occasioni in cui non c’è nulla da risolvere o decidere. La routine spesso nasce quando ogni momento è funzionale a qualcosa; l’intimità, invece, ha bisogno di gratuità.

Infine, è importante accettare che cambiare non significa tornare a com’eravate all’inizio. Quella fase non va replicata, ma superata.

Ogni relazione sana evolve, e attraversare momenti di piattezza è normale. La differenza la fa il modo in cui li si attraversa: con rassegnazione o con presenza.

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Ecco il motivo psicologico per cui restiamo in relazioni che non funzionano più

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Ci illudiamo di poter guarire amando chi ci ferisce. Ma spesso restare in relazioni sbagliate è solo un modo per provare, ancora una volta, ad aggiustare quello che non ha funzionato nel nostro passato

Ci sono relazioni che non funzionano da tempo, eppure restiamo.

Restiamo anche quando non siamo più felici, quando i silenzi fanno più rumore delle parole, quando ci sentiamo più soli dentro un abbraccio che fuori. Restiamo e intanto ci raccontiamo che è per amore, per i figli, per paura di ricominciare.

Ma spesso non è per nessuna di queste ragioni. Restiamo perché speriamo, inconsapevolmente, di aggiustare qualcosa che si è rotto molto tempo fa.

**Come capire se una relazione non vi rende felici (anche quando sembra funzionare)**

(Continua sotto la foto)

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Le dinamiche del passato condizionano le dinamiche del presente

Ognuno di noi porta nelle relazioni adulte le dinamiche che ha vissuto da bambino in famiglia; come è stato amato e come ha visto amarsi i propri genitori.

Si porta con sé le mancanze, gli sguardi che non ha ricevuto, l’amore condizionato — quello che dovevi meritarti con il comportamento giusto, la versione “buona” di te.

Così da adulti, senza rendercene conto, cerchiamo di riscrivere quella storia.Scegliamo persone che ci ricordano proprio chi non ci ha saputo amare, e proviamo, con loro, a ottenere finalmente ciò che non abbiamo avuto allora.

È come se l’inconscio dicesse: “Se questa volta ce la faccio, se riesco a farmi scegliere da qualcuno come lui o come lei, allora guarirò”.

E così restiamo.

Restiamo anche quando ci sentiamo invisibili, anche quando ogni discussione diventa una guerra fredda, anche quando il rispetto si è perso per strada. Restiamo perché se andassimo via, dovremmo guardare in faccia il fallimento del nostro tentativo di guarigione.

E allora preferiamo restare in un dolore conosciuto, piuttosto che affrontare un vuoto nuovo.

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Ma non si guarisce dove ci si è feriti. Restare nelle relazioni che non funzionano più sperando che diventino la cura è come cercare di medicare una ferita con ciò che l’ha provocata.

Il presente non aggiusta il passato: lo ripete.

E mentre cerchiamo di sistemare l’altro, finiamo per trascurare ancora noi stessi - come abbiamo imparato a fare da bambini, quando per sopravvivere bisognava essere “bravi”, adattarsi, capire tutto prima, anche il non detto.

La verità è che certe relazioni non si aggiustano perché non nascono per funzionare: nascono per insegnarci dove fa male. E quel dolore, una volta riconosciuto, non va negato o ignorato, ma attraversato.

Capire perché restiamo è il primo passo per smettere di restare. Non per diventare più forti o più cinici, ma per diventare più liberi.

Guarire, in fondo, non è riuscire a farsi amare da chi non può o non sa farlo. È smettere di cercare in un altro la prova del proprio valore. È restare dove l’amore non chiede di essere dimostrato, ma semplicemente vissuto.

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Come capire se una relazione non vi rende felici (anche quando sembra funzionare)

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Capire quando una relazione non fa più stare bene è difficile, soprattutto se non ci sono crisi evidenti: ecco i segnali più importanti da osservare

Può capitare che in una relazione non ci siano particolari problemi: non ci sono litigi, crisi evidenti o grandi drammi. Eppure, qualcosa non va.

È come se la vostra energia fosse spenta, come se la spontaneità avesse perso intensità e alcune parti di voi fossero rimaste indietro senza un motivo preciso. Succede più spesso di quanto si pensi: tutto sembra “a posto”, ma dentro si percepisce una sottile sensazione di blackout emotivo.

È una sensazione che molte persone vivono senza riuscire a darle un nome, perché “sulla carta” è tutto a posto: la relazione funziona, c’è affetto, c’è routine, c’è stabilità. Ma non sempre questo basta a far sentire vivi. 

Qui proviamo a raccontare proprio quella zona intermedia e difficile da definire, dove i segnali non sono immediatamente riconoscibili, ma parlano comunque di qualcosa che merita attenzione.

**“Se mi amassi davvero…”: 6 frasi per capire se lui vi sta manipolando**

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Quando non succede nulla… ma non vi sentite più voi stesse

Le relazioni non diventano difficili solo quando scoppiano i conflitti. A volte la fatica arriva quando tutto procede in modo apparentemente tranquillo, ma voi avete la sensazione di non riconoscervi più.

È una forma di cambiamento lento, che si manifesta quando iniziate a fare meno cose che vi fanno brillare gli occhi, a parlare meno di ciò che amate, a chiudere un occhio un po’ più spesso per evitare discussioni inutili. Magari vi scoprite meno spontanee, più controllate, più attente a non disturbare che a condividere.

E mentre all’esterno tutto sembra “normale”, dentro qualcosa vi dice che la vostra energia emotiva non scorre più come prima. È quel tipo di stanchezza che non viene dalla giornata pesante o dalla mancanza di sonno, ma dal sentirvi un po’ più piccoli di come eravate. Una forma di adattamento che vi costa più di quanto vi restituisca.

I piccoli segnali che non sembrano segnali

Quando una relazione inizia a togliere più di quanto dà, di rado lo fa in modo evidente. Spesso tutto avviene in una serie di dettagli: piccole rinunce quotidiane che sembrano irrilevanti, ma che nel tempo costruiscono una distanza tra chi eravate e chi siete diventati.

Capita, ad esempio, di trovarsi a parlare meno dei propri sogni perché non si percepisce entusiasmo dall’altra parte. Oppure di sentire che ogni discussione potenziale va evitata, così da non introdurre tensioni che sembrano sempre troppo grandi per essere affrontate.

Con il passare dei mesi questa dinamica diventa quasi automatica. La voce si abbassa, i desideri si riducono, la spontaneità lascia spazio alla prudenza. Persino il corpo manda segnali: meno energia, meno iniziativa, meno voglia di condividere momenti che un tempo sarebbero stati fonte di piacere. E non perché la relazione sia “sbagliata”, ma perché la somma delle piccole cose può finire per erodere la vitalità emotiva più di quanto ci si accorga.

Quando ci si accorge che stanno cambiando i propri desideri

Il desiderio è uno dei primi elementi a risentire di una relazione che non nutre. E qui non si parla soltanto di desiderio sessuale, ma di quella forza interna che dà direzione alla vita: i piccoli progetti personali, le idee nuove, le scelte che fanno brillare gli occhi.

Se tutto questo sembra spento, se non si prova più entusiasmo per ciò che prima vi faceva saltare di gioia, forse è il momento di cercare di capire cosa sta succedendo.

A volte si tratta di un semplice periodo di stanchezza, ma altre volte ciò che si riduce non è la voglia di fare, ma la percezione di potersi permettere di esistere pienamente dentro la relazione. Quando i desideri si appiattiscono, quando i momenti di gioia diventano più rari, quando ci si sorprende a mettere in pausa parti importanti di sé “per il bene della coppia”, il punto non è trovare un colpevole, ma capire come recuperare spazio per la propria autenticità.

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È davvero la relazione… o è un momento della vita?

La domanda più difficile, e spesso anche la più importante. Non sempre una sensazione di “spegnimento” è legata al partner: lo stress del lavoro, la famiglia, la salute mentale, la fatica accumulata possono trasformare anche la relazione più sana in un luogo di minor energia. Vale la pena chiedersi se, al di fuori della vita di coppia, si prova la stessa sensazione.

Ciò che può aiutare a fare chiarezza è una domanda semplice ma rivelatrice: con questa persona ci sentiamo più noi stessi o meno noi stessi?

Perché le relazioni sane non cancellano i momenti difficili, ma li attraversano creando spazi di sostegno e non di ulteriore fatica. A volte parlarne con sincerità permette di aprire una porta nuova dentro la coppia; altre volte rivela che il malessere non ha a che fare con la storia ma con il periodo della vita.

Cosa fare se non vi riconoscete più

Accorgersi di essersi un po’ spenti non significa dover chiudere una relazione. Significa, piuttosto, prendersi cura di ciò che si prova, senza minimizzarlo.

Recuperare spazi solo per sé può essere un primo passo: un corso, un'amica da rivedere, un hobby messo in pausa, un po' di tempo di qualità con la propria interiorità. Condivisione e autonomia, nelle relazioni, crescono insieme.

Parlarne con il partner – con calma, senza accuse – può essere un momento prezioso: l’altro non può intuire ciò che non viene espresso. E se serve un confronto esterno, amici di fiducia o un percorso psicologico possono dare strumenti utili.

Qualunque sia il percorso successivo, una cosa resta vera: l’amore che fa bene è quello che permette di espandersi, non di rimpicciolirsi. È quello che accende, non quello che spegne. E nessuna relazione dovrebbe mai privare della possibilità di sentirsi pienamente vivi.