La nuotatrice Rachele Ceracchi: «Una vita di sacrifici. Tornando indietro la rifarei»
Il contatto con l’acqua, l’entrare in un’altra dimensione. Sentire il proprio respiro e avere il pieno controllo di corpo e mente.
Tutte queste sensazioni, ma soprattutto il voler sfidare i propri limiti ed essere più forte delle sconfitte hanno portato la nuotatrice romana Rachele Ceracchi a non mollare e, da ormai quasi dieci anni, a cercare di centrare gli obiettivi nonostante una vita piena di sacrifici e a volte di rinunce.
Perché lo sport è una scuola di vita, un sapersi rialzare, mettersi in discussione per poi scoprirsi più forti.
L'abbiamo intervistata, ecco cosa ci ha raccontato.
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Rachele da quanti anni l’acqua è il tuo habitat?
Mia madre mi ha buttato in piscina quando avevo tre anni, oggi ne ho ventidue: insomma direi da tutta la vita. La mia è una famiglia di nuotatori: mamma, zia e nonno che tra l’altro le allenava anche.
Quasi non avevi scelta insomma!
A me è sempre piaciuto il contatto con l’acqua ed è stato un problema fisico a spingermi all’agonismo. Mi serviva come riabilitazione, a sei anni sono stata costretta per oltre un mese alla sedia a rotelle per un’infezione che rischiava di arrivarmi all’osso e di farmi rimanere claudicante.
Quali sono le tue specialità?
I 100 e i 200 stile libero. Sto lavorando molto in questi anni per ripetere le prestazioni di quando ero juniores e che mi hanno portato alle Olimpiadi giovanili di Nanchino nel 2014.
Tuo miglior tempo?
In vasca lunga 55 secondi nei 100 stile.
Ti sei scelta le distanze che nuota una certa Federica Pellegrini.
Sì, lei è sempre stata il mio idolo da quando ero bambina tanto che avevo il suo poster in camera. E alla fine, allenamento dopo allenamento, sono riuscita addirittura a farci una staffetta insieme. Andammo anche a podio con tanto di record. Un sogno che si è avverato.
Come si relaziona la “Divina” con le ragazze più giovani?
Per un anno l’ho vissuta molto da vicino perché mi allenavo a Verona con lei. Che dire, è un’amica, una musa, un punto di riferimento. L’emblema dell’atleta per eccellenza dedita al lavoro in maniera esagerata: ancora oggi, a trentadue anni, si allena alla massima potenza senza tirarsi indietro.
E poi, anche se da fuori può sembrare un po’ fredda, mi fa ridere tantissimo.
A proposito di vivere fuori. Tu sei una di quelle atlete che hanno lasciato casa e famiglia da piccolissime?
Io sono nata a Roma ma con i miei sono andata a vivere a Latina poi a quattordici anni sono rientrata per allenarmi. E così, da allora, vivo nella foresteria atleti del Circolo Canottieri Aniene, la mia società sportiva nonché seconda famiglia. Oggi divido la stanza con Margherita Panziera (campionessa europea nei 200 dorso, ndr).
Come era la giornata tipo di una studentessa atleta?
Ho frequentato il liceo scientifico e per riuscire a conciliare tutto alle sei ero già in acqua. La scuola mi concedeva di entrare un paio d’ore dopo per permettermi di finire l’allenamento. Alle 10.30 ero sui banchi. Lezioni, interrogazioni varie e alle 14.30 di nuovo in piscina per altre due o tre ore. E la sera toccavano pure i compiti.
E i tuoi compagni di classe dicevano qualcosa?
A scuola c’erano tanti altri atleti come me tra cui Simona Quadarella (campionessa mondiale nei 1500 stile libero, ndr) con cui oggi condivido la stessa squadra.
Hai mai rimpianto una vita “tradizionale” da adolescente?
Io sono sempre stata molto dedita al lavoro e allo sport. Al massimo quello che mi concedevo era un gelato la sera. È una vita piena di sacrifici però se ti piace non ti costa neanche tanto. E poi tra allenamenti e scuola non è che avessi molto tempo di uscire.
Forse è anche perché, da atleta oltretutto in foresteria, vivete come in una sorta di bolla. Ma hai mai pensato a quello che ti sei potuta perdere “fuori”?
Il fatto che siamo tutti agonisti e che per questo ci capiamo è una fortuna. Siamo consapevoli dei sacrifici che ci aspettano. A volte le persone esterne mi dicono “Ma ti va?”. Tutto quello che ho fatto finora è sempre stato per passione quindi non rimpiango nulla.
Spiega a una persona che magari non frequenta le piscine che sensazioni si provano in acqua.
Già solo il suo rumore ha un forte potere di rilassamento su di me. La fatica mi appaga, superando i miei limiti ho il pieno controllo sul mio corpo e anche sulla mia mente. A me piace tanto anche la fatidica riga nera sul fondo!
Ci sono mai delle volte in cui dici “Ma chi me lo fa fare?”
Non ti nascondo che non vado sempre in piscina con il sorriso. Oltretutto ultimamente la mia carriera natatoria non sta andando bene come vorrei ma nonostante le mie cadute e i periodi molto bui non ho mai smesso di crederci, di faticare e di fare rinunce. Sento che arriverà il mio momento.
A che tipo di allenamento si sottopone una velocista di nuoto?
Mi sveglio alle 7 e alle 8 mi dedico a trenta minuti di addominali e stretching. Poi entro in acqua e faccio un paio d’ore: 7 chilometri che equivalgono a 280 vasche da 25 metri. Poi esco alle 10.30 e alle 12 mangio con una fame devastante. Dopo pranzo di nuovo in vasca per altre due ore con un tipo di allenamento più di potenza rispetto alla mattina che è aerobico. A questo abbiniamo la palestra tra corpo libero e cavi per la bracciata.
La domenica spero meritato riposo.
Sì, sempre che non ci siano gare. Mamma infatti mi prende sempre in giro, mi dice “Sei sempre stanca”.
Sei tenuta a seguire una dieta?
Sono seguita da una nutrizionista. Mangio carboidrati a pranzo e a cena per poter sostenere questi sforzi: quasi mezzo pacco di pasta al giorno abbinato a fonti proteiche come salmone o pollo. Al giorno assumerò oltre duemila calorie. Ecco forse se c’è una cosa che rimpiango è mangiare tutto il gelato che voglio, la mia passione.
Ti sei mai sentita giudicata per il fisico da nuotatrice?
Sì, è capitato che i maschi, non nuotatori, commentassero in maniera spiacevole i miei muscoli del tipo “Ha il braccio più grosso del mio” o “Facciamo braccio di ferro”. Ma a me non importa, oggi il mio corpo mi piace mentre prima mi vedevo grossa e grassa. Infatti ho anche avuto qualche problema alimentare. Il mio era un disagio più legato al peso che non alla conformazione. Avendo tanti muscoli non posso pesare poco per forza.
Cosa ti ha insegnato di più questo sport?
Mi ha aiutato tanto nei momenti più bui, sono quattro anni che non ho i risultati che spero ma non mollo. Il nuoto è una scuola di vita per me: facciamo allenamenti sfiancanti, viviamo lontano da casa ma impari a non mollare quando le cose non vanno. So che questa tigna mi servirà così come il sapersi mettere in discussione.
Anche tu come la Pellegrini hai paura dell’acqua profonda?
Sì, se non vedo il fondo mi viene l’ansia.
A proposito, crisi d’ansia prima di una gara?
In gara mai ma dopo, se la prestazione non andava, che pianti che mi facevo tanto da non riuscire quasi a respirare.
È vero che voi atleti siete seguiti dallo piscologo dello sport?
Sì, a me segue uno specialista della sezione sportiva dei Carabinieri. Mi aiuta sia ad analizzare mie questioni personali, e spesso a viverle con sano distacco, che quelle sportive. Non siamo tenuti ad andarci per forza però a me piace.
E oggi hai tempo di frequentare anche l’università?
Ho cambiato tanti indirizzi e oggi sono al II° anno di psicologia che è sempre stata una passione. All’inizio ho scelto legge per amore di mamma che è magistrato.
Prossimi impegni sportivi importanti?
Ad agosto ci saranno i Campionati italiani ma non posso chiedere troppo a me stessa visto che ho cambiato da poco allenatore. Ambisco a entrare in nazionale Assoluta e quindi a partecipare agli Europei dell’anno prossimo che saranno a Roma. E poi mi metterò sotto per il prossimo quadriennio olimpico: l’obiettivo più ambizioso è Parigi 2024.
Classica domanda, cosa farai “da grande”?
Nella vita mi piacerebbe intraprendere una carriera nell’Arma. Sono entrata nel gruppo sportivo dei Carabinieri da quasi quattro anni e anche loro sono come una famiglia.
Chi ti senti di ringraziare di più nella tua vita?
Mia mamma che mi ha dato un’educazione rigida, tra regole e istruzione, che mi è servita tanto. Ha fatto tanti sacrifici pure lei, siamo molto legate anche se sono andata via di casa presto. Ha sempre creduto in me senza giudicarmi o essere intrusiva. C’è sempre stata, e quante volte si è alzata alle sei per portarmi in piscina...
Ma tornando indietro…
Tornando indietro rifarei questa vita, mille volte ancora.
Foto: Beatrice Tomasini
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