È stata una delle Top Model più richieste, uno degli angeli di Victoria’s Secret, una delle muse brasiliane più imitate. Poi Ana Beatriz Barros si è sposata e ha avuto un bambino. Qui racconta l’ultima rivoluzione della sua vita
Non mi vergogno a dirlo, io il successo l’ho cercato, da subito». Siamo a Venezia, nella suite dell’hotel Aman Venice, e la top model Ana Beatriz Barros sta provando un paio di stiletti sul set fotografico di Grazia. Con voce bassa e forte accento brasiliano mi parla di sé con quel fare risoluto che è un po’ il suo marchio di fabbrica.
Questa bellissima donna è cresciuta in fretta, senza mai voler perdere un attimo, e me lo dimostra anche ora, mentre allo stesso tempo parla della sua vita più privata, si cambia d’abito e controlla il trucco davanti allo specchio. Quello che vedete nelle pagine di Grazia è il primo lavoro che accetta da quando è rimasta incinta di Karim, avuto con l’imprenditore egiziano Karim El Chiaty, sposato nel 2016 nell’isola greca di Mykonos.
«Mio figlio adesso ha nove mesi ed è la mia priorità assoluta», racconta Ana Beatriz. «Ricordo quando viaggiavo quattro giorni alla settimana, dormivo sugli aerei e passavo il resto della giornata sui set fotografici. Se sei molto giovane lo puoi fare. Devi essere capace di stare da sola, lei non sa quanti compleanni ho passato in una stanza d’albergo. Ma ero molto concentrata sulla mia carriera».
Barros top model lo è nelle viscere, anche se la sua vita di moda è cominciata come quella di tante sue colleghe: è stata scoperta da un agente dell’agenzia Elite quando aveva solo 13 anni ed era in spiaggia. Poi ha vinto vari concorsi di bellezza, finché il marchio Guess l’ha lanciata con una campagna pubblicitaria.
Da lì in avanti Ana Beatriz ha lavorato per i più grandi della moda, da Victoria’s Secret a Chanel, a Gucci, finendo sulle copertine delle riviste di moda più importanti del mondo nonché fra le protagoniste del calendario Pirelli. «E così sono 23 anni che faccio la modella», continua Barros, mentre si allaccia un sandalo. «Il sogno di bambina si è realizzato».
Che cosa ricorda della sua infanzia?
«Mio padre è un ingegnere meccanico, sono cresciuta in Brasile cambiando città ogni due anni. Uno dei miei ricordi più belli sono le vacanze dai nonni, nella loro fattoria nello Stato di Minas Gerais, nel centro del Paese. Andavamo a cavallo nella campagna, era meraviglioso».
Che cosa è rimasto nei suoi occhi di quell’epoca?
«Il fiume, gli animali, il colore verde. Ancora oggi amo stare dove ci sono l’acqua e la natura, è la cosa che preferisco al mondo».
Soffre molto a vivere a Londra?
«La nostra casa è nel quartiere di South Kensington, piena di arte, colorata: abbiamo molti dipinti e statue di artisti brasiliani, l’abbiamo reso un posto allegro».
Quanto è stata ferma per la maternità?
«Un anno e mezzo, e mi mancava il lavoro. Adesso che Karim ha 9 mesi posso tornare in pista, naturalmente non con i ritmi che riuscivo a tenere prima che nella mia vita ci fosse lui».
Sta ancora allattando?
«L’ho fatto fino ai 6 mesi, poi ho perso il latte, altrimenti sarei andata avanti».
Essere madre è come si immaginava?
«Tutti mi avevano detto che avere un figlio è bellissimo, ma finché non provi la sensazione in prima persona non puoi capire quanto sia magico. Per me la maternità è l’esperienza più bella che mi sia successa».
Ha la sua famiglia intorno che l’aiuta?
«Ho partorito in Brasile, poi siccome mio marito lavora in Egitto, a Londra e in Arabia Saudita, siamo dovuti venire via. Abbiamo una tata che ci aiuta».
Come vi siete conosciuti lei e suo marito?
«In un bar di New York. Mi ha chiesto come mi chiamassi e un suo amico gli ha detto: “Ma tu davvero non sai chi hai davanti?”. Dopo quella volta ci siamo incrociati in altre due occasioni, e se le racconto come, lei non ci crederà».
Sono tutta orecchi.
«Stavo prendendo un caffè nel quartiere Soho e me lo sono ritrovato davanti. Qualche giorno dopo, ero a nord di Manhattan, dove non vado mai, a fare shopping con una mia amica. Lei si stava provando non so quante paia di scarpe, ci metteva così tanto che le ho detto: “Scusa, io nel frattempo faccio un giro”. Ed ecco che Karim passa di nuovo davanti a me».
Ha pensato che lui la stesse pedinando?
«No, ho creduto che fosse il caso di scambiarci i numeri di telefono. Sono abituata a chi cerca di attaccare bottone con me e, di solito, non do confidenza a nessuno. Ma era la terza volta che il destino ci metteva di fronte: non potevo far finta di niente. E comunque è stato Karim a chiedere il numero di telefono».
Di che cosa si occupa suo marito?
«Di immobili. Come me ama le cose belle, l’arte, l’architettura e la moda. E gli piace molto vestirsi bene, abbiamo gusti simili».
Che cos’altro l’ha attratta di lui?
«È un uomo molto sicuro di sé, ancora mi stupisco di quanta fiducia abbia in se stesso. È molto gentile ed estremamente intelligente: un mix di qualità a cui non ho saputo resistere. Fra l’altro ha tre anni meno di me».
In che modo è molto sicuro di sé?
«Prima di tutto non è mai stato geloso, né di me, né del mio lavoro, e non ha mai fatto un commento che mi mettesse in imbarazzo. Da questo, e da tante altre cose, ho capito subito che lo avrei sposato».
I fidanzati precedenti le creavano problemi?
«Sempre. Erano gelosi, ma a me non va che un uomo interferisca nella mia vita. Se mi incontri e ti piaccio così come sono, allora devi prendere tutto il pacchetto. Sono una top model e amo troppo il mio lavoro».
Sfilando e posando per i più famosi fotografi, che cosa ha capito della bellezza femminile?
«Che ce n’è una esteriore, fatta di begli occhi, belle gambe, una bella pelle: questo è innegabile. Eppure ci sono uomini e donne esteticamente perfetti che non sono interessanti, né delicati, né intelligenti. Sono belli, magari bellissimi, ma non hanno fascino».
E che cosa pensa del modo in cui ci rapportiamo alla bellezza esteriore?
«È come con i pezzi d’arte o i mobili di pregio. Una modella o una bella attrice sono paragonabili a opere d’arte: le puoi ammirare. Ma per essere davvero meravigliosa, devi avere quella scintilla che viene da dentro, altrimenti resti una scatola vuota».
La sensualità, invece, che cos’è?
«È qualcosa con cui nasci, qualcosa che non puoi dissimulare. O sei una donna sensuale, o non lo sarai mai».
Lei lo è?
«Sì, la mia viene fuori quando sono di fronte a una macchina fotografica. È allora che mi sento sexy, negli altri momenti non è un aspetto che mi interessa mostrare».
Neanche per sedurre un uomo?
«Trovo che sia meglio usare il cervello: la conversazione in coppia è molto importante».
Si è mai sentita usata nel suo ambiente?
«Sono onesta: sì, è successo. Tante persone, solo perché ti vedono sui giornali, magari in pose sexy, si sentono in diritto di parlarti in un certo modo. Alle feste mi è capitato di essere avvicinata come fossi un pezzo di carne, ma con me non funziona così».
Del resto spesso l’immagine di moda punta a creare desideri e fantasie.
«È vero, ma la realtà è differente dalle pagine dei giornali. Rispetto alle attrici noi modelle abbiamo un problema in più: al cinema loro possono parlare, noi siamo immagine pura».
La peggior esperienza che ha mai avuto sul lavoro?
«Avevo 16 anni e un fotografo mi ha invitata a uscire a cena con i suoi amici. Quando mi sono accorta che non aveva coinvolto nessuno della squadra con cui avevamo lavorato, ho rifiutato l’invito».
Era famoso?
«Molto, ed era anche potente, ma non farò il suo nome: per darle un’idea era quel genere di persona che non accetta un no come risposta. Proprio di fronte a uomini così, se sei debole e non sai come rispondere, rischi di cedere».
E lei che cosa ha pensato dopo quel rifiuto?
«Mi sono detta: “Non lavorerò più con lui, ma non fa niente, io ho la mia dignità”».
E quel fotografo non l’ha più chiamata?
«Ovviamente no, ma sono molto contenta di aver avuto una madre forte, che mi ha insegnato a dire di no al momento giusto e a credere in me stessa».
Dopo la nascita del movimento anti molestie #MeToo e la denuncia di alcune sue colleghe degli abusi di potere di fotografi come Terry Richardson, Mario Testino e Bruce Weber, nel mondo della moda oggi c’è più rispetto per modelle e modelli?
«Il nostro è un lavoro come tanti altri e per la maggior parte del tempo va tutto bene».
Che cosa faceva, invece, sua madre?
«La segretaria, ha aiutato mio padre in Brasile per molti anni».
Lei ha anche due sorelle.
«Una è una dermatologa e l’altra prima faceva la modella, adesso è diventata un’attrice».
Anche lei ha recitato: è stata in una serie tv e poi in Zoolander.
«Sì, ma non è la mia strada. Mi hanno offerto molti altri ruoli, però non li ho accettati. In ogni mia attività ho bisogno di dare il 100 per cento, e se rendo solo al 50, vuol dire che non è il mio posto».
È così perfezionista?
«Un po’. Ma non ho studiato per recitare e non credo di essere brava a farlo».
E allora che cosa c’è davanti a lei oltre alla moda?
«Il servizio fotografico che stiamo scattando oggi è stato il mio primo lavoro dopo la maternità e mi ha fatto sentire benissimo. Nelle prime foto ero un po’ rallentata, ma dopo dieci minuti mi sono sentita di nuovo me stessa. Stare davanti a una macchina fotografica è come andare in bicicletta, non si scorda mai come si pedala. Ma anche le attività benefiche fanno parte del mio lavoro e voglio aprire una fondazione in Egitto, il prima possibile. Ma non mi limiterò a questo».
E che cosa farà?
«La mia priorità è mio figlio e per un bel po’ non ho intenzione di lavorare tutti i giorni. Ho in mente di diventare una donna d’affari e la prima cosa che farò sarà disegnare una linea di bikini. Già la immagino: sarà coloratissima».
Fino a che età si può andare avanti a fare la modella?
«Le cose oggi sono molto cambiate. A inizio carriera mi dicevano che dopo i 30 anni non avrei fatto più niente. Ne ho 36 anni e sono ancora qui. E andrà avanti finché qualcuno mi vorrà».
Chi sono le sue migliori amiche?
«Le mie colleghe Alessandra Ambrosio e Isabeli Fontana, più altre due ragazze che non sono famose, ma sono entrambe come sorelle per me».
Prima citava sua madre. Quanto siete legate?
«Molto, senza di lei non avrei fatto niente. Quando sono in viaggio passiamo ore al telefono, e fra pochi giorni, per fortuna, volerò in Brasile da lei».
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