Tinder ha smesso di funzionare per colpa di Facebook: ecco cos'è successo
Tinder ha smesso di funzionare a causa delle modifiche della privacy di Facebook, ma ora gli utenti hanno perso i loro match: ecco cosa sta succedendo
Per alcune ore a partire da ieri sera Tinder ha smesso di funzionare, impedendo l’accesso a tutti gli utenti che cercavano di loggarsi per conoscere nuove persone o chattare con quelle con cui era già scattato un match.
La causa sembra essere legata allo scandalo che ha travolto Facebook nelle ultime settimane relativo alla violazione dei dati dei suoi utenti.
Dopo il mea culpa di Mark Zuckerberg infatti è arrivata la contromossa: il social network ha deciso di modificare le impostazioni della privacy e proprio questa decisione pare aver provocato il down dell’app di incontri.
Su Twitter è comparso un messaggio che confermava i problemi, seguito qualche ora dopo da un altro in cui quelli di Tinder sostengono che tutto sia tornato alla normalità. Peccato che non sia esattamente così, visto che sono spariti i match.
Ecco cosa sta succedendo.
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Le modifiche alla privacy di Facebook
Per reagire allo scandalo del Cambridge Analytics, che profilava e analizzava i dati di milioni di utenti, Facebook ha deciso di mettere in atto un’opera di ristrutturazione per rafforzare le impostazioni della privacy.
Tra queste la possibilità di cercare persone attraverso il numero di telefono. Funzione, questa, che è stata ritenuta lesiva della riservatezza delle persone.
Secondo Mike Schroepfer, direttore tecnico di Facebook, il problema è nato perché «anche persone malintenzionate hanno abusato di queste funzionalità, carpendo informazioni sui profili pubblici tramite numeri di telefono o indirizzi e-mail che avevano già attraverso la ricerca e il recupero dell’account».
Cosa c’entra Tinder con la privacy su Facebook
Il problema nasce perché agli utenti di Tinder, al momento dell'iscrizione all’app, viene data la possibilità di fare il login attraverso Facebook.
Non tutti lo fanno, è possibile accedere anche inserendo il proprio numero e compilando tutto il profilo, ma l’accesso tramite Facebook rende più semplice e veloce la registrazione e la condivisione di foto e interessi.
Quelli che ne hanno approfittato però sono i profili che hanno avuto problemi.
Il down di Tinder
Agli utenti che nelle scorse ore cercavano di accedere all’app è comparso un avviso in cui veniva chiesto di fornire alcuni permessi attraverso Facebook.
Cliccando sul tasto per andare avanti e sbloccare questi permessi si tornava al punto di partenza del login innescando così in circolo senza fine.
Sul profilo Twitter dell’azienda è comparso questo messaggio in cui ammettevano di avere qualche problema e che presto avrebbero risolto.
Altre app di incontri, come Bubble o Hinge, che allo stesso modo consentono di accedere attraverso Facebook, non hanno avuto lo stesso tipo di problema.
And we're back! Apologies for the inconvenience. We missed you too. ???? pic.twitter.com/796L1gLsCv
— Tinder (@Tinder) April 4, 2018
Il ritorno alla normalità (ma senza match)
Un paio di ore dopo l’avviso che l’allarme era rientrato e gli utenti avrebbero potuto accedere nuovamente all’app senza problemi.
Ma non è andata esattamente così.
Dopo il down delle ultime ore, infatti, gli utenti che hanno provato ad accedere all’app sono riusciti sì a fare il login, ma hanno perso tutti i loro match (ossia le persone con cui ci si era vicendevolmente scambiati il like dando il via alla possibilità di chattare).
Anche i messaggi tra gli utenti sono andati persi, con relative lamentele proprio nei commenti del post di Twitter.
These #TinderDown tweets killed me off ???? ‘asking for a friend’ pic.twitter.com/wWSACA6rGn
— ???? Sogni • Galassia ???? (@_galaxydreamsx) 4 aprile 2018
Come recuperare i propri match
Per il momento, per recuperare i propri match e i propri messaggi l’unica soluzione sembra quella di accedere da desktop, cioè dal computer.
Lì risultano ancora i like corrisposti con gli utenti e le chat avviate prima del down di Tinder.
Sull’app invece ancora persistono i problemi.
Per fortuna, però, c’è chi la prende con ironia.
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