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Lifestyle

Perché ce l’hanno tutti con Katy Perry e il suo ultimo singolo

Perché ce l'hanno tutti con Katy Perry e il suo ultimo singolo

foto di Claudia Ricifari Claudia Ricifari — 19 Luglio 2024
Cover Katy Perry desktopcover Katy Perry mobile(1)
Katy Perry ha lanciato l'11 luglio il suo nuovo singolo "Woman's World", ma l'accoglienza non è stata calorosa come sperava. Anzi.

Katy Perry si aspettava probabilmente un’accoglienza diversa per il suo ritorno sulle scene musicali. La popstar ha lanciato l’11 luglio il singolo Woman’s World, anticipazione dell’uscita del nuovo album 143 prevista per dopo l’estate. Ma le reazioni all’uscita del brano non sono state le più lusinghiere, specie oltreoceano.

C’è chi ha definito il brano “il tipo più stantio di rilancio” (Vulture), chi lo ha paragonato a un “inferno regressivo e sovrariscaldato” (The Guardian). Insomma, recensioni tutt’altro che positive per una canzone che in realtà non è poi così diversa da tanti altri grandi successi di Katy Perry.

E forse il problema è proprio questo. Come si legge su un altro magazine online, The Cut, la popstar sembra rimasta ferma al 2016, almeno musicalmente, senza rendersi conto che il tempo è cambiato, la sensibilità del pubblico pure e lei - probabilmente - anche.

Se si trattasse solo di qualche critica negativa, però, non sarebbe un gran problema. La questione più preoccupante riguarda il giudizio anche di tanti utenti online.

Basta andare su YouTube, infatti, per capire che c’è di più sotto. Nonostante circa 9 milioni e mezzo di visualizzazioni (al momento in cui scriviamo), il singolo non sembra ingranare in streaming, mentre invece i commenti negativi impazzano anche sotto il video.

Perché tutti criticano il video di Katy Perry

Le questioni su cui si concentrano i giudizi negativi sono sostanzialmente due e in qualche modo collegate tra loro. La prima riguarda il testo di Woman’s World, che vuole essere un inno al femminismo: “È un mondo di donne e tu sei fortunato a viverci, è meglio festeggiare perché, tesoro, non ce ne andremo”. Parole sicuramente facili da memorizzare e il cui concetto è chiaro, fin troppo. Con una serie di altri concetti che quasi ricordano il monologo di America Ferrera in Barbie (che però era stato particolarmente acclamato, proprio sui social).

Forse è la combo con il video che genera confusione. Nelle immagini Katy Perry infatti prima mostra tutta una serie di comportamenti “patriarcalmente” maschili, come fare pipì in piedi, bere whisky sbrodolandosi, indossare una tuta da lavoro (ma rigorosamente in stile pinup). Poi, una volta schiacciata da un incudine, viene trasportata in un altro mondo, in cui sfoggia l’addominale incredibilmente scolpito e delle gambe “aliene” che ricordano le celebri sculture di Boccioni.

Per molti tutto troppo. Troppo esplicito, troppo superficiale, troppo caotico. Perlomeno per considerarsi un inno al femminismo. La risposta di Katy? "È satira!".

Chi è Dr. Luke e cosa c'entra con le critiche al singolo

E arriviamo alla seconda questione. Tra i produttori del brano figura un “certo” Dr. Luke, super produttore musicale con il quale Katy Perry ha condiviso gran parte della sua carriera e dei suoi successi. Come scritto da Vulture, l’equivalente di Timbaland per Justin Timberlake, di Jack Antonoff per Taylor Swift e di Max Martin per Ariana Grande. Insomma, colui che ha fatto sì che Katy Perry fosse Katy Perry negli anni ((ha co-prodotto otto delle nove canzoni numero uno della popstar).

Dr. Luke, però, è balzato agli onori della cronaca nel 2014 per una brutta storia di molestie, violenza di genere e abuso emotivo. Ne è uscito totalmente indenne, giudicato innocente da qualsiasi tribunale. Ma non fuori.

Parliamo della denuncia fatta nei suoi confronti dalla cantante Kesha, che - tra le altre cose - aveva scritto a Lady Gaga che Dr. Luke aveva violentato la stessa Katy. Accuse rispedite al mittente e versione smentita dalla stessa star di Roar.

Nel 2016 un giudice rigetta le accuse e nel 2020 un altro giudice dà ragione a Lukasz Gottwald, questo il suo vero nome, giudicando quelle accuse diffamatorie.

La questione, però, non si è conclusa in tribunale. In quel periodo sono state tante le star che hanno manifestato supporto a Kesha: da Taylor Swift che ha donato 250 mila dollari “per mostrare tutto il supporto possibile e per aiutare Kesha con le spese finanziarie che sta sostenendo in questo brutto periodo”, a lei Lorde, Grimes, Lily Allen, Kelly Clarkson e la stessa Lady Gaga, che hanno utilizzato i social per esprimere solidarietà.

Insomma, nonostante siano passati anni, molti hanno giudicato ipocrita che a produrre un brano sull’empowerment femminile sia stato un uomo accusato di violenza di genere.

Katy Perry cover singolo

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L’accoglienza piuttosto fredda che sta riscontrando Katy Perry, però, non riguarda solo il fatto che “puzzi di 2010”, come qualcuno le ha scritto in rete. Certo, forse molti si aspettavano una evoluzione, qualche rischio in più.

Ma forse il discorso è un po’ più ampio e ha a che fare con la difficoltà che anche altre popstar stanno riscontrando.

Basti pensare a Jennifer Lopez, che ha dovuto fronteggiare il flop di album, film e tour, ma anche di Justin Timberlake. In tutti questi casi, si è messo in mezzo qualcos’altro. Nel caso di JLo le accuse di essere un’arricchita snob e non la Jenny From The Block che vuole far credere. Per Justin Timberlake ha influito l’autobiografia di Britney Spears che lo descriveva molto diversamente dal principe azzurro che tutte immaginavamo. Insomma, tutto ben oltre la musica.

Quello di Katy Perry non è certo il “peggiore della sua carriera”, come qualcuno ha scritto. Non è il suo lavoro più riuscito - certo - ma la sua vicenda, come quella dei colleghi, dimostra che i polveroni social, purtroppo o per fortuna, durano ben più di 24 ore.

© Riproduzione riservata

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