In che senso Marina Di Guardo ha avuto un ruolo nel divorzio dei Ferragnez?
Mentre Chiara Ferragni è a Capri con Angelo Tropea e altri inseparabili amici, Dagospia spiffera alcuni retroscena sul ruolo di Marina Di Guardo nel divorzio da Fedez.
Secondo il magazine online, la mamma dell’influenzar avrebbe spinto per l’allontamento del rapper e della figlia.
“Con l’uscita di Fabio Maria Damato, Marina di Guardo ha compiuto la propria missione - si legge su Dagospia - Dal 18 dicembre, giorno in cui, da Atreju, la presidente Meloni ha fatto esplodere la crisi di Chiara Ferragni, la mamma dell’influencer ha ripetuto a chiunque incontrasse il suo mantra: è tutta colpa di Fabio e di Federico (Fedez). Aggiungendo, non senza qualche imbarazzo degli astanti, che Chiara avrebbe subito dovuto divorziare”.
Dunque, nel pieno del pandoro-gate, Chiara Ferragni si è ritrovata tra due fuochi. Se non tre. Da una parte la mamma, che puntava a tutelarla ed evitare di addossarle qualunque responsabilità. Dall’altro Fedez che spingeva per l’allontanamento immediato di Fabio Maria Damato e che non ha mai digerito l’ingerenza della famiglia di lei. Infine, lo stesso Fabio Maria Damato, fino a quel momento amico inseparabile e punto di riferimento lavorativo e personale.
“A 6 mesi da quella data, Marina ha ottenuto il proprio risultato: i Ferragnez non esistono più e lei è subentrata a Damato e alla figlia al vertice di Fenice e TBS, le società di famiglia”, scrive ancora Dagoreport.
La scorsa settimana, infatti, si è consumato l’addio ufficiale tra Chiara Ferragni e il suo ex general manager, che per la prima volta sui social ha voluto dire la sua.
“Non mi è permesso in questo momento entrare nel merito del caso pandoro, ma essendo diventate pubbliche alcune mail insistentemente a me attribuite, devo precisare come nessuna di queste mail fosse la mia”, ha dichiarato Damato, indagato per truffa insieme all’imprenditrice.
“In questi mesi difficili non ho mai replicato a provocazioni o a informazioni errate circolate sul mio conto perché da dipendente credevo non fosse corretto farlo visto il rispetto per le persone, le gerarchie e per le aziende per cui ho lavorato. Ma oggi è opportuno anche rettificare come la mia uscita sia stata una scelta autonoma e volontaria, e non, come diffuso dall’azienda, che “il cambiamento fa parte di un percorso di rinnovamento aziendale”, ha concluso lanciando una frecciata.
© Riproduzione riservata