Chiara Ferragni e Fabio Maria Damato: la separazione è ufficiale

Chiara Ferragni dice addio a Fabio Maria Damato. L’influencer e il suo manager, inseparabili fino al pandoro-date, si salutano ufficialmente.

“A partire dal 16 giugno 2024, Fabio Maria Damato cesserà dalla funzione di direttore generale e consigliere di entrambe le aziende per perseguire altre opportunità professionali si legge in una nota diffusa sa Fenice e TBS Crew - Il cambiamento fa parte di un percorso di rinnovamento aziendale”.

La notizia era nell’aria ormai da mesi e c’era chi immaginava che le strade dei due fossero già divise. A confermare i sospetti la notizia dell’ingresso in società, con le stesse funzioni appartenute a Damato finora, di Marina Di Guardo, mamma di Chiara Ferragni.

Il rapporto tra l’imprenditrice e il suo ormai ex general manager andava oltre il lavoro. I due erano molto legati anche affettivamente, tanto che lei nella docuserie The Ferragnez lo aveva definito così: “È uno dei miei più cari amici, il mio braccio destro, sinistro, tutto. Mi aiuta in qualsiasi attività lavorativa. Ed è l’unico che mi aiuta a scegliere gli outfit”.

Damato era entrato a far parte della società nel 2017 e da allora aveva acquisito sempre più potere, avendo la totale fiducia di Chiara Ferragni, che seguiva ad ogni appuntamento e di cui curava ogni mossa nei singoli dettagli, compresa la partecipazione (e i look) del Festival di Sanremo e la produzione esecutiva del documentario Chiara Ferragni Unposted.

Il loro legame si è sgretolato dopo lo scandalo dei pandoro. Chiara Ferragni non ha mai scaricato ufficialmente le responsabilità di quello che ha definito “errore di comunicazione” su di lui. Ma da quel momento non sono più apparsi insieme, specie quando sono emerse le mail tra Damato e Balocco.

A gettare benzina sul fuoco, poi, le dichiarazioni di Fedez a Belve: “Chiara ha sbagliato e non lo dico in termini legali, si poteva gestire meglio. Ma una cosa so: sono sicuro che non ci sia cattiva fede. Mi spiace perché lei ha deciso di prendersi tutte le responsabilità quando poteva e doveva spiegare che le responsabilità, se ci sono, non sono solo sue”. Aggiungendo poi che il manager era “uno solo”.