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Moda

Grazia.it talks with… Sofia Nardi, designer del brand di borse SOFIA

Grazia.it talks with... Sofia Nardi, designer del brand di borse SOFIA

foto di Rossella Malaguarnera Rossella Malaguarnera — 21 Febbraio 2025
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Grazia.it punta i suoi riflettori su un brand emergente tutto da scoprire attraverso le parole di chi l'ha pensato. Questa settimana chiacchieriamo con Sofia Nardi, founder del marchio omonimo di borse Sofia.

Esistono forse poche cose più personali di una borsa. Il rapporto che costruiamo con lei è unico, speciale e, a volte, basta buttare uno sguardo fugace per capire molto della personalità di chi la indossa. C'è chi ha un modello del cuore e non lo abbandona mai fino quasi alla... distruzione e chi, invece, ama giocare con formati e colori sempre diversi. Avere a che fore con la creazione di un accessorio simile non deve essere per niente semplice... Ecco perché abbiamo scelto, per il primo appuntamento con Grazia.it Talks With di fare una chiacchierata con Sofia Nardi, creatrice del brand omonimo SOFIA, realtà creativa emergente e che si è subito fatta notare per l'estetica pulita e vagamente retrò dei suoi modelli, grazie anche a un'accattivante strategia comunicativa sui social. 

 Una laurea all'Università di Design della Moda IUAV di Venezia e una passione tramandata dalle nonne sarte, nel 2020 collabora alla fondazione del brand di borse Euterpe dove rimane fino al 2022. Nell'ottobre del 2023 nasce SOFIA, marchio che porta il suo nome e che racchiude la sua personale "bag-vision". 

Ecco cosa ci ha raccontato... 

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Partiamo dal principio, come è nata la tua passione per il design di borse e com'è nato il tuo brand?

«Da quando ho ricordi so di aver sempre voluto fare questo mestiere. Ero una bambina che appena aveva in mano un foglio e una matita disegnava i vestiti delle principesse, che poi crescendo sono diventati i vestiti che immaginavo o che avrei voluto, disegnati sui bordi dei quaderni di scuola.
Va detto anche che la creatività è di casa: entrambe le mie nonne sono state sarte, sono cresciuta vedendo vestiti e cartamodelli e ammirando le signore che li indossavano. Credo che la vocazione mi sia stata suggerita anche un po’ da questo.
All’Università ho studiato Design della Moda (IUAV), durante il percorso ho sperimentato molto, oltre che con l’abbigliamento, anche con il design di accessori, che poi non ho più lasciato. Infatti, il mio primo vero lavoro è stato Designer di Accessori, cosa che mi ha permesso di sentirmi formata e sicura in questo settore. Ho sempre avuto un grande desiderio di sperimentare, cosa che non sempre si ha l’occasione di sfogare all’interno di un’azienda. Ho sempre avuto tante idee e sono testarda abbastanza da volerle realizzare tutte, e il sogno di avere un mio brand c’è sempre stato. Così, non senza paura e sacrificio, ho deciso di lanciarmi in quest’avventura».

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Le tue borse hanno un design estremamente particolare: strizzano l'occhio a modelli e linee dal sapore retrò ma sono, allo stesso tempo, molto contemporanee nei dettagli. Quali sono le influenze artistiche o culturali che ti guidano nella creazione delle tue collezioni?

«La mia fonte di ispirazione principale è l’Italia degli anni ‘60 e ’70: la musica e il cinema mi forniscono tutte le reference di personaggi, sfondi, caratteri e silhouette di cui ho bisogno. È un periodo che mi affascina profondamente per lo straordinario senso di “rinascita” che infonde. Amo l’energia di quegli anni, il modo in cui la rivoluzione culturale ha stravolto il design (come tutto il resto) in tutti i suoi settori, trasformandolo in qualcosa di audace, innovativo e assolutamente moderno.
Sono una persona nostalgica: mi sento inspiegabilmente legata a quel periodo, come se lo avessi vissuto davvero.
Direi poi che il mio processo creativo si nutre di memoria e suggestioni: rielaboro ricordi, abbino elementi che ho visto a soggetti e temi che mi affascinano. Per esempio, uno degli ultimi modelli che ho realizzato si ispirava a un capo di mia nonna, ma non saprei dire quando l’ho visto. Un altro, invece, è nato partendo semplicemente dal nome che volevo dargli: è stata la sua storia - che è una tradizione di famiglia - a dargli forma. La mia famiglia è una fonte che cito spesso: mi viene facile romanticizzare ogni piccolo aneddoto, che poi diventa storia.
Dal punto di vista pratico uno dei miei principi fondamentali è l’eliminazione del superfluo: tutto ciò che ritengo inutile o che potrebbe appesantire il progetto viene eliminato. Il mio stile credo dipenda molto dal mio approccio alla creazione: anziché partire dal disegno spesso costruisco direttamente l’idea che ho in mente, modellandola in carta tridimensionalmente. Questo metodo mi permette di avere un controllo immediato sulle proporzioni e sugli ingombri, elementi essenziali per me per ottenere un risultato armonioso ed equilibrato».

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Cosa pensi ti distingua dagli altri?

«Il payoff del mio progetto è “Who are you when nobody’s watching?”. Inteso come chi siamo quando siamo solo noi, quando ci spogliamo dei nostri titoli. Come si manifesta la persona che sono? Cosa le piace, cosa sceglie?
Interrogarsi sulle proprie preferenze e i propri gusti, dedicarsi del tempo per capire cosa si desidera e perché lo si desidera è un esercizio per affermarsi, in quanto quella scelta resta con noi e si manifesta attraverso quello che indossiamo. Se la nostra scelta è coerente con quello che siamo veramente essa rappresenta un passo verso la realizzazione di se stessi.
Collegandomi a questo, credo fermamente che una cosa ci piaccia perché corrisponde a determinati archetipi che abbiamo salvato nella memoria, per cui se ci piacciono le stesse cose abbiamo certamente qualcosa in comune, magari abbiamo condiviso esperienze simili, e questo ci rende indissolubilmente uniti, in qualche modo complici.
Ci tengo molto che si respiri la profondità di quello che faccio, per me non è semplicemente creare belle borse e venderle, vorrei che si creasse un legame con le persone che mi scelgono».

I tuoi modelli fondono funzionalità e stile: quanto è importante per te l’equilibrio tra estetica e praticità

«Essendo i modelli pensati per essere espressione di sé, la mia intenzione sarebbe quella di renderli potenzialmente utilizzabili nella vita di tutti i giorni. La chiave per unire i due concetti per me sta proprio qui. Poi è chiaro che difficilmente tutti i modelli possono essere adatti ad andare in ufficio o al supermercato, ma credo che sia giusto così, visto che non siamo donne che esclusivamente lavorano o fanno la spesa».

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Quali sono le caratteristiche imprescindibili di una borsa per te?

«La proporzione e la rigidità. Non amo le borse morbide, dalla forma “casuale”. Non ne ho mai disegnata una che mi soddisfacesse. Poi cerco sempre di applicare una piccola tasca interna ad ogni mio modello, dove immagino di poter farci stare un piccolo specchio o un pettine».

Quali sono i tuoi progetti futuri per il marchio? Pensi di espanderti in nuove categorie o di "aprire" a collaborazioni con altri designer?

«La mia passione è nata con l’abbigliamento, mi manca lavorarci. Ora SOFIA è molto giovane, ho tanti aspetti da consolidare e rafforzare prima di correre possibili rischi, per cui aspetterò il momento giusto. A piccoli passi. Spero di riuscire ad arrivarci nei prossimi due anni. Chissà, magari questo progetto potrebbe partire proprio da una collaborazione».

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Definisci il tuo brand in tre parole o aggettivi:

«Autenticità, Espressione, Consapevolezza»

Ultimissima domanda: se il tuo brand fosse un film, quale sarebbe? 

«Se il mio brand fosse un film, potrebbe essere facilmente un classico italiano degli anni a me cari. Sto pensando a Il Sorpasso. Penso a quel film perché, visto "senza impegno", potrebbe sembrare una storia come un'altra, bella e ben raccontata. Ma se ci si sofferma sui dettagli, si comprende che ogni decisione è minuziosamente studiata, ricca di sfumature e spesso con più di un significato. Una critica, un’introspezione. Non a caso questo film si svolge in un’Italia splendida, con colonne sonore indimenticabili inserite in modo magistrale. Proprio come Il Sorpasso, il mio brand punta a un equilibrio perfetto tra immediatezza e profondità, tra leggerezza apparente e un lavoro attento e curato in ogni scelta».

 

Art Director immagini in apertura: Simona Rottondi 

© Riproduzione riservata

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