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Moda

Le cinque cose da sapere sull’animalier

Le cinque cose da sapere sull'animalier

foto di Gioia Corazza Gioia Corazza — 11 Aprile 2012

Fotogallery Le cinque cose da sapere sull’animalier

  • Illustrazione Grazia bianca Illustrazione Grazia bianca Animalier: cinque cose che dovete sapere
  • 1260×840 fw12 1260×840 fw12 Da sinistra: Christopher Kane, Comme Des Garçcons, Dolce&Gabbana, Gucci - animalier per l'a/i 2012-13
  • Blumarine S11 001 Blumarine S11 001 Animalier per la p/e 2011 di Blumarine
  • Prada F11 070 Prada F11 070 Cappotto pitonato Prada per l'a/i 2011
  • Jeremy Scott per Adidas Jeremy Scott per Adidas Sneakers leopardate Jeremy Scott per Adidas
/ 5 Tutte le foto
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Chic, glamour, bon ton, pop, soft, provocatorio, lussurioso; l’animalier  affascina da sempre molti designers grazie alle sue molteplici identità.

Chic, glamour, bon ton, pop, soft, provocatorio, lussurioso; l’animalier affascina da sempre molti designers grazie alle sue molteplici identità. Considerato uno dei capisaldi del fashion system e oggi definito da molti “the new black”, per il suo utilizzo smodato, l’animalier è presente sulle passerelle dal 1947. Ripresentato in molte varianti, questo trend non conosce stagioni. Infatti, come avete visto nell’articolo di Diana Marian Murek , sarà uno dei protagonisti del prossimo autunno/inverno.
Ecco 5 cose che dovete sapere su questo trend.

1) Origini: le pelli di animale erano usate dagli uomini primitivi per riscaldarsi e proteggersi ma, indossarle, aveva anche un significato spirituale. Questa tradizione si consolidò sempre di più nelle epoche successive. Gli Egizi, infatti, utilizzavano le pelli dei felini, attratti dall’aura di sacralità che circondava questi animali; gli aristocratici usavano tappeti di pelle di animale o animali imbalsamati come simbolo del loro status e della loro nobiltà. Nel 700, iniziarono le prime stampe su stoffe e sete per ornare le corti europee, aggiungendo così un tocco esotico allo stile del Vecchio.

2) Terminologia: conosciuto nell’antica Grecia come “zoote”; oggi il termine “animalier”, racchiude in sé tutte quelle stampe di matrice animale: pitonato, leopardato, tigrato, tartarugato, zebrato. Nei dizionari della moda è sintetizzato in: maculato, animalier print o tessuto animalier.

3) Fashion jungle lovers: negli anni 40 Betty Page, la prima pin up, vestita con succinti beach wear di animalier print, incarnava l’idea della donna predatrice sessuale. L’immagine dello stile animalier adatto solo a icone “bombshell” fu sdoganata da Christian Dior. Infatti, il primo designer ad innamorarsi dell’animalier fu proprio lui, che, ispirato dalla sua musa Mitzah Bricard, nel 1947 realizzò per la collezione p/e, abiti di chiffon leopardato, sia passione smodata per questa stampa, lo portò a utilizzare la pelliccia animalier sui polsini dei coats e nei cappellini. Da quel momento fu subito apprezzato da molte stars e in seguito da altre maison di moda. Nel 53, Marilyn Monroe indossò un manicotto di pelliccia animalier con mantella dello stesso motivo in “Gli uomini preferiscono le bionde” e nel 63, l’icona di stile ed eleganza per eccellenza, Audrey Hepburn, protagonista nel film “Sciarada”, indossò un cappello maculato realizzato da Givenchy. Il vero exploit dell’animalier print avvenne fra gli anni 70 e 80, quando fu rivistitato in chiave glam rock: le jumpsuit maculate, la maglieria e la lingerie zebrata, in versione per i look dell’evening che del daytime. La fluo e indossate con t-shirt strappate, erano la seconda pelle di star della musica come Debbie Harry, leader del gruppo rock Blondie. In quel periodo, Roberto Cavalli metteva le basi per quella che sarebbe poi stata la sua identità stilistica: l’amore per il wild touch. Negli anni 70 propose la stampa ghepardo, nel 99 lo zebrato e nel 2006 la stampa farfalla. Anche Valentino nell’87 si lasciò conquistare dall’animalier tanto che gli venne dato l’appellativo di “ Re della giungla della moda”. Dopo un piccolo stand by del fashion jungle, Gianni Versace propose camicie di seta maculate per il prét-a-portér maschile. Negli anni 90 Azzedine Alaia, ispirato dall’emergente musica hip hop e dallo stile street, propone il total look maculato.

4) Animalier oggi: tra i brand contemporanei che hanno rivisitato l’animalier print, ci sono sicuramente le opere della stilista Anna Molinari (Blumarine e Blugirl), che unisce il temperamento di questo pattern alle linee minimal della silhouette e alle palette pastello. E per chi ancora credesse che l’animalier sia ‘’too much for’’, Blumarine pensa anche alla lingerie e propone pezzi cocoon con capi di forte attrattiva, pensati per una donna raffinata, ironica e mai volgare. Glamour il maculato di Dolce & Gabbana, che diventa il pattern cult della loro filosofia barocca. Super chic l’animalier proposto da Prada: bimateriale e bicolore, per le scarpe alterna la stampa pitonata al suède, mentre per i coats propone pitone stampato con collo di pelliccia. La prossima stagione invernale è all’insegna dell’animal print: la maglieria etnochic di Altuzarra e Krizia su cui sono ricamate zebre e tigri, gli abiti animalier all over di Just Cavalli, il pitonato viola accanto ai toni fetish dei dettagli in pelle di Christopher Kane, i maxi coats sagomati con stampa maculata di Comme Des Garçons e il maculato su velluto liscio, versione luxury di Gucci. Oggetto del desiderio d’ironiche fashion girls, sono le sneakers firmate Adidas by Jeremy Scott versione leopard print con tanto di codina sul tallone.

5) Jungle design: dal salone di casa, a uffici, a strumenti di uso quotidiano, fino a cover per pc, iPhone e iPad; l’animal print conquista anche il design. Gli ambienti del daytime si trasformano in una giungla grazie anche agli stilisti, che riportano le stampe tipiche delle loro collezioni negli oggetti di arredo. È il caso di Roberto Cavalli, che ha firmato una collezione di cyclotte con il suo wild touch e di Blumarine, che, al salone del mobile di Milano, il prossimo 18 aprile presenterà una collezione di complementi di arredo caratterizzati anche dall’animal print. Federlegno Arredo e il Gruppo Classico Italiano, al Macef del 2010, hanno allestito uno spazio con mobili e complementi maculati, zebrati, che riprendono le forme degli animali, creando un’atmosfera esotica che è piaciuta molto ai visitatori e alla stampa. Tra gli oggetti di arredo, ispirati al mondo animale, uno dei più originali è il pouf “Charlotte’’ ideato da Luc Swen, realizzato con pelliccia sintetica e zampette d’acciaio come sostegno.

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