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Moda

Intervista a Luca Rubinacci: “Il senso del colore? Me lo insegna la natura”

Intervista a Luca Rubinacci: "Il senso del colore? Me lo insegna la natura"

foto di Gabriele Verratti Gabriele Verratti — 11 Gennaio 2012

Fotogallery Intervista a Luca Rubinacci: “Il senso del colore? Me lo insegna la natura”

  • MG 1415 MG 1415 L'aplomb inconfondibile di Luca Rubinacci
  • rubinacci insegna rubinacci insegna L'insegna della boutique a Milano
  • MG 1328 MG 1328 Uno sguardo all'interior del negozio
  • MG 1327 MG 1327 Le imbastiture affascinano gli occhi
  • MG 1331 MG 1331 Sulla cimosa la garanzia di esclusività
  • MG 1340 MG 1340 La seta della cravatta val bene una fodera per la giacca
  • MG 1357 MG 1357 La varietà infinita dei tessuti
  • MG 1362 MG 1362 Mariano Rubinacci: basta il nome
  • MG 1385 MG 1385 In atelier
  • MG 1383 MG 1383 I cartamodelli di ogni cliente, custoditi con cura
  • MG 1369 MG 1369 Diventerà una splendida giacca
  • MG 1375 MG 1375 Le mani vigili del sarto
  • libro tessuti libro tessuti Pagine di un vecchio campionario di archivio
  • foto antica foto antica Compare già l'attività dei Rubinacci in questo almanacco ottocentesco
  • MG 1493 MG 1493 Scaffali e tentazioni da uomo
  • MG 1390 MG 1390 S'intravvedono le pantofole Marphy indossate da Wharol
  • MG 1490 MG 1490 I preziosissimi gemelli. Con Pulcinella a fare da guardia
/ 17 Tutte le foto
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Insieme col padre Mariano, Luca Rubinacci tiene alta la tradizione sartoriale di famiglia. Un'avventura iniziata a Napoli negli anni '30 dal nonno Gennaro e che ora vanta affezionati estimatori sui cinque continenti

Insieme col padre Mariano, Luca Rubinacci tiene alta la tradizione sartoriale di famiglia. Un'avventura iniziata a Napoli negli anni '30 dal nonno Gennaro e che ora vanta affezionati estimatori sui cinque continenti

L'occasione è ghiotta. Intervistare Luca Rubinacci, acclamata icona di stile, in fondo è sempre una verifica per il proprio. Nella boutique milanese di via Montenapoleone ci si para davanti in un perfetto abbinamento di giacca in cashmere beige, disinvolta camicia di jeans su pantaloni viola, ed è questione di un istante. Il tempo dell'ammirazione muta in curiosità, l'occhio intento a scoprire il segreto di quell'alchimia. “Ogni mattina getto un'occhiatta alla finestra. La luce della stagione e le sfumature del cielo sono i primi maestri a cui dare retta”. La natura come guida per la scelta dei colori. A parlare, prima ancora del sarto, è lo sportivo che si gode la vita all'aria aperta. Senza rinunciare al consueto buon gusto. “Dopo l'abbuffata del fashion la vera sfida è risvegliare nei giovani il piacere del classico. Un bel vestire che non fa rima solo con il completo di lavoro, ma si apprezza anche nel tempo libero”.

Quest'opera di evangelizzazione all'eleganza rinnova lo spirito critico del cliente, che si ritrova spontaneamente ad individuare pregi e difetti dell'abbigliamento altrui. C'è ovviamente lo zampino di Luca, modello di stile (su web vale la pena di curiosare sul suo blog ), fine psicologo e consigliere sempre disponibile. “Il servizio che offriamo è perenne. Una sigaretta che guasta la manica o qualche chilo di troppo non sono mai un problema. Si rammenda e si riadatta il guardaroba alla nuova forma del corpo”. Con la mano fa per scoprire l'etichetta nella sua giacca. Il numero di serie impresso è quello del tessuto, così che sia facile recuperare uno scampolo per futuri aggiustamenti. “A meno che non si tratti di un metraggio limitato con cui confezionare un abito assolutamente unico. È il caso di un tessuto vintage, come questo qui”. Sul bancone Luca svolge una splendida flanella, facendo notare che sulla cimosa non sono impressi i marchi di fabbrica e provenienza. È il dettaglio che fa la differenza rispetto ad un tessuto di produzione recente.

“Tutto prende forma sul cliente perché l'abito possa vestirlo come una seconda pelle”. A partire dal cartamodello, custodito sui ripiani di una teca speciale che ci viene mostrata con orgoglio. Attorno, nel laboratorio, il lavorio paziente dei sarti. Il più anziano, centimetro gettato attorno al collo e occhiali in punta di naso, cesella con l'ago l'impuntura di un completo in lino. “Chiaramente sfoderato. Con tessuti più pesanti, invece, via libera alla seta delle cravatte per la fodera. Non c'è limite se non la propria sensibilità estetica”. È con questa premura, la stessa di suo nonno Gennaro e suo padre Mariano, che Luca contribuisce all'eccellenza di Rubinacci. Fedele ad una certa levità partenopea che si apprezza anche nel taglio delle giacche, più gentili e morbide rispetto all'inappuntabile austerità di Savile Row.

“Il senso di agio e libertà è fondamentale. Come anche un pizzico di raffinatezza dandy. Vedete queste pantofole? Riproducono il modello calzato da Warhol nella New York degli anni '90. Mio padre mi lascia carta bianca in ogni iniziativa, purché la qualità sia sempre all'altezza della nostra tradizione”. Così è stato per i gemelli realizzati in collaborazione con Trianon, che non sfigurerebbero in una wunderkammer principesca. Minuscole conchiglie esotiche con perle incastonate, sfere di onice e avorio prezioso. Non fa in tempo a mostrarcele che un fortunato cliente fa capolino in negozio. “Scusatemi un momento”. Quando torniamo, la coppia in in madreperla non c'è più. Invidia assoluta. E riconoscenza a Luca per la splendida mattinata che ci ha regalato.

© Riproduzione riservata

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