Fotogallery Gilet: le dieci cose che dovete sapere
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Gioia Corazza ci porta a scoprire tutte le curiosità sul gilet
Il ritorno dello stile alla garçonne, porta in auge uno dei capi più versatili del guardaroba maschile: il gilet. Reinterpretato in chiave glamour, old school, strong, iperchic; il gilet viene destrutturato e mixato con dettagli di altre epoche, acquistando così un’allure contemporanea. Infatti, come avete letto nell’ articolo di Diana Marian Murek , una delle tendenze in atto, è quella di convertire l’austerità tipica del gilet alla sinuosità del peplum dress.
Ecco 10 curiosità su questo trend.
1) Origini: siamo alla corte del Re Sole, quando s’impone uno stile di vita e di abbigliamento particolarmente sfarzoso, per distinguersi dalla borghesia. È l’ideale de l’homme de qualité, il gentiluomo. Il vestire alla française era caratterizzato da tre pezzi: giacca justacorp con pantalone culotte e, ovviamente, gilet. Lungo per sfidare il freddo invernale e realizzato con sete e broccati; il gilet si accorcia nel tempo e perde le maniche. Il concetto di eleganza passa dalle frivolezze dello stile barocco ad un look austero e lineare: «per essere eleganti non bisogna farsi notare» diceva Lord Brummel, il dandy più noto dell’epoca. Nella moda Ottocento, infatti, il gilet divenne monopetto, con falde ridotte, il colletto con una fascia rigida e il tessuto in panno chiaro.
2) Terminologia: gilè, è il fr. Gilet, ovvero la veste senza maniche che indossavano i pagliacci detti Giles. "Gille" è alterazione di aegidius, che significa buffone.
3) Anatomia del gilet: tipo di giacca o di cardigan, assente di maniche, con scollatura generalmente a “V” e abbottonatura. In situazioni formali, s’indossa sotto la giacca e viene chiamato panciotto. In origine, il gilet è corto e stretch.
4) Gilet e futurismo: con l’avvento del cinema e la fotografia, negli anni Venti il gilet diviene capo icona del futurismo. L’idea era quella di introdurre il colore nell’abito maschile, con l’intento di provocare emozione e liberare la creatività. Una provocazione che si realizzava nel progetto abito di Giacomo Balla e Depero: diagonali, figure geometriche con inserti di stoffe o eccentrici decor, come ad esempio il vetro. Sui gilet futuristi, si combinavano i molteplici aspetti del reale per caricarli di cifre artistiche come il cinema e il teatro. Tutto, oltre l’arte e la letteratura, doveva diventare un fatto artistico. I gilet ideati da Depero e indossati sotto abiti comuni da molti futuristi, erano un assemblages di panni colorati. Il gilet, portava con sé la matrice folkloristica ma con un tocco di snobismo sofisticato, che era espressione di provocazione sociale, ma anche di una riproposizione di sé da parte dell’artista.
5) I gilet del rockabilly: nata nei sobborghi londinesi, dopo la seconda guerra mondiale, la cultura giovanile più popolare negli anni 50, era quella dei Teddy Boy. Il loro abbigliamento era caratterizzato da elementi stilistici estrapolati dall’epoca edoardiana (Teddy diminutivo di Edoardo). Il promettente inizio del secolo, aveva stabilito le leggi dell’eleganza e dello stile maschile attraverso la figura imponente di Edoardo VII, figlio della regina Vittoria. I Teddy Boy, scimmiottavano gli ufficiali della Guardia Reale, vestiti nel miglior stile edoardiano, e si facevano notare per il loro modo di fare particolarmente vivace. Infatti, erano divisi in bande e la loro ribellione stava nel non accettare il rigido sistema classista inglese. I loro gilet erano piuttosto austeri, appesantiti dal tessuto broccato, e, insieme ai pantaloni skinny con risvolto, andavano ad inserirsi nel classico look dell’eleganza inglese. Ispirati al rock and roll, capace di risuscitare gli animi dei giovani, i Teddy Boy contrapponevano al loro modo di vestire serioso i moti di ribellione interiore.
6) Il gilet savage: alla fine degli anni 60, il gilet entra a far parte del guardaroba femminile. Moschino e Yves Saint Laurent sperimentano su di esso con i tessuti, facendogli prendere il posto della giacca nei tailleur. Lo spirito libero, protagonista degli anni 70, spinge poi il gilet ad assumere connotazioni stilistiche del movimento hippy (lavorato a uncinetto o con frange, perline, in seta decorata da stampe) delineando, così, una figura femminile disinibita, selvaggia. Janis Joplin , cantante rock e blues della fine degli anni 70, era solita indossare gilet stravaganti e in linea con il mood style di quel periodo. Memorabile, il gilet all’uncinetto in lamè dorato nel video di Tell Mama . Nella collezione p/e 2011, Roberto Cavalli sembra essersi ispirato al palco di Woodstock: la sua passerella sembra riprendere il look di Janis Joplin, grazie soprattutto, al gilet minimal ma super accessoriato con bisaccia frangiata. Etro per questa stagione, realizza un gilet frangiato nelle tonalità del bianco e del grigio con tessuto a contrasto. Dsquared2 fa sfilare le sue “California girls” con indosso t shirt e gilet con frange di pelle, abbinati a shorts in jeans. Danielle Scutt, per la p/e 2012, ripensa il gilet savage, creandolo solo di rete.
7) Il gilet bon ton: In tessuto, in maglia, intero, abbottonato, svasato; il gilet, acquista un’aria iperchic grazie anche al look ispirato alla Twiggy : bermuda, camicia bianca da uomo, maxi cravatta nera, e gilet lungo in macramè. Contemporaneo e dall’appeal raffinato, lo stile androgino viene proposto dagli stilisti come il nuovo bon ton. Yves Saint Laurent per la p/e 2012 fonde la rigidità delle linee del gilet con la leggiadria delle onde che lo rendono svasato, dando forma a un capo dal carattere forte ma raffinato, da indossare al posto della giacca. Sempre nella stessa collezione, Yves Saint Laurent propone il gilet essenziale, grazie alle linee decise e all’abbottonatura nascosta da una patta; quasi a voler citare la sobrietà della casacca. Anche Givenchy sembra essere dello stesso avviso: le linee essenziali e la lunghezza, insieme ai revers di seta, vanno a costituire la figura di una donna sofisticata. Giorgio Armani per Emporio, nella collezione a/i 2013, non rinuncia all’eleganza che lo contraddistingue da sempre e crea gilet che risaltano le forme del busto e del décolleté, con revers glitterati, riuscendo a trovare la giusta simbiosi tra femminile e maschile. Chanel, nella collezione p/e 2012, introduce il gilet classico nel tono del rosa cipria, indossato sotto ad un maxi cardigan aperto, abbinato a degli shorts.
8) Il gilet del boyfriend style: in Io e Annie , noto film di Woody Allen, Diane Keaton, veste perfettamente i panni dello stile boyfriend: gilet, camicia, cravatta e pantaloni. Madonna, in quegli anni, gettava le basi per il look androgino, il mood composto da gilet, camicia bianca extralarge e pantalone, conquistò ben presto il fashion system. Peter Lindbergh, fotografo di moda, segnò gli anni Novanta immortalando donne di spettacolo con il gilet gessato, camicia da uomo e cravatta. Oggi molti designer s’ispirano agli elementi stilistici che caratterizzavano quel periodo: Commuun, il duo di stilisti giapponesi, per la passerella della p/e 2012, sovrappone il gilet alla canotta, nei toni del bianco e del nero, in linea con il gusto architettonico tipico della loro terra. Damir Doma, utilizza tessuti grezzi come la juta e il lino, per creare il giusto mix tra giacca e gilet, donando alla figura femminile linee spigolose tpiche dello stile boyfriend. Chloè, per questa stagione, lo propone lungo e bianco, abbinato a camicia bianca e bermuda; Hermès, per l’a/i 2013, realizza gilet in pelle con pelliccia applicata, portato sopra la camicia nera effetto pelle e pantalone oversize con orlo frangiato.
9) Il gilet dall’animo dark: La rigidità architettonica del classico gilet viene esasperata da stilisti come Gareth Pugh e Alexander Wang, che cercano nelle linee e nei tessuti, l’animo dark di questo capo. Il primo utilizza materiali effetto seconda pelle, in nero opaco, quasi a voler ricalcare la gabbia toracica; il secondo, sempre in total black, applica il gilet in pelle sopra ad una giacca smanicata di lunghezza differente e di linee più sinuose che vanno ad appoggiarsi sui fianchi. Ilaria Nistri, per la p/e 2012, inserisce il gilet in maglia con ampio scollo a “V”, in un’atmosfera gotica, donando però una forma morbida alla silhouette femminile; Ann Demeulemeester, in questa stagione veste la sua donna di soli capi maschili e mixa il rigore del gilet alla leggiadria della mussolina, che si appoggia delicatamente sul corpo nudo. Animo dark anche per il gilet indossato da Lady Gaga in “ The edge of glory”: nero in pelle, borchiatissimo, con cinghie in pelle che segnano la schiena e scollo che delinea bene il decolté.
10) Il gilet denim: insieme al chiodo, il baluardo stilistico di rockstar inglesi, come Paul Simonon dei Clash, è il gilet in denim; oggi molto amato dalle celebrities.
Il sapore old-school viene adattato ai look grunge e hippy, come quelli di Ashley Tisdale e Jessica Alba. Tra gli amanti del denim, non potevano mancare i fratelli di Dsquared2, che per la collezione p/e 2012 ripropongono atmosfere rockeggianti del Glanstonsbury festival: donna in costume, camicia di stampo maschile arrotolata in vita e gilet denim ricoperto di pelliccia. Il gilet denim, per le sue origini, possiede una forte carica di ribellione e provocazione, che piace tanto anche alla pop star Rihanna. In We found love , infatti, ne indossa uno con la bandiera americana stampata, e con sotto costume e shorts denim cut-off.
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