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Moda

Cambiaghi: stile di famiglia

Cambiaghi: stile di famiglia

foto di Gabriele Verratti Gabriele Verratti — 15 Novembre 2013

Fotogallery Cambiaghi: stile di famiglia

  • IMG 1639 IMG 1639 Il logo di Cambiaghi accanto alle cappelliere d'epoca
  • Maestranze Maestranze Agli inizi del secolo scorso Cambiaghi dava lavoro a 1.500 operai
  • Sala Campioni Sala Campioni Una foto d'epoca dell'originario stabilimento a Monza
  • IMG 1703 IMG 1703 La fodera interna del capello con i motivi di bandiere nazionali
  • IMG 1649 IMG 1649 Alcuni modelli d'epoca
  • IMG 1655 IMG 1655 In dettaglio un capello storico di Cambiaghi con cordicella sulla tesa
  • IMG 1650 IMG 1650 Un modello più esotico
  • IMG 1679 IMG 1679 Dall'archivio di Cambiaghi
  • IMG 1619 IMG 1619 Anche cloche e bombette nelle proposte di cappelli al femminile
  • IMG 1612 IMG 1612 I fedora scelgono materiali raffinati come lapin e cashmere
  • IMG 1607 IMG 1607 Nella sezione maschile
  • IMG 1831 IMG 1831 Matteo Perego di Cremnago
  • IMG 1836 IMG 1836 Lo specchietto nella riedizione del modello realizzato per il re del Congo nel 1926
  • IMG 1692 IMG 1692 Targa commemorativa dei Grands Prix vinti da Cambiaghi
  • IMG 1727 IMG 1727 I modelli di borse Emma e Charlotte
  • IMG 1629 IMG 1629 Di forma più sobria la serie Thaila
  • IMG 1626 IMG 1626 Emma nelle diverse varianti
  • IMG 1726 IMG 1726 Un puzzle di clutch Paloma
  • IMG 1746 IMG 1746 I colori per la Primavera-Estate 2014 comprendono il salvia e il turchese
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Dal trisnonno Giuseppe fino a Matteo. Storia di Cambiaghi e dei suoi cappelli di lusso. Ma anche le borse non scherzano mica...

Dal trisnonno Giuseppe fino a Matteo. Storia di Cambiaghi e dei suoi cappelli di lusso. Ma anche le borse non scherzano mica...

Sogno di un garzone che si mette in proprio e nel 1880 fonda un cappellificio. In pochi anni l'azienda monzese di Giuseppe Cambiaghi valica i confini nazionali e si conferma nome di spicco nella manifattura del cappello pregiato. Una capacità produttiva che all'inizio del secolo scorso si attesta sugli otto milioni di pezzi e che impiega millecinquecento persone. «Se c'è qualcosa che mi colpisce nella figura del mio trisavolo è la sua lungimiranza. Il suo senso degli affari precorreva i tempi e lo rendeva assolutamente moderno. Basti pensare all'energia profusa nella pubblicità e nella partecipazione ai Grands Prix dell'epoca». Con orgoglio è Matteo Perego di Cremnago, nipote di quarta generazione, a mostrarci i ritagli di quotidiani russi e venezuelani del 1926. Nella parete attigua un quadro con lo stabilimento. L'appartamento di Giuseppe sorgeva in mezzo ai capannoni e gli operai gli si rivolgevano con un "sciur Pepp" di gratitudine. Perché il loro padrone era brillante nella conduzione dell'industria, ma soprattutto sensibile ai loro diritti. Erano previste attività ricreative di villeggiatura, una casa di riposo per gli anziani, adirittura un bonus speciale per le donne in gravidanza.

La seconda guerra mondiale congela i successi dei Cambiaghi. Molti lavoratori sono caduti in battaglia e la stessa fama del cappello come accessorio indispensabile si appanna progressivamente. La passione di quel sogno resta per circa sessant'anni nei faldoni d'archivio e arriva a Matteo nella forma di una suggestiva epopea di famiglia. Sua l'idea di ricominciare, riannodando i fili della memoria e valorizzando l'artigianalità autentica: «Il mio mastro artigiano è di Monza e custodisce i segreti di lavorazione di una volta». E anche se il cliente del cappello è oggi molto diverso da quello di un tempo, le proposte offrono il massimo in termini di materiali e rifiniture. Una fodera in seta, la fascia interna del marocchino in vera pelle, il lapin più raffinato lo rendono un oggetto di lusso. Per la donna il tocco contemporaneo si apprezza nelle colorazioni più vivaci ed estrose, per l'uomo i modelli si classificano in base alla destinazione d'uso; da quello per la montagna a quello più cittadino, fino alle forme destrutturate che si ripiegano come un berretto e stanno comodamente in tasca. «C'è poi la chicca del cappello con specchietto interno. Riedizione di un modello studiato nel 1926 per il re del Congo, evidentemente piuttosto narciso». Senza tralasciare il panama, intrecciato abilmente con paglia bianca di palma secondo la tradizione ecuadoriana.

Poi, le borse. Vera novità che completa l'offerta di accessori a firma Cambiaghi. Le migliori concerie italiane forniscono la materia prima per modelli che dichiarano il gusto del fatto a mano in ogni dettaglio: le singole cuciture sul fondo e sul riporto, la fodera in nappa, il marchio a fuoco che identifica ogni pezzo. Il disegno è pulito, il volume solido ma femminile, la tarsia dei materiali preziosi come camoscio e lucertola un capolavoro di equilibrio ed eleganza, le cromie dalle più neutre del cuoio e del panna al ciliegia, al verdone, al senape e blu regale. Non mancano soluzioni unisex, come la borsa da viaggio 36 ore, la shopper squadrata e i portadocumenti con inserto in cavallino. «Il principio di partenza è stato di concepirle con un design senza tempo, che non segua per forza la moda di stagione e che anzi si arricchisca di fascino vissuto. Cambiaghi celebra lo stile personale». E si vede.

© Riproduzione riservata

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