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“Time for Women!”: i 20 anni del Max Mara Art Prize in una mostra a Palazzo Strozzi

"Time for Women!": i 20 anni del Max Mara Art Prize in una mostra a Palazzo Strozzi

foto di Rossella Malaguarnera Rossella Malaguarnera — 18 Aprile 2025
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Viaggio in 20 anni di creatività al femminile con Max Mara  e il suo Art Prize, celebrati con un'esposizione speciale a Palazzo Strozzi.

Nove artiste, nove differenti visioni, il racconto di vent'anni di creatività e arte: Grazia.it è stata a Firenze in occasione dell'inaugurazione di Time for Women! la mostra speciale che celebra il ventennale del Max Mara Art Prize for Women, tra i più importanti riconoscimenti a supporto delle artiste femminili.

Il Max Mara Art Prize for Women è, infatti, un premio biennale istituito nel 2005 da Max Mara Fashion Group, in collaborazione con Whitechapel Gallery e la Collezione Maramotti, dedicato alle arti visive e rivolto ad artiste emergenti con base nel Regno Unito. L'’obiettivo? Sostenere e valorizzare la  ricerca e offrire loro tempo e spazio per dedicarsi alla creazione di un nuovo progetto. 

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(La sala dell'opera di Corin Sworn, "Silent Sticks" dedicata alla commedia dell'arte)

Le vincitrici dei nove Max Mara Art Prize hanno avuto modo, nelle diverse edizioni, di vivere un'esclusiva residency, una permanenza di sei mesi, in Italia, organizzata con Collezione Maramotti e che ha permesso loro di ampliare le loro conoscenze in ambito tecnico e artistico, lavorando ai progetti e alle opere che oggi vediamo raccolti, per la prima volta tutti insieme, nelle sale di Palazzo Strozzi. 

Come gli artisti e letterati europei del Settecento e Ottocento, che giungevano nel nostro paese per studiarne il patrimonio artistico e culturale, queste nove donne hanno potuto vivere la loro personalissima esperienza di "Grand Tour" immergendosi nella conoscenza più ampia dell'Italia, visitando fondazioni e associazioni culturali, portando avanti ricerche e acquisendo nuove abilità di tipo tecnico, parti integranti delle loro opere. 

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(Nella foto: dettaglio di "The Age / L'Età "di Emma Talbot) 

I loro lavori sono l'espressione, personale e visiva, di quanto hanno vissuto in questi sei mesi e delle riflessioni, nate in questo periodo, legate a identità, memoria, corpo, società e politica. 
Le artiste hanno reinterpretato, ognuna con la sua sensibilità e background, tematiche intrinsecamente legate all'esperienza italiana.

C'è chi, come Corin Sworn ha (ri)dato vita alla commedia dell’arte, chi ha analizzato con delicatezza e una percezione estremamente contemporanea la maternità come Margaret Salmon, chi come Andrea Büttner ha riletto i codici iconografici e le antiche tradizioni delle comunità monastiche, chi ha raccolto  voci e narrazioni dimenticate dall’antichità ad oggi come Helen Cammock.

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(Un frame dell'opera video di Margaret Salmon "Ninna Nanna" legata al tema della maternità)

Ma ogni sala della "Strozzina" (l'area sotterranea di Palazzo Strozzi che ospita la mostra) cela un universo ricco e multiforme, capace di vestirsi di colori vibranti e coinvolgenti come quelli dell'opera di Emma Talbot, che risucchiano quasi lo spettatore, o di rifugiarsi nell'estrema essenzialità delle forme  simili a scheletrici resti marini forgiate con ferro arruginito, rafia, legname e caolino di "Deadweight", opera di Dominique White. 

Un coro di visioni tutte diverse ma tutte volte a narrare un'unica storia, un racconto fatta di creatività e ricerca.




© Riproduzione riservata

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