La nuova serie tv di Netflix è un viaggio alle origini del crimine, delineato attraverso colori desaturati e uno stile sospeso tra passato e contemporaneità
Mindhunter è stata indubbiamente una delle produzioni targate Netflix più attese del 2017. Dopo il suo debutto, avvenuto lo scorso 18 ottobre, non ha deluso le aspettative di critica e pubblico, tanto che la piattaforma di video on demand più popolare del momento ha già confermato una seconda stagione, la cui uscita è prevista per l’autunno prossimo.
A rendere unica questa serie tv - prodotta da David Fincher e basata sull’omonimo libro di John Douglas e Mark Olshaker - contribuisce una trama decisamente inconsueta quanto affascinante.
Protagonisti delle vicende, ambientate negli Stati Uniti sulla fine degli anni ‘70, sono Holden Ford (Jonathan Groff) e Bill Tench (Holt McCallany), due agenti speciali dell’FBI che muovono i primi passi nella profilazione criminale dei serial killer, attraverso una serie di interviste ai più folli assassini, ormai destinati alla sedia elettrica. Insieme a loro c’è Wendy Carr (Anna Torv, la Olivia Dunham di Fringe), psicologa che cerca di contenere - con la sua razionalità - l’operato dei due agenti, malvisto dai loro superiori.
Lo stile visivo e il linguaggio narrativo di Fincher sono evidenti in ogni fotogramma, nonostante solo 4 dei 10 episodi siano stati diretti in prima persona dal regista. Per delineare il particolare periodo storico e le sue trasformazioni culturali, politiche e sociali, si è scelto di portare in scena un realismo oscuro e disturbante, accentuato dall’utilizzo di una palette desaturata su toni di giallo-verde e dalla scelta dei costumi.
«La sua ossessione per i dettagli e le sfumature mi ha completamente contagiata» ha dichiarato a al Costume Designers Guild la costumista Jennifer Starzyk. «Per un anno intero penso di aver guardato solo show e film ambientati negli anni '70, in modo da trovare spunti per caratterizzare i personaggi. Dopo un po' ero talmente immersa nel periodo da non considerare più i costumi di scena come tali, ma da pensare ad essi come abiti del quotidiano».
Mindhunter: i look ispirati ad Anna Torv
Per la composizione dei look la Starzyk ha guardato a personalità iconiche e immortali dei '70, come Paul Newman e James Garner per i due agenti speciali, mentre per Anna Torv l’ispirazione è arrivata da Faye Dunaway. «Per dare il giusto peso al personaggio di Wendy mi sono basata sull’interpretazione della Dunaway in Quinto Potere. Ho optato per degli outfit da power woman che fossero eleganti ma che al contempo rappresentassero una dichiarazione d’intenti».
BREIL Collana a doppio filo in acciaio.
Credits: breil.com
FALCONERI Camicia fluida in seta e modal con abbottonatura nascosta.
Credits: falconeri.com
ARKET Pencil skirt in tessuto tecnico.
Credits: arket.com
HOGAN Cintura sottile in pelle con fibbia e micro logo.
Credits: hogan.com
LONGINES Orologio in acciaio e vetro zaffiro antigraffio.
Credits: longines.it
DM DAMIANO MARINI Sabot in pelle martellata con tacco grosso.
Credits: qvc.it
Il personaggio di Wendy Carr è tutt'altro che stereotipato. «Ogni volta che devo interpretare un ruolo, cerco di capire cos'è che spinge il personaggio a fare le sue scelte: se si tratta del cuore, della pancia o della testa» ha raccontato Anna Torv in un'intervista a Dazed & Confused. «Nel caso di Wendy, a predominare è senza dubbio la testa. Non è una donna che si perde in chiacchiere, è forte e molto intellettuale.»
JEZEBEL LONDON Collana in oro rosa e diamanti.
Credit: luisaviaroma.com
FENDI Blusa stampata in seta con collo-foulard.
Credits: stylebop.com
ARMANI COLLEZIONI Gonna a matita in seta.
Credits: farfetch.com
GUESS Orologio con cinturino in acciaio.
Credits: guess.eu
PRADA Pumps in suede con tacco design.
Credits: net-a-porter.com
© Riproduzione riservata