Quella ragazza di nome Melania Trump
Oggi Melania Trump è l’aspirante first lady degli Stati Uniti. Ma Grazia ha parlato con chi l’ha conosciuta quando era solo una modella schiva, con le idee chiare e l’abitudine di non dare a nessuno il suo numero di telefono. Almeno finché non ha incontrato suo marito Donald
Dimenticate la favola di Cenerentola. La stella di Melanija Knavs, terza moglie del miliardario Donald Trump e possibile futura First Lady degli Stati Uniti, comincia a brillare prima di incontrare il suo principe, ora candidato alla presidenza degli Stati Uniti per i Repubblicani. Dimenticate, perciò, l’immagine della povera ragazza slovena senza arte né parte che sbarca in Europa e poi in America con tanti sogni e poche speranze.
È vero che, quando è nata, nel 1970, la Slovenia faceva ancora parte della ex Jugoslavia e la gente non se la passava tanto bene. Ma la sua famiglia era in qualche modo privilegiata. Il padre Viktor aveva una concessionaria di auto, era spesso in viaggio e vestiva sempre in giacca e cravatta, tranne la domenica quando lucidava la sua Mercedes d’epoca, un rituale irrinunciabile. Mamma Amalia lavorava in un’industria tessile e aveva la passione della moda. Disegnava i vestiti per sé e per le sue due belle figlie, Melanija e la primogenita Ines, e li confezionava lei stessa. Le due ragazze erano sempre perfettamente pettinate, ordinate, le più eleganti di Sevnica, la cittadina di 5.000 abitanti a un’ora dalla capitale, Lubiana, dove abitava la famiglia Knavs.
Melanija fa la sua prima sfilata a 5 anni, con tutto il sostegno di mamma e papà. Il suo primo servizio fotografico è a 16. «L’ho vista per strada, mi ha colpito e le ho offerto di fare un provino e poi di posare per un catalogo di abbigliamento, ma ho dovuto insistere per farle dire di sì», ci racconta il fotografo sloveno Stane Jerko. «Si è presentata in sala di posa con jeans sbiaditi, scarpe da ginnastica e coda di cavallo. Non sapeva come stare davanti all’obiettivo, ma capiva quello che le dicevo e lo metteva in pratica. Non ho potuto ritrarla a figura intera perché aveva piedi enormi, un 41 abbondante, e in sala di posa non avevo scarpe che lei potesse calzare».Tutto il contrario di Cenerentola.
Melanija, negli Anni 80, ha altri progetti per il suo futuro. Non pensa né a un marito ricco né a sfondare come modella. Vuole finire il liceo e prepararsi meglio che può al test d’ammissione alla facoltà di architettura, all’università di Lubiana. Vuole seguire le orme di sua sorella Ines e diventare una designer. Intanto però partecipa all’edizione slovena di Look of the Year, il concorso per aspiranti modelle inventato da John Casablancas, storico patron dell’agenzia Elite. Si aggiudica il secondo posto.
E arriva il 1992. La Slovenia è uno Stato indipendente, ma troppo piccolo per permettere di costruirsi un futuro nel mondo della moda. È il momento di lasciarsi alle spalle le proprie radici e di cambiare il nome, di renderlo più internazionale: Melanjia divenra Melania, Knavs viene germanizzato in Knauss, forse perché tedesche sono due delle top model superstar del momento, Claudia Schiffer e Heidi Klum.
«Melania ha vinto sulle altre con la semplicità. È questo il suo punto di forza», dice a Grazia la modella Bernie Marovt, nata a pochi chilometri dal paese della signora Trump. «Ho fatto il mio primo provino con Stane Jerko, come Melania. Mi sono trasferita a Milano e anch’io sono entrata nella scuderia di Riccardo Gay, famosa agenzia di modelle. Rispetto alle altre ragazze, Melania colpiva per la faccia acqua e sapone e i modi di una che ha pochi grilli per la testa», sostiene Marovt che oggi ha due scuole di portamento, una in Slovenia e una in Italia, la Donnakademy. «In Italia però Melania non ha sfondato. In quegli anni c’era tanto lavoro, ma anche tanta concorrenza e lei non era certo il tipo da mettersi troppo in mostra».
La svolta arriva quando Melania va a New York. L’uomo che la porta nella grande Mela e le presenterà Donald Trump, è italiano, si chiama Paolo Zampolli. Titolare della Paramount Realty Group (ha venduto una casa allo Stato del Qatar per 34 milioni di dollari), in passato è stato in affari con Donald Trump. A Grazia Zampolli racconta: «Melania è sempre stata una perfettina. Nella Milano della moda e delle feste che duravano giorno e notte, lei era una mosca bianca: non beveva, non fumava, andava in palestra. All’epoca avevo un’agenzia di modelle, la Id Models. Milano era la meta dove intercettare nuovi volti. Melania era ed è una gran bella donna. Quando l’ho ingaggiata l’ho portata subito a New York. Dopo pochi mesi il suo viso campeggiava su un palazzo intero di Times Square in una pubblicità».
Arriviamo al 1998. Melania Knauss ha 28 anni, Donald Trump 52. Si incontrano a una festa di Paolo Zampolli al Kit Kat Club di Manhattan. Lui resta folgorato dalla sua bellezza e le chiede il numero di telefono, lei rifiuta. «Donald era arrivato al party accompagnato da una signora, non mi sembrava elegante accettare la sua corte», spiegherà anni dopo Mrs Trump. «Ho preferito farmi dare il suo numero, anche questo serve per capire le intenzioni di un uomo. Poteva darmi solo il cellulare “pubblico”, quello che usava per gli affari e che molte altre persone avevano». Invece lui le ha dato tutti i suoi recapiti.
«Ho conosciuto Melania a New York alla fine degli Anni 90, l’ho fotografata quando non era ancora la signora Trump e aveva fatto già diversi lavori come modella», ci racconta Marco Glaviano, fotografo e architetto, che ha immortalato le più famose top model del mondo ed è oggi un amico di famiglia dei Trump. «La sera in cui si sono incontrati c’ero anch’io. Ricordo che lui è rimasto molto colpito, del resto lei era strepitosa. Ma Melania ha anche un carattere schivo, sta molto per i fatti suoi: ricordo un pranzo di Pasqua, a tavola ci saranno state 100 persone e lei non è mai uscita dalla sua stanza».
Infatti, per buona parte della campagna elettorale del marito, Melania è rimasta in disparte, silenziosa (nonostante parli quattro lingue) lasciando i riflettori e il ruolo di potenziale first lady a Ivanka, la figlia che Donald ha avuto dalla prima moglie Ivana. «Melania e Ivanka vanno d’accordo. Ivanka è una donna determinata, in gamba, il padre si fida tantissimo di lei», racconta Glaviano. E sottolinea: «Lo stile dei Trump può risultare eccessivo, la loro casa sulla Quinta Strada ha tanto oro dappertutto. Ma sono una famiglia molto unita e Melania è una donna semplice».
Marco Glaviano ha partecipato anche alla clamorosa festa di matrimonio di Melania e Donald Trump, il 22 gennaio del 2005 a Palm Beach, in Florida. Lui era in smoking. Lei, in un abito Dior da 100 mila dollari, disegnato da John Galliano e decorato con 1.500 Swarovski. Una torta nuziale con 3.000 rose e la voce di Billy Joel ad allietare gli ospiti. «C’erano 400 persone», ricorda il fotografo. «E tra gli invitati anche l’allora senatrice Hillary Clinton». Cioè la donna che in novembre sfiderà Trump nella corsa alla Casa Bianca.
L’anno dopo, nel 2006, nasce Barron William Trump: il papà ha scelto il primo nome, la mamma il secondo. Il bambino è bilingue, parla sia l’inglese sia lo sloveno. Melania oggi ha un cuoco e un autista, ma non vuole tate. Vuole occuparsi direttamente di suo figlio. Barron ha 10 anni ed è sempre in giacca e cravatta. Come il padre. E come il nonno materno, Viktor. “Piccolo Donald”, così lo chiama la mamma, da grande vuole diventare: «Un uomo d’affari e un giocatore di golf».
Poi ci si è messa la politica, a complicare la vita della bella Melania. «Per lei deve essere stato difficile parlare alla Convention di Cleveland, davanti a milioni di persone e in una lingua che non è la sua», commenta Zampolli. «Le ho telefonato per dirle “Brava”. Se l’è cavata molto bene, ha sbagliato chi le ha preparato gli appunti copiando le parole di Michelle Obama». D’altra parte Melania ha ammesso che Michelle è la donna che più ammira. E dicendolo ha mostrato di pensare già da first lady.
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