Andrea Galbusera: art director e pensatore digitale
Andrea Galbusera, classe 1992, si è diplomato alla Naba in Art Direction e oggi lavora presso il suo studio di comunicazione Andstudios oltre a seguire parallelamente altri progetti come Perimetro e Selfself, una piattaforma crowdfunding dedicata a progetti fotografici innovativi ed emergenti. Ecco cosa ci ha raccontato nell’intervista.
Andrea Galbusera
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Ci racconti chi sei e cosa fai nella vita?
Mi chiamo Andrea e ho 29 anni, sono un art director. In realtà più che art director, grafico o web designer mi piace definirmi un pensatore digitale. La cosa che faccio per la maggior parte del tempo, e che mi dà più soddisfazione, è osservare il mondo del web e capire come questo si intreccia con quello reale, andando a lavorare poi su questo meccanismo. Penso che le attività più coinvolgenti e anche soddisfacenti che si possano creare in questo momento siano quelle che prendano in esame tutti i mondi a cui apparteniamo. Nel 2021 questo significa sia il noi digitale che il noi fisico. Questa cosa la faccio principalmente dal mio studio a Milano, Andstudios, e tramite altre attività come il magazine Perimetro o Selfself, piattaforma appena lanciata insieme a Martina Parolo.
Dopo i social di parole (Facebook), foto (Instagram), video (TikTok) e ora anche voce (Clubhouse), quale sarà il prossimo social secondo te?
Un social non social. La condivisione sta cambiando, si sta trasformando in parte integrante della vita e quindi da condivisione a partecipazione effettiva. La socialità digitale va verso un output sempre meno passivo e molto più attivo. I social appena citati prendono in esame i sensi umani di percezione, nessuno di questi però fa davvero vivere un’esperienza inclusiva, limitando l'utente che li utilizza ad attivare un espediente come parola, immagine movimento o voce.
« La rete ha un potere infinito principalmente perché ha la capacità di abbattere barriere, sia fisiche che sociali »
Abbiamo visto negli ultimi anni proteste prendere voce e potere grazie ai social: sarà sempre di più così? I social possono avere davvero un ruolo nel definire la storia?
Questa è la rete, il posto di tutti e di nessuno. Al momento secondo me questa enorme possibilità è un’arma a doppio taglio, nel senso che può essere utilizzata da tutti per qualsiasi scopo/fine che sia onorevole e sensato, così come il contrario. Sicuramente la rete ha un potere infinito principalmente perché ha la capacità di abbattere barriere, sia fisiche che sociali, dando voce a tutti. Può cambiare la storia purtroppo sia nel bene che nel male, dipende da come viene e verrà usata. Alla fine questo porterà all’evoluzione definitiva oppure al cedimento.
I social hanno, in molti casi, contribuito a modificare la percezione della nostra immagine, a volte in positivo (la body positivity e la sua diffusione), altre in negativo (l'ambire a stereotipi finti o comunque "filtrati"). Tu che ne pensi?
Penso che si dovrebbe ridurre lo spazio tra quello che si pensa e quello che si pubblica, modificare la percezione della realtà non giova mai, sia in senso positivo che in negativo. La realtà per essere affrontata dovrebbe essere vista esattamente com’è, sia nel mondo digitale che in quello reale.
Quali step dovrebbe fare il sistema moda italiano per essere davvero inclusivo oggi?
Il mondo della moda sta facendo passi da gigante negli ultimi anni, arrivando a un pubblico sempre più ampio. La conoscenza moda di oggi è accessibile a una quantità di persone sempre maggiore. Lo step definitivo dovrebbe essere quello di includere il pubblico in modo attivo dandogli l’opportunità di essere partecipe nel sistema, creando contenuti in sinergia e istruendo su cosa vuol dire davvero fare moda e allo stesso tempo creandone una nuova tipologia.
La moda negli ultimi anni è stata letteralmente travolta e pervasa dai social: l'hanno resa di sicuro più aperta e democratica. Come te la immagini nel futuro?
Mi immagino, come già detto, una moda totalmente inclusiva aperta a continue contaminazioni in cui si possano percepire l’esperienza tecnica e stilistica di un tempo veicolate e letteralmente manipolate dalle nuove generazioni in modo sempre diverso. Magari non sempre correttamente, sbagliando si impara e solo così si potrà evolvere in maniera significativa.
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