Se tuo figlio si veste da Elsa di Frozen
Quando mio figlio Colin aveva 4 anni il suo gioco preferito era travestirsi. Un giorno era Spider-Man, quello successivo Batman, poi un ninja, poi un pirata: non usciva di casa se non indossava un costume!
E poi è arrivata Elsa.
Nell’esatto istante in cui l’ha vista nel film Frozen per la prima volta, ne è stato ipnotizzato. Scintillante, magica, elegante, ha catturato la sua attenzione come nessun altro personaggio prima. Quindi voleva anche il suo costume.
Ma c’era un problema: me. Sono cresciuto con una definizione molto rigida di mascolinità, in cui gli uomini sono forti, non mostrano emozioni e di certo non indossano la gonna. Perciò, mentre stavo in negozio con Colin che teneva in mano un costume da Elsa e mi chiedeva di comprarglielo, sono stato invaso dallo sconforto: e se lo indossa e viene preso in giro? E se questo significa che non crescerà “abbastanza uomo”? Che cosa dirà la gente di lui, e di me? Sarebbe stato così semplice dire “no” in quel momento, non permettergli di prendere il vestito, cercare qualcosa di più “virile” e andare avanti con la nostra giornata. Ma qualcosa mi frenava.
L’unica cosa che ho sempre voluto per mio figlio era che fosse libero di essere pienamente se stesso e di avere il coraggio di esprimersi a modo suo. Se dico di no, sto forse impedendo che questo accada? Perciò, invece di arrendermi al disagio, ho deciso di rischiare e ho detto “sì”. E, immediatamente, è stato felice come non l’avevo mai visto prima. Giocava con il costume di Elsa quando era a casa, poi si cambiava e ne metteva uno da supereroe per uscire. Il mio disagio si è pian piano dissolto.
Ma poi un giorno Colin ha chiesto di indossare il costume di Elsa anche fuori, ad Halloween, e il mio imbarazzo è tornato.
Ma, di nuovo, ecco quella piccola e insistente domanda: se dico di no, sto impedendo che sia se stesso? Se dico di no, gli sto insegnando ad arrendersi alla paura invece che ad avere il coraggio di essere chi è davvero? Perciò, di nuovo, ho detto sì. E qualcuno ha riso di lui. Ma la maggior parte delle persone gli ha detto che stava benissimo e che avrebbero voluto essere anche loro così coraggiosi da indossare il costume che davvero avrebbero voluto.
Sono passati cinque anni da quell’Halloween. L’amore di mio figlio per Elsa ormai è passato, ma due cose hanno preso il suo posto. La prima: ha sviluppato una profonda autostima e il coraggio di fare ciò che ama, senza preoccuparsi di che cosa gli altri potrebbero pensare. Che sia distruggere gli stereotipi di genere, apprezzare film che ai suoi amici non piacciono, o scegliere la cosa meno popolare a scuola se è ciò che vuole fare davvero. La seconda? Il suo papà ha imparato che gli uomini possono essere molto più di ciò che ci hanno sempre insegnato a credere. Possiamo provare gioia, seguire i nostri sogni, possiamo fare le cose che amiamo, non importa che cosa pensano gli altri. E questa è una cosa che non avrei mai pensato di vivere.
© Riproduzione riservata
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