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Peter Philips: l’intervista esclusiva a Los Angeles

Peter Philips: l'intervista esclusiva a Los Angeles

foto di Daniela Losini Daniela Losini — 10 Aprile 2017
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Hollywood, frullati, tramonti in spiaggia e insegne al neon. Per la sua nuova collezione di rossetti, Dior s’ispira alla “città degli angeli”. Il direttore creativo make up si racconta in esclusiva per Grazia

Luogo di incontro, il mitico Chateau Marmont di Los Angeles, su Sunset Boulevard: più che un hotel, un pezzo della storia di Hollywood per le tante star che vi hanno soggiornato e vissuto da quando fu costruito nel 1929. È qui che Peter Philips, direttore della creazione e dell’immagine del makeup Dior, ha scelto di “ambientare” la sua ultima creazione: i nuovi rossetti Dior Addict Lacquer Stick.

A ispirarlo nella scelta dei colori e degli effetti è stata proprio la Città degli Angeli.

Come è nata l’idea di legarsi a Los Angeles?

Quando ho iniziato a lavorare alla collezione, sapevo che Jennifer Lawrence (l’attrice americana è testimonial Dior dal 2015, ndr) sarebbe stata la mia musa e mi è venuto naturale pensare a una città simbolo degli Stati Uniti. La mia esperienza con L.A. è un mix di suggestioni molto forti che mi sono rimaste impresse. L’atmosfera vintage di certi locali, i tramonti su Sunset Boulevard, i colori dell’oceano a Venice Beach, il tappeto rosso di Hollywood. Tutte immagini che, nel corso del tempo, si sono fuse con l’idea di un nuovo rossetto. Poi, ho raggruppato i colori in quattro famiglie per facilitare la scelta. Quella dei Pastel si ispira ai frullati e alle cartoline degli Anni 50. Neon, invece, richiama le insegne luminose intermittenti che si accendonono di notte. Mentre Classic propone i rossi da red carpet e Wild le tinte più scure, dal porpora al cioccolato, cioè l’anima più selvaggia di Los Angeles.

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Quali sono le tonalità di rossetto più adatte per il giorno e quali per la sera?

Al mattino punterei sul beige rosato di Tease, nei Pastel, o sul fucsia di Diabolo, nei Neon: sono agli antipodi, ma li trovo entrambi perfetti. Per la sera, invece, starei o sul rosso lampone di Turn me Dior, molto Classic e “hollywood style” - il colore, tra l’altro, che ho usato su Jennifer per la campagna - o sul rosso scurissimo di Sauvage per una party girl più rock.

Anche la formula del rossetto è particolare, giusto?

Ci sono voluti due anni di sperimentazioni e lavoro. La sfida era quella di realizzare un prodotto facile da applicare e da indossare con il comfort di un balsamo idratante, ma anche in grado di rilasciare una brillantezza quasi liquida e un colore pieno. Per questo abbiamo utilizzato una base cristallina, molto più trasparente di quelle classiche, per rivelare i pigmenti con più intensità. Quindi li abbiamo miscelati con cinque oli nutrienti, ma ultraleggeri, con un indice di rifrazione che si avvicina a quella del vetro. Il calore delle labbra fa il resto, esaltando ancora di più il colore e la luminosità.

E se una donna volesse sperimentare un look labbra molto audace, quale consiglio le darebbe?

Andrei sulla tinta Black Coffee, un cioccolato scurissimo, o su Bubble, un rosa-neon. Ovviamente deve essere una donna sicura di sé, che ami giocare con il make up e non si lasci intimorire dal colore. Inoltre, questi rossetti si possono anche miscelare a piacere per creare nuove tonalità. 

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Che cosa la affascina di più in una donna?

Sono attratto da quelle sicure di loro stesse, che hanno voglia di esprimere la loro individualità. A volte, succede che una donna sia vestita o truccata in un modo che mai avrei preso in considerazione, ma la sua forza è tale da catturare completamente la mia attenzione. Stare bene nella propria pelle è un elemento di fascino. E poi mi piace la donna che usa il make up per valorizzarsi e, perché no, i social media per gestire la propria immagine.

Come si inserisce questa collezione di rossetti nelle tendenze trucco della prossima estate?

Ci sarà moltissima luce nel make up e questi Lacquer Stick nascono per brillare. Il colore più estivo, invece, è West Coast: un corallo vibrante, molto californiano.

Quale parte del suo lavoro la diverte meno?

Portare i bagagli: i miei sono pesantissimi. Essendo un superpreciso, divido tutti i trucchi in scatole millimetrate, che metto in valigia. Così, quando viaggio, sono sicuro che non si rompa niente e tutto sia subito pronto. Ma capita anche che non riesca a chiudere la valigia e allora divento pazzo. Come quando m’ispezionano il bagaglio all’aeroporto e ogni volta devo spiegare a che cosa mi servono tutti quei trucchi. Ricordo che una volta, si sono rotte delle boccette di smalto e aperte le scatoline di glitter. Un disastro.


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Credits ph.: Dior Press Office

© Riproduzione riservata

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