15 curiosità sulla Regina Elisabetta che (probabilmente) non sapete

La Regina Elisabetta guida senza patente e le hanno regalato bradipi, elefanti e un paio di stivali da cowboy: 15 curiosità divertenti su The Queen

Il 21 Aprile 2020 la Regina Elisabetta compie 94 anni, ma li ha festeggia solo in privato, e non solo a causa della quarantena.

** La Regina Elisabetta sta imparando a usare FaceTime per videochiamare i nipoti in quarantena **

Già, l'avrebbe fatto comunque in sordina, nonostante la ragguardevole età, perché il compleanno del Re, in Inghilterra, si festeggia in giugno, per decisione di Enrico VII.

D'altra parte, questa non è che una piccolezza rispetto alle stranezze del Regno.

Tra bradipi in regalo e conti in tasca a una tessera Mille Miglia immaginaria, LastMinute.com ha chiesto alla storica esperta della famiglia reale, Kate Williams, di raccogliere curiosità, segreti e aneddoti sulla regnante più longeva della storia d'Inghilterra, anche conosciuta come The Queen.

Ecco le più belle.

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1. La Regina Elisabetta festeggia cinque compleanni all'anno

Elisabetta II è l'unica persona al mondo a festeggiare il compleanno più volte all'anno (ufficialmente): il 21 aprile spegne le sue candeline in forma privata, mentre i festeggiamenti ufficiali sono in giugno, con la tradizionale parata Trooping the Colour.

Fin dal 1748, infatti, in Inghilterra il Re festeggia in due occasioni, il giorno della nascita effettiva e nel corso di una celebrazione ufficiale, fissata dal governo in un sabato di giugno, per far sì che tutti i sudditi possano partecipare.

Ma non finisce qui, perché in Australia, per esempio, il compleanno della Regina è celebrato il secondo lunedì di giugno e in Nuova Zelanda cambia ancora: il primo lunedì di giugno. 

In Canada si festeggia sempre di lunedì, ma entro il 24 maggio, ovvero il Victoria Day.

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2. La Regina non ha il passaporto

Elisabetta è anche una delle poche persone al mondo che possono viaggiare senza passaporto... Semplicemente perché non ce l'ha.

A differenza degli altri membri della casa reale, secondo il governo non ha bisogno di averne uno, visto che tutti i documenti inglesi sono emessi a suo nome. Lo stesso vale anche per la patente di guida.

3. E guida l'auto senza avere la patente

Esatto: Elisabetta guida senza patente.

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4. Ha visitato più del 60% del mondo

Ha visitato più del 60% dei paesi del mondo, passando per ben 120 destinazioni e presenziando in 265 visite ufficiali.

Le sue (numerose) valigie in pelle sono marchiate del sigillo The Queen - sia mai che vengano perse.

Cosa significa coprire il 60% del mondo?

Nel suo caso, questo: Abu Dhabi, Aden (ora Yemen), Algeria, Anguilla, Antigua, Australia, Austria, Bahamas, Bahrain, Bangladesh, Barbados, Belgio, Belize, Bermuda, Botswana, Brasile, British Guiana, British Solomon Islands (prima del 1975), British Virgin Islands, Brunei, Canada, Isole Cayman, Ceylon, Cile, Cina, Cocos Islands, Isole Cook, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Dominica, Estonia, Etiopia, Fiji, Finlandia, Francia, Gambia, Germania, Ghana, Gibilterra, Grenada, Guyana, Hong Kong, Ungheria, Islanda, India, Indonesia, Iran, Irlanda, Italia, Jamaica, Gappone, Goirdania, Kenya, Kiribati, Kuwait, Latvia, Liberia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malawi, Malaysia, Maldive, Malta, Mauritius, Messico, Montserrat, Marocco, Mozambico, Namibia, Nauru, Nepal, Olanda, Ebridi, Nuova Zelanda, Nigeria, Norfolk Island, Norvegia, Oman, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Polonia, Portogallo, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Seychelles, Sierra Leone, Singapore, Slovacchia, Slovenia, Solomon Islands (post 1975), Sud Africa, Sud Korea, Spagna, Sri Lanka, St. Kitts-Nevis, St. Lucia, St. Vincent and the Grenadines, Sudan, Svezia, Svizzera, Tanzania, Tailandia, UAE, Tonga, Trinidad e Tobago, Tunisia, Turchia, Turks e Caicos Islands, Tuvalu, Uganda, USA, Città del Vaticano, Samoa, Yugoslavia, Zambia, Zimbabwe e St Helena.

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5. Quante volte la Regina Elisabetta è stata in Italia?

L'Italia è una delle sue mete preferite di sempre (con ben cinque visite all'attivo), soprattutto per le vacanze personali.

Almeno in una di queste infatti ha preteso di non avere impegni regali e proprio in Italia, a Villa Adriana a Tivoli, ha festeggiato il suo 25esimo compleanno.

Era il 1951 e l'allora principessa si fermò per due settimane a Roma: un ultimo assaggio di libertà prima di tornare a gestire la pressione di erede al trono.

Elisabetta è poi tornata da Regina altre quattro volte, la più recente nel 2014.

Nel 1961 fu la prima monarca inglese a incontrare il Papa e oltre mille preti e suore intonarono «God save the Queen» per lei.

Nello stesso anno poi tornò in Italia in forma molto più privata, girovagando nella piccola isola siciliana di Vulcano in compagnia del Principe consorte e fermandosi a pranzo in un villaggio di pescatori ignari di chi avessero di fronte.

6. È una grande frequent flyer

Avete presente le miglia aeree?

Ecco, Lastminute ha calcolato quante miglia avrebbe accumulato Elisabetta se fosse stata iscritta ai programmi delle compagnie.

Solo nei suoi primi dodici mesi da Regina, ha viaggiato per oltre 40mila miglia, visitando 12 paesi durante il tour del Commonwealth durato ben sei mesi (novembre 1953 - maggio 1954).

Il risultato è che il totale delle miglia da lei percorse equivale circa a 42 viaggi intorno al mondo.

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7. Le hanno regalato davvero di tutto

Quando una Regina arriva in visita ufficiale, il paese ospite la omaggia con i regali più insoliti e inaspettati che si possano immaginare.

Tra questi ci sono una pipa della pace decorata da piume ricevuta da Elisabetta durante una visita in Canada nel 1973 e che si trova ora nella Royal Collection e un cucciolo di elefante regalatole durante un viaggio in Camerun.

La Top 5 dei regali più fantasiosi che ha ricevuto Elisabetta II

Nella top 5 dei regali più fantasiosi ricevuti da Elisabetta durante i suoi viaggi ci sono: due bradipi (Brasile, 1968), un piccolo di elefante di nome Jumbo (Camerun), un modellino in corallo di un corgi - la razza di cani amata da Elisbetta (Grand Cayman, 1983), una maglietta da hockey (Canada), un paio di stivali da cowboy (Stati Uniti d'America).

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8. Qual è il posto del mondo in cui è andata più spesso la Regina Elisabetta

Dalla sua incoronazione, nel 1953, Sua Maestà ha visitato in media due paesi l’anno, per un totale di 120 destinazioni.

Gli anni 70 e 80 sono stati i più proficui per i viaggi, tanto che, per esempio, nel 1979 la Regina ha visitato 6 paesi in soli due mesi.

La sua meta di viaggio preferita nel mondo è il Canada, che ha visitato più di 25 volte.

Sul fronte europeo, oltre alla già citata Italia (con 5 visite all'attivo), Elisabetta II ha un debole per la Francia, unico paese dove non è richiesto un traduttore, visto che la Regina e il Principe consorte parlano un francese fluente, e per la Germania.

9. E quello meno visitato d'Europa

Il paese meno frequentato? La Spagna, con un'unica visita nel 1988.

10. Il viaggio che le ha cambiato la vita è stato...

Senza dubbio quello a Treetops, in Kenya nel febbraio del 1952, Sua Maestà arrivò da giovane principessa e andò via da Regina.

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11. E con il Principe Filippo come fa?

In passato la Regina passava in viaggio circa 5 settimane divise in due o tre momenti nell’anno.

Come mantenere sano il suo matrimonio? Facile, non viaggia mai senza il Principe Filippo - a parte rarissime eccezioni

** 7 cose che non sapete sul matrimonio della Regina Elisabetta e Filippo **

12. Con Filippo non è stato un matrimonio combinato, anzi

Era il 1934 quando Elisabetta II e Filippo Mountbatten si sono incontrati la prima volta, al matrimonio della cugina di lui.

All'epoca la sovrana aveva appena 8 anni.

Nel 1939 si rincontrano, lei 13enne lui già maggiorenne.

È qui che scatta la scintilla, nonostante la differenza d'età e nonostante la sua imminente partenza per la guerra.

Re Giorgio VI non era per niente convinto che quel giovane marinaio potesse essere l'uomo giusto per la figlia, colui che sarebbe dovuto starle accanto mentre lei prendeva il suo posto sul trono.

Ma Elisabetta non ha voluto sentire ragioni e questa, per i tempi, fu una delle sue più grosse conquiste: riuscire a sposare l'uomo che amava.

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13. Come viaggia Elisabetta II

La prima scelta ricade sul jet privato, non di proprietà ma a noleggio - ma nel caso di viaggi lunghi non disdegna i voli di linea - come il Concorde, per volare negli USA nel 1977.

Non mancano però i viaggi in treno, con rigide regole di protocollo, chef personali e cuscini ricamati.

14. E dove alloggia

Se parliamo di hotel, la ricerca di lastminute.com ha evidenziato l’ovvia preferenza per i 5 stelle lusso nei suoi viaggi in giro per il mondo: una lista incredibile di hotel meravigliosi, come il Waldorf Astoria a New York e l’Ahwahnee Hotel a Yosemite, ma anche qui non mancano le eccezioni: sorpresa da una tempesta nel 1981, vicino a Bristol, Sua Maestà ha bussato alla porta di un B&B locale, dove lo stupefatto manager le ha riservato il suo appartamento privato nell’attico dell’edificio.

15. Cosa si fa durante le visite con la Regina

Dipende dal grado di confidenza e dall'occasione.

Per esempio, Margaret Thatcher fece visita alla Regina a Balmoral e finirono a lavare i piatti insieme!

Il primo ministro successivamente inviò alla Regina un paio di guanti per i piatti come regalo di Natale. Certo, questa più che la regola è un'eccezione.

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Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la scelta

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La preferenza tra pandoro e panettone dice molto del nostro rapporto con semplicità, complessità e cambiamento: cosa dice la psicologia

C’è una scelta che, durante le feste, ritorna con puntualità quasi rituale sulle nostre tavole: pandoro o panettone? 

Apparentemente banale, questa preferenza divide gusti e abitudini familiari da generazioni, ma può essere letta anche come un piccolo segnale del nostro modo di vivere il Natale.

Al di là delle mode e delle infinite varianti artigianali, il dolce delle feste resta un simbolo potente; legato all’idea di comfort, tradizione e piacere condiviso.

Senza voler trasformare una scelta gastronomica in un test di personalità, è interessante osservare come la psicologia attribuisca al cibo un valore emotivo e identitario.

Preferire il pandoro o il panettone non svela i nostri segreti più nascosti, ma può raccontare qualcosa del nostro rapporto con la semplicità, la complessità e il bisogno di rassicurazione o di varietà, proprio nel periodo dell’anno in cui queste dinamiche emergono con più forza.

**Le 5 personalità che si trovano durante le vacanze di Natale: quale siete?**

Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la vostra scelta 

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pandoro o panettone

Se siete team pandoro

Chi è team pandoro spesso cerca nel Natale (e nel cibo) una forma di rassicurazione.

Il pandoro è lineare e senza sorprese: stesso sapore, stessa consistenza, stesso rituale ogni anno. Psicologicamente, questa scelta può riflettere una personalità che ama le cose chiare, riconoscibili, che funzionano senza troppe complicazioni.

Il pandoro piace a chi tende a preferire il comfort emotivo alla sperimentazione, a chi trova benessere nella ripetizione e nelle tradizioni così come sono. Non è una chiusura al nuovo, ma un bisogno di stabilità: in un periodo già carico di stimoli, impegni e aspettative, scegliere qualcosa di semplice diventa un modo per alleggerire.

È la scelta di chi nel Natale cerca una pausa dal rumore, più che un’esperienza da esplorare. Un dolce che non chiede di essere interpretato, ma solo gustato.

Se siete team panettone

Chi invece è team panettone tende ad avere un rapporto più fluido con la varietà e l’imprevisto.

Il panettone è stratificato, imperfetto, pieno di elementi diversi che convivono insieme: dolcezza, acidità, consistenze differenti. Non è mai identico a sé stesso, e forse è proprio questo il suo fascino.

Dal punto di vista psicologico, chi lo preferisce è spesso più aperto al cambiamento, meno infastidito dalle sfumature della vita e più attratto dalle esperienze complesse. Scegliere il panettone significa anche accettare ciò che non piace a tutti (uvetta e canditi) ma che fa parte del “pacchetto”. Un atteggiamento che racconta tolleranza, adattabilità e curiosità.

Il panettone è il dolce di chi vive le feste come un momento di convivialità vera, fatta di differenze che si incontrano. Di chi ama mescolare, provare, cambiare versione ogni anno. È la scelta di chi non cerca solo conforto, ma anche stimoli, storie, contaminazioni.

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Questi comportamenti quotidiani (apparentemente normali) peggiorano l'ansia senza che ce ne accorgiamo

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Molti comportamenti che consideriamo normali possono attivare ansia e stress continuo: ecco cosa accade al nostro sistema nervoso

Ci sono giornate in cui non sappiamo spiegare bene perché ci sentiamo irritabili, sotto pressione, come se il corpo corresse più veloce della testa. Spesso diamo la colpa al lavoro, ai ritmi frenetici della vita, ai colleghi anticipatici, al meteo o semplicemente al periodo dell’anno.

Può essere però che a contribuire a questa sensazione ci siano abitudini minuscole, talmente automatiche da non farci più caso. 

Secondo diversi terapeuti, molte delle nostre routine quotidiane (dal modo in cui iniziamo la nostra gioranta al modo in cui usiamo lo smartphone) attivano il sistema nervoso senza che ce ne rendiamo conto. E così un po’ alla volta, giorno dopo giorno, contribuiscono a rafforzare quell'ansia, quella tensione di fondo costante che sembra arrivare “dal nulla” ma che in realtà ha radici molto concrete.

Niente allarmismi: la buona notizia è che, una volta identificate, queste micro-abitudini si possono correggere con piccoli cambiamenti sostenibili. E gli effetti sul benessere mentale possono essere sorprendenti.

**5 frasi da non dire mai a una persona ansiosa (e cosa dire invece)**

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Il telefono al risveglio, il multitasking continuo e quelle “micro-scosse” che attivano il sistema nervoso

Molti comportamenti che ci sembrano innocui sono, in realtà, tra i principali responsabili dell’ansia quotidiana.

Il primo della lista? Guardare il telefono appena svegli. Quello che sembra un gesto normale, controllare notifiche, messaggi, social, non dà al cervello il tempo di passare gradualmente dal sonno alla veglia. Al contrario, lo espone immediatamente a un flusso di informazioni, stimoli e richieste che attivano la risposta allo stress già dal primo minuto della giornata.

A questo si aggiunge il nostro stile di vita iper-veloce: multitasking costante, pause saltate, pasti mangiati in fretta o direttamente rimandati, riunioni che si accavallano, email che arrivano a raffica. Corpo e mente non hanno mai un vero momento per rallentare e ricalibrarsi. È la condizione perfetta per alimentare ansia, stress e irritabilità.

Anche i micro-stress ripetuti, come le notifiche del telefono o l’email che lampeggia sullo schermo del pc, hanno un impatto maggiore di quanto pensiamo. Funzionano come piccole scosse al cervello; brevi, ma continue. Il risultato? Il sistema nervoso resta in iper-attivazione, come se fosse sempre pronto a reagire a una minaccia, anche quando in realtà non c’è.

Non è un caso che molte persone raccontino di “non riuscire più a rilassarsi davvero”: il corpo rimane in modalità fight or flight anche mentre siamo seduti sul divano. Una condizione sottile, invisibile, ma che alimenta anisao a lungo termine.

Poco sonno, troppi schermi e una routine che non rispetta i ritmi naturali

Un altro fattore chiave è il sonno. Quando dormiamo troppo poco (o male) le aree del cervello che regolano le emozioni diventano più reattive. E così, ciò che in un giorno normale sarebbe un piccolo fastidio (una mail urgente, un imprevisto, una discussione) diventa un detonatore emotivo. Siamo più suscettibili, più stanchi, più vulnerabili allo stress.

Il problema è amplificato dal tempo passato davanti agli schermi, soprattutto nelle ore serali. La luce intensa del computer o della televisione comunica al cervello che “non è ancora ora di dormire”, interferendo con la produzione di melatonina e con la capacità di disattivare gradualmente il sistema nervoso. E quando andiamo a letto con lo smartphone in mano, portiamo con noi anche tutte le sue notifiche, informazioni e stimoli non elaborati. Il risultato? Un sonno meno profondo, più risvegli notturni e maggiore anisao al mattino.

Infine, c’è un elemento spesso sottovalutato: il sovraccarico decisionale. Tra lavoro, messaggi, social, email, appuntamenti, scadenze e notifiche, ogni giorno prendiamo centinaia di micro-decisioni. Questo crea un affaticamento mentale che il nostro sistema non è progettato per sostenere a lungo senza pause. E quando il cervello si sente “sovraccarico”, l'ansia trova terreno fertile.

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Cosa possiamo fare per controllare e ridurre l'ansia

La buona notizia è che per ridurre l'ansia non servono cambiamenti drastici: spesso bastano piccoli aggiustamenti inseriti nella routine quotidiana.

Gli psicologi suggeriscono, ad esempio, di evitare di iniziare la giornata con il telefono in mano. Concedersi anche solo dieci o quindici minuti di “risveglio lento”, senza notifiche né stimoli digitali, aiuta il sistema nervoso a non attivarsi subito in modalità allerta.

Allo stesso modo, introdurre brevi pause durante la giornata (anche solo una manciata di secondi per fare stretching, chiudere gli occhi e fare un paio di respiri profondi) permette al corpo di ritrovare un ritmo più regolare e meno reattivo.

Un altro accorgimento utile riguarda le notifiche: limitarle significa ridurre quel flusso costante di micro-sollecitazioni che mantiene la mente in tensione.

Anche la gestione degli schermi serali può fare una grande differenza: tenere il telefono lontano dal viso o ridurre il tempo trascorso online prima di dormire aiuta il cervello a produrre melatonina e a prepararsi al riposo.

Infine, muoversi un po’ ogni giorno, anche per pochi minuti, contribuisce a sciogliere la tensione accumulata e a rimettere in circolo energie più equilibrate. È un modo semplice per ricordare al corpo che non deve restare sempre in modalità emergenza: può rallentare, respirare, ritrovare il proprio centro.

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Ecco il segreto per impacchettare i regali di Natale in 4 mosse

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Una guida pratica per capire come impacchettare i regali di Natale in modo ordinato, elegante e senza stress inutile

Impacchettare i regali di Natale per molti è un task più difficile e impegnativo che scegliere e comprare un pensiero per tutti.

Nonostante la sua apparente semplicità, l’idea di carta stropicciata, scotch visibile e fiocchi sbilenchi può mettere in crisi tutti, ma soprattutto gli amanti della precisione con poca dimestichezza coi lavoretti manuali.

La buona notizia però è impacchettare i regali di Natale in modo ordinato ed elegante non richiede talento artistico né materiali costosi, ma solo un po’ di metodo e qualche accorgimento pratico.

Con pochi passaggi mirati e un approccio più attento ai dettagli, anche il pacchetto più semplice può trasformarsi in una confezione curata e armoniosa, capace di valorizzare il regalo e di fare la una bellissima figura sotto l’albero, senza l’effetto improvvisato dell’ultimo minuto.

**5 trucchi per scrivere bigliettini di auguri di Natale originali (senza chiedere a ChatGPT)**

Come impacchettare i regali di Natale: i consigli da seguire passo dopo passo

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1. Scegliere carta e materiali (pochi, ma giusti)

Il primo errore quando si cerca di capire come impacchettare i regali è pensare che servano mille decorazioni. In realtà, meno materiali si usano, più il pacchetto risulta elegante.

La scelta della carta è fondamentale: meglio una carta leggermente più spessa, facile da piegare e meno soggetta a strapparsi. Le carte troppo sottili o lucide, invece, tendono a segnarsi subito e a rendere le pieghe imprecise.

Per andare sul sicuro, puntate su colori neutri o naturali (come carta kraft, bianco, verde bosco, rosso scuro) e abbinate un solo elemento decorativo: uno spago, un nastro in tessuto, un filo dorato. Anche materiali semplici come carta da pacchi e spago da cucina possono diventare molto chic se usati con coerenza.

2. Tagliare e piegare con precisione (il passaggio che fa la differenza)

Uno dei segreti di come impacchettare i regali bene è la precisione. Prima di tutto, misurate la carta appoggiando il regalo al centro e assicurandovi che i lati coprano completamente l’oggetto senza eccessi. Troppa carta rende difficile gestire le pieghe, mentre troppo poca vi costringerà a rattoppare all’ultimo minuto.

Quando piegate, fatelo con calma: passate il dito lungo i bordi per segnare le pieghe e ottenere linee nette. Anche i lati corti vanno chiusi con ordine, piegando prima verso l’interno e poi verso il centro.

Questo passaggio, spesso sottovalutato, è quello che trasforma un pacchetto “fatto in fretta” in uno visivamente pulito.

3. Chiudere bene (e nascondere lo scotch)

Un altro punto chiave di per impacchettare i regali di Natale alla perfezione è la chiusura. Lo scotch serve, ma non deve mai essere protagonista. Usatelo solo dove serve davvero e cercate di nasconderlo all’interno del pacchetto o sotto le pieghe. Se la carta è stata tagliata correttamente, basteranno pochissimi pezzetti.

Il resto del lavoro può farlo il nastro o lo spago: un giro semplice, un nodo ben stretto e magari un doppio passaggio intorno al pacchetto sono più che sufficienti.

Evitate fiocchi troppo grandi o complessi se non siete pratiche: un nodo pulito risulta sempre più elegante di un fiocco sproporzionato.

4. Il dettaglio finale che personalizza davvero il regalo

L’ultimo passaggio è quello che rende il pacchetto unico. Non serve esagerare: un solo dettaglio basta. Un bigliettino scritto a mano, un rametto di pino, una fettina d’arancia essiccata, un’etichetta in carta riciclata. 

Il consiglio è di scegliere un dettaglio coerente con il resto del pacchetto e ripeterlo su tutti i regali: questo crea un effetto armonioso sotto l’albero e dà subito l’idea di cura e attenzione.

Alla fine, imparare come impacchettare i regali di Natale non significa puntare alla perfezione, ma dedicare qualche minuto in più a un gesto che parla di tempo e presenza. Ed è proprio questo, spesso, il regalo più bello da ricevere.

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Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, più comfort, più tecnologia

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È il SUV più grande, confortevole e tecnologico mai prodotto da Citroën. Il compagno di viaggio più comodo e versatile della sua classe, pensato per chi desidera vivere ogni viaggio all’insegna del benessere

Chi è al volante, guida rilassato. I passeggeri a bordo, intanto, si godono il viaggio in classe extra-comfort. Un’alchimia perfetta, frutto delle qualità distintive del Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, comfort, tecnologia, sostenibilità e accessibilità, il tutto made in Europe, a Rennes, in Francia, nello storico stabilimento del marchio.

Se nel sovraffollato mercato dei SUV farsi notare non è facile, la nuova ammiraglia Citroën non passa di certo inosservata. Non è solo per il restyling estetico, è anche per quell’evoluzione di sostanza che ha portato la vettura verso un’idea di funzionalità e di utilizzo superiore. In un mercato dove spesso ci si concentra solo sulle prestazioni o sul design delle linee, infatti, Citroën punta sull'ergonomia.

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Il risultato? Un SUV diverso da tutti gli altri, progettato per chi vive l’auto come un’estensione della propria casa, per chi affronta il traffico quotidiano o lunghi trasferimenti stradali e cerca un ambiente che "ammortizzi" non solo le buche, ma anche lo stress della giornata. Il modello è ideale per le famiglie, ma anche per il mercato B2B/fleet.

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Design più maturo e scolpito

Rispetto alle linee arrotondate del passato, il Nuovo SUV Citroën C5 Aircross adotta un volto più deciso e aerodinamico. Il frontale è stato completamente ridisegnato, sono nuovi i fari a LED e altri dettagli eleganti che ne esaltano il carattere e fanno la differenza.

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Un "tappeto volante"

Uno dei punti di forza della vettura è il sistema di sospensioni con smorzatori idraulici progressivi (Progressive Hydraulic Cushions®). In parole semplici? Significa che l’auto assorbe le buche e le irregolarità del terreno in modo fluido, regalando quella sensazione di "tappeto volante" tipica della tradizione Citroën.

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Come nel salotto di casa

Se il design esterno cattura l’occhio, è l’abitacolo del Nuovo SUV C5 Aircross a convincere definitivamente chi cerca un’esperienza di guida decompressiva. 

Citroën ha lavorato per trasformare l’interno in un vero e proprio "salotto". Il concetto di Sofa Design si traduce in sedute ampie e accoglienti, un’illuminazione ambientale estesa, la presenza di elementi d'arredo e l’uso di tessuti che riprendono i codici dell'interior design.

A seconda degli allestimenti, l’uso dell’Alcantara o della pelle con impunture a contrasto non serve solo all'estetica, ma trasmette una sensazione tattile di calore.

Sotto il rivestimento superficiale, i sedili nascondono uno strato di 15 mm di schiuma strutturata che evita l'effetto di "affossamento" tipico delle sedute troppo morbide, garantendo sostegno posturale anche dopo ore di viaggio.

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Accanto alla comodità, il sistema di Ambient Lighting - illuminazione d’ambiente - definisce l’atmosfera desiderata a bordo: i punti luce discreti posizionati nei vani portaoggetti, nel tunnel centrale e lungo la plancia creano una luce soffusa che riduce l’affaticamento visivo durante la guida notturna. 

Questa "bolla luminosa" esalta i volumi dell'abitacolo e aumenta la percezione di spazio e protezione, rendendo l'ambiente accogliente come una stanza ben illuminata.

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Tutto a portata di mano

L’ottimizzazione dell’ergonomia sul Nuovo SUV C5 Aircross passa per una riprogettazione della console centrale, ora più pulita e razionale. 

La seduta è alta per dominare la strada, ma qui è stata affinata per garantire che ogni comando sia dove il conducente si aspetta di trovarlo. Il nuovo posizionamento dello schermo da 10" è studiato per essere perfettamente in linea con lo sguardo, riducendo i movimenti della testa e permettendo di mantenere la massima concentrazione sulla guida. L'obiettivo è semplice: fare in modo che il conducente abbia tutte le informazioni davanti a sé e a portata di mano, in modo da poter guidare in tranquillità e ridurre lo stress, con l'ausilio di schermi digitali che offrono chiarezza e grafica accattivante. 

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Gamma completamente elettrificata

Per la prima volta anche 100% elettrico, Nuovo SUV C5 Aircross è disponibile in due versioni, la più equilibrata e accessibile Comfort Range, dotata di un motore da 210 CV / 157 kW abbinato a una batteria da 73 kWh, per un'autonomia di 520 km, e la Long Range, con motore da 230 CV/170 kW e una batteria da 97 kWh, presto ordinabile, che offrirà un’eccezionale autonomia di 680 km.

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