I pandori artigianali più buoni del Natale 2023

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A forma di stella, soffici e profumati, ricoperti da una spolverata di zucchero a velo o decorati, ecco i pandori artigianali più buoni di questo Natale

Tra i dolci simbolo di Natale, i pandori artigianali meritano più spazio sulle nostre tavole. Ecco perché abbiamo selezionato i più buoni d’Italia (secondo noi).

Sia per accontentare chi preferisce il dolce veneto al classico panettone milanese, il suo grande rivale. Sia perché, come ogni ricetta tradizionale che si rispetti, anche quella del pandoro negli ultimi anni si è aperta a nuove influenze e all’estro creativo di chef e pasticceri che puntano a ingolosire anche i palati più esigenti.

Alla base del pandoro, che deve il suo nome al colore dorato della pasta (pane d’oro), un impasto frutto di una lunga lavorazione e solo ingredienti freschi. La ricchezza di burro gli dà la sofficità, al profumo invece ci pensa la vaniglia. Immancabile, poi, è la spolverata di zucchero a velo prima di servirlo in tavola.

Ma a farne un lievitato unico è la sua forma a stella: la storia racconta che a disegnare lo stampo a piramide tronca con otto punte fu il pittore di origine veronese Angelo Dall’Oca Bianca, incaricato direttamente dal pasticcere Domenico Melegatti, considerato l’inventore nel 1884 del pandoro.

Da portare sulla tavola delle feste, ma anche da mangiare la mattina a colazione oppure a merenda (magari farcito con marmellata o creme golose), ecco allora i pandori artigianali più buoni di questo Natale.

** I panettoni artigianali più buoni del Natale 2023 **

I pandori artigianali più buoni del Natale 2023

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Pandoro artigianale di Forno Follador

Il pandoro “Polvere di Stelle” di Antonio Follador

È il pandoro la grande novità del Forno Follador di Pordenone per questo Natale. O meglio, la vera novità sono le quattro diverse ricette a base di zucchero a velo da spolverare a piacere sul lievitato prima di essere servito.

Per l'impasto del suo pandoro il Maestro Antonio Follador resta nel solco della trazione veneta: una lievitazione lenta a tre impasti e due giorni di lavorazione, tanto burro ottenuto da crema di latte, l’aggiunta di una pasta aromatica preparata artigianalmente nel suo laboratorio e solo vaniglia Bourbon del Madagascar, una tra le più pregiate al mondo.

Per aggiungere diverse sfumature di colore, profumo e sapore ha poi creato la “Polvere di Stelle” in quattro gusti: una base di zucchero a velo a cui ha aggiunto cioccolato, caffè, lampone, note speziate e di vaniglia (in quella detta “Bianco Follador”).

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Pandoro artigianale di Denis Dianin

“Un’idea di pandoro” del Maestro Denis Dianin

Per mantenersi ben ancorato alla tradizione veneta, alla lunga lista di panettoni artigianali il Maestro Denis Dianin affianca una linea - in edizione limitata - battezzata “Un’idea di pandoro”. 

La base dell'impasto, soffice e profumato, preparato nel laboratorio di Selvazzano Dentro, a pochi chilometri dal centro di Padova, è quella del pandoro classico.

La prima delle quattro varianti limited edition è arricchita con caffè, mentre le altre tre si differenziano per la glassa: al pistacchio, alla nocciola e al cioccolato Valrhona Dulcey e Rocher

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Grazia 1000×749 – Pandoro artigianale Casa Manfredi by Giorgia  Proia

Il pandoro “in latta” di Casa Manfredi

A firmare il Natale di Casa Manfredi è la pastry chef Giorgia Proia (nella foto sopra), classe 1985, una formazione d’architetto e il pallino per la lievitazione e gli impasti. 

Muovendosi tra tradizione e sperimentazione, tra la pasticceria italiana e quella francese, per questo Natale propone quattro versioni di panettone e un pandoro classico, tutti preparati nel nuovo laboratorio romano Casa Manfredi Teatro.

Il pandoro è fatto come vuole la ricetta veronese con pochi ingredienti, freschissimi, una lunga lievitazione naturale, lievito madre e una lavorazione totalmente artigianale.

Tutti i dolci di Natale di Casa Manfredi sono in tiratura limitata (quindi la prenotazione è quasi d’obbligo), confezionati in latte originali brandizzate con i tipici colori del Natale (in tre diverse versioni).

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Pandoro artigianale Dolzetto

Il pandoro al bitter Select 1920 di Dolzeto

L'impasto, preparato come vuole la tradizionale ricetta veronese, svela sfumature di sapore agrumate e speziate, tra il dolce e l’amaro. Il tocco in più è dato dal Select, il celebre bitter nato a Venezia nel 1920 e simbolo degli aperitivi per eccellenza, aggiunto sotto forma di piccoli cubetti di gelatina in grado di sprigionare le note del bitter.

A ideare il pandoro al Select, il pasticcere Giorgio Saccone e Sandra Tasca, che oltre alla nuova pasticceria Dolzeto appena inaugurata in zona Isola a Milano (Via Francesco Arese 19), sempre a Milano è titolare anche del primo bacaro veneziano e di un piccolo panificio di quartiere.

Peer i puristi del pandoro veronese, da Dolzeto non manca la versione classica: soffice, goloso, profuma di burro e vaniglia. Info e contatti sul sito.

Pandoro artigianale di Fabio Testi

Il pandoro profumato alla vaniglia rossa di Fabio Tisti

Lievito madre, coccolato e rigenerato ogni giorno. Ingredienti scelti e tutta la manualità e la passione del pastry chef Fabio Tisti, trentenne, alla guida del suo laboratorio a Domodossola.

Qui prendono forma sue dolcezze, tra cui spiccano per queste Feste cinque nuovi panettoni artigianali e un pandoro classico, preparato senza conservanti, con tuorli di uovo provenienti da allevamenti bio ossolani, burro della Latteria di Crodo, le migliori farine.

E un ingrediente speciale in più che lo rende profumato e irresistibile: la vaniglia rossa del Madagascar aggiunta nella quantità giusta. 

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Grazia 1000×749 – Pandoro artigianale Cremeria Capolinea

Il Pandoro di Cremeria Capolinea

Leggerezza. Divertimento. Godimento. È questa la vera ricetta di successo per il maestro Simone De Feo. 

Nel suo laboratorio di Reggio Emilia non smette mai di sperimentare ed esplorare l’arte della lievitazione, alla ricerca di abbinamenti che diano ai suoi lievitati un tocco di complessità in più.

Accanto ai panettoni, proposti quest’anno in 5 varianti (il classico Panettone Milano, all’Arancia e Cioccolato, Gianduia, Pesca e Nocciola, Amarene, Pistacchio e Tonka e, infine, Caffè, Pera e Cannella), c'è anche il pandoro, di fronte al quale non si scompone.

La ricetta è quella classica: farina, burro, uova e zucchero, una lunga lievitazione di 24 ore con lievito madre e un processo di produzione in cinque fasi di lavorazione. Il tocco in più? Il pandoro di Cremeria Capolinea è in edizione limitata.

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Grazia 1000×749 – Pandoro artigianale di Fiasconaro

Il Montenero di Fiasconaro

Per festeggiare i suoi 70 anni di attività la pasticceria siciliana ha appositamente creato il Montenero, un lievitato di forma ottagonale frutto dell’incontro tra pandoro e panettone.

L’impasto classico è arricchito con cacao, cioccolato e note di limone tutto di Sicilia. Nella confezione non mancano una busta di zucchero a velo e l’apposito spolverino.

Il Montenero è un dolce che racconta la continuità dell’azienda, oggi alla sua terza generazione di pasticceri: nasce, infatti, dalla creatività del giovane Mario Fiasconaro, omonimo del nonno che diede il via a questa bella storia di famiglia.

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Pandoro artigianale di Luigi Biasetto

Il pandoro di Luigi Biasetto

Dorato, ricco di tuorli d’uovo, burro, vaniglia. Eppure, a ogni morso il pandoro di Luigi Biasetto risulta leggero come una nuvola. Accanto al gusto classico, il maestro, nato a Bruxelles ma di origine venete, sforna nel suo Atelier anche il Panmoro, un pandoro in versione dark.

Contiene il 25% di cioccolato, è morbidissimo, ha un profumo e un aroma che conquista tutti, non solo i chocolate lovers.

Prima di consumare il prodotto è fondamentale temperarlo vicino a una fonte di calore. Sarà più buono.

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Pandoro artigianale di pasticceria Marchesi

Il pandoro (classico e decorato) di Marchesi 1824

Quasi due secoli di ricerca e passione, una ricetta tramandata di generazione in generazione fanno del Pandoro Marchesi 1824 un capolavoro di raffinata dolcezza. 

Si presenta con il suo classico bianco velo di zucchero vanigliato. Sotto, svela il colore oro ottenuto dall’utilizzo di burro fresco proveniente dalle colline piemontesi e di uova fresche di galline allevate a terra. L’aroma è arricchito dalla vaniglia Bourbon del Madagascar. 

La lenta lievitazione, con l’utilizzo del lievito madre Marchesi, gli conferisce morbidezza e aroma. 

Disponibile anche nella versione decorata a mano con pasta di mandorle e ghiaccia reale (solo su prenotazione) il Pandoro Corona è ispirato alla corona Marchesi 1824, simbolo di quasi due secoli di tradizione.

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Grazia 1000×749 – Pandoro artigianale di Iginio Massari

Il Pandoro tradizionale di Iginio Massari

Oltre ai panettoni di vari gusti, con e senza canditi e in edizioni limitate, e all’esclusivo calendario dell’Avvento, dal tocco speciale del Maestro Iginio Massari nasce un altro grande classico del Natale: il Pandoro tradizionale. 

Fatto solo con ingredienti di prima scelta, il pandoro di Massari è frutto di una lunga e laboriosa preparazione. Per questo è così soffice, leggero, si scioglie in bocca.

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Pandoro veneto artigianale Cortilia

Il (vero) pandoro veneto di Cortilia

Il più classico dei classici è il Pandoro Veneto selezionato da Cortilia. Ancora più gustoso, profumato e goloso se scaldato per qualche minuto in forno prima di essere servito. 

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Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la scelta

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La preferenza tra pandoro e panettone dice molto del nostro rapporto con semplicità, complessità e cambiamento: cosa dice la psicologia

C’è una scelta che, durante le feste, ritorna con puntualità quasi rituale sulle nostre tavole: pandoro o panettone? 

Apparentemente banale, questa preferenza divide gusti e abitudini familiari da generazioni, ma può essere letta anche come un piccolo segnale del nostro modo di vivere il Natale.

Al di là delle mode e delle infinite varianti artigianali, il dolce delle feste resta un simbolo potente; legato all’idea di comfort, tradizione e piacere condiviso.

Senza voler trasformare una scelta gastronomica in un test di personalità, è interessante osservare come la psicologia attribuisca al cibo un valore emotivo e identitario.

Preferire il pandoro o il panettone non svela i nostri segreti più nascosti, ma può raccontare qualcosa del nostro rapporto con la semplicità, la complessità e il bisogno di rassicurazione o di varietà, proprio nel periodo dell’anno in cui queste dinamiche emergono con più forza.

**Le 5 personalità che si trovano durante le vacanze di Natale: quale siete?**

Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la vostra scelta 

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pandoro o panettone

Se siete team pandoro

Chi è team pandoro spesso cerca nel Natale (e nel cibo) una forma di rassicurazione.

Il pandoro è lineare e senza sorprese: stesso sapore, stessa consistenza, stesso rituale ogni anno. Psicologicamente, questa scelta può riflettere una personalità che ama le cose chiare, riconoscibili, che funzionano senza troppe complicazioni.

Il pandoro piace a chi tende a preferire il comfort emotivo alla sperimentazione, a chi trova benessere nella ripetizione e nelle tradizioni così come sono. Non è una chiusura al nuovo, ma un bisogno di stabilità: in un periodo già carico di stimoli, impegni e aspettative, scegliere qualcosa di semplice diventa un modo per alleggerire.

È la scelta di chi nel Natale cerca una pausa dal rumore, più che un’esperienza da esplorare. Un dolce che non chiede di essere interpretato, ma solo gustato.

Se siete team panettone

Chi invece è team panettone tende ad avere un rapporto più fluido con la varietà e l’imprevisto.

Il panettone è stratificato, imperfetto, pieno di elementi diversi che convivono insieme: dolcezza, acidità, consistenze differenti. Non è mai identico a sé stesso, e forse è proprio questo il suo fascino.

Dal punto di vista psicologico, chi lo preferisce è spesso più aperto al cambiamento, meno infastidito dalle sfumature della vita e più attratto dalle esperienze complesse. Scegliere il panettone significa anche accettare ciò che non piace a tutti (uvetta e canditi) ma che fa parte del “pacchetto”. Un atteggiamento che racconta tolleranza, adattabilità e curiosità.

Il panettone è il dolce di chi vive le feste come un momento di convivialità vera, fatta di differenze che si incontrano. Di chi ama mescolare, provare, cambiare versione ogni anno. È la scelta di chi non cerca solo conforto, ma anche stimoli, storie, contaminazioni.

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Questi comportamenti quotidiani (apparentemente normali) peggiorano l'ansia senza che ce ne accorgiamo

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Molti comportamenti che consideriamo normali possono attivare ansia e stress continuo: ecco cosa accade al nostro sistema nervoso

Ci sono giornate in cui non sappiamo spiegare bene perché ci sentiamo irritabili, sotto pressione, come se il corpo corresse più veloce della testa. Spesso diamo la colpa al lavoro, ai ritmi frenetici della vita, ai colleghi anticipatici, al meteo o semplicemente al periodo dell’anno.

Può essere però che a contribuire a questa sensazione ci siano abitudini minuscole, talmente automatiche da non farci più caso. 

Secondo diversi terapeuti, molte delle nostre routine quotidiane (dal modo in cui iniziamo la nostra gioranta al modo in cui usiamo lo smartphone) attivano il sistema nervoso senza che ce ne rendiamo conto. E così un po’ alla volta, giorno dopo giorno, contribuiscono a rafforzare quell'ansia, quella tensione di fondo costante che sembra arrivare “dal nulla” ma che in realtà ha radici molto concrete.

Niente allarmismi: la buona notizia è che, una volta identificate, queste micro-abitudini si possono correggere con piccoli cambiamenti sostenibili. E gli effetti sul benessere mentale possono essere sorprendenti.

**5 frasi da non dire mai a una persona ansiosa (e cosa dire invece)**

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Il telefono al risveglio, il multitasking continuo e quelle “micro-scosse” che attivano il sistema nervoso

Molti comportamenti che ci sembrano innocui sono, in realtà, tra i principali responsabili dell’ansia quotidiana.

Il primo della lista? Guardare il telefono appena svegli. Quello che sembra un gesto normale, controllare notifiche, messaggi, social, non dà al cervello il tempo di passare gradualmente dal sonno alla veglia. Al contrario, lo espone immediatamente a un flusso di informazioni, stimoli e richieste che attivano la risposta allo stress già dal primo minuto della giornata.

A questo si aggiunge il nostro stile di vita iper-veloce: multitasking costante, pause saltate, pasti mangiati in fretta o direttamente rimandati, riunioni che si accavallano, email che arrivano a raffica. Corpo e mente non hanno mai un vero momento per rallentare e ricalibrarsi. È la condizione perfetta per alimentare ansia, stress e irritabilità.

Anche i micro-stress ripetuti, come le notifiche del telefono o l’email che lampeggia sullo schermo del pc, hanno un impatto maggiore di quanto pensiamo. Funzionano come piccole scosse al cervello; brevi, ma continue. Il risultato? Il sistema nervoso resta in iper-attivazione, come se fosse sempre pronto a reagire a una minaccia, anche quando in realtà non c’è.

Non è un caso che molte persone raccontino di “non riuscire più a rilassarsi davvero”: il corpo rimane in modalità fight or flight anche mentre siamo seduti sul divano. Una condizione sottile, invisibile, ma che alimenta anisao a lungo termine.

Poco sonno, troppi schermi e una routine che non rispetta i ritmi naturali

Un altro fattore chiave è il sonno. Quando dormiamo troppo poco (o male) le aree del cervello che regolano le emozioni diventano più reattive. E così, ciò che in un giorno normale sarebbe un piccolo fastidio (una mail urgente, un imprevisto, una discussione) diventa un detonatore emotivo. Siamo più suscettibili, più stanchi, più vulnerabili allo stress.

Il problema è amplificato dal tempo passato davanti agli schermi, soprattutto nelle ore serali. La luce intensa del computer o della televisione comunica al cervello che “non è ancora ora di dormire”, interferendo con la produzione di melatonina e con la capacità di disattivare gradualmente il sistema nervoso. E quando andiamo a letto con lo smartphone in mano, portiamo con noi anche tutte le sue notifiche, informazioni e stimoli non elaborati. Il risultato? Un sonno meno profondo, più risvegli notturni e maggiore anisao al mattino.

Infine, c’è un elemento spesso sottovalutato: il sovraccarico decisionale. Tra lavoro, messaggi, social, email, appuntamenti, scadenze e notifiche, ogni giorno prendiamo centinaia di micro-decisioni. Questo crea un affaticamento mentale che il nostro sistema non è progettato per sostenere a lungo senza pause. E quando il cervello si sente “sovraccarico”, l'ansia trova terreno fertile.

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Cosa possiamo fare per controllare e ridurre l'ansia

La buona notizia è che per ridurre l'ansia non servono cambiamenti drastici: spesso bastano piccoli aggiustamenti inseriti nella routine quotidiana.

Gli psicologi suggeriscono, ad esempio, di evitare di iniziare la giornata con il telefono in mano. Concedersi anche solo dieci o quindici minuti di “risveglio lento”, senza notifiche né stimoli digitali, aiuta il sistema nervoso a non attivarsi subito in modalità allerta.

Allo stesso modo, introdurre brevi pause durante la giornata (anche solo una manciata di secondi per fare stretching, chiudere gli occhi e fare un paio di respiri profondi) permette al corpo di ritrovare un ritmo più regolare e meno reattivo.

Un altro accorgimento utile riguarda le notifiche: limitarle significa ridurre quel flusso costante di micro-sollecitazioni che mantiene la mente in tensione.

Anche la gestione degli schermi serali può fare una grande differenza: tenere il telefono lontano dal viso o ridurre il tempo trascorso online prima di dormire aiuta il cervello a produrre melatonina e a prepararsi al riposo.

Infine, muoversi un po’ ogni giorno, anche per pochi minuti, contribuisce a sciogliere la tensione accumulata e a rimettere in circolo energie più equilibrate. È un modo semplice per ricordare al corpo che non deve restare sempre in modalità emergenza: può rallentare, respirare, ritrovare il proprio centro.

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Ecco il segreto per impacchettare i regali di Natale in 4 mosse

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Una guida pratica per capire come impacchettare i regali di Natale in modo ordinato, elegante e senza stress inutile

Impacchettare i regali di Natale per molti è un task più difficile e impegnativo che scegliere e comprare un pensiero per tutti.

Nonostante la sua apparente semplicità, l’idea di carta stropicciata, scotch visibile e fiocchi sbilenchi può mettere in crisi tutti, ma soprattutto gli amanti della precisione con poca dimestichezza coi lavoretti manuali.

La buona notizia però è impacchettare i regali di Natale in modo ordinato ed elegante non richiede talento artistico né materiali costosi, ma solo un po’ di metodo e qualche accorgimento pratico.

Con pochi passaggi mirati e un approccio più attento ai dettagli, anche il pacchetto più semplice può trasformarsi in una confezione curata e armoniosa, capace di valorizzare il regalo e di fare la una bellissima figura sotto l’albero, senza l’effetto improvvisato dell’ultimo minuto.

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Come impacchettare i regali di Natale: i consigli da seguire passo dopo passo

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regali di natale 2025

1. Scegliere carta e materiali (pochi, ma giusti)

Il primo errore quando si cerca di capire come impacchettare i regali è pensare che servano mille decorazioni. In realtà, meno materiali si usano, più il pacchetto risulta elegante.

La scelta della carta è fondamentale: meglio una carta leggermente più spessa, facile da piegare e meno soggetta a strapparsi. Le carte troppo sottili o lucide, invece, tendono a segnarsi subito e a rendere le pieghe imprecise.

Per andare sul sicuro, puntate su colori neutri o naturali (come carta kraft, bianco, verde bosco, rosso scuro) e abbinate un solo elemento decorativo: uno spago, un nastro in tessuto, un filo dorato. Anche materiali semplici come carta da pacchi e spago da cucina possono diventare molto chic se usati con coerenza.

2. Tagliare e piegare con precisione (il passaggio che fa la differenza)

Uno dei segreti di come impacchettare i regali bene è la precisione. Prima di tutto, misurate la carta appoggiando il regalo al centro e assicurandovi che i lati coprano completamente l’oggetto senza eccessi. Troppa carta rende difficile gestire le pieghe, mentre troppo poca vi costringerà a rattoppare all’ultimo minuto.

Quando piegate, fatelo con calma: passate il dito lungo i bordi per segnare le pieghe e ottenere linee nette. Anche i lati corti vanno chiusi con ordine, piegando prima verso l’interno e poi verso il centro.

Questo passaggio, spesso sottovalutato, è quello che trasforma un pacchetto “fatto in fretta” in uno visivamente pulito.

3. Chiudere bene (e nascondere lo scotch)

Un altro punto chiave di per impacchettare i regali di Natale alla perfezione è la chiusura. Lo scotch serve, ma non deve mai essere protagonista. Usatelo solo dove serve davvero e cercate di nasconderlo all’interno del pacchetto o sotto le pieghe. Se la carta è stata tagliata correttamente, basteranno pochissimi pezzetti.

Il resto del lavoro può farlo il nastro o lo spago: un giro semplice, un nodo ben stretto e magari un doppio passaggio intorno al pacchetto sono più che sufficienti.

Evitate fiocchi troppo grandi o complessi se non siete pratiche: un nodo pulito risulta sempre più elegante di un fiocco sproporzionato.

4. Il dettaglio finale che personalizza davvero il regalo

L’ultimo passaggio è quello che rende il pacchetto unico. Non serve esagerare: un solo dettaglio basta. Un bigliettino scritto a mano, un rametto di pino, una fettina d’arancia essiccata, un’etichetta in carta riciclata. 

Il consiglio è di scegliere un dettaglio coerente con il resto del pacchetto e ripeterlo su tutti i regali: questo crea un effetto armonioso sotto l’albero e dà subito l’idea di cura e attenzione.

Alla fine, imparare come impacchettare i regali di Natale non significa puntare alla perfezione, ma dedicare qualche minuto in più a un gesto che parla di tempo e presenza. Ed è proprio questo, spesso, il regalo più bello da ricevere.

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Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, più comfort, più tecnologia

Nuovo SUV C5 Aircross Citroen DESKNuovo SUV C5 Aircross Citroen MOBILE
È il SUV più grande, confortevole e tecnologico mai prodotto da Citroën. Il compagno di viaggio più comodo e versatile della sua classe, pensato per chi desidera vivere ogni viaggio all’insegna del benessere

Chi è al volante, guida rilassato. I passeggeri a bordo, intanto, si godono il viaggio in classe extra-comfort. Un’alchimia perfetta, frutto delle qualità distintive del Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, comfort, tecnologia, sostenibilità e accessibilità, il tutto made in Europe, a Rennes, in Francia, nello storico stabilimento del marchio.

Se nel sovraffollato mercato dei SUV farsi notare non è facile, la nuova ammiraglia Citroën non passa di certo inosservata. Non è solo per il restyling estetico, è anche per quell’evoluzione di sostanza che ha portato la vettura verso un’idea di funzionalità e di utilizzo superiore. In un mercato dove spesso ci si concentra solo sulle prestazioni o sul design delle linee, infatti, Citroën punta sull'ergonomia.

Nuovo SUV C5 Aircross Citroen

Il risultato? Un SUV diverso da tutti gli altri, progettato per chi vive l’auto come un’estensione della propria casa, per chi affronta il traffico quotidiano o lunghi trasferimenti stradali e cerca un ambiente che "ammortizzi" non solo le buche, ma anche lo stress della giornata. Il modello è ideale per le famiglie, ma anche per il mercato B2B/fleet.

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Design più maturo e scolpito

Rispetto alle linee arrotondate del passato, il Nuovo SUV Citroën C5 Aircross adotta un volto più deciso e aerodinamico. Il frontale è stato completamente ridisegnato, sono nuovi i fari a LED e altri dettagli eleganti che ne esaltano il carattere e fanno la differenza.

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Un "tappeto volante"

Uno dei punti di forza della vettura è il sistema di sospensioni con smorzatori idraulici progressivi (Progressive Hydraulic Cushions®). In parole semplici? Significa che l’auto assorbe le buche e le irregolarità del terreno in modo fluido, regalando quella sensazione di "tappeto volante" tipica della tradizione Citroën.

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Come nel salotto di casa

Se il design esterno cattura l’occhio, è l’abitacolo del Nuovo SUV C5 Aircross a convincere definitivamente chi cerca un’esperienza di guida decompressiva. 

Citroën ha lavorato per trasformare l’interno in un vero e proprio "salotto". Il concetto di Sofa Design si traduce in sedute ampie e accoglienti, un’illuminazione ambientale estesa, la presenza di elementi d'arredo e l’uso di tessuti che riprendono i codici dell'interior design.

A seconda degli allestimenti, l’uso dell’Alcantara o della pelle con impunture a contrasto non serve solo all'estetica, ma trasmette una sensazione tattile di calore.

Sotto il rivestimento superficiale, i sedili nascondono uno strato di 15 mm di schiuma strutturata che evita l'effetto di "affossamento" tipico delle sedute troppo morbide, garantendo sostegno posturale anche dopo ore di viaggio.

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Accanto alla comodità, il sistema di Ambient Lighting - illuminazione d’ambiente - definisce l’atmosfera desiderata a bordo: i punti luce discreti posizionati nei vani portaoggetti, nel tunnel centrale e lungo la plancia creano una luce soffusa che riduce l’affaticamento visivo durante la guida notturna. 

Questa "bolla luminosa" esalta i volumi dell'abitacolo e aumenta la percezione di spazio e protezione, rendendo l'ambiente accogliente come una stanza ben illuminata.

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Tutto a portata di mano

L’ottimizzazione dell’ergonomia sul Nuovo SUV C5 Aircross passa per una riprogettazione della console centrale, ora più pulita e razionale. 

La seduta è alta per dominare la strada, ma qui è stata affinata per garantire che ogni comando sia dove il conducente si aspetta di trovarlo. Il nuovo posizionamento dello schermo da 10" è studiato per essere perfettamente in linea con lo sguardo, riducendo i movimenti della testa e permettendo di mantenere la massima concentrazione sulla guida. L'obiettivo è semplice: fare in modo che il conducente abbia tutte le informazioni davanti a sé e a portata di mano, in modo da poter guidare in tranquillità e ridurre lo stress, con l'ausilio di schermi digitali che offrono chiarezza e grafica accattivante. 

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Gamma completamente elettrificata

Per la prima volta anche 100% elettrico, Nuovo SUV C5 Aircross è disponibile in due versioni, la più equilibrata e accessibile Comfort Range, dotata di un motore da 210 CV / 157 kW abbinato a una batteria da 73 kWh, per un'autonomia di 520 km, e la Long Range, con motore da 230 CV/170 kW e una batteria da 97 kWh, presto ordinabile, che offrirà un’eccezionale autonomia di 680 km.

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