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Lifestyle

Avete mai fatto trekking a Milano?

Avete mai fatto trekking a Milano?

foto di Marina Speich Marina Speich — 1 Luglio 2024
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Un trekking urbano alla scoperta di luoghi particolari da vedere a Milano a piedi: tra angoli famosi e altri da scoprire

Chi l’ha detto che il trekking si fa solo in montagna? Si può fare anche in città, con lo stesso approccio “esplorativo” dell’alta quota, perché è un modo per fare movimento e scoprire anche nuovi luoghi di Milano a piedi.

Abbiamo provato il trekking urbano insieme a LaMunt, il brand di abbigliamento di montagna solo al femminile: un itinerario tra architettura, natura, arte contemporanea e progetti di riqualificazione.

Insomma, invece di chiudersi in palestra, in piscina o in un campo da padel, camminate insieme a noi per la città esplorando nuove architetture, antichi monumenti, opere d’arte, spesso non lontano da casa.

È anche un modo per dedicare del tempo finalmente a se stesse, magari con qualche amica. Godendosi così il proprio "me-time", un concetto chiave di LaMunt.

«Questo brand è il risultato del mio personale modo di vivere la montagna, dove ritrovo me stessa, stacco la spina, mi allontano dalla frenesia della quotidianità, liberando la mente. E se non è possibile farlo in montagna, si può fare benissimo anche in città», dice Ruth Oberrauch, fondatrice del marchio.

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Abbiamo così attraversato luoghi iconici di Milano, ma anche zone sconosciute che ci hanno sorpreso, guidati dalla nostra guida Egle Varisco: un itinerario di 8,5 chilometri a piedi e 330 metri di dislivello. Il punto di partenza è all’Arco della Pace: siamo una ventina, appassionate di fitness, pronte a camminare e guardare la città con uno sguardo diverso.

Perché magari nella vita giriamo il mondo in lungo e in largo, ma poi non conosciamo molti tesori nascosti nella città in cui viviamo, che incrociamo di fretta senza rendercene conto. Come l’Arco della Pace, un luogo dove i milanesi si danno appuntamento per l’aperitivo, ma che pochi osservano davvero.

Pensato come un arco di Trionfo da Napoleone per celebrare la vittoria di Jena contro i prussiani, dopo la caduta del generale gli austriaci, tornati in città, avevano due opzioni: distruggere il monumento o riconvertirlo. Lo hanno trasformato in Arco della Pace.

Ma l’ultima dedica del monumento è stata in realtà a Vittorio Emanuele, Re d’Italia: insomma, un arco per tutte le stagioni storiche della città.

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Ci lasciamo alle spalle Parco Sempione, diventato un parco con l’Unità d’Italia (prima era una piazza d’arme, dove nel Seicento le truppe spagnole si esercitavano) e ci muoviamo verso il nuovo quartiere City Life. È il progetto di riqualificazione del quartiere Fiera di Milano che ha regalato a Milano tre grattacieli, un parco e abitazioni lussuose.

Ma prima di arrivarci, facciamo sosta ai giardini Bompiani, dedicati al celebre editore milanese. Pensate che fino a un secolo fa non c’era neanche un albero qui, ma solo un enorme scalo merci, non troppo lontano dalla stazione di Cardorna.

Costeggiamo tutte insieme via Vincenzo Monti ed Egle ci racconta che vale la pena fare una piccola deviazione in via Nievo: qui c’è una delle case progettate da Luigi Caccia Dominioni, l’architetto del Novecento più milanese di tutti. Rivestita con gres azzurrino, elegante e perfetta, ha le finestre a filo e i bow-windows: è da vedere.

Poco oltre, sopra i tetti, si vede già il grattacielo di Isozaki, una delle Tre Torri di City Life: è la più alta, 209 metri. Sapete che l’hanno soprannominato “il Dritto”? Per distinguerlo da quello di Zaha Hadid che ruota un po’ su di sé ed è chiamato “lo Storto” e quello di Daniel Lebeskind “il Curvo”.

Ma prima di arrivare davanti ai grattacieli, camminiamo lungo una costruzione che sembra davvero un transatlantico: sono le residenze di lusso firmate dall’archistar anglo-irachena Zaha Hadid.

Con gli esterni color bianco e legno e le grandi vetrate, assomiglia effettivamente a un super yacht. Molto diverso dalle residenze accanto, con le superfici quasi inclinate, un po’ asimmetriche, firmate dal polacco Daniel Lebeskind.

È lì che vive ora Chiara Ferragni, con una sala cinema con maxischermo.

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In questa zona una volta c’era la Fiera Campionaria di Milano. L’appuntamento più importante era ad aprile: tutti i milanesi potevano entrare alla Fiera a vedere ogni sorta di prodotto nazionale o internazionale, dai formaggi alle moto Guzzi agli oggetti design Alessi. Di tutto questo oggi è rimasto solo l’edificio chiamato oggi Palazzo delle Scintille.

In fondo Milano si rinnova di continuo ed è proprio nel suo rinnovarsi c’è la sua identità più autentica. Per questo è anche divertente fare un giro del parco di City Life: lì c’è un museo d’arte contemporanea a cielo aperto con 20 sculture disseminate tra prati e alberi.

Le opere sono divertenti, come “Bauci e Filomene” due grandi colonne umanizzate in alluminio che si tengono a braccetto e osservano i nuovi grattacieli.

Poi abbiamo fatto una caccia al tesoro delle classiche fontanelle di ghisa verde: sembrano uguali a quelle sparse in tutta la città, ma qui a City Life sono speciali. L’artista Serena Vestrucci si è divertita a prenderci in giro sostituendolo il classico drago da cui esce l’acqua, con animali diversi, dall’elefante al polpo fino alla giraffa.

Ma l’opera più curiosa è quella su cui camminiamo a un certo punto: è un mosaico di stelle incastonate nel pavimento davanti a uno dei grattacieli. Riproduce il cielo stellato del 600 a.C: Milano, secondo lo storico Tito Livio, è stata fondata dal principe Belloveso proprio allora. Un modo per immaginare la città prima che tutta la sua storia cominciasse.

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Il nostro urban trekking continua e vediamo da lontano il Vigorelli: un impianto sportivo storico dove il ciclista Fausto Coppi ha fatto tanti record, ma gli appassionati di musica lo ricordano soprattutto perché è qui che i Beatles, il 24 giugno 1964 hanno fatto un concerto nel loro unico tour italiano.

Arriviamo finalmente al Portello, che non è solo una fermata della metropolitana, ma luogo di un importante pezzo di storia italiana. Dal 1906 è stata infatti la sede dell’Alfa Romeo.

Ora c’è solo un centro commerciale e una piazza immensa un po’ disumana e totalmente deserta, piazza Gino Valle, che copre un parcheggio. Qui l’unica cosa che vale la pena vedere è il bassorilievo di Emilio Isgrò, l’artista che ha eletto la cancellatura a forma d’arte.

Ha preso infatti una frase del racconto Ponte della Ghisolfa dello scrittore Giovanni Testori, ha cancellato molte parole e ne ha restituito un messaggio che si legge fra le righe nella piazza.

E pensare che proprio qui, quando c’era la fabbrica Alfa Romeo, è stato girato il capolavoro di Luchino Visconti, Rocco e i suoi fratelli. Era il 1960 e dalla catena di montaggio uscivano le mitiche Giulietta. E prima che smantellassero i vecchi stabilimenti, un altro regista, Gabriele Salvatores, ci ha girato un film: Nirvana.

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Finalmente dopo tanto cemento, camminiamo verso il verde: il parco del Portello. È piccolo, ma c’è tutto, laghetti, prati, quella che dicono sia la panchina più lunga del mondo (208 metri), ma soprattutto una collina artificiale.

Ispirata al ciclo lunare (si chiama Moon Garden) ha un divertente e scenografico percorso a spirale in salita. Egle ci racconta che è stata costruita utilizzando il materiale di scavo dei cantieri della ex Alfa Romeo. L’idea dei milanesi era non buttare niente, ma riciclare. È il principio della economia circolare. 

Per il nostro pic-nic, che segna la fine del nostro urban trekking, mancano ancora dieci minuti di cammino. La destinazione è un altro angolo di verde della città, uno dei più famosi: “la Muntagna de Milàn”, il Monte Stella.

Diciamo la verità: fa un po’ sorridere chiamarla montagna, visto che è alta solo 185 metri, eppure dalla strada che la circonda è tutto un salire e scendere di ciclisti, corridori e, appunto, appassionati di urban trekking. Insomma, qui si chiacchiera, si cammina, ma soprattutto si fa sport.

Ed è incredibile che sia stata realizzata utilizzando le macerie sparse per la città dopo la seconda guerra mondiale.

Ed è proprio in cima alla montagna milanese in miniatura, che salutiamo le amiche del nostro urban trekking, per darci appuntamento magari in Alto-Adige, dove nasce il brand La Munt che ci ha accompagnato in questa speciale escursione urbana.

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© Riproduzione riservata

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