Vi sentite "affaticati" dal Covid? È normale. Ecco come sentirsi meglio
Sono passati più di otto mesi. E non ne possiamo più. Di Covid, di avere paura, di dover tenere sempre la guardia alta, la mascherina sul viso, l'Amuchina in tasca.
Non ne possiamo più non solo da un punto di vista pratico, ma psicologico. Siamo emotivamente e drammaticamente stanchi e provati da quello che stiamo vivendo.
La tanto acclamata nuova normalità non è bastata. Non sono bastati gli sforzi fatti: non appena si è abbassata la guardia il virus ha ripreso a circolare e la situazione è esplosa, di nuovo.
Ma se prima c’era la voglia di uscirne insieme, se si credeva nella necessità di misure contenitive e si era disposti a sacrificarsi per il bene comune, ora la sensazione è che ogni sforzo sia stato vano.
Si è reduci da una battaglia la cui vittoria è stata breve.
Una vittoria che ha lasciato dietro di sé disoccupazione, angosce e disagio sociale diffuso a ogni livello.
Ne abbiamo parlato con la dott. ssa Giulia Giorgi di Guidapsicologi.it, per capire come affrontare i mesi a venire nel migliore dei modi possibile.
Cos'è la stanchezza da Covid e come combatterla
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Cos'è la stanchezza da covid e chi ne soffre i più
Con stanchezza da Covid, spiega la dott.sa Giulia Giorgi, «si intende uno stato di spossatezza, mista a preoccupazione e sfiducia a fronte di una situazione di pandemia mondiale e di cui non si intravede la fine.
Le categorie più a rischio sono quelle di cui fanno parte tutti i gruppi di popolazione che non possono contare sui fattori di protezione né individuali né collettivi.
A livello individuale esistono fattori di protezione sia da un punto di vista fisico che psicologico (autostima, senso di autoefficacia, la capacità di giudizio critico e di filtrare informazioni anche cliniche sulla pandemia).
A livello di Ambiente di vita (contesto sia fisico che sociale) costituiscono fattori protettivi: la possibilità di vivere in un contesto sociale adeguato in termini di condizioni igienico- sanitarie (il substrato socio- economico di appartenenza), il sistema di credenze e di valori che le persone hanno per cultura e formazione personale, il supporto di una rete scolastica e lavorativa, la presenza, nel sistema valoriale di una certa persona, di fiducia nelle Istituzioni».
Qual è il rischio della stanchezza da Covid?
«I dati statistici indicano che la “Pandemic fatigue” potrebbe rischiare di rendere la popolazione meno attenta al rispetto delle regole per mancanza di fiducia o perché il prezzo per proteggersi dal contagio è diventato troppo alto da pagare».
Come si dovrebbe reagire per non soffrirne?
«Per ritrovare la tranquillità e una vita il più sereno possibile è necessario sviluppare resilienza.
** Cos'è la resilienza e come la si allena **
La vita di tutti noi si è modificata, perciò il suggerimento è di cercare di impostare abitudini di vita sane ma nuove, in linea con le norme di sicurezza imposte dalla Pandemia, e cercare di percepire questo cambiamento come una transizione necessaria per uscirne, non come un'imposizione.
Inoltre, anche a fronte dell'incertezza sulla fine della Pandemia, è fondamentale focalizzarci sulle cose della nostra quotidianità e vita, meno urgenti e davvero necessarie.
Facciamo una scala di priorità, di scadenze, e valutiamo cosa sia davvero indispensabile fare o cosa, invece, può essere rimandato a tempi migliori. Concentratevi su ciò che è urgente e rimandate il resto», raccomanda l’esperta
Smettere di leggere notizie sul Covid aiuta?
«La confusione di informazioni e numeri che circolano senza ordine e fondamento e in contrapposizione le une con gli altri peggiorano la sensazione di affaticamento.
Per non sentirsi sopraffare dall'iperfagia di informazioni sulla pandemia e sui contagi meglio attenersi ai dati diffusi da siti ufficiali come OMS ed Istituto di Sanità».
Quello che conta non è conoscere il parere di sedicenti esperti ogni giorno diversi, bensì rispettare le regole di distanziamento sociale pensando che queste limitazioni sono indispensabili per una quanto più rapida risoluzione della Pandemia.
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