Dieci cattive abitudini da abbandonare con i trent’anni
I trent’anni sono un punto della vita in cui, volenti o nolenti, occorre iniziare a prendere confidenza con l’età adulta.
Va detto che crescere non è sempre e soltanto un’enorme fregatura: insieme ai vantaggi (ce ne sono, fidatevi) e alle responsabilità (rassegnatevi, non le potrete eludere per sempre, ed è giusto così), ci sono però anche tutta una serie di cattive abitudini che – se possono essere scusate in quella zona d’ombra che sono i «twenty-something» – dai trenta in poi diventano socialmente poco accettabili.
Ecco allora un elenco semi-serio delle dieci peggiori consuetudini da calciare via prima del fatidico e temuto compleanno (o al più presto, se i 30 anni li avete già compiuti).
Dieci cattive abitudini da abbandonare prima dei trent’anni
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La dipendenza da cellulare
È ormai una piaga sociale: una ricerca condotta negli Stati Uniti ha sottolineato che il 66% dei partecipanti – tutti di età inferiore ai trent’anni – soffre di «nomophobia», ossia la paura di non avere il proprio telefono sotto mano. La dipendenza si è fatta così acuta che alcuni centri specializzati hanno approntato un percorso di rehab apposta. Senza arrivare a questi estremi è possibile stabilire dei confini e auto-promettersi di non oltrepassarli. Si tratta di semplici regole di buona educazione, come lasciare lo smartphone nella borsa quando si è fuori con gli amici, non utilizzarlo mentre si è a cena, non rimanerci attaccati per più di quindici minuti alla volta e spegnerlo dopo mezzanotte. D’altronde, nessuno ha bisogno della versione nerd di Lindsey Lohan, no?
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Tenere il broncio non è uno sport olimpico
Le prime forti delusioni – amorose, lavorative e d’amicizia – macchiano indelebilmente i rapporti con le persone che si credevano fidate, che vengono relegate in una cella del proprio cervello chiusa a doppia mandata e senza possibilità di uscirvi. Tralasciando il fatto che alimentare sentimenti negativi e vendicativi nuoce alla salute fisica e mentale, i trent’anni non sono affatto il tempo del risentimento retroattivo, ma del perdono proattivo. Perdonare non è cosa facile, anzi, ma sprecare il proprio tempo continuando a rimuginare su situazioni incresciose avvenute in un passato ormai lontano, danneggia più voi stessi di chi vi ha ferito.
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Non sopravvalutate le relazioni sentimentali
I vent’anni sono serviti a farvi prendere confidenza con l’idea che avere una relazione seria ed essere pronti a far il grande passo entro i trenta non è altro che uno stereotipo sociale in attesa di aggiornamento. Chiunque vi metta addosso inutili pressioni circa l’urgenza di trovare l’amore della vostra vita deve innanzitutto rilassarsi, e lasciarvi il tempo necessario per capire chi siete e cosa volete. Spazzate via quel terribile senso di inadeguatezza che ogni tanto vi sfiora quando pensate che siete ancora single: uscite, incontrate gente nuova, divertitevi. E – cosa più importante – evitate di imbarcarvi in una tristissima «caccia all’uomo» (o alla donna) ogni volta in cui vi chiudete la porta di casa alle spalle.
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Proteggete i vostri trent’anni
È uno di quei casi in cui dovete iniziare a pensare sul lungo periodo: i danni provocati dal sole possono avere conseguenze spiacevoli sia per la vostra pelle, che per il vostro look, come invecchiamento precoce, rughe, macchie etc. Sì, è vero, l’urgenza di abbronzarsi il più possibile durante un breve weekend finora ha vinto su tutto, ma il credo popolare secondo cui con la protezione solare non ci si abbronza è drammaticamente falso. Buttate via olii iper-abbronzanti e altre strane misture senza un fattore protettivo alto, e iniziate a prendervi cura della vostra pelle onde evitare di ritrovarvi a desiderare un prematuro lifting facciale. Ah, come se non bastasse, gli alcolici rendono l’epidermide più sensibile ai raggi solari, accrescendo le possibilità di scottature… quindi andateci piano anche con i cocktail sotto l’ombrellone.
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Non è più tempo d’hangover infrasettimanale
Ci sono lunghe giornate lavorative che sul finire richiedono soltanto un drink. Anzi, svariati drink. Il risultato? Tornare a casa drammaticamente sbronzi alle due di notte non potendo più contare sullo slancio vitale e sulla prontezza mentale dei vent’anni. Evitando di fare i moralizzatori, è però innegabile che dopo serate del genere la capacità di prendere decisioni e la produttività lavorativa ne risentano, senza parlare degli improvvisi sbalzi di umore e – ahimè – dell’aumento di peso e di girovita. La cattiva notizia è che, col passare degli anni, le conseguenze dell’hangover sono destinate a peggiorare, perché a quanto pare anche gli enzimi in grado di metabolizzare l’alcol iniziano ad essere meno reattivi, e lasciano più tossine libere di circolare nel nostro corpo. Insomma, se volete giocare ancora un po’ a fare gli universitari irresponsabili, il weekend rimane il vostro momento magico.
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Smettete di preoccuparvi troppo delle opinioni altrui
Notizia del giorno: nessuno di voi riuscirà mai ad accontentare tutti con le proprie decisioni. Il che, in un certo senso, vi risparmierà una dose consistente di tempo speso nel tentativo di rendere ogni persona felice, facendovi concentrare maggiormente sulla vostra, di felicità. A trent’anni, nessuno deve aver paura di esprimere sue personali opinioni, di dire «no» quando non se la sente di fare qualcosa e di fidarsi del proprio istinto e giudizio. La vostra salute fisica e mentale vi ringrazieranno, statene certi.
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Fate amicizia con un sano e consapevole confronto
È vero: affrontare un problema faccia a faccia con l’interessato può (a volte) mettere in luce le vulnerabilità reciproche e farvi piombare in uno stato di perenne disagio, ma nessuna di queste è una valida scusa per evitare il confronto e cadere in comportamenti al limite del passivo-aggressivo. I trent’anni esigono chiarezza nei rapporti anche per capire quali di questi sono forti, validi, e apportano un contributo positivo alla vostra vita, quindi non aggirate l’ostacolo nascondendovi dietro mille messaggi, mail o, peggio, un silenzio stampa: piuttosto, approcciate l’altro di persona con educazione e fermezza, cercando di portare alla luce i motivi del vostro malcontento. Nel peggiore dei casi non risolverete la questione, ma almeno avrete salvato il vostro fegato e i vostri nervi.
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Una telefonata (vi) salva la vita
Crescendo, un po’ per mancanza di tempo e un po’ per abitudine, si tendono a privilegiare conversazioni via messaggio o WhastApp tanto con i propri familiari, quanto con i confidenti più stretti, convinti che a volte basti solo questo per far sentire il vostro affetto o la vostra vicinanza. Perché allora non passare il traguardo dei trent’anni auto-imponendosi di ritagliare qualche minuto per conversare al telefono con i genitori, o via Skype e FaceTime con gli amici lontani? Il grande tranello teso dai vent’anni consiste nell’illudervi di poter dare ogni cosa per scontata, ma è bene accorgersi in fretta che nella vita «vera» purtroppo (o forse per fortuna?) non funziona affatto così.
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Non sempre dormire è «dolce»
Paradigma dei vent’anni: dopo una lunga e intensa settimana, concedersi dormite letargiche durante l’agognato weekend per riconquistare uno stato di grazia fisica e mentale. Allarme rosso: svariati studi hanno confermato che, contrariamente a quanto si pensi, queste extra ore di sonno non aiutano affatto ad aumentare i livelli di energia e attenzione, anzi. Risulta infatti che il loro unico «pregio» consista nel mandare in totale confusione il proprio orologio interno – o, meglio, i propri ritmi circadiani – causando paradossalmente una maggiore spossatezza all’arrivo del lunedì. Per interrompere il circolo vizioso all’alba dei trent’anni, cercate di programmare in anticipo attività da portare a termine durante il weekend, in modo da alzarvi a un’ora decente, e di mantenere in generale una media di otto ore di riposo per notte. Last, but not least, spegnete cellulari e computer almeno una o due ore prima di coricarvi: è comprovato che la luce proveniente dai loro schermi aiuti a distruggere la melatonina, provocando la temibile insonnia di cui spesso siete afflitti.
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Non siete dei casi isolati, anzi
Uno degli errori più grandi che le persone commettono a vent’anni è auto-convincersi di essere le uniche a non avere ben chiaro che cosa fare nella propria vita: imparare come essere realmente indipendenti per la prima volta fa paura, così come gestire le relazioni, indirizzare la propria carriera lavorativa e capire da dove incominciare una volta terminata l’università. Tutti pensano di essere i soli a non avere alcuna idea di ciò che stanno combinando, quando invece si tratta della situazione più normale del mondo: la verità è che ci vuole tempo, e si va spesso per tentativi ed errori, arrivando a definire per prima cosa ciò che non si vuole essere e fare dal resto. Non esistono istruzioni, regole o training che vi preparino all’ingresso nell’età adulta, ma l’unica domanda che detta legge e che dovrete ripetervi costantemente è se siete davvero felici e soddisfatti della piega che state dando alla vostra vita. E continuare a ripetervela anche a trentacinque, quaranta, cinquant’anni… sempre col coraggio e con la volontà di cambiare ciò che non vi rende tali.
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