I cibi infiammatori, se mangiati senza varietà, provocano disturbi di vario genere: ecco come scoprire quali sono e come disinfiammare l'organismo
«Non chiamatele intolleranze, le intolleranze non esistono - se non quelle, certificate, a glutine e lattosio».
A parlare è il Dottor Attilio Speciani, immunologo e allergologo, nonché uno dei primi, negli anni Ottanta, ad aver attribuito al cibo un ruolo cruciale nella salute dell'organismo parlando appunto di intolleranze alimentari.
E quindi cos'è cambiato?
«Mangiare alcuni gruppi di alimenti in alcuni organismi innesca meccanismi di infiammazione e di difesa, col risultato che ci si sente più deboli, senza forze, o si hanno sintomi più tangibili quali eruzioni cutanee, pancia gonfia, dolori.
Per anni abbiamo pensato che la soluzione migliore fosse quella di eliminare quel tal cibo dalla nostra tavola, ma il risultato - posto che ci si sentiva effettivamente meglio - era che qualche tempo dopo un altro alimento, di solito quello di cui si erano aumentate le dosi per compensare l'alimento eliminato, iniziava a darci gli stessi (o altri) problemi.
Un esempio su tutti? Il glutine mi dà problemi, elimino la pasta, la sostituisco con il riso e tre anni dopo il riso inizia a darmi nuovi problemi»
Da qui, un punto: non esistono cibi che fanno male in assoluto, quello che fa male è mangiare troppo uno stesso alimento perché il corpo finisce per non essere più in grado di gestirlo.
E qui la differenza, dal momento che parlare di cibi a cui siamo intolleranti porterebbe a mettere il veto a quell'alimento perché, appunto, non lo tolleriamo, mentre se un cibo è infiammante, per poterlo mangiare basterà spegnere l'infiammazione e comportarsi in modo tale da non farla tornare.
Quindi, i passi sono quattro: riconoscere se il nostro organismo è infiammato, scoprire a causa di cosa lo è, far passare l'infiammazione, riabituare il corpo a trattare quell'alimento.
Ecco come.
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Il corpo è come una pentola a pressione
Capire se l'organismo è infiammato è più semplice di quello che sembra: artrite, dermatite, mal di testa frequenti ed emicranie, tosse, acne, gonfiori o cistiti recidivati sono tutte (e non le sole) possibili valvole di sfogo di un'infiammazione.
Pensate al vostro corpo come a una pentola a pressione: quando c'è un'infiammazione in corso il vapore da qualche parte deve uscire.
Il problema è che se si sfoga come mal di testa, e noi invece di curare l'infiammazione che ne è la causa curiamo il mal di testa, ci sarà un altro punto di esplosione - come magari dei problemi alla pelle. Di nuovo, curiamo quelli. Di nuovo il corpo troverà un altro modo per sfogarla.
È solo curando l'infiammazione che risolveremo tutti i problemi in un colpo solo.

Ma è sempre colpa del cibo?
Beh, sì, quasi sempre.
D'altra parte un'automobile si può ammaccare o rovinare con l'usura o lo smog, ma avete mai provato a mettere della benzina in una macchina diesel?
Allo stesso modo, quello che ingeriamo è la fonte più probabile in assoluto di qualunque infiammazione.
La causa è scientifica: alcuni alimenti, su base individuale, possono generare un incremento a livello intestinale e nel sangue di alcune citochine, che sono delle proteine prodotte dalle cellule immunitarie quando si entra a contatto con una sostanza che il corpo reputa da combattere.
Quando si supera un (individuale) livello di soglia, le citochine infiammatorie smettono di essere un segnale di avvertimento e inducono sintomi clinici o specifiche malattie.
Alcuni alimenti di per sé sani, dunque, come frumento, glutine, latte e latticini, cibi fermentati e cibi contenenti nichel, se sono mangiati in modo eccessivo o ripetititvo possono generare reazioni infiammatorie sistemiche.

Come capire quali alimenti sono responsabili dell'infiammazione
I gruppi alimentari principali responsabili di quasi tutte le infiammazioni sono: latte (sia quello di mucca che di capra o altri mammiferi e tutti i prodotti che li contengono, oltre che la carne bovina, già che l'infiammazione in questo caso deriva da determinate proteine del latte, e non dal lattosio, che invece può essere una vera intolleranza), glutine e frumento (frumento, orzo, farro, kamut, segale e derivati), lievito e sostanze fermentate (lieviti, funghi e tutti i prodotti lievitati o fermentati), nichel (kiwi, pomodori, spinaci, cioccolato, mais, avena, mandorle), oli cotti (quasi tutti i cibi industriali).
Per riconoscere quali di questi gruppi alimentari causano infiammazione al nostro organismo esiste un test da fare in farmacia o in un centro affiliato, nelle farmacie e centri aderenti che potete trovare a questo link: si chiama Recaller Food Inflammation Test, di GEK, e attraverso un piccolo prelievo di sangue da fare in loco (con un buchino sul polpastrello) misura il livello di infiammazione dell'organismo.
I risultati vengono esaminati da un team di medici specialisti nell'ambito delle relazioni tra cibo e infiammazione (tra cui, appunto, Attilio Speciani) e a quel punto viene inviato un referto con la dieta da seguire per far spegnere l'infiammazione e riabituare il corpo a quel dato gruppo alimentare.

La dieta di rotazione
Una volta ricevuto il referto che indica quali gruppi alimentari creano infiammazione nel nostro organismo si dovrà intraprendere una dieta a rotazione che, come suggerisce il nome, non elimina del tutto il cibo incriminato, ma favorisce la ripresa dell'amicizia del nostro corpo con quell'alimento e allo stesso tempo consente all'organismo di spegnere l'infiammazione in corso.
In pratica per il primo mese si limita l'assunzione di quegli alimenti a due giorni a settimana (e negli altri ne si sta alla larga pedissequamente), dopo di che per altre 8 settimane i giorni in cui si devono (perché è bene mangiarli nei giorni concessi) reintrodurre i cibi infiammanti diventano pari a quelli in cui non vanno messi in tavola.
Una volta rientrata l'infiammazione, sarà buona abitudine mantenere un giorno a settimana senza quel dato alimento, in modo da lasciare al corpo il tempo di ripulirsene e di non andare più in uno stato di surplus, se così possiamo definirlo.

A cosa serve una dieta disinfiammante
I vantaggi del seguire una dieta disinfiammante sono numerosi e notevoli. Con il passare delle settimane infatti si noterà un progressivo miglioramento generale dello stato di salute e dell'umore, nonché la scomparsa dei sintomi più evidenti, quali eventuali pancia gonfia, problemi intestinali o irritazioni cutanee.
Il fatto di non eliminare del tutto un alimento che ci crea problemi fa sì che il corpo impari a prenderne il buono e a non farsene sopraffare.
Il concetto è lo stesso dello svezzamento dei bambini: nei giorni in cui non ingeriamo il gruppo che causa infiammazione permettiamo al corpo di curare quella in corso, nei giorni in cui lo facciamo gli mostriamo che, a piccole dosi, sono componenti nutritive gestibili.
Un effetto parallelo della dieta a rotazione, poi, è quello di insegnarci a variare di più l'alimentazione, che è poi il grande segreto del benessere e della salute.
Una volta fatto per dovere nelle 12 settimane di dieta di rotazione, infatti, il fatto di variare di più quello che mettiamo in tavola resterà molto probabilmente nelle buone abitudini.
Per ulteriori informazioni fate riferimento al sito del Food Inflammation Test.
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