10 errori che vi impediscono di trovare l'amore

Vi ritrovate spesso a chiedervi Perché non trovo l'amore? mentre le storie sbagliate si susseguono facendovi perdere la speranza e la voglia di mettervi di nuovo in gioco?
Potrebbe essere sfortuna, certo, ma potrebbe anche essere colpa vostra.
Fermi.
Non vi manca niente.
L'errore di cui parliamo è di selezione e scelta.
Chiedetevi: non è che per caso le mie storie finiscono sempre perché scelgo le persone sbagliate?
O, anche: attraggo gli uomini/le donne sbagliat* o sono io a selezionare quelli che non vanno bene tra tutti quelli che mi si parano davanti?
Se i vostri cavalieri oscuri sono tutti della stessa tipologia e dopo pochi mesi vi spezzano inevitabilmente il cuore, forse siete finiti in un loop di storie sbagliate in cui pensate di non meritarvi niente di meglio.
** Non trovate l'anima gemella? Ecco perché **
Bene, vi diciamo perché dovreste smetterla di trovare scuse per buttarvi tra le braccia di quello sbagliato e come gettare dalla finestra i preconcetti che non vi permettono di essere felici.
** Chimica in amore: perché è fondamentale che ci sia **
Abbiamo identificato i dieci principali atteggiamenti responsabili dell'infelicità in amore - quelli che dipendono da noi in prima persona.
Leggeteli, riconoscete quali vi appartengono e decidete consciamente di cambiare.
Stando lontani da quello che non vi renderà mai felici prima di quanto possiate pensare vi ritroverete a fianco qualcuno in grado di farlo.
Perché non trovo l'amore? Ecco i 10 errori più comuni
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Cercate sempre la stessa tipologia di persona
Sembra quasi che non vogliate imparare dagli errori: chiusa una storia sbagliata iniziate a cercare esattamente la stessa tipologia di persona, e così con piccole variabili il ciclo si ripete identico, senza evoluzione.
Spezzate questa catena, non è accanendovi che lo trasformerete in qualcosa che non è, continuerete solo a far del male a voi stessi.
Siete vittime del gusto della sfida
Le persone tormentate, ipersensibili, egoiste, non sono speciali, la teoria del «lui è diverso» dovrebbe essere morta dopo la seconda liceo.
Ogni persona è speciale, e tutti noi abbiamo superato momenti più o meno difficili nella vita, chi usa il dolore e il tormento per portare a letto qualcuno o chi gioca al bad guy per avere più fascino è solo un insicuro.
Certo potreste innamorarvi ma pensate per un momento che spesso le cose più semplici sono quelle che vi rendono più felici.
E vogliatevi bene.
O della ricerca del pathos
Il problema è che in qualche modo siete diventati dipendenti dal dramma amoroso.
Non rispondete a quelli che vi corteggiano in maniera normale e avete il radar per i problemi.
Non è semplice imbroccare una relazione sana e normale, se voi ci mettete del vostro diventa ancora più difficile.
Giustificate i comportamenti sbagliati
«Dice che non mi ama, ma in realtà...»
Non importa se vi sembra un'anima gentile e tormentata, non importa se vi ha raccontato che da bambino all'oratorio gli rubavano tutte le merendine, se vi tratta male, se vi fa stare male non è la persona per voi e non serve mettersi dalla sua parte e difenderla con le fette di salame sugli occhi davanti ad amici e parenti.
Finirete sempre e solo per mettervi nei guai.
Indossate la divisa da infermierin*
L'altra persona sta male, soffre e voi avete deciso di essere la sua salvezza, la sua luce, il suo faro nella notte, l'angelo delle sue notti buie, in modo che quando si renderà conto che l'avete salvato vi dedicherà un romanzo in tre volumi e voi rimarrete immortali attraverso i secoli.
Peccato non funzioni così: provare a salvarlo non vi renderà più speciale e non lo legherà di più a voi.
Non è un amore sano quello che si fonda sulla dipendenza e come dice Rihanna «we found love in a hopeless place».
Iniziate a scrivervi mail infinite
Io ti amo, tu mi ami, ma non possiamo stare insieme e allora soffriamo insieme e ci scriviamo mail di quattro pagine dove elenchiamo il perché delle nostre sofferenze infinite.
Non dovreste diventare dipendenti da questi struggimenti d'amore, non siete in un romanzo dell'800 e non dovreste voler essere eroi romantici che passano i loro giorni a consumare la carta delle lettere con le lacrime.
Cercate qualcosa di possibile, non innamoratevi dei problemi, delle complicazioni, cercate qualcuno che ci sia e iniziate a pensare di meritarvelo.
L'incertezza vi fa battere il cuore
Le certezze non ammazzano il romanticismo, sapere che è una persona per voi c'è e ci sarà sempre non significa entrare nella routine, non è per forza qualcosa di noioso.
Volete veramente non avere mai la certezza che vi risponda? Non sapere mai dov'è e con chi è?
Se pensate che è questa sensazione di precarietà a farvi sentire vivi e innamorati forse non avete ancora capito che cos'è veramente l'amore. Dunque prima di chiedervi "perché non trovo l'amore" chiedetevi cos'è.
Vi piace sentirvi complici nel disagio
Non troverete mai la felicità se quello che cercate è qualcuno che condivida con voi i vostri stessi problemi: dovreste prima cercare di essere persone serene, affrontare sinceramente il vostro dolore e fare spazio alle cose buone e sane, solo allora potrete accogliere qualcuno che vi renderà felici.
Pensate di meritarlo
Usare la scusa del «anche io sono particolare, non posso trovare una persona tutta normale» non vi porterà da nessuna parte,.
Smettetela di pensare che una storia tranquilla e serena non sia per voi e che sia sintomo di una normalità noiosa e borghese: le persone si incontrano, si scelgono e si riconoscono e non per forza dovete sempre scegliere una modalità autodistruttiva, non ve la meritate a priori e non vi rende speciali.
"Perché non trovo l'amore?" deve diventare "Quello che sto cercando è amore?"
Non è divertente frequentare una mina vagante, soprattutto se quello che cercate non è un'avventura di qualche notte ma una relazione.
Rinunciate alla ricerca dell'adrenalina e delle farfalle nello stomaco a tutti i costi e concentratevi su quello che volete trovare davvero nel medio-lungo termine. E se è qualcuno con cui fare maratone su Netflix non fingete di voler andare in discoteca tutte le sere solo per piacere a qualcun altro.
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Ecco il vero motivo del perché gli ex tornano a Natale

Ogni anno, puntualmente, succede la stessa cosa: nel periodo delle feste gli ex tornano a farsi sentire.
Un messaggio inatteso, un nome che non vedevate comparire da mesi, o addirittura anni, riappare sullo schermo. Un messaggio breve, apparentemente innocuo. Eppure basta quello per scombussolare tutto.
Se vi è successo almeno una volta, sappiate che non siete sole. Il periodo delle feste è da sempre il momento preferito dagli ex per tornare a farsi vivi. Non è una coincidenza, né un segnale misterioso del destino: è una dinamica emotiva molto più comune (e spiegabile) di quanto sembri.
**Cosa fare (e non fare) quando un ex torna a farsi sentire**
Il Natale come detonatore emotivo
Il Natale è un acceleratore di emozioni. È il periodo dell’anno in cui rallentiamo, stacchiamo dalla routine e ci ritroviamo (volenti o nolenti) a fare dei bilanci. Le luci, le tradizioni, i rientri a casa, le domande scomode dei parenti e il confronto continuo con le vite altrui creano un mix emotivo potente.
In questo contesto, anche chi durante l’anno appare risolto e distaccato può sentirsi improvvisamente più vulnerabile. La solitudine pesa di più, i silenzi si fanno più rumorosi e il passato torna a bussare con insistenza.
** A Natale sono tutti più tristi? La psicologa spiega perché **
Scrivere a un’ex diventa allora un gesto impulsivo, quasi automatico: una scorciatoia emotiva verso qualcosa di conosciuto.
Perché gli ex tornano a Natale?
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Opzione 1: il fattore nostalgia
Uno dei motori principali dei messaggi natalizi degli ex è la nostalgia. Ma non una nostalgia neutra: una nostalgia selettiva. La mente tende a conservare i ricordi positivi e a sfumare quelli dolorosi, soprattutto quando è immersa in un clima emotivo come quello delle feste.
Così, relazioni che erano faticose o sbilanciate vengono rilette con un filtro più morbido. Si ricordano le risate, i momenti di complicità, i gesti gentili. Molto meno le incomprensioni, le mancanze, le ragioni per cui quella storia è finita. Il Natale, con il suo carico simbolico, amplifica questa distorsione: tutto sembra più dolce, più significativo, più “riparabile”.
Opzione 2: la solitudine
C’è poi un altro fattore, meno romantico ma altrettanto determinante: il bisogno di sentirsi desiderati. Durante le feste, quando intorno a noi sembra che tutti abbiano qualcuno con cui brindare, il confronto può diventare pesante. Anche chi è stato l’artefice della rottura può sentire il bisogno di una conferma.
Scrivere a un’ex è facile. È una persona che ci conosce già, che sa come eravamo, che rappresenta un’intimità pronta all’uso. Spesso dietro quel messaggio non c’è un progetto, né una reale volontà di tornare insieme, ma il desiderio di non sentirsi soli in un momento carico di aspettative emotive.
Quando arriva il messaggio: come leggerlo (e come rispondere)
Il punto cruciale non è tanto perché gli ex tornano a farsi sentire a Natale, ma cosa succede a noi quando quel messaggio arriva. Prima di rispondere, vale la pena fermarsi e chiedersi: che effetto mi fa davvero? Mi dà serenità o riapre ferite che pensavo chiuse?
Non ogni messaggio natalizio è una dichiarazione d'amore, e non ogni messaggio merita una risposta immediata. Ricevere un messaggio non significa dover rimettere una vecchia relazione in discussione.
A volte, il gesto più sano è prendersi tempo. Non per punire, ma per capire se quelle parole aggiungono veramente qualcosa al vostro presente o se invece lo complicano e basta.
E poi reagire di conseguenza.
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Ecco il motivo psicologico per cui restiamo in relazioni che non funzionano più

Ci sono relazioni che non funzionano da tempo, eppure restiamo.
Restiamo anche quando non siamo più felici, quando i silenzi fanno più rumore delle parole, quando ci sentiamo più soli dentro un abbraccio che fuori. Restiamo e intanto ci raccontiamo che è per amore, per i figli, per paura di ricominciare.
Ma spesso non è per nessuna di queste ragioni. Restiamo perché speriamo, inconsapevolmente, di aggiustare qualcosa che si è rotto molto tempo fa.
**Come capire se una relazione non vi rende felici (anche quando sembra funzionare)**
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Le dinamiche del passato condizionano le dinamiche del presente
Ognuno di noi porta nelle relazioni adulte le dinamiche che ha vissuto da bambino in famiglia; come è stato amato e come ha visto amarsi i propri genitori.
Si porta con sé le mancanze, gli sguardi che non ha ricevuto, l’amore condizionato — quello che dovevi meritarti con il comportamento giusto, la versione “buona” di te.
Così da adulti, senza rendercene conto, cerchiamo di riscrivere quella storia.Scegliamo persone che ci ricordano proprio chi non ci ha saputo amare, e proviamo, con loro, a ottenere finalmente ciò che non abbiamo avuto allora.
È come se l’inconscio dicesse: “Se questa volta ce la faccio, se riesco a farmi scegliere da qualcuno come lui o come lei, allora guarirò”.
E così restiamo.
Restiamo anche quando ci sentiamo invisibili, anche quando ogni discussione diventa una guerra fredda, anche quando il rispetto si è perso per strada. Restiamo perché se andassimo via, dovremmo guardare in faccia il fallimento del nostro tentativo di guarigione.
E allora preferiamo restare in un dolore conosciuto, piuttosto che affrontare un vuoto nuovo.
Ma non si guarisce dove ci si è feriti. Restare nelle relazioni che non funzionano più sperando che diventino la cura è come cercare di medicare una ferita con ciò che l’ha provocata.
Il presente non aggiusta il passato: lo ripete.
E mentre cerchiamo di sistemare l’altro, finiamo per trascurare ancora noi stessi - come abbiamo imparato a fare da bambini, quando per sopravvivere bisognava essere “bravi”, adattarsi, capire tutto prima, anche il non detto.
La verità è che certe relazioni non si aggiustano perché non nascono per funzionare: nascono per insegnarci dove fa male. E quel dolore, una volta riconosciuto, non va negato o ignorato, ma attraversato.
Capire perché restiamo è il primo passo per smettere di restare. Non per diventare più forti o più cinici, ma per diventare più liberi.
Guarire, in fondo, non è riuscire a farsi amare da chi non può o non sa farlo. È smettere di cercare in un altro la prova del proprio valore. È restare dove l’amore non chiede di essere dimostrato, ma semplicemente vissuto.
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Come capire se una relazione non vi rende felici (anche quando sembra funzionare)

Può capitare che in una relazione non ci siano particolari problemi: non ci sono litigi, crisi evidenti o grandi drammi. Eppure, qualcosa non va.
È come se la vostra energia fosse spenta, come se la spontaneità avesse perso intensità e alcune parti di voi fossero rimaste indietro senza un motivo preciso. Succede più spesso di quanto si pensi: tutto sembra “a posto”, ma dentro si percepisce una sottile sensazione di blackout emotivo.
È una sensazione che molte persone vivono senza riuscire a darle un nome, perché “sulla carta” è tutto a posto: la relazione funziona, c’è affetto, c’è routine, c’è stabilità. Ma non sempre questo basta a far sentire vivi.
Qui proviamo a raccontare proprio quella zona intermedia e difficile da definire, dove i segnali non sono immediatamente riconoscibili, ma parlano comunque di qualcosa che merita attenzione.
**“Se mi amassi davvero…”: 6 frasi per capire se lui vi sta manipolando**
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Quando non succede nulla… ma non vi sentite più voi stesse
Le relazioni non diventano difficili solo quando scoppiano i conflitti. A volte la fatica arriva quando tutto procede in modo apparentemente tranquillo, ma voi avete la sensazione di non riconoscervi più.
È una forma di cambiamento lento, che si manifesta quando iniziate a fare meno cose che vi fanno brillare gli occhi, a parlare meno di ciò che amate, a chiudere un occhio un po’ più spesso per evitare discussioni inutili. Magari vi scoprite meno spontanee, più controllate, più attente a non disturbare che a condividere.
E mentre all’esterno tutto sembra “normale”, dentro qualcosa vi dice che la vostra energia emotiva non scorre più come prima. È quel tipo di stanchezza che non viene dalla giornata pesante o dalla mancanza di sonno, ma dal sentirvi un po’ più piccoli di come eravate. Una forma di adattamento che vi costa più di quanto vi restituisca.
I piccoli segnali che non sembrano segnali
Quando una relazione inizia a togliere più di quanto dà, di rado lo fa in modo evidente. Spesso tutto avviene in una serie di dettagli: piccole rinunce quotidiane che sembrano irrilevanti, ma che nel tempo costruiscono una distanza tra chi eravate e chi siete diventati.
Capita, ad esempio, di trovarsi a parlare meno dei propri sogni perché non si percepisce entusiasmo dall’altra parte. Oppure di sentire che ogni discussione potenziale va evitata, così da non introdurre tensioni che sembrano sempre troppo grandi per essere affrontate.
Con il passare dei mesi questa dinamica diventa quasi automatica. La voce si abbassa, i desideri si riducono, la spontaneità lascia spazio alla prudenza. Persino il corpo manda segnali: meno energia, meno iniziativa, meno voglia di condividere momenti che un tempo sarebbero stati fonte di piacere. E non perché la relazione sia “sbagliata”, ma perché la somma delle piccole cose può finire per erodere la vitalità emotiva più di quanto ci si accorga.
Quando ci si accorge che stanno cambiando i propri desideri
Il desiderio è uno dei primi elementi a risentire di una relazione che non nutre. E qui non si parla soltanto di desiderio sessuale, ma di quella forza interna che dà direzione alla vita: i piccoli progetti personali, le idee nuove, le scelte che fanno brillare gli occhi.
Se tutto questo sembra spento, se non si prova più entusiasmo per ciò che prima vi faceva saltare di gioia, forse è il momento di cercare di capire cosa sta succedendo.
A volte si tratta di un semplice periodo di stanchezza, ma altre volte ciò che si riduce non è la voglia di fare, ma la percezione di potersi permettere di esistere pienamente dentro la relazione. Quando i desideri si appiattiscono, quando i momenti di gioia diventano più rari, quando ci si sorprende a mettere in pausa parti importanti di sé “per il bene della coppia”, il punto non è trovare un colpevole, ma capire come recuperare spazio per la propria autenticità.
È davvero la relazione… o è un momento della vita?
La domanda più difficile, e spesso anche la più importante. Non sempre una sensazione di “spegnimento” è legata al partner: lo stress del lavoro, la famiglia, la salute mentale, la fatica accumulata possono trasformare anche la relazione più sana in un luogo di minor energia. Vale la pena chiedersi se, al di fuori della vita di coppia, si prova la stessa sensazione.
Ciò che può aiutare a fare chiarezza è una domanda semplice ma rivelatrice: con questa persona ci sentiamo più noi stessi o meno noi stessi?
Perché le relazioni sane non cancellano i momenti difficili, ma li attraversano creando spazi di sostegno e non di ulteriore fatica. A volte parlarne con sincerità permette di aprire una porta nuova dentro la coppia; altre volte rivela che il malessere non ha a che fare con la storia ma con il periodo della vita.
Cosa fare se non vi riconoscete più
Accorgersi di essersi un po’ spenti non significa dover chiudere una relazione. Significa, piuttosto, prendersi cura di ciò che si prova, senza minimizzarlo.
Recuperare spazi solo per sé può essere un primo passo: un corso, un'amica da rivedere, un hobby messo in pausa, un po' di tempo di qualità con la propria interiorità. Condivisione e autonomia, nelle relazioni, crescono insieme.
Parlarne con il partner – con calma, senza accuse – può essere un momento prezioso: l’altro non può intuire ciò che non viene espresso. E se serve un confronto esterno, amici di fiducia o un percorso psicologico possono dare strumenti utili.
Qualunque sia il percorso successivo, una cosa resta vera: l’amore che fa bene è quello che permette di espandersi, non di rimpicciolirsi. È quello che accende, non quello che spegne. E nessuna relazione dovrebbe mai privare della possibilità di sentirsi pienamente vivi.
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Quanto aspettare per avere una nuova relazione quando ci si lascia?

Affrontare nuove frequentazioni dopo la fine di una storia importante o di un matrimonio è complesso, ma decidere quanto aspettare è (o dovrebbe essere) una scelta personale.
Le condizioni che mettono fine a una relazione (non necessariamente culminata in uno sposalizio o in una unione civile) sono un milione e rappresentano un punto di partenza totalmente unico dal quale poi emerge quel famoso “nuovo capitolo” di vita che cambierà tutto.
Di conseguenza non esiste un tempo univoco per tutti da rispettare prima di iniziare una nuova relazione dopo la fine di quella precedente.
Però ci sono delle indicazioni di massima che possono aiutarvi ad affrontarlo nel modo più sicuro e semplice.
Quanto aspettare prima di una nuova relazione quando ci si lascia?
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Frequentare qualcuno dopo un matrimonio finito: quanto aspettare?
Guardiamoci negli occhi e diciamoci la verità: sappiamo bene che certe cose succedono quando decidiamo di volerle e frequentare una persona dopo un matrimonio finito, anche prima del divorzio ma già in fase di separazione, è piuttosto comune.
Il tempo è un fatto puramente personale e alcune persone preferiscono confrontarsi con figure professionali come psicologi (o addirittura con i legali) per capire quanto è il momento esatto, ma sappiamo bene che alcune cose, anche per i più razionali, non si possono troppo controllare.
Le relazioni non sono matematiche. Potete darvi un limite di tempo oppure farlo e basta.
Non dovrebbero esserci regole quindi guai a chi le impone, se ma se ci fossero riguarderebbero solo e soltanto voi e sono tutte veicolate da un obbiettivo importante: non passare “dalla padella alla brace” o da una condizione di malessere a una che vi fa stare diversamente male.
L'indecisione è un segnale, ma innamorarsi dell'indecisione è senza dubbio un errore.
La celebre teoria dell’elaborazione del lutto
Nel libro “La morte e il morire” della psichiatra Elisabeth Kübler-Ross del 1969 si parla di una teoria che è molto popolare tra le persone che affrontano un lutto o la fine di qualcosa di importante nella propria vita.
Le fasi di negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione (che non si verificano esattamente sempre in questa sequenza) rappresentano dei momenti che solo poi nell’accettazione portano all’esplorazione di nuove possibilità.
Il punto è che tantissime persone affrontano questo processo molto prima della fine effettiva della relazione e si trovano, più o meno consapevolmente, dentro una fase di esplorazione di ciò che li circonda, passando però da una ricostruzione individuale.
Questo significa che non dovreste giudicare voi stessi per come vivete le cose ma è importante prendere consapevolezza che la fine di un rapporto non è un "click" ma un processo e questo processo non richiede per forza tempo, richiede il doverlo vivere.
Pensare a se stessi o filtrare il dolore?
La velocità con la quale decidiamo di frequentare altre persone per gettare le basi per qualcosa (qualsiasi cosa) hanno, al di là delle mille sfumature possibili, due colori: o lo facciamo con l’idea di voltare pagina o lo facciamo con l’idea di rimanere sulla stessa pagina.
C’è un bellissimo scambio su Reddit in cui si parla proprio di questo e l’espressione usata da un utente è che vi consiglio di ricordare è l'effetto “rebound”, ovvero avere consapevolezza che una nuova frequentazione possa sfociare in una relazione di rimbalzo che parte dal presupposto di colmare un vuoto (o filtrarlo).
Avere molta intelligenza emotiva vi aiuterà a capire cosa state facendo davvero e fare delle scelte che rispettino voi stessi e la nuova persona che vi è al fianco.
È la differenza che intercorre tra l'entrare in una pizzeria per chiedere la solita pizza da mangiare per strada o chiedere di fare una pizza nuova assieme, per mangiarla assieme.
Come si capisce di essere pronti? L'esempio di Miley Cyrus
Per parlare di casi pratici, ci viene incontro una delle storie di matrimonio finito più popolari (e più discusse), quella tra Miley Cyrus e Liam Hemsworth.
«È come morire quando perdi la persona che ami, è una ferita molto profonda. Mi sono sentita come se fossi morta. Non c’è un manuale su come affrontare quell’attacco di cuore, ma so di essere stata giudicata come cattiva per aver voltato pagina. Mi hanno fatto sentire infedele, cosa che è contro il mio modo di essere».
Miley ha voltato pagina dopo poco tempo in effetti, nonostante le mille critiche, e l'ha fatto perché ha raccontato di aver già metabolizzato la fine delle relazione prima che finisse il matrimonio, consapevole che quella relazione non le dava più nulla che la facesse stare bene.
Da lì, ha scelto di non rimanere in lutto perché i media volevano così, ma attivare un processo che la facesse “evolvere”, sentire meglio, al di là di quello che poteva pensare il pubblico.
Nel bene o nel male, era pronta.
Nel nostro quotidiano nessuno dovrebbe giudicare i nostri tempi e i nostri modi, anche in vite meno esposte di quella della popstar.
Fai ciò che vuoi, tranne farti del male
In definitiva, frequentare una persona dopo un matrimonio o una relazione finita ha sempre senso nella misura in cui, come affermano molti terapisti di come Alicia Muñoz, lo si faccia nella consapevolezza degli errori della precedente relazione, cercando di capire cosa non si vuole più e chi non si vuole essere o diventare, per evitare (come spesso accade) che il copione si ripeta.
Affrontare questa paura che a volte è grande come una montagna, quella di soffrire di nuovo per gli stessi motivi, si affronta solo in un modo, dandosi tempo per ricostruirsi senza mai “fermarsi”.
Come? Avendo per esempio rapporti sani e di scambio con le persone che amiamo, famiglia compresa, parlando delle proprie esigenze alle persone che incontreremo, a costo di sembrare “antipatici”.
Mettere paletti non serve solo agli altri per capire di cosa abbiamo bisogno, ma soprattutto serve a noi per mettere a fuoco cosa vogliamo davvero da un rapporto.
Se non siamo pronti per agire, impariamo a essere pronti a esprimere come vorremmo muoverci, sognando uno scenario, in modo da dare definizione al nostro pensiero e magari al nostro futuro agire, magari proviamo a dare una forma ai nostri sogni, modellando con convinzione il futuro.
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