Zoë Kravitz: Ragazzi cambiate testa
Biondo platino, con un taglio cortissimo e aggressivo: la nuova Zoë Kravitz mi spiazza. A lei ho sempre pensato come a un concentrato di femminilità, curve e tacchi alti. Ma mentre mi viene incontro nel salone dell’hotel Four Seasons di Beverly Hills, devo ammettere che anche così, in questa rivoluzionata versione androgina, la 28enne figlia del musicista Lenny Kravitz e dell’attrice Lisa Bonet resta ugualmente una delle attrici più sexy in circolazione.
«Avevo bisogno di cambiare pelle», mi spiega baciandomi. «Tutti mi identificavano con la mia massa di treccine. I capelli erano diventati un po’ la mia maschera, lo scudo dietro al quale mi sono nascosta. Preparatevi a una nuova Zoë. Ora persino il mio guardaroba con questo nuovo taglio mi sembra completamente diverso».
Kravitz, che in questi giorni sta girando il seguito di Animali fantastici e dove trovarli, arriva al cinema il 27 luglio con il film Crazy Night - Festa col morto e accanto a lei ci sono il sex symbol Scarlett Johansson e le attrici Kate McKinnon, Jillian Bell e Ilana Glazer. «Si tratta di una commedia su un addio al nubilato, ma niente di quello che accade alle cinque scatenate protagoniste è paragonabile alla classica festa tra ragazze», mi spiega.
Avete presente le commedie tipo Una notte da leoni, con l’immancabile combriccola di maschi che prima di accompagnare l’amico all’altare ne combinano di tutti colori, un po’ come se lo stessero salutando per la galera? Ecco, cambiate sesso alla trama e avrete la “crazy night”, la notte folle di Zoë e delle sue amiche.
Chi ha visto il film ha sollevato qualche perplessità sul comportamento delle protagoniste.
«E perché? Mi sembra giusto raccontare sul grande schermo delle ragazze che fanno cose diverse, anche coraggiose e scandalose. Non siamo certo i tipi che se ne stanno lì sedute tranquille a passarsi il rossetto in attesa di un uomo che faccia la prima mossa. E poi perché nei film solo i maschi possono commettere delle stupidaggini e andare avanti come se niente fosse?».
Quindi si ride, ma si dicono anche delle verità?
«Esatto. Le produzioni hollywoodiane tendono a far vedere le ragazze o in versione solo sexy e decorativa o nei panni di superoine manesche e pronte a tutto. Pochi sanno esplorare veramente la psiche delle giovanissime, capire e raccontare la forza e la fragilità delle millennials. Anche per questo motivo sono molto orgogliosa del ruolo che ho avuto nella serie televisiva Big Little Lies - Piccole grandi bugie accanto a Nicole Kidman e Reese Witherspoon. Quelli sono personaggi veri, donne sfaccettate con problemi che vanno oltre i soliti stereotipi».
Mi sembra chiaro che non le piace essere etichettata.
«Guardi, so benissimo che ogni volta che fanno il mio nome per qualche provino c’è chi solleva il dubbio che io non possa essere la ragazza giusta perché sono di colore».
Non è che sta un po’ esagerando?
«Ho appena letto il copione di un film. E quasi litigato con il regista perché i protagonisti sono un gruppo di coppie e la mia, naturalmente, è quella di colore. Scelta molto scontata, non trova? Ma sembra che a Hollywood si sentano più tranquilli quando possono inquadrarti o appiccicarti addosso un’etichetta prevedibile».
Eppure i suoi genitori sono quanto di più imprevedibile ci possa essere.
«Vero, tutta la mia famiglia è un mix di razze, culture e religioni diverse. E io mi sento molto orgogliosa di queste origini».
Lei però è cresciuta a Miami in Florida. Come è stata la sua adolescenza?
«Un disastro. Non c’entravo niente con i ragazzi che mi circondavano. Ho frequentato le scuole dei bianchi e le mie compagne erano bionde, sexy e maggiorate. Indossavano elegantissimi abiti firmati e vivevano attaccate al cellulare. Io ero un maschiaccio con capelli da pazza e non sapevo con chi fare amicizia».
Capisco. Però lei era figlia di una rockstar e di una diva, non partiva proprio svantaggiata.
«I miei genitori sono sempre stati fin troppo di tendenza e ammirati. E io ero semplicemente una ragazzina che molto spesso non si è sentita all’altezza di quel successo».
Che rapporto ha oggi con suo padre e con sua madre?
«Ottimo, siamo molto legati. Loro mi hanno sempre aiutato moltissimo e io mi sento fortunata ad averli sempre accanto. Tra i miei amici non sono molti quelli che potrebbero dire lo stesso. Il nostro non è solo un legame di sangue. Sono davvero affascinata dal modo in cui vivono».
Chiede spesso il loro consiglio?
«Continuamente e su ogni progetto, perché ammiro quello che fanno. Senza di loro non sarei mai riuscita a lavorare nel cinema. E non mi riferisco al fatto che, essendo loro già delle star, mi hanno semplificato molti passaggi. La verità è che Hollywood è un posto dove non è facile restare in equilibrio e con i piedi per terra. Ammetto che non avrei combinato niente senza i solidi princìpi che mi hanno trasmesso».
A che cosa si riferisce esattamente?
«Non è che mi abbiano fatto prediche o grandi discorsi. Mi hanno semplicemente educata a seguire il loro esempio. Hanno sempre messo l’arte al primo posto. La musica e il cinema sono ambienti molto seduttivi, pieni di distrazioni e compromessi. Loro, invece, hanno saputo rimanere se stessi. Ed è quello che io provo a fare oggi. Anche per quanto riguarda la mia immagine e il mio stile».
E siamo tornati ai capelli biondi.
«Voglio sentirmi padrona del mio corpo, libera di trasformarmi senza chiedere il permesso a nessuno. A Hollywood c’è un ideale preciso di bellezza nel quale identificarti e il tuo fisico deve stare dentro quegli standard. Se sei diversa, anche se ti piaci, subito entri nella categoria degli anticonvenzionali e dei ribelli. E questo per le donne è spesso motivo di confusione, intacca la sicurezza e l’autostima. Mi dispiace ma io, come vede, a questo gioco non ci sto».
Credits: Getty Images e Instagram
© Riproduzione riservata