Sonia Raule: La mia vita da strega
Le donne troppo belle o troppo colte fanno paura. Succede oggi e accadeva secoli fa. Alla vigilia delluscita del suo romanzo dove scrive di un passato di roghi e torture Sonia Raule spiega perché l'inidpendenza femminile è sempre considerata pericolosa.
Per raccontare Sonia Raule, per parlare con lei, bisogna cominciare dagli occhi. Blu, azzurri o viola, a seconda della luce e dell’umore. Adesso, nell’ombra del suo studio milanese, sembrano scuri, concentrati. E non sono tranquilli. Sonia, 53 anni, fruga nella borsa in cerca degli occhiali da lettura: un paio blu, un altro rosso. «Continuo a perderli», dice. «Giro con la scorta». Il sole entra dalla finestra e il suo sguardo vira al sereno, di colpo.
Le chiederò chi è lei esattamente. Sul suo sito ho letto un lungo elenco: autrice e conduttrice televisiva, scrittrice, produttrice, esperta d’arte. E, zampata finale, “moglie di Franco Tatò”. Ovvero, uno degli uomini più potenti del Paese: il manager filosofo, detto Kaiser Franz, noto per l’intransigenza usata per risanare aziende e bilanci.
Trovo geniale l’idea di rivendicare, fin dalla propria homepage, un matrimonio a suo tempo molto discusso (Tatò ha 30 anni più di Raule e quando l’ha conosciuta era sposato) e guardo gli occhi di Sonia pensando che sì, sono anche sfacciati. Di più: indomiti. Il che calza a pennello con l’argomento della nostra conversazione: streghe. Ieri, oggi, domani.
Lo spunto è il libro in uscita per Piemme il 24 aprile: L’amante alchimista, firmato Isabella della Spina, nom de plume di Raule con la saggista Daniela Ceselli. È un grande affresco sulle donne del Rinascimento e sul loro potere, in gran parte rimosso dalla storia ufficiale.
La protagonista del libro, Margherida de’ Tolomei, ha gli occhi viola: sono liberamente tratti dai suoi, Sonia?
«A dire il vero, nella costruzione di questo personaggio, pensavo più agli occhi di Elisabeth Taylor, ne ho conosciuto la potenza molti anni fa, a una cena. Quando è arrivata, Liz ha mosso l’aria, tutto è cambiato: una presenza sconvolgente».
La stessa che si intuisce in Margherida, con la sua storia di donna sapiente finita ai ceppi con l’accusa di stregoneria. Il risultato è un libro corposissimo: avventuroso e erudito. Con ricostruzioni precise di eventi storici, palazzi, feste, usi e costumi di corte. Quanto studio c’è voluto?
«Tre anni, di ricerche e letture. Tutto è cominciato quando mi sono imbattuta nello scritto di un astrologo, filosofo e alchimista tedesco che agli inizi del 1500 inneggiava alla superiorità femminile. E lo faceva per contrastare il Malleus Maleficarum, il testo redatto dai frati domenicani che nel 1487 diede il via alla caccia alle streghe. Ho cominciato a studiare la vita delle donne del Rinascimento: la loro storia, la loro forza, la loro grande sapienza. Tutto in gran parte caduto nell’oblio».
Chi è Margherida?
«Una donna libera, autonoma, colta. Una che non si vuole sposare e vuole vivere la sua vita al di fuori di qualunque convenzione. Una grande libertà che verrà scambiata e punita come stregoneria».
Quando è finita la caccia alle streghe?
«Mai, non vede? C’è ancora. In passato erano donne di grande carisma, ma anche e soprattutto figlie del popolo, diventate il capro espiatorio di tutti i problemi: carestie, incendi, malattie. Solo nel 1500 almeno 150 mila sono state mandate al rogo, dopo torture terribili. Alle streghe venivano strappati i seni, martoriati i genitali: cose atroci».
Le streghe di oggi chi sono?
«Sono le donne sfregiate dagli acidi, offese dalle violenze domestiche, stuprate dai padri. Quelle che, se lasciano il marito, vengono ammazzate. Ma sono anche le ragazze che studiano, si impegnano e non riescono a fare carriera. Lo ha spiegato bene Lilli Gruber nel suo saggio Streghe: una donna troppo indipendente e autonoma è sempre vista come pericolosa. Conosco tante bravissime manager che stanno nell’ombra, per schivare le pietre del pregiudizio».
Lei, Sonia, si è mai sentita una donna potente? Ha mai avvertito la forza di essere se stessa?
«Sì, certo».
Sempre?
«Solo quando ho smesso di essere intransigente con me stessa e ho accettato i miei limiti. È un regalo della maturità».
Adesso chi è lei, Sonia?
«Una moglie, una madre (di Tancredi, 29 anni, avuto dal primo marito Bernardino Campello, e di Carolina, 15 anni, figlia di Tatò, che Sonia ha sposato nel 2002, ndr), una donna che si è occupata di cose diverse, tutte legate alla cultura: produzione di eventi, mostre e cinema. E poi arte e politica in tv».
E adesso: la scrittura.
«Per molto tempo non mi sono autorizzata a scrivere. Da bambina componevo poesie che i miei genitori strappavano sistematicamente».
Perché?
«Non ho mai indagato. Forse volevano tutelarmi da qualcosa, chissà. So che ho chiuso dentro di me questa passione per moltissimo tempo. E so anche che, a 18 anni e un giorno, me ne sono andata di casa, da sola. In una città come Padova, dove ero guardata “un po’ così” per via di questa scelta».
Era cominciata la sua vita da strega?
«Appunto».
Mi parli della bellezza. Anche quella è un talento, può fare paura? Può condannarti al rogo?
«Io l’ho sempre vissuta come una peso terribile. Ecco, in questo non sono riuscita a essere abbastanza coraggiosa, non sono stata capace di fregarmene. Molte volte, di fronte a donne che mi guardavano male, ho abbassato gli occhi, per non incrociare quelli dei loro mariti».
Addirittura.
«Quando è iniziata la mia relazione con Franco, ci mancava solo il rogo. Di me hanno detto e scritto di tutto. Lui ha lasciato una moglie dopo 40 anni. È stato onesto, non ha mai nascosto la nostra relazione. Era un uomo molto potente, il fatto che avesse accanto una donna bella, giovane e autonoma era inaccettabile. Uno meno determinato di lui avrebbe rinunciato».
Come si fa a non avere paura del proprio potere?
«Bisogna saperne pagare il prezzo, correre il rischio di diventare streghe. Dovremmo imparare da loro, ascoltarle. Mi piace pensare che queste donne divenute fantasmi per tanto tempo abbiano ripreso forma insieme con Margherida. E siano di nuovo con noi, con tutta la loro forza»
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