Pietro Sermonti: «Tradire ha il suo fascino»
In tv lo abbiamo visto interpretare uomini rassicuranti. Pietro Sermonti al cinema ora diventa un uomo che va in terapia con la sua amante. Anche per provare il brivido di essere farabutto e molto sincero
Più che un traditore, io sono stato un detonatore di coppie già in crisi. Qualche volta l’ho avuta vinta, più spesso è finita che la donna in questione sia tornata insieme all’ex più felice di prima». Conversare con l’attore Pietro Sermonti è come entrare in terapia, ha un’idea su tutto, fa domande, recita citazioni a memoria, spazia dal cantautore Francesco De Gregori fino agli scittori Fëdor Dostoevskij e J. D. Salinger.
Gli unici intervalli che concede alla razionalità sono scanditi da risate spontanee per cui poi gli si perdona tutto. Ci incontriamo per parlare del film Terapia di coppia per amanti, tratto dal libro di Diego De Silva, dal 26 di ottobre nelle sale.
Interpreta un musicista di successo che con l’amante, Ambra Angiolini, va in terapia per trovare un equilibrio e, magari, riuscire a lasciare la moglie. Lo psicoanalista, anche lui amante-munito, è Sergio Rubini.
Nella pellicola Sermonti è Modesto Fracasso, un Peter Pan che fugge dalle responsabilità. Di certo meno rassicurante dei suoi precedenti personaggi Guido di Un medico in famiglia e Alessandro Ferraro nella serie Tutto può succedere.
Mi dica la verità, questo ruolo le è piaciuto.
«Sì, di sicuro assomiglio più a Modesto che a uomini più tradizionali, che dicono frasi che nella mia vita, quella vera, non direi mai».
Per esempio?
«Nella serie Tutto può succedere sono un uomo che vive di sensi di colpa. Per me il senso di colpa è il male. Di sicuro Modesto è l’uomo contemporaneo, un po’ farabutto, ma sincero. Che si accetta per come è».
Tenendo i piedi in due scarpe. Lei lo ha mai fatto?
«No, è più facile che abbia subìto comportamenti così. Io più facilmente fuggo. Capita che mi innamori dell’amore, ma poi temo le responsabilità del quotidiano».
Ha 45 anni, è sexy e colto. Come mai non è ancora sposato?
«Quanto tempo ha? Se mi dedica le prossime cinque ore glielo dico».
A volte l’amore è una questione di fortuna.
«Non la penso affatto così. Niente dipende dal fato, è tutto nelle nostre mani, nella nostra volontà. Ma la volontà è frutto di molti aspetti delle nostre vite».
Qual è un insegnamento che le ha trasmesso suo padre, il grande scrittore Vittorio Sermonti, mancato l’anno scorso?
«“Ricordati figlio mio, il mondo è diviso in due categorie: c’è chi sta male e vuole stare meglio, e chi sta male e vuole che tu stia come lui”. Per questo mi tengo lontano dai social network, troppa negatività. Papà mi manca molto».
« Mi tengo lontano dai social network, troppa negatività »
È da lui che ha ricevuto la passione per la lettura?
«Sì. Anche se da quando esistono le serie tv, che hanno sostituito i grandi romanzi d’appendice, ho sempre meno tempo per leggere. Malissimo».
C’è una serie tv che l’ha coinvolta?
«Narcos, la storia del narcotrafficante Pablo Escobar. È spietato senza esagerare con la mimica facciale. Noi attori italiani abbiamo molto da imparare».
Subisce il fascino dei cattivi, quindi.
«Essere cattivi è meraviglioso. Ti chiedono di uccidere qualcuno e sai che non finirai in galera».
O, come Modesto, puoi tradire senza soffrire.
«Modesto mi piace anche perché è un musicista, e la musica è un’altra mia grande passione».
Non mi dica che la vedremo presto in concerto.
«No, non so suonare purtroppo. Ma ho prodotto il disco del bravo Luca Carocci, Missili e Somari. Lo deve ascoltare».
C’è invece un concerto che le rimarrà nel cuore?
«Quello di Manu Chao, durante il G8 di Genova, nel 2001. Ero lì con una donna che amavo, avevo 29 anni. Era il nostro viaggio di nozze».
Non era proprio un posto tranquillo dove passare la luna di miele.
«La guerra è bella anche se fa male, canta Francesco De Gregori. Abbiamo provato emozioni intense, non le dimenticheremo mai».
E poi com’è andata a finire con la sua sposa?
«La vita ci ha separati».
Lei ride spesso di se stesso: è come quei comici che poi nell’intimità sono tristi?
«Dostoevskij diceva che il mondo sarà salvato da chi sa giocare. A proposito, non le ho ancora detto che sono bravo a calcio».
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