Michelle Hunziker: Il mio amore crea dipendenza
Michelle Hunziker porta Grazia nel suo universo privato. Dove c'è un sorriso per tutti, anche per chi continua ad attribuirle uan gravidanza che non c'è.
Aspetto Michelle Hunziker in una stanza gelida. Stringo la sciarpa, incongrua in maggio, sfrego le mani, sogno un caffè. Dieci minuti e lei arriva. Saluta, mi guarda e decreta: «Lei ha freddo, andiamo via». Mi aspetto quasi che mi prenda per mano, come si fa con i bambini.
Dunque è tutto chiaro: Michelle nelle fantasie dei più è sempre incinta, semplicemente perché è una donna-mamma. Anche al di lì delle apparenze: fisico perfetto, sensualità, ruoli televisivi giocati sull’ironia. Con quel suo modo di buttare indietro la testa e di ridere dicendo «Alooora!», se le fai una domanda imprevista.
Questa è Michelle, 40 anni, star della tv e testimonial (è global ambassador del marchio di gioielli Morellato). Tre figlie e decine di gravidanze presunte. Una donna con gli occhi malinconici e la risata in tasca, estratta qua e là, lungo tutta l’intervista. Per darsi tempo. Per non darsi arie. Per non finire una frase faticosa. Chissà. Le dico che lei è la persona giusta da incontrare in vista della Festa della Mamma del 14 maggio e lei, appunto, ride: «Ma non sono incinta, eh».
Le dà fastidio che si dica e si scriva che lo è?
«Ma no. Mi fa tenerezza. In fondo è un bell’augurio. Io associo la gravidanza a un periodo di assoluta beatitudine. Sì, ci sono le nausee, la stanchezza, le ansie. Ma ti sta crescendo una vita dentro. E insieme nasce una nuova sensibilità, una grazia particolare. È magnifico. Ogni tanto Auri (Aurora, 20 anni, figlia di Michelle e del cantante Eros Ramazzotti, ndr) mi chiede: “Ma non ti dispiace che tarocchino le foto e ti aggiungano la pancia per poter fare un titolo farlocco?”. Be’, no: a me fa ridere. Ci sono abituata, sono incinta da 16 anni».
Resta da capire perché proprio lei.
«Perché io non sono un sex symbol, sono una un po’ qualunque, una di famiglia. E forse perché ho cominciato a fare la mamma quando andavo all’asilo».
Talento precoce. Mi spieghi.
«Durante l’ora della nanna andavo nella nursery e cercavo di coccolare i neonati con le mie canzoncine. Loro si svegliavano urlando e gli adulti si arrabbiavano. Io non capivo perché: ero convinta che i bambini avessero bisogno delle mie cure. Non so che sindrome sia, la mia».
Chiamiamola: accudimento compulsivo.
«Io ne sono affetta, con tutti: bambini, cani, mariti».
I mariti apprezzano?
«Tomaso (Trussardi, 34 anni, sposato con Michelle dal 2014 e padre di Sole, 3, e Celeste, 2, ndr) dice che è un bel problema. Perché creo dipendenza. Sostiene che quando non ci sono io le bambine frignano, i cani non mangiano, tutti vogliono la mamma».
È naturale, no?
«Non so. Sicuramente crea qualche problema, tipo quello che non riesco mai a trovare la tata giusta. Vorrei che fosse una specie di Mary Poppins: intelligente, stimolante, sportiva, capace di cantare, di far ridere, di far felici le bambine. Ma anche molto pulita, se possibile bellina, allegra, discreta, molto ordinata...».
Scusi se la interrompo, ma davvero le sembra strano non trovare una persona così?
«Dice che mi sto allargando? Magari la persona giusta ci sta leggendo e arriverà».
Non è che questa aspettative nascondano in filo d’ansia?
«Guardi, io so che cos’è l’ansia. A volte la provo al punto da sentirla come un peso sul cuore. Ma scelgo sempre di non sprofondarci: è un’attitudine positiva che ho imparato da mio padre. È stato lui a spiegarmi che la vita è questa e che devi essere tu a decidere se prenderla con gioia, dal verso giusto. Detto questo, una mamma comincia a preoccuparsi quando il suo bambino è nella culla e non finisce mai. Lo vedo con mia figlia grande. Mi sveglio, la mattina, e il mio primo pensiero è: “Aurora!”. Vado a letto la sera e mi dico: “Aurora?”. So che sta bene, che è innamorata e felice. Ma insomma, sa com’è, no?».
So com’è.
«Il segreto è trasformare la preoccupazione in occupazione. Se fai qualcosa di buono ti passa l’ansia».
Aurora non vive più con lei. Vi sentite spesso?
«Ci mandiamo decine di messaggi. Se posso, non le telefono perché fa un po’ sfigata avere la mamma addosso. Mi chiama lei, mi racconta, mi chiede consigli».
Gioie della maternità.
«Oggi festeggio tre giorni, anzi tre notti, di sonno ininterrotto. Non mi succedeva da tre anni!».
Finalmente. Ma tre anni sono tanti.
«E infatti a volte sono distrutta. Se mi sdraio, mi addormento di colpo, in qualunque situazione. Pure se mi stanno facendo la ceretta».
Ha mai chiesto il cambio a qualcuno?
«Ah no, sono cose da mamma. Se le bambine chiamano, mi alzo, vado al loro lettino, le coccolo, le consolo. Mi sembra giusto che abbiano il tempo di adattarsi alla vita. Erano nella pancia della mamma, tranquille. È naturale che abbiano bisogno di me, adesso che sono al mondo».
Ma lei riesce a essere a casa tutte le notti?
«Sempre. Da quando è nata Aurora ho scelto solo contratti che mi consentissero di non mollarla mai. E così faccio con le piccole. Io lavoro moltissimo in Germania e mi capita di alzarmi alle 4 del mattino per prendere un aereo. Vado, lavoro e acchiappo un volo serale per tornare. Se non riesco, perché è tardi, mi faccio il regalo di noleggiare un aereo privato. Un lusso vero. Perché io devo tornare a casa. Anche solo per due ore, ma devo».
Lo fa per lei o per le bambine?
«Soprattutto per me. Loro se la cavano: hanno i giochi, le amichette, la pappa e la nanna. Sono io che ho bisogno di loro. È a casa che mi ricarico davvero».
Allora, mi scusi, perché ha deciso di partorire Sole praticamente in diretta a Striscia la notizia e di tornare in onda quando lei aveva solo cinque giorni?
«È stata una scelta che ha fatto discutere. E devo dire che questo non mi è dispiaciuto affatto. La maternità è un argomento importantissimo, non solo per le donne. Io ho chiarito che non ero, e non sono, un modello da imitare. Ho una professione particolare, privilegiata. Sono convinta che il congedo obbligatorio prima e dopo la gravidanza sia un diritto. Io ho fatto la mia scelta da libera professionista, in un ambiente molto tutelante, in cui dovevo stare in studio solo qualche ora al giorno».
Ci sono donne che scelgono di non lavorare affatto e di fare solo la mamma, che cosa ne pensa?
«Che fanno una cosa nobile e che meritano di avere accanto un gentleman che le tratti come regine. Un uomo che riconosca il valore della loro scelta e che, possibilmente, la ricompensi».
Stipendio per le casalinghe?
«Tutte le donne hanno diritto a un’indipendenza economica, anche se decidono di restare a casa a crescere i figli. Ma dipendere dalla generosità di un uomo è terribile. Io lo dico sempre: ogni volta che si comincia una relazione seria, bisogna fare patti chiari. Mi raccomando».
Lei e Tomaso che patti avete fatto?
«Noi eravamo già grandi. Lui con la sua azienda, io con la mia carriera. Ma è stato subito chiaro che avremmo fatto a metà: su tutto, sempre. Poi se lui mi vuole regalare un viaggio, io sono felice. E poi, se voglio, ricambio».
Ha qualche altra compulsione, oltre quella di accudire il mondo?
«Sono una smemorata assoluta, ma selettiva. Non dimentico un copione, ma non so mai dove ho messo il cellulare, le chiavi. Oggi, dopo ore di ricerche, ho trovato il telefono nel cassetto dei giochi delle bambine. Ma, se vuole sapere qual è la mia ossessione vera, deve sentire Aurora».
Che cosa mi direbbe?
«Che considero la mia casa un tempio. Deve essere sterile, pulita, profumata. Chi entra deve togliersi le scarpe».
Chiunque?
«Anche l’emiro del Qatar. Quando Auri era piccola avevamo un tappeto persiano e io volevo che la frangia fosse sempre allineata, pettinata. Quando lei si arrabbiava, in silenzio andava a scompigliarla tutta e mi faceva impazzire. Povera bambina, che pazienza ha dovuto avere».
Siete cresciute insieme.
«Sì. Lei è sempre stata buonissima. Anche quando la costringevo ai viaggi estenuanti. Lei se ne stava tranquilla, sul seggiolino, a cantare e chiacchierare. Era una bambina speciale. È stata la mia forza, in un’età in cui tutto per me era ancora da fare. Lo abbiamo fatto insieme».
Anche adesso sembra molto solare.
«Lo è. È simpatica, divertente, fa battute a raffica. Ma ha anche preso la profondità di suo padre. È una che ogni tanto ha bisogno di fuggire via. Magari lo fa senza nemmeno muoversi: la guardi e capisci che è andata altrove. Poi ha momenti in cui vuole stare sola per davvero. È una ragazza che si interroga molto sulle cose».
Anche lei, credo.
«Sì, ma nessuno mi vedrà mai triste o arrabbiata. Se ho un dolore, mi chiudo in casa e lo smaltisco. Quando esco sono di nuovo presentabile. Non mi piace caricare sugli altri i miei dispiaceri».
Gli altri lo fanno con lei?
«Sì. Anche gli sconosciuti. Capita che qualche signora mi fermi per strada e mi dica: “Michelle, hai un minuto?”. E in quel minuto mi racconta una vita».
Mi dica un regalo che le hanno portato i suoi 40 anni.
«La sorpresa di essere arrivati senza preavviso».
Regali ricevuti?
«Le racconto quello di Aurora, perché è stato un colpo basso: un cortometraggio in cui ha montato le immagini di me e lei quando era piccola. Io ho solo fotografie di quel periodo, i film li ha tenuti Eros, perché era lui che ci riprendeva continuamente. Auri si è fatta dare le cassettine dal padre e ha fatto questa cosa pazzesca. Così ho rivisto come eravamo: una bimba con in braccio una bimba. Ho pianto per due ore».
Gioia o nostalgia?
«Perché, c’è una differenza? È tutta vita».
Credits: Splashnews e Instagram (@therealhunzigram)
© Riproduzione riservata