È uno dei personaggi radiofonici più seguiti, ma il suo sogno è aprire un bar nella città in cui è stata 43 volte e a cui ha dedicato il suo primo libro, Tokyo
«Indossare un kimono è una cosa seria. Una volta ne ho affittato uno per la festa di fidanzamento di un amico giapponese e solo per il rito della vestizione ho perso due ore. Capisco perché le geishe ci andassero anche a dormire: con quello addosso passa anche la voglia di fare pipì».
La Pina, al secolo Orsola Branzi, conduttrice del programma Pinocchio su Radio Deejay, ha appena pubblicato il libro I love Tokyo (Vallardi).
«È la mia dichiarazione d’amore a una città che ho visitato 43 volte. La prima a 13 anni», racconta mentre con Grazia, in questo servizio fotografico, gioca a fare la geisha. Il merito di questa passione nasce dal padre, l’architetto Andrea Branzi, uno dei pionieri del design italiano e braccio destro, negli Anni 80, dello stilista Elio Fiorucci.
Con lui fin da bambina viaggiava spesso in Asia. «Ora, però, spero che nessuno pensi che io voglia fare la scrittrice da grande», precisa. Anche perché, come leggo nel libro, il suo sogno è lavorare in un bar di Tokyo. «L’ho scritto e lo penso. Credo che ci saprei fare. Mi piacerebbe relazionarmi con le persone senza che loro sappiano chi sono. In Giappone è possibile, in Italia no».
Quindi rinuncerebbe alla radio?
«No, vorrei condurre di notte da Tokyo. Il vero problema in Giappone sono i miei tatuaggi, che lì vengono associati alla criminalità. Se entro in un locale, capita che qualcuno si alzi e se ne vada. Mio padre usava questo trucco quando eravamo in attesa di un tavolo al ristorante».
Come mai ne ha così tanti?
«Li ho sempre amati, fanno parte di me. La verità è che non mi sono mai piaciuta. Oggi mi accetto per quella che sono, ma è stato un lavoro lungo. E ci sono ancora certe mattine in cui mi alzo, guardo Emiliano, mio marito, e gli chiedo: “Ma come fai a stare con me?”».
Eppure, per chi l’ascolta in radio, lei è un punto di riferimento.
«Sono una che ama incondizionatamente. E gli ascoltatori lo sentono. Tutti i miei amici sono stati a Tokyo con me, lavoro con loro, mi fido di loro. Ma guai a farmi perdere la pazienza».
Che trattamento riserva ai nemici?
«Il peggiore. Se metto qualcuno fuori dalla porta, è per sempre. E poi soffro come un cane. Da piccola ho avuto problemi di aggressività, conseguenza della dislessia. Non mi sentivo mai all’altezza».
Su Instagram ha quasi 300 mila follower. Sembra che nessuno la odi.
«Sulle mie pagine social non vola una mosca. Se non ti piaccio, ti blocco. Se posto la foto di un amico, e tu mi dici: “Che schifo”, perdo la testa».
Sono gli oneri e gli onori di chi è famoso.
«Non trovo giusto ricevere schiaffi in faccia solo perché sono popolare». C’è una frase che ripete spesso a se stessa? «Pina, stai calma».
Lei all’anagrafe è Orsola. Arrivare a La Pina è un bel passo.
«Io sono La Pina. Da piccoli, noi fratelli eravamo bambini strani e diversi dagli altri. Io poi le avevo proprio tutte: mancina, unica bionda della famiglia, dislessica».
Come la chiama suo marito Emiliano Pepe?
«Nenné. Lui è napoletano, significa “piccina”».
E il suo braccio destro in radio, Diego Passoni?
«Nonna».
Chi la chiama Orsola?
«Solo mia madre».
Suo padre architetto, sua madre direttrice di Naba, Nuova Accademia di Belle Arti. Lei a chi assomiglia?
«Da mia madre ho imparato il modo di amare. Con mio marito Emiliano sono geisha come lei lo è con mio padre. Dal mio papà ho preso la curiosità, il motore della mia vita».
Ha scritto che Tokyo è la città per chi da piccolo voleva essere grande e per chi da grande vuole rimanere piccolo. Lei dove si colloca?
«In entrambe. Voglio invecchiare divertendomi».
Rimanere bambina presuppone che non voglia responsabilità, per esempio dei figli.
«Faccio fatica a dirlo, perché, da donna, vengo percepita sempre male. La verità è che non ho pazienza e non voglio rinunciare alla vita che amo. Molti mi dicono che sarei la mamma più brava del mondo, ma più vedo le amiche con i bambini, più penso: “Ma chi ve l’ha fatto fare?”».
C’è un errore che commette spesso?
«Quando ho paura di qualcosa tendo a rimandarla».
L’ultima soddisfazione avuta?
«Il marchio giapponese Sanrio farà Hello Kitty Pina. Che cosa posso volere di più?»
L’ultimo problema affrontato?
«Scrivere questo libro. Con la dislessia era impossibile. Mi è venuto in soccorso l’autore Federico Giunta ed è grazie a lui se ce l’ho fatta».
Come si è sentita quando ha finito?
«Come quando sistemi l’armadio con la massima cura. Soddisfatta. Ho paura per come andrà, ma so che più di così non avrei potuto dare».
Photos: Radio Deejay
© Riproduzione riservata