I film da vedere prima degli Oscar se volete avere un'opinione su (quasi) tutti i premi
Il prossimo 10 febbraio, presso il Dolby Theatre di Los Angeles, verrà celebrata la 92ma notte degli Academy Awards.
Nata tra le polemiche per non essere un’edizione che guarda al futuro, ancora troppo maschia e white, quella del 2020 vedrà contendersi le numerose statuette in gara grandi nomi del cinema internazionale come Quentin Tarantino, Sam Mendes, Martin Scorsese e Todd Phillips.
(Anche se i nostri preferiti sono i coniugi Greta Gerwig e Noah Baumbach, che si sfidano con i rispettivi Piccole donne e Storia di un matrimonio).
Il film più quotato di quest'edizione è Joker di Todd Phillips con ben 11 nomination, seguito a pari merito da 1917 di Sam Mendes, C’era una volta… a Hollywood di Quentin Tarantino e The Irishman di Martin Scorsese con 10.
Le sorprese più grandi sono state Scarlett Johansson nominata in ben due categorie, sia come Migliore Attrice Protagonista con Storia di un matrimonio sia come Migliore attrice non protagonista per Jojo Rabbit, ma soprattutto il film del coreano Bong Joon-ho, Parasite, in corsa sia per il Miglior film straniero sia per il Miglior film, ma anche per la Miglior regia.
I grandi assenti sono invece Greta Gerwig nella cinquina in gara per la regia con il suo Piccole donne - perché se lo sarebbe proprio meritata - e Robert De Niro - che invece non se lo sarebbe meritato - in quella per il Miglior attore protagonista con The Irishman di Scorsese.
Se volete un'opinione sui meritevoli alla vittoria delle principali categorie, ecco i 10 film da vedere prima della notte degli Oscar.
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1917, di Sam Mendes
1917 ha già vinto due Golden Globe come Migliore film drammatico e Miglior regia, il PGA Award 2020 (Producers Guild Association) come Miglior film, tre Critic Choice Awards per la Miglior regia, la Miglior fotografica e il Miglior montaggio.
Non crediamo che 1917 sia il Miglior film in gara - Piccole donne, Storia di un matrimonio e Parasite per noi lo sono di più - ma nella cinquina candidata per la Miglior regia, solo Joker potrebbe ostacolare la sua pressoché certa vittoria.
Non tanto perché 1917 è costruito come un infinito piano sequenza, quanto perché quella scelta registica è perfetta per la storia messa in scena.
1917 racconta la missione suicida di due caporali dell’esercito britannico durante la Prima Guerra Mondiale, incaricati di salvare un battaglione alleato prossimo a finire in una trappola tedesca.
Il film segue i due giovani militari interpretati da George MacKay e Dean-Charles Chapman nelle poche ore a loro disposizione per portare a destinazione il messaggio.
Piccole donne, di Greta Gerwig
Ne abbiamo già parlato di quanto la versione di Greta Gerwig del classico di Louisa May-Alcott sia un film meraviglioso. Trasuda l’amore della regista per la storia e i suoi protagonisti, di cui propone una narrazione inedita, che inizia quando le sorelle March sono già adulte.
Greta Gerwig è stata in grado di prendere un romanzo più volte adattato sia per il grande sia per il piccolo schermo e di trarne un’opera fresca, contemporanea, che racconta la femminilità in modo nuovo e libero, seppur profondo. Per questo si sarebbe meritata di comparire nella cinquina in gara per la Miglior regia: il lavoro che ha fatto dietro alla macchina da presa è stato magistrale e più tosto dell’esercizio di stile che molti dei candidati hanno fatto su un proprio pregresso consolidato.
Il film è stato comunque candidato a sei premi Oscar: Miglior film, Miglior attrice - Saoirse Ronan nei panni di Jo, Miglior attrice non protagonista - Florence Pugh in quelli di Amy, Miglior colonna sonora - Alexadre Desplat, Miglior sceneggiatura non originale e Migliori costumi - Jacqueline Durran.
Nel cast del film troviamo anche: Emma Watson (Meg), Eliza Scanlen (Beth), Laura Dern (mamma March), Meryl Streep (zia March), Timothèe Chalamet (Laurie), Louis Garrel (il professor Friedrich Bhaer).
Storia di un matrimonio, di Noah Baumbach
A volte, le storie più piccole, sono le più difficili da raccontare. Rendere interessante, unico e nuovo un film che parla di un amore che finisce non è cosa da poco.
Quante volte lo avete visto accadere sul grande schermo? Noah Baumbach (Frances Ha, Giovani si diventa) ci riesce con grazia e originalità, supportato dalla coppia Scarlett Johansson e Adam Driver nei panni dei due protagonisti principali.
Con loro c'è la brava Laura Dern che interpreta l’avvocato della donna e che per questo ruolo si è già aggiudicata il Golden Globe come Miglior attrice non protagonista.
Storia di un matrimonio è stato candidato a sei Academy Awards tra cui Miglior film, Miglior attore protagonista - Adam Driver e Migliore attrice protagonista - Scarlett Johansson. Noi tifiamo per lei, così come speriamo che Baumbach venga premiato per la Miglior sceneggiatura originale, su cui potrebbe dargli filo da torcere solo Parasite di Bong Joon-ho.
Storia di un matrimonio è in streaming su Netflix.
Joker, di Todd Phillips
È il candidato numero uno di questa edizione 2020 degli Academy Awards.
Di Joker se ne sta parlando ininterrottamente da settembre 2019, quando è stato presentato al Festival del cinema di Venezia vincendo il Leone d’Oro come Miglior Film.
Se la kermesse italiana ormai è diventata l’anticamera preferenziale agli Oscar - da Gravity a La forma dell’acqua, ma anche Il caso Spotlight sono stati presentati al Lido - contiamo che porterà fortuna anche al regista Todd Phillips e al suo protagonista Joaquin Phoenix, che sembra non avere rivali nella corsa come Migliore attore protagonista.
Joker parte dalla storia del villain più famoso dei fumetti, per raccontare la vita di un uomo ai margini. Arthur Fleck (Phoenix) vive a Gotham, dove si barcamena lavorando di giorno come pagliaccio e di sera come comico in diversi locali.
Arthur vorrebbe far ridere, ma ci riesce solo perché viene trattato come uno zimbello.
Nonostante questo, resiste e prova a vivere la sua vita al meglio, finché una decisione sbagliata lo catapulta in una spirale senza via d’uscita verso il basso.
Parasite, di Bong Joon-ho
Ve ne avevamo parlato come uno dei Migliori film del 2019 non a caso. Parasite è una delle opere cinematografiche più originali viste lo scorso anno e siamo felici che il regista coreano Bong Joon-ho, già autore di meraviglie come Snowpiercer, The Host e Okja, trovi finalmente i riconoscimenti che si merita su suolo internazionale.
Parasite è candidato sia come Miglior film sia come Miglior film straniero, ma è in gara anche per la Miglior regia, la Miglior sceneggiatura originale, la Miglior scenografia e il Miglior montaggio. È stato il film che ha vinto la scorsa edizione del Festival di Cannes.
La storia è tanto folle quanto inquietante. Ki-woo non è un ragazzo ricco. Vive con i genitori e la sorella in un piccolo appartamento. Quando un amico gli chiede di sostituirlo come insegnante d’inglese presso una famiglia molto abbiente, Ki-woo accetta l’incarico.
Affabile e intelligente, il ragazzo entra subito nella grazie di tutti, tanto che quando propone di trovare al piccolo di casa, appassionato di disegno, un insegnante in grado di valorizzare il suo talento, la famiglia accetta.
Quello di Ki-woo però è un inganno: il giovane assolda la sorella creandole un’identità fittizia e spacciandola per un’insegnate d’educazione artistica. Così facendo s’insinua sempre di più nella vita della casa e dei suoi abitanti.
C’era una volta… a Hollywood, di Quentin Tarantino
È candidato a dieci statuette tra cui quelle per il Miglior film, la Miglior regia, il Migliore attore protagonista - Leonardo DiCaprio e il Miglior attore non protagonista - Brad Pitt, uno dei film più divertenti dell’anno.
C’era una volta… a Hollywood è l’omaggio di Tarantino alla Hollywood di fine anni ’60, quella dei film di genere, delle feste alla Maison Playboy, della nuova ondata di autori come Roman Polanski, dei crudeli delitti di Cielo Drive per mano di Charles Manson e della sua setta di hippie.
Leonardo DiCaprio interpreta un attore di film di genere che, insieme alla sua spalla di set e di vita (Brad Pitt), prova a riciclarsi in un mondo cinematografico che sembra averlo dimenticato. I bei tempi per lui sono finiti: ora è un ex divo in piena crisi d’identità, costretto ad avere come vicini di casa i nomi più hot della nuova Hollywood. Parliamo di Roman Polanski, Sharon Tate e tutti i loro amici.
Dopo Django Unchained e Bastardi senza gloria Tarantino firma un altro dei suoi film in cui, grazie al cinema, la storia trova un nuovo corso. E dove il regista si diverte a sfogare tutto il suo palese odio per la cultura hippie.
Jojo Rabbit, di Taika Waititi
Una delle sorprese di questa edizione degli Academy Awards è la candidatura del film-satira sul Nazismo Jojo Rabbit a ben quattro premi Oscar: Miglior film, Miglior attrice non protagonista - Scarlett Johansson, Miglior sceneggiatura non originale e Migliori costumi.
Austria, 1944. Jojo (Roman Griffin Davis) è un timido bambino di dieci anni che, cresciuto in assenza del padre, ha deciso di avere come amico immaginario una stramba versione di Hitler. Membro della Gioventù hitleriana, da cui viene soprannominato Rabbit per la sua mancanza di coraggio, Jojo pensa che siano i principi del Nazismo a doverlo guidare nella vita. Ma la sua visione delle cose cambia quando scopre che sua mamma Rosie (Scarlett Johansson) è un membro attivo della Resistenza e nasconde in soffitta una ragazza ebrea (Thomasin McKenzie).
Nel cast del film troviamo anche Sam Rockwell e Rebel Wilson nei panni di due strambi gerarchi nazisti.
Jojo Rabbit è un film che racconta il Nazismo in modo inedito: con gli occhi di un bambino che lo vive come un’avventura che però segnerà per sempre la sua vita.
The Irishman, di Martin Scorsese
Martin Scorsese ha chiamato a rapporto la sua gang - Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino - per tornare a raccontare la malavita di stampo italiano in America. Questa volta ha deciso però di partire dalla fine, descrivendo la solitudine di un vecchio gangster (De Niro) ormai in casa di riposo che ricorda ‘i bei tempi che furono’.
Martin Scorsese ha giocato su un terreno narrativo che conosce alla perfezione supportato dalla fantastica performance di Joe Pesci e Al Pacino, che infatti gareggiano entrambi per la statuetta come Miglior attore non protagonista.
Peccato per Robert De Niro che, nonostante sia il protagonista del film, siede al tavolo dei vincitori senza partecipare. Giustamente, diremmo anche, visto che la sua interpretazione purtroppo è la più fiacca del film. Non solo: la scelta di ringiovanirlo sfiora a tratti il macchiettistico, soprattutto nelle scene di pestaggio dove è palese che le movenze siano quello di uno che giovane non lo è più.
The Irishman è candidato ai prossimi Academy Awards anche come Miglior film e per la Miglior regia. Lo trovate in streaming su Netflix.
I due papi, di Fernando Meirelles
I due papi è un'altra produzione Netflix - oltre Storia di un matrimonio e The Irishman. Le nomination sono andate a Jonathan Pryce come Miglior attore protagonista, Anthony Hopkins come Miglior attore non protagonista e ad Anthony McCarten per la Migliore sceneggiatura non originale.
Il film è ispirato alla storia vera della rinuncia di Benedetto XVI al ruolo di Papa.
Tra il 2010 e il 2013 la Chiesa si trovò ad affrontare una serie di scandali e di polemiche. Negli Stati Uniti l'opinione pubblica fu scossa da una serie di scottanti storie d’abusi sessuali da parte di uomini di Chiesa, seguite da una disastrosa fuga di documenti riservati del Vaticano.
In questo clima di tensione, Benedetto XVI capì di non essere l’uomo adatto a trascinare l'istituzione ecclesiastica fuori dalla voragine in cui stava cadendo. Le sue precarie condizioni di salute fecero il resto. Benedetto XVI lasciò il pontificato e al suo posto, il 13 marzo 2013, venne eletto Francesco.
Anthony Hopkins è Papa Benedetto XVI, mentre Jonathan Pryce è Papa Francesco. Fernando Meirelles (City of God, The Constant Gardener - La cospirazione) li guida in questa bella storia d’amicizia, ricca di humour e interessante dal punto di vista teologico-intellettuale.
Judy, di Rupert Goold
Esiste un unico motivo per guardare il film ispirato all’ultimo periodo di vita della diva Judy Garland: l’interpretazione di Renée Zellweger.
L’attrice protagonista della saga di Bridget Jones aveva già dato prova delle sue sbalorditive abilità canore e di performance nel musical Chicago di Rob Marshall, ma qui si è superata con un’interpretazione memorabile, già premiata con il Golden Globe come Migliore attrice protagonista in un film drammatico.
Judy racconta uno degli ultimi tour canori dell’attrice, uno dei tanti che fu costretta a fare per soldi nel corso della sua non fortunatissima carriera.
Portata alle stelle dal successo planetario di Il mago di Oz (1939), Judy Garland lavorò con fatica per il resto della sua carriera, a causa del suo carattere non proprio semplice e della sua nota inaffidabilità.
Judy parte dalla tournée per poi immergersi nell’animo della diva tormentata, tra i fantasmi del suo passato, le sue insicurezze e le sue paure.
Judy è candidato agli Oscar anche per il Miglior trucco.
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