I film più belli del 2019
Il 2019 cinematografico è stato un anno ricchissimo di titoli interessanti: si è aperto con il puri-premiato La favorita di Lanthimos e si chiude con l’ultimo capitolo della saga di Star Wars diretto da J.J. Abrams, oltre che con il Pinocchio di Matteo Garrone.
Nel mezzo, film di genere, reboot, sequel e trasformazioni live action da classici cult (numerosissime quelle Disney, da Dumbo a Il re leone passando per Aladdin).
Film che sono già stati candidati e hanno vinto Oscar, altri che lo saranno.
I film da vedere o recuperare al più presto se ve li foste persi? Eccoli.
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La favorita, di Yorgos Lanthimos
Ambientato nell’Inghilterra del XVIII secolo, La favorita racconta gli intrighi alla corte della regina Anna, interpretata dalla bravissima Olivia Colman (che a Novembre vedremo nei panni di Elisabetta II nella serie Netflix The Crown). L’attrice per questo ruolo si è aggiudicata un Oscar come Migliore attrice protagonista agli scorsi Academy Awards.
A cercare di guadagnarsi i favori della sovrana - e il titolo di ‘favorita della regina’, appunto - sono l’algida stratega Lady Sarah (Rachel Weisz) e la giovane civetta Abigail Masham (Emma Stone).
Le due donne, dapprima alleate verso il temperamento capriccioso della sovrana, si trovano poi a scontrarsi cercando di scalzarsi a vicenda attraverso piccoli giochi di potere, per non perdere la sua attenzione e dunque i privilegi sociali acquisiti.
Lanthimos (Dogtooth, The Lobster, Alps) lavora sul film in costume con la consueta originalità narrativa che lo contraddistingue, regalandoci uno dei film più matti e divertenti del 2019.
C’era una volta a... Hollywood, di Quentin Tarantino
Quentin Tarantino firma uno dei film più divertenti dell’anno: per il suo pubblico, per i cinefili e per gli amanti della Hollywood anni ’60-’70.
C’era una volta a Hollywood ha come protagonista un attore di genere (Leonardo DiCaprio) che, insieme alla sua spalla di set e di vita (Brad Pitt), prova a riciclarsi in un mondo cinematografico che sembra non aver più bisogno di lui. Sullo sfondo c’è la nuova Hollywood anni ’70: quella delle feste alla Maison Playboy, quella dei feroci omicidi di Cielo Drive per mano di Charles Manson e della sua setta, quella degli Hippy che Tarantino sembra tanto detestare.
Dopo Bastardi senza gloria e Django Unchained, il regista filma un altro dei suoi revenge movie (i film che parlano di vendetta) in cui la storia, grazie al cinema, trova finalmente il finale che si merita.
Storia di un matrimonio, di Noah Baumbach
Storia di un matrimonio è uno dei film meglio scritti, diretti e interpretati usciti quest’anno. Lo trovate in streaming su Netflix.
Racconta una storia in cui in molti si possono rispecchiare.
Lui (Adam Driver) ama lei (Scarlett Johansson), lei ama lui, la coppia ha un figlio, ma ad un certo punto il sentimento scema e i due si trovano intrappolatati in un loop di accuse e di reciproche ripicche.
Non riuscendo ad uscirne, finiscono per inabissare la situazione già precaria tra loro tralasciando il buon senso e passando per vie legali. Tutto questo nonostante, in fondo, l'amore che li ha uniti per tanto tempo non sia estinto del tutto.
Noah Baumbach (Frances Ha, Il calamaro e la balena, Giovani si diventa) ha scritto uno dei film più profondi del 2019. Si piange, tantissimo, ma si gode anche del fatto che una storia così piccola e comune abbia dato origine a un film così tenero e meraviglioso.
Green Book, di Peter Farrelly
Anni ’60, New York. Il Green Book era una guida stradale su cui erano indicati i posti in cui le persone di colore si potevano fermare a mangiare o a pernottare durante un viaggio in America.
Tony ‘Lip’ Vallelonga (Viggo Mortensen) è un buttafuori che viene assoldato dal dottor Donald Shirley (Mahershala Ali), un musicista afroamericano di altissimo livello, come autista durante il tour attraverso i razzisti e violenti Stati del Sud, dal Tennessee al Mississippi.
In un periodo storico in cui i neri non erano ancora ben accetti, soprattutto negli Stati Uniti del Sud, Tony per Shirley fungerà non solo da guida, ma anche da scudo contro il pregiudizio e l’ignoranza. Tra di loro nascerà una bella amicizia.
La storia è vera e ben trasposta sul grande schermo: racconta una pagina dolorosa di storia con i toni della commedia. Il cast è splendido. Il ritmo e la scrittura sono da grande classico hollywoodiano.
Peter Farrelly è stato l’autore di commedie demenzial-cult come Tutti pazzi per Mary e Scemo & più scemo.
Green Book non c’entra nulla con quel tipo di narrativa, che però sembra essere stata un’ottima palestra per il regista, che è riuscito così a portare un tocco di humor anche in una storia così drammatica e commovente.
Vice - L’uomo nell’ombra, di Adam McKay
Un irriconoscibile Christian Bale interpreta Dick Cheney, l’uomo che venne scelto da George W. Bush (Sam Rockwell) come suo vice alle elezioni presidenziali del 2000.
Il regista Adam McKay (La grande scommessa) propone la storia della sua ascesa in un mix di satira e ritmo di narrazione serrato, lontano da quello più pulito e calmo dei classici di genere.
Il risultato è un film che racconta la politica U.S.A. e la fame di potere in modo originale e ironico, prendendo in esame la figura di un uomo che ha dominato la storia americana recente e contribuito in modo rilevante a una delle pagine più disastrose per la democrazia odierna, seppur agendo pressoché nell’ombra.
Joker, di Todd Phillips
Todd Phillips (Una notte da leoni) firma un ritratto inedito di uno dei villain più famosi della storia del fumetto (e del cinema), qui interpretato in modo eccelso da Joaquin Phoenix.
Gotham non è una città semplice in cui vivere.
Ne sa qualcosa Arthur Fleck (Phoenix), che di giorno lavora come pagliaccio e di notte come cabarettista.
Arthur viene trattato come uno zimbello da tutti. La sua è un’esistenza crudele ma, nonostante questo, l’uomo lotta con tutte le sue forze per trovare la sua strada. Sarà una decisione a catapultarlo in un devastante concatenarsi d'eventi da cui gli risulterà impossibile rialzarsi.
Todd Phillips racconta la storia di un uomo ai margini, in un film che si allontana dalle tinte comics del fumetto per dare una visione più ampia e articolata - che non rimane priva di monito - del personaggio di Joker.
L’ufficiale e la spia, di Roman Polanski
Nel nuovo film di Roman Polanski Louis Garrel interpreta il Capitano francese Alfred Dreyfus, il giovane militare di origine ebrea storicamente accusato di essere una spia tedesca.
Mandato in esilio dal gennaio del 1895 sull’Isola del Diavolo, nella Guyana francese, Dreyfus provò a essere scagionato dall’ufficiale Georges Picquart (Jean Dujardin), che rilevò come le soffiate ai nemici continuassero anche in assenza dell’uomo. Picquart passò la sua vita a provare a rendere giustizia a Dreyfus, compromettendo perfino la sua carriera militare.
Il caso Dreyfus è una pagina molto controversa della storia francese, che divise il popolo per più di dieci anni. C’era chi considerava Dreyfus colpevole e chi vittima di un feroce sistema accusatorio.
Polanski racconta la sua storia a partire dal romanzo L’ufficiale e la spia di Robert Harris - con cui Polanski aveva già collaborato per L’uomo nell’ombra - da cui la distribuzione italiana ha preso il titolo del film.
Quello originale è invece J’Accuse, che fa eco alla pubblicazione che gli intellettuali scrissero a favore di Dreyfus.
Tra i firmatari ci furono nomi come Émil Zola, Édouard Manet e Marcel Proust.
Parasite, di Bong Joon-ho
Vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2019, Parasite è il nuovo film del sudcoreano Bong Joon-ho, autore di film come Okja, Snowpiercer, Mother, The Host e molti altri piccoli capolavori.
Ki-woo non è un ragazzo abbiente. Convive con i suoi genitori e la sorella in un piccolo appartamento.
Quando un amico gli offre la possibilità di sostituirlo come insegnante d’inglese in una famiglia molto ricca, Ki-woo accetta.
E quando scopre che il figlio più piccolo della coppia ha una predilezione per il disegno, intravede un’opportunità di guadagno extra. Ki-woo crea un’identità fittizia alla sorella, spacciandola per un’insegnate di educazione artistica. Il ragazzo, in questo modo, s’insinua sempre di più nella casa e nella vita dei suoi legittimi proprietari.
Parasite parla d’ingiustizia sociale attraverso un racconto folle e rocambolesco, che dosa divertimento e suspense. È intrattenimento cinefilo-intellettualoide nella sua forma migliore.
Un giorno di pioggia a New York, di Woody Allen
Woody Allen torna al cinema con una delle sue più classiche storie romantiche ambienta a New York. È il suo cinema, nella sua essenza più profonda.
Nei panni del protagonista, un personaggio che fino a qualche anno fa avrebbe interpretato lui stesso, troviamo l’ormai divo Timothée Chalamet, accompagnato per l’occasione da Elle Fanning e Selena Gomez.
Gatsby (Chalamet) è innamorato di Ashleigh (Fanning), un’aspirante giornalista con cui frequenta il college. Quando la ragazza riceve l’incarico d’intervistare un noto regista a New York Gatsby, che conosce benissimo e ama follemente la città, si offre d’accompagnarla per quello che lui s’immagina essere un romantico weekend. Purtroppo le cose non andranno proprio come se l’è immaginate e i due vengono risucchiati in una serie di folli avventure.
Un giorno di pioggia a New York è il film di Woody Allen che aspettavamo da tempo.
Il corriere - The Mule, di Clint Eastwood
Clint Eastwood torna al cinema sia dietro sia davanti alla macchina da presa per interpretare la storia di Earl Stone, un ottantenne che, non volendo cedere alla modernità, si trova ormai anziano a dover chiudere la sua attività di floricoltore.
Abbandonato dalla famiglia per aver dedicato tutta la sua vita al lavoro e non sapendo come sbarcare il lunario, Earl è costretto ad accettare un incarico come trasportatore di merci tra Stati Uniti e Messico.
Lo ritiene un compito adatto alle sue capacità e alla sua età, ma ignora cosa porti con sé durante ogni viaggio. È così che Earl diventa uno dei più operativi, ricercati e imprendibili corrieri della droga al soldo di un cartello messicano.
Un classicone eastwoodiano a stelle e strisce in cui si parla dei bei tempi perduti e di una voglia di ricominciare che non deve mai mancare.
Alita - Angelo della battaglia, di Robert Rodriguez
Tratto dall’omonima graphic novel giapponese, l’ultimo lavoro di Robert Rodriguez (Sin City, Dal tramonto all’alba) è un action ambientato in un futuro post-apocalittico in cui convivono umani, macchine e cyborg.
Il dottor Dyson Ito (Christoph Waltz) ripara cyborg nella propria clinica di Iron City.
È il 2563 quando nella discarica di Zalem l’uomo rinviene il corpo centrale di una ragazza cyborg che decide d’innestare in quello mai utilizzato di sua figlia Alita.
La ragazza non ricorda nulla del suo passato, ma le sue azioni rivelano che è una creatura avanzatissima progettata per la battaglia. È proprio combattendo che iniziano a riaffiorare i suoi ricordi, che la portano a divenire uno spietato cacciatore di taglie.
Rodriguez sa sempre come intrattenere con ottimo cinema, soprattutto parlando di universi di fantasia e azione. Alita si va ad aggiungere ai suoi titoli da non perdere.
Captain Marvel, di Anna Boden e Ryan Fleck
La prima eroina di casa Marvel a cui è stato dedicato un titolo in solitaria è un film che parla di giustizia attraverso l’ormai immancabile taglio epico-ironico del brand.
Se vi era piaciuta la Wonder Woman di Patty Jenkins, qui troverete un altro personaggio femminile indimenticabile trasposto da fumetto a cinema.
Meno favolistica e a tratti più seria, la Captain Marvel interpretata da Brie Larson, s’iscrive pienamente in quell’idea di nuova femminilità per le bambine d'oggi e domani che colossal come Marvel (Disney) stanno portando avanti ormai da tempo.
Vers vive sul pianeta Hala, dove combatte contro forme aliene nemiche chiamate Skrull.
Quando questi la rapiscono per esaminare la sua mente in cerca di risposte, nella ragazza iniziano a riaffiorare ricordi di un passato sulla Terra.
È così che Vers decide di tornarci, trovandosi catapultata in pieni anni ’90.
Border - Creature di confine, di Ali Abbasi
È un film super autorale quello del regista iraniano Ali Abbasi, che mischia in modo originale fantasy, thriller e romanticismo. Un titolo emozionante, a tratti inquietante, che soddisfa soprattutto i palati più cinefili.
Tina lavora come impiegata di dogana.
Ha un dono: riesce a percepire le emozioni delle persone toccando i loro oggetti personali. Paura, vergogna, felicità… Tina li fiuta e per questo è bravissima nel suo lavoro.
Un giorno, però, la donna incontra Vore, che sfugge al suo fiuto, esercitando su di lei un senso di attrazione mai provato prima, in grado di rimettere in discussione le sue capacità.
Adattamento dell’omonimo romanzo di John Ajvide (autore del meraviglioso Lasciami entrare, da cui Tomas Alfredson ha tratto un film memorabile), Border - Creature di confine è un film sulla scoperta, violento ed emozionante a partire dalla deformità fisica della sua protagonista femminile fino alla morale molto contemporanea sul senso di confine.
Noi, di Jordan Peele
Mamma (Lupita Nyong’o), papà (Winston Duke) e i loro due figli decidono di trascorre un periodo di vacanza estiva nella California del Nord.
La casa in cui alloggiano è di proprietà della famiglia della donna, che una volta arrivata lì incomincia ad avere incubi riguardanti il suo passato, che presto trovano una trasfigurazione reale nella comparsa di quattro loschi figuri che la notte si tengono per mano sul vialetto di casa.
Jordan Peele nel 2018 era riuscito a finire candidato all’Oscar per il Miglior film con il suo horror Scappa - Get Out, che ironizzava sulla tematica razzista attraverso un film di genere.
Prosegue sulla strada ‘della paura’ anche con questo suo secondo titolo come regista, nonostante questa volta lo faccia cimentandosi con una trama molto più cervellotica e una messa in scena più elaborata.
I fratelli Sisters, di Jacques Audiard
John C. Reilly e Joaquin Phoenix sono i protagonisti di questo western sui generis che vi garantirà due ore di ottimo intrattenimento, adatto non solo agli amanti del genere.
1851. Charlie ed Eli Sisters sono due cacciatori di taglie. Sono pistoleri, schiacciati dalla crudeltà della vita che però non hanno mai smesso di sperare in un cambiamento. L’occasione sembra arrivare durante una missione in cui i due sono incaricati di uccidere un famoso cercatore d’oro interpretato da Jake Gyllenhaal che li coinvolge in un sorprendente progetto in cambio della grazia.
Il film di Audiard (Il profeta) più che sulla missione si focalizza sui suoi due protagonisti e sul loro straordinario rapporto. Charlie (Phoenix) è un ubriacone irruente, mentre Eli (Reilly) è un gentiluomo con il desiderio di evolvere se stesso dal ruolo che la vita sembra avergli appioppato. Il risultato è un bromance divertente e inedito.
Toy Story 4, di John Lasseter e Josh Cooley
Gli amici Woody e Buzz sono tornati al cinema quest’estate per una nuova bellissima avventura, che come al solito ha saputo divertire non solo i più piccoli.
Bonnie è cresciuta ed è pronta ad incominciare l’asilo.
Vuole ancora bene a Woody, ma non lo ama come lo amava Andy.
Nonostante questo il cowboy le rimane affezionato e decide d’infilarsi nel suo zaino il primo giorno di scuola per non lasciarla sola.
È così che contribuisce alla creazione di Forky, un pupazzo che la bambina costruisce con una forchetta-cucchiaio.
Forky crede di essere solo spazzatura e per questo scappa. A Woody tocca così ritrovarlo insieme ai suoi inseparabili amici giocattoli e convincerlo dell’importanza che un oggetto può avere per i sentimenti di un bambino.
Il concetto d’identità si va ad aggiungere così a quello d’amicizia che contraddistingue la saga, in un quarto episodio che regala nuova vita anche ai suoi personaggi femminili. La narrazione divertente e profonda che da sempre è l’anima di Toy Story e che riesce a rinnovarsi di titolo in titolo, lo riconferma tra i must per l’infanzia.
I villeggianti, di Valeria Bruni Tedeschi
Se avete voglia di un bel film intellettuale-borghese, di quelli in cui non succede molto, ma si parla un sacco, I villeggianti è quello che fa per voi.
Siamo in Costa Azzurra, in una magnifica villa con piscina e personale di servizio.
Un luogo-non luogo in cui la vita di Anna (Valeria Bruni Tedeschi) e degli altri ospiti viene colta, lavata e strizzata nei giorni del loro soggiorno estivo.
La donna arriva tra parenti e amici con la figlia e una separazione a cui far fronte sulle spalle. E mentre si applica nella scrittura del suo prossimo film, è costretta gestire ipocrisie, rancori, segreti, desideri, gelosie e paure del micro-cosmo in cui si è rinchiusa.
Nevrotico e molto divertente, I villeggianti è un film con molti aspetti autobiografici per la regista, che infatti non si è dimenticata di coinvolgere nel cast amici e colleghi come Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Pierre Arditi e Yolande Moreau.
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