Shala Monroque: appuntamento in garage
Fotogallery Shala Monroque: appuntamento in garage
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Frutto del lavoro in tandem con Dasha Zhukova, la stilosissima Shala s'appresta al lancio del nuovo magazine Garage. Noi ci siamo divertiti a farle un paio di domande per saperne di più.
Detta così suona male, ma basta dare un'occhiata al blog Shala's Rabbit Hole per capire che non c'è nulla da temere. Frutto del lavoro in tandem con Dasha Zhukova, la stilosissima Shala s'appresta al lancio del nuovo magazine Garage. Noi ci siamo divertiti a farle un paio di domande per saperne di più.
Innanzitutto, cosa tieni nel tuo garage?
Nel nostro garage conserviamo i ricordi, i pensieri, le idee, l’ispirazione e i sogni.
Ora veniamo al sodo. Tre aggettivi per la nuova rivista
Sfrontato, intelligente, stupefacente!
Hai a disposizione uno spot di poche parole. Perché dovremmo davvero comprarla?
Perché è stimolante.
Abbiamo accostato immagini forti, concepite da artisti estremamente estrosi e creativi come Damien Hirst, Hedi Slimane, Nick Knight, Manuela Pavesi e Fulvio Bonavia, a discussioni provocatorie sull’arte, la moda e la cultura, interpellando celebri pensatori come Neville Wakefield, Noga Arikha, Tina Brown, Melody Hobson e Li Edelkoort. È un modo divertente e leggero di scoprire l’arte. In questo numero ci siamo concentrati sulla deteriorabilità e sulla sua antitesi: un punto di vista così originale sul concetto di permanenza poteva venire solo dal nostro GARAGE!
Prima di Garage, ti sei fatta le ossa da Pop Magazine. Cosa resta di quell'esperienza?
Direi che sono riuscita a capire meglio le regole che governano l’industria della moda.
Lì lavoravi già con Dasha. Dicci come l'hai incontrata e come vi è venuta l'idea di collaborare.
Io e Dasha ci siamo conosciute a Mosca, al Garage Center for Contemporary Culture. Poi ci siamo incontrate per caso in vari altri posti, spesso a Mosca o a New York, finché abbiamo deciso di approfondire la conoscenza. Quando l’hanno assunta a Pop ha subito pensato che sarei stata un buon acquisto per la squadra.
Ti cito: "La moda non è mai solo vestiti". E allora cos'altro è?
La moda è anche comunicazione! Citando dal magazine un saggio di Noga Arikha, “i vestiti sono trasparenti”, ovvero gli abiti dicono moltissimo della persona che li indossa. La moda, come industria e come mezzo di comunicazione, ha il potere di dire e fare così tante cose: schierarsi politicamente, oppure impiegare architetti visionari per creare edifici innovativi in cui i clienti possano fare shopping, o ancora utilizzare il lavoro dei videomaker per esprimere degli ideali. È una forma di espressione che ha un linguaggio universale e un grandeascendente sul pubblico.
Fai finta di essere una fashion designer e di ispirarti per la tua collezione ad un poeta. Chi sceglieresti?
Sicuramente Goethe, la sua scrittura è così emozionante! Sul mio blog, ho messo la poesia "Found" accanto alle collezioni resort di Prada, perché non appena ho visto le immagini mi è venuto in mente quel testo. Mi sembrava che questa donna, la donna di Prada resort 2012, stesse camminando in una foresta (o in una città) contemplando non solo le grandi cose della vita, ma anche quelle più piccole. Mi piacerebbe vestire e rivestire Charlotte e il giovane Werther: già me li immagino, lui con la pistola, lei in campagna… C’è così tanta passione nella scrittura di Goethe, e per me i vestiti sono proprio un’opportunità per esprimere i propri sentimenti.
Una tua personale definizione del bello.
La bellezza è la capacità di ispirare.
Successo è talvolta precorrere il futuro. Dove è possibile cogliere nell'oggi i segni di quello che verrà?
Guardate al presente, al momento che state vivendo. Tutti possono determinare il futuro, ma prima è necessario comprendere bene il presente.
Com'è che ogni tuo look riesce così meravigliosamente impeccabile? Svelaci il tuo segreto.
Stirate sempre i vestiti.
Ok, basta coi complimenti. M'inviti al party di lancio di Garage Magazine?
Certo. Il 18 settembre, alla Gagosian Gallery di Davies Street, ci sarà un’installazione con un set progettato da Dinos Chapman e un photo shoot di Nick Knight.
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