Sergio Daricello: un palermitano per Fujiwara
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Intervista esclusiva al nuovo direttore creativo del brand che ha presentato la collezione P/E 2013 alle ultime sfilate milanesi.
La collezione di debutto di Sergio Daricello per Giuliano Fujiwara si ispira a Ryan Philippe - Sebastian Valmont - nel film “Cruel Intentions”. Un cavaliere moderno, giovane e sicuro si sé, dalla forte identità espressa al meglio sia negli outfit da giorno che in quelli serali. E’ un uomo ricco di contrasti, che trovano riscontro nei capi pensati dal designer per la primavera/estate 2013: la fusione di contemporaneo e classico, per un nuovo equilibrio. Abbiamo incontrato il giovane palermitano per un'intervista esclusiva.
Si legge dalla tua biografia che sei un artista poliedrico: stilista, pittore e grafico. Arte e Moda. Quale consideri la tua passione e quale la tua professione?
Arte e moda trovano un punto di contatto nel mio lavoro: passione e professione sono unite. Non ritengo che la moda sia arte in quanto quest'ultima si trova su un piano più elevato.
Il ruolo di direttore creativo di un marchio minimal come Giuliano Fujiwara, presuppone, dopo l’esperienza presso Maison come Dolce&Gabbana e Versace, un abbandono di un certo tipo di gusto?
In tanti mi rivolgono questa domanda. Il gusto minimal di “Giuliano Fujiwara” è sempre stato un po’ costruito, ricco di dettagli nascosti, tipologie di lavorazioni non proprio essenziali. Farò tesoro delle mie esperienze muovendomi in questa direzione.
Quanto ha influenzato l’importanza della tua provenienza siciliana-palermitana, nel tuo lavoro?
Le mie origini sicuramente sono state d’aiuto per poter lavorare all’interno di maison come Dolce&Gabbana e Versace dove la mediterraneità è stata una chiave di lettura fondamentale. Sono orgoglioso di essere palermitano, la mia città con la sua storia e le sue contraddizioni è dentro il mio cuore. Appartengo a “quella gente di mare” che pur partendo per lidi lontani si sentirà sempre legata alla propria terra.
Quali sono le tue fonti di maggiore ispirazione?
La mia fonte d'ispirazione è la gente, il modo in cui le persone si vestono, come vivono la vita di tutti i giorni e i metodi con i quali i giovani reinterpretano le tendenze del passato. Anche i personaggi dei film e dei libri sono una grande fonte di ispirazione, me li immagino sempre vestiti in un determinato modo, con i loro colori e i loro profumi. L’uomo e la donna delle mie collezioni si muovono all’interno di set cinematografici o teatrali da me immaginati.
In un momento di crisi nel mondo della moda, quali sono gli ingredienti più importanti per affrontare questo difficile periodo?
Il malessere generale di questo periodo storico si riflette sulla moda. C’è chi lo combatte ritornando al minimal degli anni ’90 e chi invece si butta sullo sfarzo assoluto. Personalmente credo che gli ingredienti giusti siano un mix di buon gusto, scelta dei giusti materiali e studio del dettaglio. Sarà banale ma il concetto di “Fashionable” e “wearable” in questo istante dovrebbero coincidere.
Come descriveresti il nuovo uomo di Fujiwara?
E’ sicuramente un uomo sicuro di sé, affermato e con un'attenzione verso il particolare.
Scinderai o accomunerai l’universo maschile e femminile del marchio?
Saranno accomunati solo su alcuni versanti, manterrò il gioco di sovrapposizioni ma vorrei che la donna Fujiwara diventasse più sexy e femminile rispetto al passato.
Dai marchi italiani a quelli esteri. Quali sono le tue aspettative per il brand?
Incrociando le dita, con il mio apporto e quello di tutto il mio team, spero di poter far crescere economicamente la società per allargarne ulteriormente gli orizzonti creativi e quelli del prodotto. Spero che l’immagine fornita possa essere apprezzata non solo da una nicchia ben precisa, ma da un bacino d'utenza più ampio.
Un desiderio...
Che il momento che sto vivendo duri per sempre.
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