Fotogallery Christopher Bailey nuovo ad di Burberry
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Il direttore creativo al posto della super manager Angela Ahrendts
Il direttore creativo al posto della super manager Angela Ahrendts
Il ruolo di direttore creativo farà tutt'uno con quello di CEO. È la novità sensazionale di casa Burberry, dove Angela Ahrendts lascerà la guida finanziaria del marchio per approdare in Apple. Al suo posto, il designer Christopher Bailey. Gli investitori non sembrano avere preso bene la cosa, bacchettando il titolo in borsa con perdite prossime all'8 %. Ma è così tanto rischiosa la mossa messa in atto? No, a pensarci bene. È un po' come ripescare l'idea platonica dei filosofi al governo. Qui si tratta di moda, e che la visione estetica possa andare a braccetto con il fiuto per gli affari in una sola figura è il sogno di tutti gli addetti ai lavori. Idealismo e prassi, scelta di cuore e di testa finalmente al di sopra di ogni sospetto. Sembrerebbe quasi l'antidoto a quella diffusa sensazione di scetticismo nei confronti del lusso, ridotto a giochino perverso dai colletti delle finanza.
Che cosa ha dunque Christopher Bailey che non va? Forse è troppo gentile e modesto per incarnare il prototipo del capo (e dello stilista di successo, si potrebbe aggiungere). Stiamo parlando di uno che vanta l'appellativo di “Mr Nice Guy” e che ricorda il nome di tutti gli impiegati, come ha avuto a dire in passato l'ex vicepresidente Justin Cooke. Un'attitudine alla familiarità umile che certo gli viene dall'educazione nella working class. Figlio di padre carpentiere e madre vetrinista, non ha una laurea in economia ma senso pratico da vendere. E quando nel 2001 l'allora CEO Marie Bravo lo ruba a Gucci per rinverdire l'appeal del brand, fin da subito si capisce che Christopher sa combinare ispirazione e concretezza. Vuole sapere l'andamento delle vendite, studiare i piani d'espansione e rispondere con esattezza ai giornalisti che gliene chiedono conto.
I risultati lo hanno ripagato con quattro nomine a designer dell'anno e una menzione d'onore di Sua Maestà. Non solo trench per la storica casa inglese sotto la sua egida, ma la quintessenza di uno stile britannico fresco e volutamente shabby. Commerciale, nell'accezione nobile del termine; capace di reclutare per le campagne il fior fiore della nuova scena musicale, le modelle più quotate, i giovani volti del cinema. Senza omettere la pioneristica strategia digitale, che ha legato i destini di un marchio della tradizione ai più avanzati scenari del web.
I dati del primo semestre sono in linea con la tendenza di crescita, segnando un progresso di 14 punti percentuali. Non sono bastati per superare la diffidenza dei mercati, ma è solo questione di tempo. C'è da scommetterci.
© Riproduzione riservata
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