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Reportage dalla settimana capitolina. Tradizione e creatività in ascesa per un appuntamento sempre più internazionale
Reportage dalla settimana capitolina. Tradizione e creatività in ascesa per un appuntamento sempre più internazionale
CROCEVIA DEL NUOVO
Tutte le strade portano a Roma. Specie se si è giovani e ci si ritrova col passo sbarrato da chi non è disposto a scommettere sul futuro. La capitale, quella dei salotti della politica, del compiacimento sguaiato, della sterile contemplazione di glorie polverose, non intacca i sogni dei talenti più nuovi. Qui, anzi, è vero il contrario. Perché se altrove è difficile guadagnare supporto e visibilità, la scena romana spiana la via. È un trampolino di lancio che seleziona la migliore creatività in circolazione. Di questo ruolo primario è consapevole Silvia Venturini Fendi, ma senza rivendicazioni di facile campanilismo: i tempi sono troppo critici perché non si faccia sistema con Milano e Firenze. Eppure le ansie della finanza sfumano sullo sfondo, quando il valore e la qualità sono in primo piano. Sotto le volte di Borgo Santo Spirito cresce e si alimenta un vivaio di nomi recenti, dal successo sempre più consolidato. Il Messico a tinte vivaci disclipinato nelle silhouetti anni 60 di San Andrès Milano, il bon ton principesco di Esme Vie, tutto plissé e fioriture di seta, i languidi abiti-trench di Greta Boldini, pensati sul corpo di una diva contemporanea, l'uniforme workwear che incontra la femminilità nel tratto chirurgico di Fabio Quaranta. Senza tralasciare l'appuntamento di Room Service, stanze d'albergo come suggestivi showroom improvvisati- secondo l'idea originale di Simonetta Gianfelici. Nell'ormai sesta edizione si sono messi in luce Alberto Zambelli, con una collezione sensibile ai giochi di trasparenze; i bijoux essenziali di Le Madamadoré oppure ispirati alle forme della natura di Flaminia Barosini, le borse con l'iconico manico in tubolare di F2A e quelle con un surrealista occhio metallico di Federica Berardelli. Menzione speciale, poi, al circuito di scuole e istituzioni che formano professionisti di solida preparazione. Lo dimostra l'attività di Accademia di Costume e Moda, che nell'importante ricorrenza del cinquantenario ha richiamato ex-allievi eccellenti come Albino, Aquilano e Rimondi, la costumista Francesca Sartori e ha esposto con orgoglio i lavori degli studenti più meritevoli.
L'ALTA MODA È DI MODA
«Niente è pericoloso come l'esser troppo moderni». La chiosa di Irene Brin, lungi dall'essere oscurantista e retriva, mette alla berlina il rinnegamento della tradizione. Perché la moda è visione in prospettiva, che non può rinunciare alle sue radici. La cultura d'atelier ricorda il primato della lavorazione esclusiva, dell'artigianalità come categoria primaria del lusso, dell'abito come manifestazione di personalità sensibile all'eccellenza. Contro la filosofia dell'approssimazione, l'insegnamento di Renato Balestra si presenta sotto forma di vaporose gonne in taffetà, ipnotici drappeggi, ricami a sbalzo e filigrana. Una padronanza singolare, la stessa che l'ha guidato tra gli studenti del progetto Be Blue Be Balestra per farsi permeabile agli stimoli dell'estetica attuale e guidarli nella realizzazione dei capi, dal bozzetto alla resa su manichino. Di Sarli piace una paradossale compostezza fuori schema, omaggio a muse come Jane Birkin e Kate Moss, che se non rinuncia alla palette rétro, tuttavia si lascia sedurre da tagli audaci e ossimori materici di perle e PVC, vetro e cady doppiato. Accanto alle maison di lungo corso, brilla la costellazione degli emergenti. Giada Curti ispirata dall'esotico arabeggiante, Luigi Borbone a caccia di una ricercata androginia, Peter Lagner sospeso tra l'architettura della linea pura e il senso organico di trame e tessuti.
A REGOLA D'ARTE
Roma con i suoi scorci da cartolina, gli antichi palazzi attraversati con il cuore in gola dallo stupore, le tracce della classicità. Suggestioni felliniane e avanguardie artistiche convivono negli eventi di un calendario sempre ricchissimo. Agli Horti Sallustiani i ritratti di Max Cardelli e i versi di Aldo Nove fanno di Isabella Ferrari un archetipo di donne e muse, eroine e divinità mitologiche, per un libro-culto, Forma-Luce, che Bulgari promuove a favore di Save The Children. Graffiti e collage che sentono il richiamo delle periferie nell'opera dell'artista street Dain, esposta nel complesso Santo Spirito come tanti tableaux rischiarati da luci al neon. Infine la rassegna Made in Italy. Una visione modernista, che della Dolce Vita mette in luce le irripetibili sinergie creative.
HERITAGE AL FUTURO
Riannodare i fili tra l'eredità e l'innovazione. È lo spirito che anima Maglifico, la periodica retrospettiva sulla maglieria a cura di Federico Poletti e Modateca Deanna col sostegno di The Woolmark Company. In una giungla improvvisata nelle scuderie di Palazzo Ruspoli, il tema ispiratore di flora e fauna raduna pezzi storici come le celebri pantere di Krizia, il bestiario immaginifico di Fendi e Jean Paul Gaultier, l'animalier di Roberto Cavalli, gli stilemi floreali di Kenzo e Antonio Marras. Nello stesso solco, in equilibrio perfetto tra memoria e avanguardia, il percorso di Artisanal Intelligence. Clara Tosi Pamphili e Alessio de' Navasques celebrano la romanità nel dialogo dei saperi, allestendo manichini di sartorie come Farani e Annamode (da cui provengono i costumi de "La Grande Bellezza") accanto alle punte più interessanti del panorama emergente: i riusciti divertissement pop delle scarpe Giannico, le borse in vimini thonet di Bradaric-Ohmae, le linee di Borgenni e Catherinelle, passando per il minimalismo vibrante di Arthur Arbesser e le nostalgie anni Cinquanta di Andrès Romo.
STILE SOSTENIBILE
È all'Africa che guarda la ricerca dell'iniziativa ITC Ethical Fashion, da anni supporto concreto per designer dei paesi più disagiati. L'obiettivo? Agevolare creazioni desiderabili, non impattanti sull'ambiente, rispettose dei circuiti artigianali locali. Dalla Nigeria Lisa Folawiyo sperimenta fantasie esuberanti e lavorazioni minute di perline e paillettes. Duaba Serwa disciplina il repertorio di stampe a tinte forti nella pulizia del taglio e nelle soluzioni di silhouette, mentre sono patchwork materici e layering a caratterizzare la poetica di Mina Evans. Infine lei, Stella Jean, con la collaudata formula di un etno-chic al di là di ogni definizione geografica: tartan e suggestioni andine, rigati e preziosismi di cristalli in una miscellanea esplosiva. Roma caput mundi di stili e mode dell'altrove, dalla vocazione universale.
© Riproduzione riservata
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