Armani, Zegna, Gucci: la moda converte la produzione per supportare la lotta al Coronavirus
La lotta contro il Coronavirus in queste settimane si sta giocando negli ospedali ma non solo.
Giovedì 26 marzo, Giorgio Armani ha annunciato che il suo comparto produttivo si stava convertendo totalmente nella realizzazione di camici monouso per il personale sanitario. Re Giorgio è stato tra i primi a fine febbraio a cogliere, con grande buonsenso e responsabilità, i segnali di quella che poi si è rivelata una pandemia globale.
Primo a sfilare "a porte chiuse" alla fashion week di Milano (che ha chiuso i battenti in tutta fretta con un giorno d'anticipo sul calendario), il designer, Maestro della moda italiana è stato anche tra i primi a fare un'ingente donazione di 1 milione e 250 mila euro a favore degli ospedali San Raffaele, Luigi Sacco di Milano, Spallanzani di Roma e protezione civile.
Ma già da una settimana, il mondo della moda, che si era mobilitato già (*** Tutte le iniziative fashion per supportare la lotta contro il Coronavirus***), sta dando un contributo reale e attivo anche in queste ore per reperire e fornire mascherine e dispositivi di protezione individuali a medici, infermieri, operatori e sanitari.
I grandi gruppi del lusso non si sono tirati indietro: LVMH, che due settimane fa aveva riconvertito la sua divisione di cosmesi e profumi per la produzione di gel disinfettanti, ha fatto arrivare dalla Cina circa 10 milioni di mascherine e altre 30 per le successive 3 settimane.
Il gruppo Kering ha disposto che in Francia i brand Saint Laurent e Balenciaga si attiveranno nella produzione di mascherine anti Covid 19 (oltre a farne pervenire 3 milioni dalla Cina).
Sempre in Francia, il marchio Sandro Paris ha deciso di contribuire per compensare la carenza di mascherine protettive e ha
mobilitato il suo team per produrne di nuove utilizzando il tessuto in eccesso delle collezioni precedenti.
Verranno prodotte e distribuite circa 10.000 mascherine in tessuto lavabile e riutilizzabile, destinate al personale ospedaliero non medico, come agenti e operai del servizio tecnico e il personale amministrativo e sociale, impiegato nelle strutture.
In Italia Gucci, marchio appartenente a Kering, che aveva donato agli inizi dell'emergenza 2 milioni di euro, fornirà 1.1. milioni di mascherine e 55 mila camici ai medici e operatori degli ospedali della Regione Toscana.
Il Gruppo Zegna, in queste ore, ha avviato la produzione di 280.000 camici protettivi per il personale medico e ospedaliero. Una parte delle linee produttive degli stabilimenti di Novara e Mendrisio è stata convertita per la produzione di camici destinati alla Regione Piemonte e al Canton Ticino, per rispondere all’urgenza sanitaria.
Ma non è stato solo il mondo del lusso a muoversi in questo senso, anche il fast fashion ha risposto rapidamente alla chiamata.
Il gruppo Inditex (di cui fanno parte Zara, Bershka, Pull & Bear e altri) ha messo a disposizione le sue filiere produttive e i sistemi logistici a favore degli ospedali e sta realizzando camici e tute per il personale degli ospedali.
Anche il colosso svedese H&M ha annunciato che, per aiutare a contrastare la diffusione della pandemia COVID-19, sta rapidamente riorganizzando la sua catena di fornitura per produrre dispositivi di protezione individuale da fornire a medici, infermieri e operatori sanitari.
Per consegnare i materiali il prima possibile, il gruppo utilizzerà l’intera catena di approvvigionamento, comprese le fasi di acquisto e logistica, ha fatto sapere il CEO Helena Helmersson.
In Spagna Mango si farà carico, attraverso la sua rete logistica, della distribuzione dei due milioni di mascherine tra i vari ospedali del territorio, molti dei quali, al momento, si trovano in una situazione di carenza di materiale medico, indispensabile.
Da noi in Italia il gruppo Calzedonia ha messo a disposizione impianti e risorse dell’azienda: a partire da lunedì 23 marzo ha riconvertito alcuni dei propri stabilimenti (quelli di Avio e Gissi) alla produzione di mascherine e camici. Il nuovo assetto permetterà la produzione di 10.000 mascherine al giorno nella fase iniziale e si prevede un incremento delle unità prodotte nelle prossime settimane.
Intanto dalla Cina, dove l'emergenza è rientrata, è arrivato un messaggio di solidarietà verso l'Italia: dal quartier generale di Miss Sixty a Guangzhou è stata inviata una prima partita di 10.000 mascherine KN95 che, arrivate nel nostro paese, verranno distribuite alla Protezione Civile Italiana per cercare di arginare i contagi e aiutare la lotta contro la diffusione del virus.
Il marchio MooRER ha fornito oltre un milione e mezzo di mascherine, (tra ffp2, ffp3 e chirurgiche), oltre a 250.000 camici monouso e 15.000 tute impermeabili a una lunga lista di enti di pubblica utilità italiana. L’operazione è stata resa possibile in seguito alla scelta di MooRER di convertire l’intera produzione del suo storico marchio Jan Mayen, che opera in Cina, nella realizzazione di dispositivi di protezione.
Il brand Les Copains, attivo nel territorio dell'Emilia Romagna, si sta impegnando nella realizzazione di oltre 2000 mascherine da distribuire tra i dipendenti delle aziende e attività della zona attualmente al lavoro come farmacie e comparto alimentare.
Ma la generosità e la voglia di dare una mano arriva da ogni parte d'Italia: Factory Srl, azienda di Fucecchio (FI), operante nel settore tessile e pellettiero, produttrice tra altri del brand DROMe, ha deciso di sospendere tutte le sue attività per proteggere la salute dei propri dipendenti, alcuni dei quali hanno deciso volontariamente di mettersi a disposizione nella conversione delle attività produttive per la realizzazione di mascherine in cotone da donare alle aziende ospedaliere locali per supplire all’attuale carenza di dispositivi medici nei reparti maggiormente colpiti dall’emergenza covid-19.
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